A “bolo” sul Montone

Un gennaio anomalo regala un fiume con acqua bassa e cristallina, un anno fa di questi tempi invece, nello stesso posto c’erano acqua alta e sponde ricoperte di neve.


La trasparenza dell’acqua mi consiglia di montare un finale veramente sottile, uno 0,06 (visto che il pesce che voglio insidiare è il cavedano), per pescare con finali così sottili è necessario dotarsi di una canna all’altezza della situazione ed io per questa “italianissima” pescata ho scelto una “italianissima” bolognese di sei mt.l’ultima nata in casa MAVER la FLAG plus MX 600.

Il posto scelto è una buca, una delle più belle di tutto il Montone, mi affaccio su di un costone ed osservo attentamente lo specchio d’acqua, talmente trasparente che in un fondale di tre mt. conto i sassi uno ad uno.

Pesci però non ne vedo, decido allora di nascondermi tra i rami di un albero sulla sponda ed osservando attentamente vedo i cavedani che non sentendosi minacciati escono dai loro ripari.

Stabilito che i pesci ci sono non mi rimane che mettermi in pesca e cercare di ingannarne qualcuno.
Purtroppo la buca è piena di ostacoli sommersi, alcuni tronchi d’albero trasportati dalle vecchie piene si sono incastrati nel punto più profondo della buca offrendo riparo ai pesci ma rendendo la vita difficile ai pescatori.

L’unico punto dove ritengo possibile pescare é il finale dove l’acqua defluisce, lanciando verso monte, in questo punto riesco a pescare a ridosso dei tronchi mantenendo qualche possibilità di salpare i pesci una volta agganciati.
In questa posizione devo stare immerso in acqua fino al ginocchio, con la temperatura prossima allo zero non resisterò più di un ora.
Sperando che i pesci siano in attività fiondo qualche bigattino a centro buca ed inizio la passata, i primi pesci ad abboccare sono dei piccoli vaironi che in questo fiume sono ancora presenti in buon numero, poi qualche triotto.


Aumento un po’ la frequenza di pasturazione per vedere di smuovere qualcosa di più importante e dopo poco aggancio un bel pesce, capisco immediatamente che non si tratta di un cavedano perché gli “strattoni” ripetuti e le puntate sul fondo indicano che ad abboccare è stato un barbo, infatti dopo poco viene a guadino un bel barbetto che a dispetto della sua mole si è difeso egregiamente, questo è un fiume con acque molto ossigenate ed i pesci sembrano tirare il doppio.

Mi rimetto in pesca, il freddo incomincia a pungere, ma la voglia di agganciare un bel pinnuto dagli occhi gialli mi incoraggia a resistere, il galleggiante affonda, questa volta è lui un bel cavedano sui seicento grammi che si fa apprezzare per la buona “difesa” ma dopo poco si arrende e va a far compagnia al barbetto dentro alla nassa.



Stendo ancora la lenza nel punto pasturato, seguo talmente bene l’entrata in pesca che quasi percepisco pallino per pallino il suo “calare” fino a quando un sussulto dell’antenna fa scattare la ferrata, la Flag si piega.

Il pesce è grosso e punta verso i tronchi sommersi, in questi casi una canna troppo morbida non mi avrebbe permesso di forzare il pesce e di farlo girare in tempo, mentre con questo attrezzo a spiccata azione di punta riesco, e dopo qualche minuto di lotta porto a guadino uno splendido cavedano superiore al kg.




Purtroppo il freddo non mi permette di continuare la pescata ma vado a casa soddisfatto per essere riuscito nell’intento che mi ero prefissato, un “italianissimo” pesce pescato con una “italianissima” tecnica usando una “italianissima” canna da pesca.

Un saluto a tutti gli amici di matchfishing da Davide Galeotti.

galeotti.d@matchfishing.it

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