4° MONDIALE FEEDER: SOTTO IL CIELO D’IRLANDA CON MARIO MOLINARI

Il 4° campionato del mondo di feeder fishing è già alle spalle e forse qualcuno l’ha già dimenticato per occuparsi dei prossimi eventi che inesorabili sono fissati in agenda.

Ma noi di match fishing, dopo avere lasciato in pace i portacolori della nostra nazionale giusto il tempo per fargli riprendere fiato, abbiamo deciso di tornare sul tema Irlanda per approfondire i due giorni del mondiale e il nostro settimo posto finale.

Dall’Irlanda ci sono giunte alcune cartoline ricordo.

Nella prima sono raffigurati i volti sorridenti degli inglesi, veri mattatori di questo mondiale;

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Nella seconda ci sono le facce rassegnate, ma non tristi, degli italiani consapevoli di avere fatto tutto il possibile per ben figurare;

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Nella terza cartolina è presente un feeder che sta a rappresentare la nuova frontiera della pesca verso la quale si stanno incamminando nuovi adepti i quali contribuiscono ad elevare il feeder fishing a vera novità per il presente della pesca sportiva.

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Alla guida della nazionale da quattro anni troviamo il CT Mario Molinari, un personaggio che ha accettato di  prendere per mano un movimento agonistico inesistente fino a pochi anni fa e pian piano lo ha accompagnato sulle cime più importanti la dove abbiamo potuto incontrare i grandi nomi internazionali di questa tecnica che potevamo leggere solo sulle riviste.

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Molinari è come se avesse preso per mano una squadra con atleti di serie C per farli giocare nel massimo campionato e se l’Italia ha chiuso in questo mondiale al settimo posto in un mondiale da 25, pensiamo che una parte del merito di questa crescita sia proprio il suo.

A Mario chiediamo di tracciare un bilancio di questi quattro anni di conduzione tecnica..

R: Quando da pescatore si diventa CT è esattamente come quando da calciatore si passa alla conduzione tecnica di una squadra. Non conta solo l’aspetto tecnico, ma contano tanti dettagli, e si deve studiare ogni particolare, non dimenticando che per lavorare nella nostra Federazione con un progetto che abbia un futuro, si deve far crescere l’intero movimento che ti viene affidato, e non solo il gruppo degli Azzurri, che di anno in anno rappresentano il nostro Paese a livello internazionale. Personalmente ho cercato di lavorare in tal senso, e se devo trarre un bilancio, devo ammettere di sentirmi soddisfatto molto parzialmente, perché ho la percezione di non essere stato in grado di fare da collante fra i miei desideri e quelli federali. Mi sarebbe piaciuto avere ufficialmente il riferimento di un uomo di Federazione dedicato alla nostra disciplina, e poter con lui programmare ogni decisione in un contesto di completa condivisione e responsabilità. Ciò non è stato possibile, e ho ben compreso che non avrei potuto chiedere miracoli a Maurizio Natucci e Antonio Fusconi, oberati da un lavoro immane nella gestione di un numero di discipline sportive così diverse fra loro. Tuttavia il loro supporto non mi è mai mancato, prova ne sia la presenza di Maurizio al Mondiale d’Irlanda, che si è sobbarcato anche il lavoro tecnico di sponda nel seguire alcuni nostri atleti nelle due prove del Mondiale, ma di certo io non ho saputo incidere come avrei desiderato in un lavoro di programmazione supportato dalle loro esperienze di tanti Mondiali vissute con gli Azzurri del Colpo. Proprio per queste ragioni, verso fine Marzo rassegnai in pratica le mie dimissioni. 

MARIO

Mario Molinari è un profondo conoscitore del feeder anglosassone avendo tra i tanti amici anche diversi campioni inglesi e non solo, quindi personaggi che praticano il feeder da tanti anni. La prima cartolina che ci è arrivata dall’Irlanda ci raffigura la squadra inglese felice e vincente. A Mario chiediamo di spiegarci in cosa si differenzia la pesca a feeder inglese da quella italiana, e solo una questione di adattamento tecnico o esistono atteggiamenti e strategie che ancora non abbiamo assimilato?

R: Quando una disciplina nasce dal nulla, o meglio, da un semplice movimento di hobbisti per tramutarsi in un contesto agonistico, si assiste ad una progressiva crescita tecnica che va di pari passo con le esperienze accumulate e gli avvicinamenti a realtà consolidate dalle quali prendere spunto, e con umiltà, imparare. Quando il nostro mondo del Feeder sarà vecchio di  quindici anni, le altre realtà avranno sempre, rispetto a noi, tutta la loro storia pregressa di vantaggio, e a mio parere, il modo di colmare il gap tecnico potrà solo essere il frutto della scoperta di un numero di campioni che possano rappresentarci al meglio. La storia dei Mondiali è alla fine la storia sportiva di sei uomini, e senza voler fare troppi discorsi che ci porterebbero fuori tema, penso che il primo obiettivo di una Federazione che vuole posizioni di vertice, è creare un gruppo di atleti con una marcia in più, in grado di acquisire quell’esperienza internazionale per competere ai massimi livelli, evitando scivoloni che possano far male alla credibilità del progetto e all’intero movimento. Ogni sport vive di miti e di idoli, e nel Feeder dobbiamo ancora creare i futuri Ballabeni, Sorti, Gabba, Falsini che hanno scritto la storia recente del pluri medagliato settore del Colpo. Ma qualche certezza l’abbiamo già e si tratta di consolidarla e completarla. Per chiudere meglio la mia risposta alla tua domanda circa i divari tecnici con gli Inglesi, prova a pensare se dalla metà degli anni ottanta, quando iniziai la divulgazione del Feeder, e anche in Eccellenza fu possibile disputare alcune gare a regolamento aperto, avessimo continuato a pescare con libera scelta di questa tecnica alternativa, come da sempre accade in Inghilterra. Lasciami dire che saremmo certamente a lottare con l’Inghilterra per il podio così come facciamo da sempre nel Colpo. Ogni tanto ho un sogno ricorrente….quello di essere sul fiume con Sorti, Gabba, Falsini, Ballabeni e Fini  a preparare un Mondiale di Feeder…gli potrei preparare solo il caffè! Poi mi sveglio, e come posso non essere soddisfatto di un quinto su 22 in Belgio e di un settimo su 25 in  Irlanda…un grazie grande come una casa ai ragazzi che ho avuto a disposizione…come potrei non esserne orgoglioso?

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Gli inglesi vincono in un colpo solo ben tre medaglie; un oro a squadre e due individuali, insomma ma cosa hanno fatto di particolare e così determinante questi inglesi da giustificare un punteggio di sole 25 penalità in due gare, che credo passerà alla storia?

R: Nelle prove ufficiali la squadra inglese aveva dimostrato una capacità robotica di prender pesci su ogni picchetto con tutti i suoi atleti, indipendentemente che uno facesse 8 chili e l’altro 14. Steve Ringer che lavora per Daiwa e che è il mio riferimento per informazioni “lecite” mi disse che temevano solo un problema, quello dei picchetti con incagli. Su fondi pescabili si sentivano assolutamente vincenti e così è stato. La stessa cosa accadde lo scorso anno in Sud Africa…in prova erano di una superiorità schiacciante, in gara ebbero cattiva sorte e dovettero lasciare oro e argento ai padroni di casa e agli ungheresi. La stessa cosa accadde loro in Belgio…imbattibili in prova…oro e argento a Olanda e Ungheria. La pesca non è solo abilità e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Il prossimo anno in Olanda i “leoni” si sentono già l’oro in tasca…hanno portato due squadre al Feeder Challenge di Giugno sul campo gara del canale Gand-Terneuzen e hanno fatto man bassa di vittorie…vedremo se quel pizzico di fortuna che è indispensabile per salire sul gradino più alto del podio sarà ancora loro alleata anche nel 2015. Per restare al Mondiale Irlandese voglio sottolineare che gli olandesi con una gara di attacco alle breme di taglia al sabato hanno fatto tre secondi…con buona sorte avrebbero potuto essere magari cinque secondi…e davanti agli inglesi, perché la loro impostazione di gara uno,  in tre zone, si era rivelata azzeccata. Poi alla domenica naufragio di squadra, e 54 penalità come L’Italia, con un 18 ed un 19 di settore. Che dire? Questa è la pesca. Chi vuole schematizzarla va sempre a sbattere!

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Abbiamo ricevuto anche una cartolina raffigurante i volti della nazionale italiana con espressione non troppo soddisfatta. Pensi che il settimo posto finale sia lo specchio della nostra forza in campo o meritavamo qualcosa in più?

R: Quando fai un risultato soddisfacente al sabato e coltivi il sogno del podio, non puoi non lasciare il Mondiale con l’amaro in bocca se poi perdi posizioni. Con l’Olanda naufragata e la Francia raggiunta a pari penalità, il vederci passare davanti la Repubblica Ceca e la Spagna, non è stato facile da digerire. Fossimo stati settimi il sabato e quinti la domenica l’atmosfera del fine gara sarebbe stata assolutamente diversa. Al sorteggio di domenica abbiamo avuto meno buona sorte che al sabato, e ai nostri livelli tecnici, prendere picchetti dove potersela giocare è ancora fondamentale.

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Il campo di gara lo hai giudicato all’altezza per la disputa di un mondiale dove solitamente si chiede regolarità e  pescosità?

R: A parte i picchetti con gli incagli, ed il nostro 12 D preso per due giorni, con il risultato di ben 28 penalità è stato un dramma, il campo gara sarà per anni ricordato come un posto dove tornarci sempre, magari in 26 nazioni e settori da 13 anziché da 25. Fantastico sotto tutti gli aspetti. Peccato solo che un Luglio siccitoso come in Irlanda non ricordavano, abbia tolto al bacino due metri d’acqua in un mese, creando un abbassamento della pescosità notevolissimo rispetto alla gara a cui Forni ed io avevamo assistito a inizio Giugno, e dove con otto chili anziché piazzarsi nei piani alti della classifica di settore, si arrivava lunghissimi.

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Questione di distanze e profondità azzeccate, pensi sia stata questa la chiave per prendere più pesce di altri e soprattutto pesce di taglia?

R: Nessuno ha pescato oltre i 30/35 metri di distanza, per non cadere in pozzi di profondità impossibili. Gli irlandesi hanno tirato fuori dal cilindro del mago una tattica di difesa, pescando i gardon a dieci/quindici metri da riva, così da assommare al sabato un quarto, un quinto, un sesto e un settimo che beneficiando del primo di Richard Platt, ultimo del campo gara al Garden Center con 20 chili di breme, l’hanno posta alle spalle del Team England, in gioco per l’oro anche la domenica. Questa è stata la sorpresa tecnica più eclatante, che Tom Pickering al sabato dopo un’ora di gara mi confidò come una tattica masochista…ovviamente anche lui può sbagliarsi. Per la cronaca Tom al giovedì delle prove ufficiali mi ha confidato la fine della sua carriera agonistica, essendo stato messo spalle al muro dalla Federazione Inglese…o capitano o agonista…ha scelto per la prima opzione. Lo sport perde definitivamente un grande protagonista. Vederlo all’opera con i gardon era  pura poesia in movimento. Grazie amico per quel che sei stato…

Tommy takes the perch cup today! Perch king! 2 days to go to world feeder champs.

Mario, il mondiale è terminato e credo di intuire che siamo sulla strada giusta anche se ci servono medicine in grado di farci godere di buona salute nei prossimi anni, quali sono le tue conclusioni?

Quando il gioco finisce, bisogna accettarne il responso. Con equilibrio e realismo. Lo sport insegna sempre questo. Io traggo le conclusioni che siamo sulla buona strada per crescere un team competitivo. Mazzetti e Vezzalini starebbero bene in qualsiasi team di livello, purtroppo al momento perdiamo De Pascalis e Govi per il mondiale olandese.

L’esperienza internazionale non si compra in nessun negozio, si acquisisce solo vivendola nelle competizioni internazionali, non solo per gli atleti, ma anche per i CT.

Dobbiamo portare i nostri Azzurrabili oltre le Alpi quanto più ci è possibile…questa è la mia ricetta…qualche gara in meno in Italia e qualcuna in più all’estero.

Meglio snellire il nostro calendario, e fare qualche sacrificio di tal genere, per creare una formazione quanto più possibile simile al Team England, anche per ciò che concerne la  disponibilità e gestione dei collaboratori sulla sponda.

Siamo sulla buona strada…l’importante è fare investimenti mirati…di uomini e mezzi.

Niente alibi, solo umiltà e progetti condivisi.

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Nella terza cartolina virtuale c’è un feeder che sta a raffigurare una tecnica che sta appassionando tanti pescatori. Il tuo predicare da anni sta dando i suoi frutti o invece ritieni che il boom del feeder sia dovuto a una crescente disaffezione verso il mondo del colpo sempre più dispendioso, poco divertente, e privo di quel pathos che lo ha al contrario contraddistinto negli anni ’70 e ’80?

R:  Credo si tratti di un mix di fattori, anche legati alla crisi economica che attanaglia da tempo il nostro paese. Il Feeder ha un appeal di disciplina più semplice e meno costosa, ma non dobbiamo snaturarlo, soprattutto, ora che abbiamo il Club Azzurro, sviluppando quanto più possibile un agonismo a carattere provinciale o interprovinciale, che limi il costo maggiore del nostro sport rappresentato da trasferte e pernottamenti fuori casa e che abbia la funzione di fornire i finalisti agli Italiani individuali. Sono certo che così facendo,potremmo ritrovarci con numeri davvero importanti di partecipanti. Anche perché è fondamentale dare almeno 15 metri di picchetto, pescando sul numero, e ciò è più facile con gare a carattere locale. La mia proposta è una gara al mese da marzo a luglio a livello locale, con tre week end al mese per la famiglia, poi un paio di gare di finali nazionali a settembre/ottobre.

Gira voce che questo tuo impegno alla guida della nazionale di feeder sia stato l’ultimo dopo quattro anni. Cosa farà il Mario Molinari dopo questo quadriennio tutto sommato soddisfacente?

R: Si ho inviato a marzo le mie dimissioni con una mail al settore da Commissario tecnico e per il 2015 ho anche fatto il nome di un mio possibile sostituto, chiedendo che potesse, a mie spese, vivere da subito con gli Azzurri il Mondiale d’Irlanda. A questo non ci fu un seguito. Proprio pochi giorni fa Maurizio Natucci mi ha chiesto di far trascorrere Agosto, e parlare poi a mente fredda, se sarà il caso di continuare o meno il percorso insieme. Valuterò serenamente con lui se ci saranno i margini di una prospettiva che possa far bene alla Federazione, al movimento del Feeder, e alla mia posizione di responsabilità. In caso contrario confermerò la mia decisione di passare la mano  ma se dovessi confermare le mie dimissioni, resterò il primo tifoso al seguito degli Azzurri, pronto a dare il mio contributo sulla sponda per quanto ne sarò capace.

Una famosa canzone di Fiorella Mannoia parla del cielo d’Irlanda e recita così:

Il cielo d’Irlanda è un oceano di nuvole e luce

Il cielo d’Irlanda è un tappeto che corre veloce

Il cielo d’Irlanda ha i tuoi occhi se guardi lassù

Ti annega di verde e ti copre di blu

Il cielo d’Irlanda si sfama di muschio e di lana

Il cielo d’Irlanda si spulcia i capelli alla luna

Il cielo d’Irlanda a volte fa il mondo in bianco e nero

Ma dopo un momento i colori li fa brillare più del vero

Il cielo d’Irlanda si muove con te

Il cielo d’Irlanda è dentro di te

Cosa ti manca del cielo d’Iralnda?

R: L’Irlanda è il mio secondo Paese, ci vado dal 1983 con assiduità. Oggi con il nuovo campo gara di Inniscarra avrò una ragione in più di far visita ai tanti amici che ho lì, e gareggiare con loro. Volando da Milano a Cork ci si mette meno che venire a Ostellato…tre canne, un panchetto e …tanta buona birra!!!

Aggiungi una eventuale considerazione finale sull’atleta che in Irlanda non ha pescato, Fabio Cappelletti….e una citazione agli altri componenti del team Italia

Dopo una settimana di pesca, al momento di definire la riserva, Fabio Cappelletti mi ha offerto la sua disponibilità a prenderne il pettorale. Voglio spendere qualche parola su di lui perché lo ritengo un sicuro prospetto per la maglia azzurra. Fabio ha personalità e modestia, gli ingredienti che testimoniano perché abbia bruciato le tappe, conquistandosi un posto anche nel Mondiale in Olanda. La sua voglia di migliorarsi e imparare, meritano grande rispetto, e mi auguro anche la massima disponibilità da parte dei compagni che vivranno con lui la prossima avventura, così da arricchirne, ancor più, l’esperienza. Nei due giorni del Mondiale, insieme ad Angelo Pizzi, Fabio ha fornito un contributo encomiabile, e mi sento di ringraziare  entrambi di cuore, augurando loro di avere presto tutte le soddisfazioni che meritano, e che sono certo non mancheranno di gratificali per la dedizione e la serietà con cui vivono il nostro sport.

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Un enorme grazie a Stefano Linati che ha guidato il pulmino con le attrezzature, da e per l’Italia in compagnia di Pizzi, e ad Angela della Federazione, per non averci mai fatto mancare nulla per rifocillarci durante le prove, e per la sua simpatia e cordialità, non disgiunta da una grande pazienza! E al Presidente del Settore Acque Interne, Maurizio Natucci che ci ha accompagnato in questa avventura, dandosi perfino disponibile a cucinare per noi,  preparando una cena da Master Chef con linguine al salmone!

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