CIS COLPO 2015: IL CAMPIONATO A DUE FACCE DELLA LENZA EMILIANA TUBERTINI

 

glauco e ferruccioridotta

 

Trascorsi alcuni giorni dalla finale trionfale che ha laureato la Lenza Emiliana Tubertini Società Campione d’Italia 2015 e letti i commenti a caldo dei protagonisti raccolti da nostro Luca Caslini subito dopo l’esposizione delle classifiche, ho voluto incontrare Glauco Tubertini e Ferruccio Gabba a Bazzano, per raccogliere le loro impressioni e considerazioni a mente fredda sul CIS appena concluso e non solo, ponendo loro anche alcune domande uguali…

 

 

glauco

 

GLAUCO TUBERTINI

 

Glauco, la prima cosa che mi viene alla mente é che… ho perso il conto degli Scudetti della Lenza Emiliana! Oggi inizierei parlando di una doppietta consecutiva di Titoli che é un risultato sempre piuttosto difficile da verificarsi…

“La cosa ancora più rara é trovare una coppia di squadre della stessa Società arrivare prima e seconda alla fine. A noi successe un’altra volta, mi sembra nell’86. Allora vinse la squadra B con Cavallini, Benassi, Fochetti e Comparotto davanti alla A, in cui pescavano mio padre, Agnoli, Martinelli e Galaverni. Se invece consideriamo due Titoli consecutivi, oltre questi ultimi due alla Lenza Emiliana era già accaduto in passato, tra gli anni ’80 e ’90.”

 

Prima dell’ultima gara dell’Ufente ci siamo incontrati e parlando della gara che vi attendeva come di una formalità tu sei stato oltremodo guardingo e poco propenso ad esultare: scaramanzia o…

“No, esperienza!! Nella pesca é già successo di perdere all’ultima prova o addirittura all’ultimo minuto o quasi, quindi si esulta solo all’esposizione delle classifiche. Certo ero consapevole che avere due squadre lassù, in cima alla classifica, ci dava delle ottime chances che almeno una delle due potesse vincere ma per esperienza anche personale di altri CIS persi quando pensavamo di averli già vinti, io aspetto le classifiche e basta. E poi non conoscevamo il campo di gara e quindi era difficile fare qualsiasi supposizione.”

 

Credo che questa vittoria, per la Lenza Emiliana, assuma un significato particolare se consideriamo che questo campionato, nato già con qualche polemica prima di iniziare, a metà strada per voi era pressoché chiuso. Se fosse stato possibile scommettere, la vostra quota come vincenti dopo il MIncio forse poteva essere 1:10. Sei d’accordo?

“Se ricordi, a suo tempo ti dissi che il nostro campionato probabilmente era finito: trovarsi dopo 4 prove con 62 punti, in un campionato come questo, é un risultato che pregiudica molto il cammino per la vittoria. Con i ragazzi però ho cercato di essere positivo, confermando loro l’appoggio della Società e confidando nel fatto che quello che era successo a noi poteva capitare ad altri e che quindi bisognava stringere i denti e provare a rosicchiare tutto il rosicchiabile a chi ci stava davanti. Ma ti confesso che se qualcuno mi avesse detto che alla vigilia dell’ultima prova ci saremmo trovati in quella condizione di classifica gli avrei dato del matto!”

 

Prima accennavamo al fatto che questo CIS già era nato con qualche polemica, una delle quali riguardava proprio l’ultima prova dell’Ufente, di cui si sapeva poco e sul quale ci si poteva giocare il Titolo come spesso é capitato in passato…

“E’ vero, quando é apparso l’Ufente sul calendario del CIS tutti sono rimasti colpiti per vari motivi. Oggi mi sento di dire che, più che l’Ufente, l’errore più grave di questo calendario é stato il Mincio a maggio, una vera assurdità; l’Ufente non lo conosceva nessuno e quindi si partiva tutti con lo stesso handicapp. Dopo aver assistito alla gara io mi sento di dire che questo fiume va conosciuto meglio per darne un giudizio. Se consideriamo che, a causa del maltempo, le prove vere si sono ridotte a quelle del sabato, sono rimasti certamente dei dubbi sulle potenzialità del campo gara, però dei pesci ne sono usciti e vi possono essere differenti logiche per affrontare questa pescata.”

 

E gli altri campi gara?

“Sostanzialmente non vi sono stati problemi particolari sugli altri campi: Spinadesco, grazie al lavoro della Provincia di Cremona e della Società Ravanelli, da alcuni anni sta dando delle soddisfazioni, e lo dico in modo imparziale e non perché vi abbiamo vinto; una piacevole sorpresa è stato lo Scolmatore. Anche Adria é stato perfetto, con una bella pescata da preparare molto bene ma che noi non abbiamo decifrato bene.”

 

Una domanda antipatica ma necessaria, Glauco: alla vigilia dell’Ufente ci sono stati ordini di scuderia per spingere una squadra piuttosto che l’altra?

“Credimi se ti dico assolutamente no! Ho letto in giro, prima della gara, di probabili giochini o altro ma ti assicuro che i ragazzi hanno provato, alloggiato e condiviso tutto, tutti e 12, con grande spirito di gruppo. Alla fine si doveva cercare di far vincere semplicemente la Lenza Emiliana Tubertini, non la squadra A o B. La nostra gara l’abbiamo fatta su quelli che potevano crearci dei problemi, ossia la Valdera, alla quale ora voglio fare i miei più sinceri complimenti per il bellissimo campionato. Per il resto che vincesse una o l’altra squadra per noi era indifferente, l’importante era far vincere l’Emiliana! Ti voglio raccontare di un episodio che può chiarire lo spirito delle nostre squadre: a metà gara uno dei miei ragazzi della B aveva già rotto con alcune grosse carpe. Io ero dietro a lui e l’ho esortato a montare una lenza più robusta e cercare di portare in nassa almeno uno di quei grossi pesci che aveva sotto. Una di quelle carpe pesate avrebbe potuto portare alla squadra B il Titolo italiano. Lui non se l’é sentita ed ha strappato ancora due volte e… addio Titolo! Ma se avesse avuto la calma di fermarsi e modificare oggi festeggeremmo la squadra B e non la A; ma sarebbe comunque sempre stato uno Scudetto della Lenza!”

 

Uno degli argomenti di cui si parla é sicuramente il format del CIS 2016. Innanzitutto tu riproporresti una gara al sud, Ufente o altro?

“Se si vuole proporre una formula unificata che comprenda tutto il Paese, una gara al sud occorre calendarizzarla e l’Ufente mi sembra possa avere le carte in regola per essere la scelta adatta. Piuttosto, viste le caratteristiche della pescosità, dove può capitare di prendere un pesce da pochi grammi come da vari chili, si potrebbe pensare ad un punteggio tecnico che attribuisca tot punti a cattura, condizione che potrebbe creare delle alternative valide alla ricerca del pesce di grossa taglia. Comunque ripeto: bisognava e bisogna ancora conoscerlo per verificarne bene le potenzialità. Le preclusioni che c’erano prima erano sicuramente frutto della non conoscenza del fiume.”

 

Secondo le informazioni che sicuramente hai raccolto sul posto, secondo te potrebbe essere riproposto in altri periodi?

“Parlando con gli agonisti del posto, loro parlano di un fiume da affrontare nei periodi caldi. D’altra parte lì siamo vicino al mare, in una località dal clima molto mite ed anche molto bello dal punto di vista ambientale. Come location per l’ultima prova è perfetto per le condizioni che si hanno a fine stagione. Noi siamo partiti da Bologna con 12 gradi, siamo arrivati a Terracina con il termometro che ne indicava 27! Poi è piovuto, d’accordo, ma in generale la bella stagione là è più prolungata e una gara potrebbe essere anche occasione di una vacanza con la famiglia, perché il posto si presta moltissimo, con un bel lungomare e le attrattive di una località turistica. So che hanno fatto una zona no kill poco oltre di dove abbiamo gareggiato, ben controllata da un servizio di vigilanza efficiente. I ragazzi dell’organizzazione hanno e stanno ancora lavorando bene per migliorare il campo gara e sono convinto che, se si procedesse a qualche piccolo ripopolamento periodico, potrebbe essere uno sbocco per l’agonismo del sud molto importante ed anche il CIS, una volta l’anno, potrebbe andarci per una gara. E credo potrebbe essere anche una bella forma di promozione per il nostro agonismo portare in quelle zone il campionato maggiore con i suoi campioni.”

 

Si stanno rincorrendo voci su come sarà il prossimo CIS 2016. Tu, come uomo di Società, cosa ti auguri?

“Il mio auspicio é che la formula delle 8 prove rimanga perché é garanzia di espressione della migliore formazione dell’annata e quindi la più idonea a partecipare al Mondiale per Club; le modifiche da fare nella struttura del campionato, a mio avviso, dovrebbero essere l’allargamento del numero delle squadre partecipanti a 50 e la previsione di un numero di retrocessioni percentualmente minore rispetto a quello attuale, anche per dare la possibilità alle Società di adeguarsi strutturalmente a questo livello e ai propri uomini di fare esperienza. Una proporzione del 30% massimo di retrocessioni potrebbe andare bene. Una formula come quella attuale, che prevede la retrocessione di oltre il 50% dei partecipanti, è sproporzionata ed anomala anche rispetto a qualsiasi altro sport. Troppo ricambio non fa bene all’agonismo e non fa crescere nessuno. Se andiamo ad analizzare il lotto delle promosse dello scorso anno, probabilmente le ritroviamo in gran parte tra le retrocesse di quest’anno. Ma perché la 20^ di quest’anno, ad esempio, deve retrocede su un lotto di 40? Non esiste in nessuno sport e non ha logica alcuna. Con queste proporzioni, una formazione che dopo tre gare ha due risultati attorno ai 30 punti é già praticamente condannata e quindi con quale spirito può continuare il campionato?

Se invece si vuole fare della promozione, ad esempio, si potrebbero sdoppiare le competizioni in una manifestazione su più prove, chiamiamolo ad esempio Trofeo d’Eccellenza, molto tecnica e magari più ristretta, la cui vittoria dia diritto a partecipare al Mondiale per Club; a latere ci potrebbe essere un evento, magari programmato su di un week end, al quale ad esempio partecipano una certa quota delle migliori squadre di ogni livello, dalle serie A ai regionali ecc, che laurea la Società Campione d’Italia. Ad una competizione così potrebbero partecipare anche team che hanno meno possibilità ma che potrebbero comunque ambire a fregiarsi dello Scudetto e comunque fornirebbe un obiettivo ambizioso ai vari livelli. Sono invece contrario, come si ventilava, ad un ritorno alla formula a gironi con le finali dopo, anche per motivi economici perché più costosa. Piuttosto, se si vuole ragionare su come contenere i costi, andiamo a rivedere i regolamenti di ogni singolo gara, riducendo i quantitativi di esche e pasture in relazione ai vari campi. Qui parlo anche contro il mio interesse commerciale ma, ad esempio, in Cavo Lama probabilmente predisponiamo dei quantitativi di materiali che non servono mai, e così in altri posti. Per contenere i costi si può pensare anche di ridurre ad 1 o 2 il numero di giorni di prove, regolamentandoli con una chiusura del campo gara o altro.

L’importante, in definitiva, é che ogni squadra che partecipa ad un livello abbia i propri obiettivi. Poi ogni Società si organizzerà in base alle proprie possibilità, al proprio parco agonisti ed ai propri obiettivi.”

 

Osservando come si sta muovendo la Federazione in questi ultimi tempi, secondo te c’é la sensibilità di capire questo?

“Faccio fatica a risponderti ora, su questo argomento, mi auguro però che qualcosa in questo senso si faccia, per far vedere alle persone che le istanze di tanti vengono prese in considerazione da chi organizza calendari e regolamenti; occorre dare un imput in questo senso, naturalmente nell’ambito del possibile e della logica. In Federazione ci sono comunque persone competenti ed attente, che però debbono mediare tra l’ascoltare le richieste della gente ma anche osservare criteri e regole dettati dal CONI, a cui la Federazione è affiliata. Non si deve arrivare a svilire il tutto per la ricerca di formule astruse, perché la competizione deve comunque rimanere. Non si può pensare di ridurre i costi di un campionato riducendo il numero delle prove, ad esempio.”

 

Però intervenire regolamentando, ad esempio, i giorni delle prove sicuramente inciderebbe sul costo totale di una prova del CIS o di serie A. Si badi, questo non vuol dire non mandare la gente a pescare, significa solo far si che in occasione di una gara di calendario i partecipanti a quella competizione non possono andarci sempre prima, come succede ora, con una levitazione dei costi esponenziale. Non sono tanto o solo i costi del viaggio che incidono su una gara, quelli ci sarebbero comunque, piuttosto sono i pernottamenti, i pasti ed i materiali necessari per più giorni di prove, oltre alla difficoltà di molti di potersi assentare per un numero di giorni sempre maggiore, che ormai ha toccato i 3-4 per ogni gara…

“Ho avuto occasione di parlare con qualcuno del Settore e mi sembra che su questo argomento ci sia possibilità di confronto. Certamente, se si arrivasse a chiudere il campo gara nei giorni precedenti la gara ed aprirlo solo due giorni prima per le prove con i box, vorrebbe dire parificare tutti e limitare una parte dei costi. Poi se uno vuole ugualmente andare a pescare in quel posto potrà sempre andare fuori campo gara per tutto il tempo che vorrà. Su questo non si può ne si deve intervenire.”

 

Una domanda direttamente legata al Mondiale per Club. Sappiamo che la Federazione, in caso di vittoria o piazzamento della Nazionale in un Campionato del Mondo o Europeo, riceve un premio dal CONI. Questa premiazione, che tu sappia, ha un corrispondente anche per il Mondiale per Club, nel momento in cui il team italiano che partecipa vincesse il Titolo?

“Sinceramente non lo so, perché sono cose della Federazione che non mi riguardano. Posso confermarti che la FIPSAS da un contributo al Club che partecipa al Mondiale per le spese varie, ma di più non saprei dirti.”

 

Glauco, so che tuo padre ha già archiviato la” pratica CIS 2015″ ed é già proiettato verso il Mondiale per Club 2016 organizzato da S. Marino, che quest’anno si disputerà in casa, ad Ostellato. Vogliamo fare un pensiero alla prossima estate?

“A differenza del babbo, io mi gusto ancora per un po’ questo Scudetto! Detto questo, noi cominceremo prossimamente a ragionare su questo appuntamento importantissimo che rappresenta l’obbiettivo primario della prossima stagione. Posso anticiparti che ho intenzione di chiedere alla Federazione di poter posticipare il Memorial Van Den Eynde ad un mese prima circa del Mondiale, che dovrebbe essere a luglio, così da farlo diventare un test match per quel evento e poter avere con noi anche i team esteri che volessero iscriversi per provare il campo gara prima della chiusura canonica che si ha in occasione di un Mondiale. Vedremo le date con la Federazione; se questa idea potesse andare in porto, sarebbe una bellissima opportunità!”

 

Vorrei chiudere questa lunga chiacchierata con una semplice considerazione scaramantica: Ostellato… non é in Slovacchia! E mi fermo qui…

“Certamente no! Là i nasi non ci dovrebbero essere ancora!!!”

 

ferruccio

 

FERRUCCIO GABBA

 

Ferruccio, la prima cosa che mi viene alla mente é che… ho perso il conto degli Scudetti della Lenza Emiliana! Oggi inizierei parlando di una doppietta consecutiva di Titoli che é un risultato sempre piuttosto difficile da verificarsi…

“E’ vero! Alla Lenza Emiliana era successo ma credo che dovremmo andare indietro di diversi anni per trovare qualcosa di simile. E questo ci gratifica ulteriormente!”

 

Tutti gli Scudetti che si vincono hanno la loro storia alle spalle ma credo non si possa negare che questo Titolo é e rimarrà nella memoria come quello del 2014, per motivi comunque differenti: lo scorso anno vinceste con i denti e la forza del dolore per la scomparsa di Simone, quest’anno avete vinto dopo una prima parte di campionato molto sotto tono rispetto al vostro potenziale e alle vostre aspettative, mentre nella seconda parte del campionato, in tre sole prove, avete ribaltato i numeri e siete arrivati all’ultima prova nettamente in testa con addirittura due squadre a contendersi il Titolo ed i giochi praticamente fatti. Troppo forti quest’anno?

Io credo che il fatto più eclatante del nostro campionato non sia tanto che la squadra A abbia vint, quanto l’arrivare in fondo con due squadre in lizza tra loro per vincere. Non voglio poi dimenticarmi, e faccio loro i miei più sinceri complimenti, della Valdera che é stata in gioco sino alla fine anche se all’ultima prova serviva loro per vincere un risultato nettissimo, che poteva comunque venire, viste le loro prime due gara di Adria ed il risultato dell’Oltrarno di domenica, che vince con 5 penalità. L’evenienza di contendersi il Titolo fra due formazioni della stessa Società credo sia un fatto quasi irripetibile e molto emozionante, anche dentro la stessa Società, credimi. Questa cosa, tra l’altro, sta a dimostrare anche la coesione e l’affiatamento che c’è nel gruppo, all’interno del quale convivono e si integrano molto bene elementi di grande esperienza con ragazzi giovani, tecnicamente forti ma soprattutto motivatissimi e disponibili ad imparare, ai quali é un piacere trasmettere le nostre conoscenze.”

 

A questo proposito, mi sento di riportare che nelle vittoriose gare di Spinadesco, proprio Marcello Corradi ha dato un apporto determinante nella ricerca della strategia migliore per la pesca delle plaquette, strategia che è stata alla base di quel week end favoloso di tutte e tre le squadre della Lenza…

“Si, è vero. Questi ragazzi, come Andrea Giambrone e ultimamente anche Gianluca Corradi, il fratello sedicenne di Marcello, hanno una carica agonistica tale che li porta ad andare a provare anche oltre i giorni canonici deputati alle prove, magari anche senza rimborsi. Questo loro entusiasmo a volte motiva anche noi ad andare a provare con loro magari una volta in più, proprio per non svilire la loro voglia di fare bene.”

 

In questo “furore agonistico” riconosci un po’ del Ferruccio ventenne?

“Bhe si! Mi ricordano i miei primi tempi in Lenza Emiliana, quando ebbi l’opportunità di andare a pescare in squadra con elementi del calibro di Giampiero Barbetta o Franco Galliani, personaggi che non hanno bisogno di presentazioni, dai quali c’era tanto da imparare e di cui avevo un rispetto assoluto. Tornando alle gare di Spinadesco, sia io che Prandi non abbiamo potuto andare a provare più di tanto perché eravamo impegnati con il Mondiale e quindi ci siamo basati molto sulle prove degli altri, tra i quali Marcello ed Andrea hanno fatto un grande lavoro di ricerca, utile ad ottenere il grande risultato di quel week end che ha ribaltato il nostro CIS.”

 

Alla luce delle tue parole ma soprattutto dei fatti, possiamo dire che il gruppo Lenza Emiliana é ulteriormente cresciuto negli ultimi anni…

“Questo progetto é iniziato circa tre anni fa, quando abbiamo cercato di fare un punto zero dal quale ripartire per arrivare al massimo risultato. Dal quel momento non c’é più stata una squadra A, B o C ma esisteva solo la Lenza Emiliana Tubertini e tutti avrebbero dovuto dare il proprio apporto per arrivare al risultato: nelle prove si sarebbe dovuto provare tutti assieme, ci siamo prefissati di condividere tutte le informazioni ed esperienze delle nostre prove, abbiamo inserito questi ragazzi sui quali abbiamo puntato e che ci stanno ripagando con dei risultati ma, soprattutto, con il loro entusiasmo e con l’adesione totale al progetto e la massima disponibilità. Proseguendo con questa logica, in queste ultime tre prove abbiamo inserito in squadra C il fratello di Marcello, Gianluca Corradi, sediCI anni di passione e talento che hanno portato tre terzi di settore in tre sole gare. E per un ragazzo di quell’età, a questo livello, sono risultati ottimi.”

 

Tu sei in Lenza Emiliana ormai da tanti anni e in tutti questi anni questa Società é sempre rimasta un punto di riferimento a livello agonistico, é cresciuta molto come é cresciuto il tuo livello di responsabilità e leadership all’interno della Società. In questa evoluzione, quanto c’è del carattere e della mano di Ferruccio Gabba?

“Io non parlerei di leadership vera e propria, perché in questa Società ci sono stati e ci sono nomi di un livello tale che parlare di leadership é difficile. Quando puoi dire di avere la possibilità di pescare con uomini del calibro di Ballabeni, Prandi, o Moreno Ravaglia, quest’anno l’agonista con il miglior rendimento tra noi, per parlare di quelli odierni, piuttosto che con Carraro, Barbetta, Galliani e tanti altri negli anni passati, capisci che parlare di leadership diventa difficile oltre che ingiusto nei loro confronti. Piuttosto ci sono tante persone, ognuna delle quali porta qualcosa al servizio di tutti. Se vogliamo parlare del mio contributo al gruppo, credo di poter dire che io ho cercato di portare in questi ultimi anni una mentalità ed un modo di concepire l’agonismo in un modo molto professionale, pianificato. Altri mettono in comune altro. Ad esempio Umberto ha un approccio completamente opposto al mio, ha altri pregi differenti dai miei che sono l’inventiva, l’estro di trovare una soluzione tecnica o la pescata particolare che serve in quel momento e che magari a me non riesce, e lui, di contro, magari ha assimilato un po’ del mio modo più schematico di preparare la gara. Ecco questa credo sia la nostra forza oggi, la complementarietà di ogni elemento rispetto agli altri.”

 

Il campionato é finito, i risultati sono definitivi e quindi possiamo parlare anche di scelte di campi gara in genere e del “famigerato” Ufente che tante discussioni ha generato sin dal giorno che il suo nome é apparso sul Regolamento Particolare del CIS 2015. Ti chiedo oggi di sbilanciarti in un giudizio sulle scelte senza che il tuo parere possa essere considerato di parte come avrebbe potuto esserlo se questi commenti li avessimo fatti ad aprile

“Se vogliamo iniziare dalla fine, ossia dall’Ufente, io credo che i giudizi su questo campo di gara             siano stati un po’ affrettati prima ed un po’ dettati dalle condizioni in cui ci si è trovati dopo, sul finire del campionato. La scelta di mettere questo fiume come ultima prova, con la stanchezza di un campionato come questo sulle spalle e con l’ottanta per cento delle squadre senza più obiettivi, l’impegno di una trasferta per la maggioranza di noi lontanissima, il fatto che la stragrande maggioranza di noi neppure sapesse dov’era e quindi l’incognita di quello che avremmo trovato, sono state tutte condizioni che hanno inciso negativamente sul giudizio precedente sull’Ufente. A posteriori il mio parere sul campo gara non é così negativo; se guardiamo la regolarità certamente possiamo dire che ce ne sono dei migliori. Ma anche dei peggiori. A parte la considerazione che, all’ estero, abbiamo disputato Mondiali o Europei in posti peggiori, ma solo restando in Italia e sul CIS appena terminato, personalmente ritengo che quest’anno sia stato molto più aleatorio ed irregolare il Mincio affrontato a maggio come abbiamo fatto noi e soprattutto in alcune zone come ad esempio la terza, dove ho pescato io. Nello specifico, se vogliamo considerare regolare una terza zona frazionata con quattro terminali ecco che l’Ufente di domenica diventa molto meglio, mentre se guardiamo i pesi di certi settori sempre di quella gara, questi possono essere sovrapponibili se non peggiori come regolarità rispetto a quelli dell’Ufente. Trovare la regolarità assoluta é quasi un utopia; potrei pensare a Spinadesco di quest’anno, dove si é verificata una possibilità pressoché univoca in tutto il campo gara di praticare la pesca delle plaquette ma il mio giudizio potrebbe essere inficiato dal fatto che noi siamo andati bene… Le gare di pesca hanno anche questa componente di aleatorietà. Se la gara dell’Ufente fosse stata a metà campionato, con ancora obiettivi per tutti, sia di vertice che di salvezza, probabilmente i giudizi oggi sarebbero differenti; quasi certamente non avremmo visto agonisti con le braccia incrociate ad aspettare una mangiata di un pesce di taglia su lenze con fili molto grossi, ami ed inneschi quasi da carp fishing ma tutti si sarebbero adattati a fare anche quelle pesche alternative che comunque c’erano, come la ricerca dei cefaletti con il fouillis o la pesca a passare con le fiondatine di bigattini. Personalmente mi sento di dire che il giudizio su questo campo di gara possa essere: rivedibile.”

 

Vuoi parlarci della parte tecnica, anche a futura memoria, che avete trovato sull’Ufente?

“Questo fiume credo sia un posto che va interpretato veramente picchetto per picchetto, perché presenta condizioni molto difformi o, diciamo, offre varie opportunità a seconda del tratto. In generale era buona norma cercare di scappottare, magari con un pesciotto da 2/300 grammi per cercare poi di gestire la gara. Se vogliamo analizzare le nostre pescate ed i nostri risultati, posso dirti che io e Moreno a metà gara avevamo già uno o due pesci di taglia che ti facevano presagire di stare tra i primi tre del settore; io ho preso due cavedani, una scardola ed una tinca pescando a 13 metri con lenze da 0.50 a 1 grammo, fuori punta, con una banda di circa tre metri e fiondando bigattini, una pescata classica che mi ha fatto vedere 7/8 mangiate. Sapendo di come stavamo andando io e Moreno, Umberto e Giuliano si sono adattati a fare pesche di difesa alla ricerca dei cefaletti e dei pesciolini con 5/6 pezzi di canna, sul fondo, con lenze da 1.5/2 grammi, dando palline di pastura e fouillis a mano, innescando un pincherino abbinato ad un ver de vase. Non era una scelta vincente, perchè in ogni settore 2/3 concorrenti uno o più pesci di taglia lo potevano trovare, però ti consentiva di restare agganciato ai primi e sapendo che io e Moreno presumibilmente avremmo fatto il risultato, una decina di punti complessivi tra di loro poteva garantire quei 14/15 punti finali ideali per la classifica finale.

Poi ci sono state zone nella quale sono uscite carpe molto grosse, anche di 7/8 chili ed oltre, ma in zone abbastanza definite.”

 

Veniamo al campionato che si é appena concluso. Le tue opinioni?

“Io credo che quello che abbiamo archiviato domenica sia stato un campionato veramente strano. Lasciando stare il risultato finale che ci ha premiato, io credo che quest’anno siano state fatte delle scelte piuttosto azzardate che in qualche modo possono aver condizionato l’esito del campionato. Del Mincio programmato a maggio ti ho accennato e lo ribadisco, per me quella é stata la scelta più errata, ma anche l’inserimento di due campi completamente nuovi come lo Scolmatore e l’Ufente potevano rivelarsi due ostacoli enormi. Col senno di poi, il canale di Livorno si é rivelato comunque decoroso anche se differente da quello che ci si aspettava, così come poi l’Ufente. Molto bello e regolare invece si é rivelato il Canal Bianco ad Adria, con una pescata molto tecnica ed interessante. Noi non eravamo a posto, non so dirti il motivo ma io soprattutto ho fatto degli errori. Ti confesso che dopo le due prove di Adria io temevo che ci fossimo già giocate buona parte delle chances o quasi di vittoria. Uscire da un campo di gara così regolare, dove tutte le favorite al podio avevano fatto bene e noi piuttosto in ritardo e, soprattutto, frastornati, non mi lasciava presagire niente di buono.”

 

Ad Adria si registra un evento particolare, ossia una formazione trova la perfetta quadra del cerchio e completa due gare con un risultato stratosferico, meno di dieci punti complessivi: la Valdera Colmic si proietta di prepotenza in testa. Cos’hai pensato con la tua esperienza?

“Gelli e compagni sono stati eccezionali ed anzi voglio complimentarmi con loro anche da queste righe perché ad Adria hanno trovato l’equilibrio perfetto di materiali, tattica e programmazione. Complimenti. Parlo apposta di tattica, perché ormai abbiamo l’evidenza che spesso la pesca delle breme non é sempre uguale per tutte e quattro le ore di gara, non c’é una regola universale ma il risultato é il frutto di scelte giuste di materiali, quantitativi di fouillis nei vari momenti della gara, tempi giusti di modifiche della pasturazione. La difficoltà di avere regolarità di mangiate nelle quattro ore é determinata spesso da queste cose.”

 

Questo dei tempi e della programmazione é un argomento di cui ti ho sentito parlare già in altre occasioni…

“Si, questa conoscenza é fondamentale per un buon risultato con le breme, che sono pesci che vanno, appunto, programmati. Questi pesci hanno delle abitudini che tendono a ripetersi e se si sbagliano i tempi di alimentazione loro se ne vanno. Ad esempio, se dopo due ore si é capito che questi pesci vogliono un certo quantitativo in più di fouillis, va programmato l’aumento di quest’esca nella terra, o viceversa. Se non fai questa cosa i pesci se ne vanno. Per questo dico brava alla Valdera, perché sono riusciti a capire queste determinanti sfumature.”

 

Dopo Adria arrivate a Peschiera per disputare due gare che si riveleranno per voi, soprattutto per te, deludentissime…

“Peschiera ha dato una mazzata al morale, soprattutto il mio, molto forte. Dopo quattro gare avevo totalizzato, mi sembra, 35 punti ed eravamo praticamente tagliati fuori. E’ vero che ho disputato due gare in settori terminali su picchetti certamente non favorevoli, certamente ci sono state alcune concomitanze negative ma questo non toglie che nella prima metà di campionato i risultati non sono arrivati come credevamo e le nostre chances le davo per esaurite.”

 

Arriviamo all’estate. Con la Nazionale fate un bellissimo Europeo e subito dopo la Lenza Emiliana ha l’appuntamento con il Mondiale per Club, che é andato come sappiamo tutti. Dopo questi importanti appuntamenti in Lenza Emiliana cambia qualcosa: innesta la quinta e va a vincere un CIS quasi con una gara d’anticipo…

“Alla luce dei fatti, certamente disputare un CIS, che ha un tasso d’impegno elevatissimo, pensando ed organizzando anche un Mondiale per Club lontano da casa e, per me e Giuliano, anche una trasferta in Bielorussia con la Nazionale, distoglie concentrazione ed energie. Te lo dissi a suo tempo in un altra intervista ma ci tengo a ribadirlo per chiarire a chi ci legge alcuni aspetti logistici e di impegno che deve affrontare chi é in Nazionale, in certi frangenti. La trasferta per l’Europeo, tra le altre cose, ha comportato l’invio di tutte le attrezzature di ogni agonista convocato, ripeto tutte, con alcune settimane d’anticipo sulla gara, per motivi di dogane, controlli ecc, ed un tempo altrettanto lungo per il rientro. In questo caso, a differenza di tante altre trasferte, non si é potuto andare con i furgoni della Federazione a portare le attrezzature ma ci si é obbligatoriamente dovuti affidare ad un trasportatore professionale oltre che predisporre tutta la parte burocratica relativa. Al rientro dalla Bielorussia c’é stato dopo poche settimane il Mondiale, che io e Giuliano abbiamo disputato con attrezzature assemblate quasi al momento, poiché le nostre erano ancora in giro per l’Europa per il rientro, e ci sono stati molti aspetti logistici da predisporre per una trasferta di una ventina di persone, alberghi, esche, attrezzature…

Praticamente, tra Mondiale ed Europeo, siamo stati fuori casa per quasi un mese. Possono sembrare cose di poco conto ma ti assicuro che dal punto di vista della concentrazione e della preparazione influiscono non poco.

Tornando dalla Slovacchia ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti cosa fare per salvare una stagione che, per la Lenza Emiliana, dopo la delusione del Mondiale e le classifica del CIS dopo 4 gare, sembrava destinata a chiudersi con zero obiettivi. In quel momento ci sono stati certamente molto utili lo stato mentale e la determinazione di Glauco. A metà agosto il nostro morale non era dei migliori, mentre ho visto un Glauco estremamente determinato e fiducioso nelle nostre capacità. Mi ricordo perfettamente una sua frase che ci ha dato quella sferzata di adrenalina che é stata necessaria per rialzare la testa: “Ohh, non ci hanno ancora uccisi nel CIS, qualche speranza l’abbiamo ancora e quindi ci dobbiamo credere e buttarci con tutte le nostre forze!” Questa sua convinzione ci motivato a crederci ancora e siamo arrivati allo Scolmatore con un atteggiamento rinnovato.”

 

Lo Scolmatore, altra incognita di inizio anno. Cosa ne pensi, oggi?

“Nello Scolmatore non ci aveva praticamente mai gareggiato nessuno di quelli che hanno fatto il CIS. Avevamo certamente tante informazioni, più o meno tutti, ma di fatto pochissimi ci avevano gareggiato. Anche le squadre locali non hanno avuto un beneficio particolare da quel campo, perché le informazioni che circolavano erano di persone diverse da quelli che avrebbero pescato e le gare fatte lì erano di un livello differente. Ed infatti lo Scolmatore si é rivelato estremamente differente da quello che ci si aspettava. Mi ricordo di aver pensato che, se tutti avevano le informazioni che avevamo noi, probabilmente avremmo potuto fare una bella gara, perché la pescata sarebbe stata differente da quella che si prospettava.”

 

Qual’é stato il modo differente, e in definitiva giusto, per affrontare lo Scolmatore?

“Le informazioni che un po’ tutti avevano erano di pescare leggero, con discreto appoggio, usando pastura e magari un po’ di fouillis per i cefali, lavorando magari con la lenza un po’ fuori punta. Operando in questo modo, entravano si i cefali ma non entrava praticamente nessun altro pesce. Ed in quell’occasione i cefali non servivano a niente, occorreva far entrare in pastura i clarius, che potevano garantire pesi molto più alti. Pensa che noi al controllo esche, sui 2.5 lt concessi abbiamo portato 2.5 lt di bigattini bianchi. Nient’altro. Siamo partiti scodellando bigattini appena incollati che lavorassero in fretta ed abbiamo continuato così per tutta la gara. Anche le lenze necessarie sono state differenti da quelle che si pensava, infatti noi abbiamo pescato pesante ed a sfiorare. La classica pesca dei clarius che si fa a Pisa.”

 

Livorno riapre i giochi e, soprattutto, ridà morale a tutta la Società…

“Esatto. Siamo tornati dallo Scolmatore con la convinzione che a Spinadesco ci saremmo giocato tutto. Confidavamo in una pesca molto regolare, da inquadrare bene ma alla nostra portata. Mi aspettavo però che su questo campo, dalle caratteristiche ben definite, anche le altre pretendenti non sarebbero state a guardare perché a Spinadesco avevano spesso fatto bene. Invece é uscita una pescata differente da quella dello scorso anno, che noi siamo riusciti ad inquadrare molto bene, meglio dei nostri avversari. Ed é finita com’é finita.”

 

Possiamo dire, oggi, qual’é stata la chiave di volta di Spinadesco 2015?

“Onestamente non ci sono state cose particolari, semplicemente abbiamo fatto la classica pesca delle plaquette, a 6 pezzi, dando pastura con poco fouillis ed ogni tanto una pallina di terra che lavorasse di più, presentando il ver de vase a filo fondo. Mi sono poi meravigliato che altre formazioni, che questa pescata la sanno fare altrettanto bene, in questa occasione non l’abbiano inquadrata nel modo giusto. Forse la nostra differenza é consistita nella grandissima concentrazione nel corso delle quattro ore, nel cercare di fare tutti i movimenti nei tempi e nel modo giusti, cambiando sempre l’esca, cercando di trovare un pesce ogni minuto, minuto e mezzo, senza farsi distrarre dall’idea di cercare un pesce di taglia, tagliando fuori tutto il mondo circostante. Nella mia mentalità che tende alla programmazione, ho fatto questa considerazione: tutti magari cercano un pesce di taglia fuori e due o tre probabilmente lo prendono, ma se io rimango concentrato e faccio 1.200/1.500 punti di pesciolini, probabilmente uno, forse due, li batto e sono nei tre. A livello di squadra, questa mentalità, a Spinadesco pagava. Nella mia programmazione, con queste condizioni di pesca, il mio obiettivo era uscire da Spinadesco con 25 punti nel week end e rientrare bene in gioco per l’ultima gara.”

 

E invece i risultati a Spinadesco sono stati molto più lusinghieri!

“Alla fine ne facciamo 17 e l’Ufente diventa per noi una incognita molto meno determinante, anche se la matematica non ci dava ancora vincenti e con la Valdera ancora in corsa, pur a condizione di un risultato eccezionale. Voglio spendere alcune parole poi sulla gara dell’Oltrarno, a Latina, che ha avuto un’impennata strepitosa e alla fine è salita sul podio, recuperando a loro volta posizioni e parte del distacco, a dimostrazione che nella pesca quasi mai si può essere sicuri. Complimenti anche a loro oltre che al bel campionato della Valdera.”

 

Vogliamo dire qualcosa sull’organizzazione che avete trovato a Latina?

“Buona, certamente. Il posto è molto bello, vicino al mare, una buona logistica con la strada asfaltata alle spalle. La predisposizione dei box ed anche la premiazione finale sono state curate bene, quindi il giudizio é certamente positivo.”

 

Secondo te, che sei uomo di grande esperienza, come mai la Federazione si é giocata la carta di riproporre un campo di gara del centro/sud, oltre Umbertide per intenderci, ad una ventina d’anni dall’ultima esperienza di questo tipo, leggi Volturno che mi sembra l’ultimo campo gara del sud che ha ospitato una competizione di altissimo livello, proprio nell’Ufente, quando le notizie sulla pescosità e sulla regolarità di questo fiume lasciavano molte perplessità, e lo si sapeva già a fine inverno, e con l’handicapp della distanza che sappiamo essere sempre un ostacolo per tanti. Non si poteva proporre qualcosa forse più collaudato, sempre al sud, ma con meno ombre?

“Mi é difficile risponderti a questo quesito, che offre molti spunti di riflessione; forse qualche dirigente federale potrebbe farlo meglio. Questa domanda però mi fa introdurre l’argomento principale di quella che é la discussione oggi sul CIS e, di conseguenza, la struttura dell’agonismo italiano. Io credo che bisogni arrivare a decidere cosa se ne vuole fare di questo Campionato Italiano: se dev’essere la massima espressione tecnica dell’agonismo italiano, deve disputarsi su campi di gara il più possibile regolari e con caratteristiche degne di questo livello. E allora tutti sappiamo che la cerchia si restringe molto: Ostellato, Cavo Lama, Fiuma, Adria e poco altro. Non si scappa. Se il campionato deve far vincere la squadra più forte al momento, deve svolgersi in questi posti che sono quelli che danno maggiori garanzie. E sono tutti al nord, perché l’Italia é geograficamente fatta in un certo modo e non abbiamo disponibilità di decine di posti con questa caratteristiche. Se invece si vuole costruire un format che faccia un po’ di promozione, che accontenti le esigenze, anche comprensibili, di rendere un po’ più equi gli spostamenti e gli sforzi di tutti e di sgravare un po’ le formazioni che hanno un po’ meno di possibilità, allora si possono fare altre scelte e valutazioni. Entrambe le possibilità sono degne di rispetto, naturalmente, ma hanno finalità differenti. Se si decide di seguire questa seconda strada, allora va benissimo l’Ufente, va bene Peschiera a maggio ecc. senza fare nessun genere di polemica. Non dovrebbero esistere queste polemiche, al nostro livello. Dipende da quello che la Federazione decide di fare, assumendone la responsabilità e che lo comunichi per tempo. Personalmente sono aperto ad entrambe le possibilità.”

 

Forse la Federazione, con le scelte dello Scolmatore e dell’Ufente, ha voluto dare un segnale diverso, ha cercato di venire incontro a certe esigenze delle squadre diciamo oltre Appennino…

“Può darsi, però bisogna anche dire che la promozione intesa così non andrebbe fatta con il CIS, che ha un numero limitato di squadre, ma con i livelli inferiori, a cui partecipano centinaia di formazioni in rappresentanza di tantissime Società. Se si vuole cercare di venire incontro a certe esigenze delle Società anche di risparmio e di impegno, occorra lavorare sui livelli praticati dalla maggior parte degli agonisti.”

 

Tu, quindi, concettualmente non sei contrario a portare il CIS almeno una volta anche verso sud?

“Se il problema di andare al sud fosse solo legato ai chilometri da percorrere no. Chi decide di partecipare a questo campionato sa che deve mettere in conto un certo impegno di tempo, chilometri ecc. Venire a fare una gara al sud può rappresentare forse un aggravio di 1.000 chilometri in più rispetto ad un altro campo gara del nord. Sui 15/20.000 che facciamo per svolgere la nostra attività non sono quelli che spostano l’ago della bilancia in maniera determinante. Piuttosto si cercano condizioni di regolarità e valenza tecnica degni di questo livello. E al sud trovare queste condizioni non é facile.”

 

Vogliamo chiudere con l’aspettativa di Ferruccio Gabba per il format del CIS 2016?

“Guarda, ormai ho imparato a non aspettarmi più nulla! Attendo il prossimo calendario ed accetto qualsiasi decisione. L’esperienza di quest’anno mi ha insegnato che anche in un campionato “strano” come quello di quest’anno, nel quale pensavamo di essere ormai tagliati fuori, siamo riusciti a vincere, quindi…”

 

La saggezza ed il fatalismo del vincitore…

Angelo Borgatti

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