PIERO NARDI: DALLE COLLINE BOLOGNESI ALL’ORO EUROPEO!!!

I riflettori sull’Europeo di Adria si sono spenti da poco ma vogliamo continuare a ricordare l’impresa degli Azzurri con alcune interviste che andremo a pubblicare da qui ai prossimi giorni, dopo aver lasciato a tutti il tempo di rifiatare dalle tensioni della scorsa settimana.
Cominciamo dal quasi debuttante Piero Nardi…

Giampiero Nardi, 42 anni, muratore, sposato con Jessica e un figlio, Jacopo, di 8 anni, é uno degli eroi di Adria: alla sua prima occasione veramente importante con l’Azzurro addosso, ha centrato il risultato migliore, contribuendo con due gare perfette al brillante oro di Frigieri e C.

Piero, come lo chiamano tutti, é un ragazzone tutto di un pezzo, originario delle colline dell’Appennino Tosco Romagnolo, dove abita ancora, in una casa circondata dal bosco…

Giampiero, innanzitutto complimenti: vincere un Europeo che, in definitiva, é un Mondiale senza il Sud Africa, é certamente un grandissimo risultato! La prima cosa che ho pensato di te, ieri pomeriggio, a classifiche ufficiali redatte, é stato ‘Finalmente Piero! Dopo tanto furgone guidato per la Nazionale in diverse trasferte, alla prima occasione importante che hai avuto hai fatto vedere cosa sai fare con il tubo in mano…’

” Grazie! Beh, di chilometri ne macino tanti anche con il mio, per lavoro; debbo dire che quelli fatti con la Nazionale danno una soddisfazione certamente molto diversa! Nella mia gavetta mi piace ricordare anche i tanti quintali di terra setacciata per le prove degli altri, un compito che sembra umile e di secondo piano ma che é invece molto importante.

Fortunatamente il campo di Adria lo conosciamo abbastanza, ci abbiamo pescato tanto e anche i miei compagni di Nazionale mi hanno aiutato molto per sistemare gli ultimi dettagli della pescata.”

 

Quando sei partito da casa, la scorsa settimana, immaginavi di pescare o no?

“No, siceramente no, perché immaginavo che nomi come Falsini, Prandi o Sorti fossero fissi nel quintetto, per il loro valore tecnico e per la loro enorme esperienza e che fosse molto probabile anche Reverberi, quindi rimaneva solo un posto, per la quale c’erano in lizza altri pescatori molto forti, che ad Adria hanno sempre fatto molto bene.”

Quando hai avuto la sicurezza che saresti stato della partita?

“Solo venerdì pomeriggio al termine delle prove, quando, come solito, si mangia assieme e il C.T. fa le comunicazioni ufficiali di chi pescherà e di chi sarà riserva. Fino a quel momento non immaginavo nulla.”

Riepiloghiamo brevemente il tuo curriculum con la Nazionale prima di Adria…

“Ho fatto parte delle spedizioni Azzurre in occasione di Italia/Francia ed Italia/Belgio per tre anni consecutivi, che sono stati molto importanti per conoscere le persone, i C.T. e soprattutto un modo differente di lavorare, di impostare le prove.”

Veniamo a questa settimana, coronata dal Titolo europeo. Ci avevi già pescato tanto, sia nelle varie gare che in Club Azzurro, ma che campo gara hai trovato e che sentimento avevi durante il passare dei giorni sulla pescata?

“Ad inizio settimana siamo rimasti subito meravigliati perché il pesce ha risposto da subito molto bene, con pesci importanti, e ad ogni scodellata di terra e fouillis si aveva una mangiata, si sbagliavano poche mangiate e tutto é filato liscio, con delle belle pescate un po’ per tutti, almeno fino al giovedì. Il venerdì qualcosa é iniziato a cambiare, perché si iniziava a notare che nello stesso box i risultati erano differenti, magari tre prendevano pesci importanti e tre catturavano solo pesci medio/piccoli e questo Rudy ce lo ha fatto presente mettendoci in guardia che il giorno dopo sarebbe potuta cambiare la situazione. E così é stato: sabato ci siamo trovati davanti un campo gara completamente differente!”

Che cosa avevate provato durante la settimana?

“Onestamente faccio fatica a dirti cosa abbiamo usato, perché il criterio di prova dei C.T. prevede che ad ognuno arrivi un quantitativo di esche, terre e pasture che loro hanno programmato in precedenza, secondo uno schema ben preciso. Quindi ognuno, in prova, riceve un secchio con la pastura, uno con la terra ed uno con le esche, nei quantitativi che lo staff ha deciso, quindi cose potenzialmente differenti come quantità e qualità l’uno dall’altro; poi Rudy passa a dirci come lo dobbiamo preparare, come bagnare la roba e come pasturare all’inizio. In questo modo ognuno pesca diciamo alla cieca, senza essere influenzato dall’idea di materiali o quantitativi, concentrandosi sull’esecuzione delle direttive che da il C.T., indicazioni che mirano a fare chiarezza su cosa serve o meno per quella pescata. Anche sui quantitativi da buttare all’inizio e/o durante la gara si fanno prove molto rigorose, che i C.T. monitorano su di un tabulato durante le sessioni di prove e le indicazioni che ci danno di volta in volta. Ad esempio, lunedì e martedì io ho avuto l’indicazione di fare il fondo iniziale con 20 lt. tra terra e pastura e  Rudy mi ha seguito nella preparazione delle palle perché io non avevo mai preparato tanta roba iniziale da far durare molto tempo sul fondo;  solo dopo due ore ho ricevuto l’indicazione di scodellare. Mentre gli altri stavano già pasturando da molto prima; questo é servito, probabilmente, per fare determinate valutazioni sulla frequenza di pasturazione. Sullo schema che i C.T. tengono aggiornato vengono riportati i risultati, i tempi ed altri dati, oltre ai pesi finali di ognuno, che servono poi per fare le valutazioni del caso.”

Quale impostazione avevate scelto per la gara del sabato?

“Avevamo deciso di partire lunghi, a 11 o 13mt a seconda della conformazione del picchetto, dove si trovava un tratto di fondo abbastanza piano da poterci pescare sopra. Su quella distanza, dopo una pasturazione importante, eravamo fiduciosi di trovare da subito dei pesci, come era stato in prova. L’alternativa era una pescata corta, più o meno a sei pezzi di canna. Come ritmo di pasturazione avevamo indicazione che se i pesci entravano subito avremmo tardato ad alimentare mentre se mancavano dovevamo forzare a scodellare già dopo dieci minuti. Avevamo dieci litri di terra e dieci litri di pastura; la pastura quasi tutta all’inizio, a mano, in grosse palle ben strette; di terra ne abbiamo scodellato circa 4 lt all’inizio e il resto lo abbiamo tenuto per alimentare.”

E come esche?

“Rudy aveva deciso di non usare il vdv in pastura ma di avere il massimo di fouillis concesso, ossia un litro. Anche i vermi li avevamo nel massimo consentito e l’indicazione era di usarli un po’ all’inizio e di usarli in relazione della risposta dei pesci durante la gara. Come esche aggiuntive in pastura caster, canapa e pinkerini stirati. Vorrei fare una precisazione di cui mi sono reso conto appieno in questa occasione, ossia come si trasforma e risponde diversamente il campo di gara da una sollecitazione che riceve, ad esempio, durante una sessione di prove di un Trofeo di serie A italiano, ad esempio, e dalla risposta che fornisce durante una settimana di prove di una competizione internazionale come questa: la differenza é notevolissima! E questo dipende esclusivamente dalla quantità e tipologia di esche usate nella pasturazione, perché la sollecitazione che i pesci ricevono in questi giorni é enorme e la loro risposta é proporzionale.”

Poi, sabato, inizia la gara e… tutto é cambiato…

“Si. Sabato il meteo si é stravolto e ci siamo trovati davanti un Canal Bianco assolutamente differente. Purtroppo sulla lunga distanza non abbiamo trovato quasi nulla, nonostante un ritmo di pasturazione elevato come si addice alle nostre caratteristiche e del quale eravamo molto convinti. Io ero tra quelli che all’inizio non bollavano; il francese alla mia sinistra dopo 20 minuti aveva già ripiegato sulla linea corta, come il belga, e con una lenza con un galleggiante normale iniziano a trovare delle plaquette da 50 grammi. Per un’ora e mezza ho seguito le indicazioni di scodellare fuori e sotto, alternativamente, pescando sempre a 12,50 mt perché a 11 avevo un brutto fondale. E intanto non vedevo un segno… Quando ci hanno detto di venire sulla linea corta, abbiamo dovuto fare qualche correzione per dare un po’ più di appoggio, visto che le condizioni erano veramente difficili, con pioggia, vento ed onde che complicavano tutto. Appena siamo stati a posto, abbiamo iniziato a fare un pesce al giro, fino alla fine, arrivando a fare un secondo in un settore da 24 sul quale, alle 11.30, non avrei scommesso un centesimo, ti confesso! Perdo solo dal belga che totalizza 13 kg. Dopo la pesa é arrivato Rudy, che mi ha abbracciato e ringraziato moltissimo. Per fortuna che stava piovendo, ero tutto bagnato anche in faccia e così non si é visto che…”

Quando parli al plurale, a chi ti riferisci?

“A me e a Lazzaretti, la mia sponda di questi due giorni, un fenomeno ad Adria, che in quei due giorni non mi ha abbandonato un secondo e assieme al quale abbiamo costruito quello che é stato il mio risultato. Voglio ringraziarlo ancora, da questo sito, per come é stato capace di esserci, senza mai essere invadente ma sempre presente al momento giusto. L’Omone (Lazzaretti) é stato spettacolare dietro di me, ha guidato i miei movimenti, assecondato le mie iniziative. Lui e Bruni mi hanno aiutato anche in settimana, perché io sono un po’ lento in preparazione e loro mi hanno preparato i galleggianti, mi hanno aiutato nella taratura… Insomma quello che ho fatto nel week end é anche merito loro!”

 

Arriva la sera, la classifica che vi dichiara secondi e la conferma che avresti pescato anche il giorno dopo…

“Paradossalmente, dopo la grande gioia del piazzamento di sabato, domenica ero più agitato: la paura di piantarci dentro un 24 mi riempiva la testa, te lo confesso!

Domenica la giornata é completamente differente: non piove, c’é il sole, non tira vento, una giornata ideale. Ripeto la stessa preparazione e sondando trovo un bel fondo sia ad 11 che a 13 m e quindi decido di partire a 11,50. Alla seconda calata attacco un bel pesce che si slama; altri due giri, altro bel pesce e… anche questo mi saluta. Il numero 24 mi si stampa nella mente prepotente… In seguito mi  sono assestato ed ho messo in nassa 6/7 pesci, poi la pescata é andata a calare, nonostante un ritmo di pasturazione di due scodellate ogni 10′, con l’indicazione di ridurre il tempo se la pescata lo necessitava ma purtroppo non è servito, perché i pesci sono spariti. Verso la metà gara ero 13°/14°. Decido di allungarmi a 13 dopo aver depositato sei palle, le più grosse possibili fatte con una mano, sotto la punta. Prendiamo una breme e la seconda la slamo. Nel frattempo arriva Rudy, santo Rudy!, che si siede vicino a me e mi dice ‘Adesso Pierino ci mettiamo a sei pezzi!’. Cambio linea, pasturo su quella linea, mi da alcune indicazioni e nell’ultima ora facciamo 11 pesci, compresa una breme da oltre un chilo, e dalla 14^ posizione termino settimo.”

A sei pezzi hai pescato come avresti fatto tu o Rudy ti ha dato delle indicazioni particolari?

“Mi ha semplicemente detto che era impossibile che non prendessimo pesci perchè su quella pescata, secondo lui, io ero a posto. Mi ha dato fiducia, ho ripetuto le cose fatte il sabato, appoggiando dai 20 ai 30 cm. e i pesci hanno cominciato ad uscire…”

Alla fine la bilancia dirà: settimo. Cos’hai pensato in quel momento?

“Un sacco di cose, confuse… Che avrei potuto rosicchiare qualche punto, che se non avessi perso quelle due breme grosse all’inizio…, che…, che… Ma anche che avevamo fatto un Europeo ‘da paura’ e che il mio contributo lo avevo dato. Ma non avevo nessuna idea, ancora, di come era andata la squadra. Vedi, io sono abituato a parlare durante le gare, do’ la voce alla sponda o a chi ho vicino per capire come sta andando… fa parte del mio carattere e per questo, in prova, sono anche stato ripreso da Marco (Manni), alcune volte, perché giustamente bisogna tenere la concentrazione. Domenica non ho fatto nulla di tutto questo; lo stesso Simone (Lazzaretti), quando parlava alla radio con i C.T. si spostava lontano per non disturbarmi, quindi io sapevo poco di come stavo andando: avevo sentito che due belgi erano messi molto male e che i francesi ci erano davanti in quasi tutti i settori ma a me dicevano solo di badare a pescare e stare concentrato. Solo quando é tornato Rudy, a mezz’ora dalla fine, mi ha ripetuto ‘Pierino, prendi tutto quello che c’é da prendere, perché questa volta ce la facciamo‘. Quella frase mi ha dato una carica incredibile, te lo assicuro!”

Pescando corto, hai scodellato la stessa roba che avevi preparato per la linea lunga?

“Ti rispondo come direbbe Rudy: ‘se la mangiano là fuori, la mangiano anche lì!”

 

Vogliamo parlare un po’ anche dell’attrezzature che avevi predisposto per le due gare? Lenze, ami, fili, galleggianti…

“Come lenze per pescare lungo io avevo preparato le nuove piastre Valdera della Colmic, con deriva ed antenna in asse, da 10 a 25 grammi. Per la pesca corta ho scelto i Navy, da 4 ad 8 grammi, perché abbiamo trovato acqua sostanzialmente molto lenta, ed un galleggiante classico da 3 grammi. Come amo principale ad Adria uso il 14 della serie 157 della Colmic, legato con lo Stream da 13,5 mm e da 14,5.

Come filo per la madre lenza io uso l’X5000 dello 0,18 mm per li galleggianti fino a 10 grammi, per le taglie superiori uso il 20,5 mm fino a 20 grammi, oltre uso il 22,5 mm.”

Vorrei fare con te una considerazione sul campo gara di Adria, sulla sua tecnicità: ritieni corretto dire che ad Adria, prima ancora che agonisti occorre essere pescatori per capire la pescata del momento?

“Adria é uno campo gara difficile, che ogni volta ti può stupire. Anche in questo caso, abbiamo avuto 4/5 giorni durante i quali abbiamo trovato i pesci in quantità, pescando in un certo modo, sabato é cambiato tutto: se non modifichi gli appoggi o la metodologia di pasturazione non ci salti fuori, non vedi proprio mangiare nessun pesce; se a fianco fanno le cose giuste ti fanno 10 chili e tu fai cappotto o quasi. Molto importante é come prepari la terra per la pasturazione e l’alimentazione, in relazione all’appoggio che devi dare in quelle condizioni di marea e velocità dell’acqua. Ma, al di là delle alchimie vere o presunte, la pescata di Adria é fatta di piccole sfumature che il pescatore deve percepire di volta in volta, calata di lenza dopo calata di lenza, cercando di leggere la corrente o i segni del galleggiante. Io, almeno, la vedo così…”

Non abbiamo parlato di come nasce il Piero Nardi pescatore…

“In maniera quasi banale. Nel 1999 facevo motocross e dopo una brutta caduta ho lasciato la moto in garage ed ho iniziato a frequentare degli amici pescatori nel negozio “Ciccio Pesca” a S. Lazzaro, alle porte di Bologna, e a pescare nei laghetti, a Madonna di Castenaso e altri. Poi ho scoperto che una roubaisienne poteva essere lunga anche 14 metri e mezzo, a quei tempi, e mi sono innamorato di questa tecnica che ho affinato nella pesca invernale ai carassi, sempre in lago. Con la società del negozio, il Team Ciccio, ho iniziato a fare qualche garetta a livello promozionale, in canale, con amici come Malagoli, Chicco, Romano Montanari con i quali ho pescato per tre anni. In seguito sono passato al GPO, per due stagioni, a fare il portaborse di un altro amico molto forte, Carletto Gozzi. Sono poi passato all’Imolese, che ai quei tempi esisteva ancora, ed ho fatto l’Eccellenza con personaggi come Moreno Ravaglia, Claudio e Fabio Bergami e ancora Malagoli. Di quei 5 anni ho dei ricordi molto belli, perché era una squadra ricca di talento ed ho avuto l’occasione di imparare veramente tante cose, soprattutto dai fratelli Bergami dai quali ho imparato ad apprezzare le peculiarità di pescare con ami microscopici e fili fini, sia a roubaisienne che a bolognese a Peschiera. In seguito sono andato alla Pasquino di Reggio Emilia, dove ho avuto l’opportunità di fare amicizia con Stefano Premoli e Francesco Reverberi dai quali ho imparato ancora molte cose. Ho fatto la sponda a Stefano (Premoli) per alcuni anni, durante i quali ho potuto vedere e capire come lavorare le terre e tanto altro. Se vuoi un aneddoto, posso confessarti che, al termine di ogni gara, io smontavo i kit di Premoli per capire come montava e tendeva gli elastici e mi portavo a casa le sue lenze per studiarle. Grazie al suo aiuto sono riuscito ad entrare in Club Azzurro e sia lui che Reverberi mi hanno aiutato molto a prepararmi per quelle gare…”

Si, perché dobbiamo ricordare che tu, durante la settimana, lavori come muratore e quindi non puoi dedicare alla pesca più di tanto…

“Infatti. Mi ritaglio il tempo per costruire le lenze o legare i finali la sera, o tolgo qualche giornata al lavoro per andare a provare il venerdi; ma non sono mancate le gare, anche di Club Azzurro, dove sono arrivato sul campo gara il sabato mattina. A volte va bene, a volte no.”

Beh, direi che quasi sempre va bene, Piero, visto dove sei arrivato! Il tuo oggi, invece?

“Dopo un altro paio di stagioni alla Pasquino di Reggio Emilia, nella quale mi sono  trovato molto bene, da tre anni sono alla Lenza Aglianese di Prato; il primo anno a Prato quasi non ho pescato a causa di un infortunio sul lavoro. Oggi i miei Soci sono molto carichi per questo successo con la Nazionale e mi sono stati molto vicino. Voglio ringraziare l’Aglianese per quello che ha fatto per me e per avermi dato l’opportunità, quest’anno, di essere sul campo gara di Adria dai primi di marzo, tutte le domeniche, a provare e gareggiare, con uno sforzo economico non indifferente. Grazie Presidente.”

Vogliamo chiudere con la dedica di questa vittoria?

“Questo oro lo voglio dedicare a Jessica e Jacopo, la mia famiglia, per tutto quello che non riesco a dare loro in termini di presenza. La dedico ai miei compagni in Azzurro, tutti, compreso il povero Giuliano (Pradi) che mi deve sopportare anche in camera perché russo, ai dirigenti della Federazione con Fusconi in primis, ad Andrea Collini che é venuto sul campo gara a complimentarsi con me, agli amici del Team Ciccio e dei laghetti di Bologna che frequento ancora in inverno; un pensiero anche a Moreno Ravaglia, Bergami Claudio, Giulio Nervi di Umbertide, Premoli …

Il prossimo impegno di Piero Nardi?

“Ho un appuntamento, oggi pomeriggio, con un bel tetto, al terzo piano di una casa di Loiano, per saldare una guaina catramata perché ad una signora piove in casa! E stanotte, dopo aver attaccato ad un chiodo la medaglia di Adria, mi metto a preparare le lenze per la Lama e a cambiare gli elastici…”

Vita ordinaria da campione d’Europa…

Angelo Borgatti

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