“…secondo me questa volta gira…”: MARCO GENOVESI, CAMPIONE D’ITALIA 2017!

 

E’ facile e forse scontato dire che quello conquistato domenica 17 settembre da Marco Genovesi é un Titolo di Campione d’Italia che corona una carriera ad alto livello da tanti anni e gratifica una persona ed un agonista che nell’ambiente e conosciuto tanto per la sua cifra agonistica che per la sua carica umana e la sua disponibilità. Ma è la verità. Nel corso di questa lunga intervista, Marco si é confermato persona di una sensibilità e delicatezza non facilmente riscontrabili nel nostro ambiente e gli attestati di stima ed i complimenti che ha ricevuto anche da tanti agonisti semisconosciuti sono la riprova delle sue capacità umane.

Da due stagioni in forza alla Lenza Emiiana Tubertini, Genovesi sta vivendo una seconda giovinezza agonistica con una serie di risultati individuali e di Società che sono sotto gli occhi di tutti; dopo il bronzo del 2016, quest’anno, in Brian, é finalmente salito sul gradino più alto del podio del massimo campionato individuale nella specialità di pesca sportiva più praticata.

“Dopo alcune volte in cui c’ero arrivato vicino, finalmente questa volta mi ha girato bene. Sono partito per il Brian con la convinzione di tentare il tutto per tutto ma consapevole che sul canale veneto si potevano trovare varie possibilità di pesca e quindi poteva diventare difficile fare le scelte giuste. Alla fine le due gare si sono risolte in modo abbastanza classico ed aggressivo per me, con due prove all’inglese vicino alle cannette, alla ricerca dei pesci di taglia, in primis le carpe ma anche i grossi carassi e le scardole che oggi abitano il canale.”

 

Oltre a te, Marco, c’erano altri ragazzi della Lenza a disputare queste due prove di finale sul Brian?

“Si, eravamo in cinque impegnati nel week end: c’erano Marcello Corradi, mio compagno di squadra da cui ho preso una quota di aggressività sportiva che non era nella mia indole, Andrea Polesi, Gionata Ferrarini e Marzio Fornari, con i quali ci siamo confrontati durante i giorni di prova sulle scelte possibili e su come si presentava il canale. Con loro si é ulteriormente consolidato un rapporto di amicizia e di collaborazione, fondamentale quando si affrontano competizioni importanti; una menzione ed un ringraziamento particolare li voglio rivolgere al mio spondista, Rubens Raimondi, che alla sua prima volta in questa veste con me é riuscito a capire perfettamente il mio stato d’animo e mi ha supportato perfettamente durante tutto il week end, fornendomi indicazioni precisissime e preziose e aiutandomi al massimo a mantenere la lucidità necessaria fino alla fine. Grazie Rubens, un pezzo di questo Titolo é certamente anche tuo!”

 

Hai frequentato il Brian nelle ultime settimane…

“Si. Vi avevo disputato alcune gare e avevo seguito la nostra squadra impegnata in A2, proprio come spalla di Raimondi, ed avevo visto il campo gara in un certo modo; é evidente, però, che la logica con cui si affronta una gara individuale, in cui l’unico risultato utile é vincere, é molto differente rispetto ad una competizione a squadre: le scelte sono più azzardate e questa volta sono stato premiato io in queste scelte. Nelle prove avevamo visto che la scelta della roubaisienne poteva essere non premiante ovunque, perché il campo gara non era pasturato in modo omogeneo come in altre competizioni, quindi diventava molto più probabile una svolta sulla canna all’inglese, vista anche la grande presenza di pesci importanti, soprattutto carpe.”

 

Le tue gare, Marco?

“Il sabato sono stato sorteggiato in un settore letteralmente spezzato a metà, con i primi cinque, tra cui io, Andrea Fini e Matteo Crepaldi, che catturavamo pochissimo mentre i restanti cinque avevano più regolarità. Essendo obbligato a cercare la vittoria per restare nelle zone alte della classifica, dopo poco meno di un’ora a roubaisienne, ho preso in mano una delle Concept Match da 4.50 mt che avevo preparato per cercare i pesci vicino al canneto.

Dopo circa un ora e mezza ho visto la prima mangiata di un pesce che mi ha strappato il finale dello 0.18. In seguito ne ho attaccate altre due, molto belle perche assieme saranno state circa 6 kg e finisco con 6.400, davanti a Lazzaretti che aveva fatto una bellissima pescata a roubaisienne. La domenica, con l’inversione di picchetto, mi sono spostato di un solo numero, dal 4 al 3; sapevo quindi che d’altra parte c’erano i pesci di taglia. Dopo la prima mezz’ora a roubaisienne, con la quale qualcuno aveva già messo in nassa alcuni pesci di taglia, e sapendo dalle previsioni che il vento avrebbe aumentato la sua intensità col passare delle ore, sono uscito per primo all’inglese per sfruttare al massimo questa pescata prima che diventasse troppo difficile da farsi. Avevo fatto un fondo importante con pastura, mais e bigatti morti ed in un ora ho catturato due carpe, qualche bella scardola ed un carassio. Avendo già un buon vantaggio e sul consiglio di Rubens che stava monitorando perfettamente il settore, abbiamo deciso di rientrare sulla roubaisienne per racimolare qualche pesciotto ancora. All’ultimo lancio ho trovato ancora un carassio da circa 600 grammi che mi ha dato ancora maggior sicurezza. Il vento nel frattempo era diventato talmente teso che era molto difficile pescare anche a roubaisienne per tutti, quindi i giochi erano quasi fatti. Termino ancora con la vittoria di settore con un peso molto simile al giorno precedente e…ho cominciato a sognare… Rubens é partito di corsa lungo il campo di gara per vedere i risultati di coloro che erano in lizza con me per il titolo, facendosi tutto il campo gara. Quando é tornato aveva lui quasi le lacrime agli occhi, ci siamo abbracciati ed é stato un momento veramente molto bello, un emozione fortissima. Ho telefonato a Catia, mia moglie, e quasi non riuscivo a parlare!”

 

Vogliamo parlare delle attrezzature e delle pasture che hai preparato per le due gare in Brian?

“Assieme ai ragazzi avevamo scelto di fare un mix scuro con della Turbo Classic e della Secret di Van den Eynde miscelate con la Gold Medal Brown colorate con un po’ di colorante nero; a questi avevo aggiunto un pacco da 3 kg di Terre de Riviere. Questo per fare il fondo sulla roubaisienne e poterne tenere anche per pescare all’inglese dall’altra parte con l’aggiunta di mais e bigattini stirati. Per il fouillis avevo preparato della Terre de Fonde con un po di bentonite. Come lenze per la roubaisienne abbiamo preparato dei galleggianti della serie Pro 109, da 3 a 6 grammi, e degli Skipper da 6 e 8 grammi. Due parole le vorrei spendere per i galleggianti che ho usato per pescare all’inglese vicino alla sponda opposta, i PRO 130

 

un modello molto recente, che si é dimostrato ideale per questa eventualità, grazie alla sua capacità di riemergere velocemente una volta lanciato a ridosso delle cannette; grazie all’insert in plastica cava da 4 mm è molto visibile anche nel riflesso frastagliato della vegetazione pur mantenendo una ottima sensibilità. Dovendo recuperare pochissimo filo per non staccarsi troppo dalle cannette, la forma e le caratteristiche del PRO 130 sono ideali. Per avere un affondamento perfetto anche con pochissimo recupero, occorre avere un filo perfettamente sgrassato ed estremamente affondante come il Gorilla Black dello 0.22 mm, un filo molto robusto e con una gran tenuta. Una delle caratteristiche principali è la sua ridotta elasticità, qualità fondamentale quando si cercano pesci importanti proprio a ridosso della vegetazione, pesci che al momento della ferrata puntano decisi verso gli incagli; con un filo di elasticità ridotta, abbinato ad una canna con una buona riserva di nervo nel calcio come le T- Match, si può riuscire a tenere fuori dalla vegetazione le carpe il tempo necessario a fare alcuni giri di manovella per avere maggiori probabilità di recuperarle. Avevo predisposto anche due Concept Match da 4.50 mt ad azione 10/30 g con del Gorilla Sinking dello 0.20, un monofilo sempre rigido ma un po’ più sottile e più leggero, qualità che si apprezzano in caso di vento sostenuto per la maggior facilità all’affondamento e la minor propensione a fare la pancia durante il lancio, prima che il vento lo prenda e lo trascini. Per realizzare i terminali ho usato del NEXT da 0.185 mm per legare degli ami della serie 10 della misura 14, un amo semibattuto, ormai storico di Tubertini ma che resta sempre molto attuale per le sue caratteristiche di robustezza ed affilatura, senza essere troppo aggressivo come diametro dell’acciaio, ideale in questa misura per innescare un grosso chicco di mais oppure un doppio chicco più piccoli. L’innesco voluminoso spesso é micidiale per le grosse scardole se si riesce, frenando il lancio in fase di chiusura, a far cadere l’esca per prima proprio a filo della vegetazione, dove amano stazionare a mezz’acqua.”

 

Una impostazione prettamente mirata alle carpe o comunque ai pesci di grossa taglia. La pastura ha giocato una parte rilevante nell’opera di attrazione o é stata solo un veicolo per portare molte esche?

“Naturalmente la quantità e la qualità delle esche da portare sul fondo é fondamentale per richiamare le carpe e non solo ma anche una pastura molto attrattiva ed in grado di mantenere attivi i pesci per molto tempo sul posto serve a realizzare più catture. Nella gara della domenica, per avere un effetto maggiormente attrattivo, ho aggiunto al mix che ti ho detto anche due pacchi di Sinking Crumbs, uno rosso ed uno giallo. Con le famose “briciole” di pane salato affondante di Van den Eynde inserite in pastura ho realizzato un grande contrasto cromatico tra lo sfarinato e le Crunbs oltre ad avere una granulometia maggiore che favorisce lo sfaldamento. Pesci come i carassi e le scardole sono molto attratti da questi contrasti e le Crunbs sono veramente un asso nella manica in certe situazioni.”

 

Quanto conta, per raggiungere certi risultati, avere alle spalle una grande Azienda ed una grande Società come la Lenza Emiliana Tubertini, densa di grandi campioni?

“Moltissimo! Conta moltissimo innanzitutto per le consapevolezze che ti sanno infondere e per l’aria che vi si respira in ogni momento, un clima di agonismo a tempo pieno e di voglia di vincere che ti carica moltissimo. Sabato, dopo la gara, ho sentito tra gli altri anche Ferruccio e Giuliano, che senza tanti giri di parole mi hanno detto che l’indomani avevo una sola scelta, che non c’erano strategie particolari da adottare ma solo andare alla carica e provarci fino all’ultimo. Questo é un ambiente vincente, in cui aleggia un idea vincente di sport. Quando ti muovi in Azienda, dovunque ti giri vedi uno scudetto, una medaglia, un gagliardetto, un trofeo… in quest’ambiente si parla di agonismo in termini vincenti, sempre! E questo é fondamentale per conseguire una mentalità esasperata e vincente anche durante le fasi di preparazione e di svolgimento di una gara. Potersi confrontare quotidianamente con i tanti campioni che sono in Tubertini e alla Lenza ti da un’opportunità di crescita unica anche come mentalità. Pensa che lo scorso anno, a Spinadesco, nell’ultima prova degli Italiani, quando vinsi il bronzo, ho avuto l’onore di avere come spondista un certo Umberto Ballabeni! E Umberto é stato tra i primi che mi ha chiamato anche domenica pomeriggio. Certamente sul panchetto, quando gareggi, le scelte le devi prendere tu e sei tu che peschi, ma avere l’opportunità di scambiare pareri ed opinioni, tutti i giorni, con gente come Ferruccio Gabba o Giuliano Prandi o come gli stessi Lele o Glauco non é certo cosa da poco e ti aiuta molto ad acquisire una mentalità vincente, una condizione fondamentale per arrivare al vertice. In Tubertini poi, abbiamo anche il grande vantaggio di poterci gestire al meglio nel coniugare lavoro ed impegni agonistici e questo é certamente un vantaggio ulteriore di cui debbo ringraziare chi mi ha voluto qui.”

 

 

Torniamo al Titolo italiano. Dopo una decina d’anni, ti si riaprono le porte della Nazionale grazie alla maglia che hai indossato ieri pomeriggio…

“Si, come dicevi tu un Titolo come questo ti dona una felicità immensa e ti ripaga di tanti sacrifici fatti in tanti anni; in più, come Campione Italiano ho acquisito il diritto a far parte della Squadra Nazionale, nella quale ho militato nel 2008 e 2009. In quelle occasioni ho disputato due Italia/Francia e due Coppe della Comunità Europea, una in Francia ed una in Belgio. Quella volta, in Francia, feci anche l’assoluto di giornata, con una sponda d’eccezione come Antonio Fusconi. Ancora oggi Antonio mi ricorda di quella gara e ci scherziamo sopra.”

 

Ma ci speravi ancora?

“Ogni tanto, ti confesso, si. Dopo due volte speravo si avverasse il famoso detto ‘non c’é due senza tre’ e quindi auspicavo si potesse presentare l’occasione. Oggi questo desiderio si é avverato e quindi la felicità é doppia e compensa i sacrifici di una vita. Tra l’altro arriva in un momento particolare della mia vita, in cui ho raggiunto maturità e consapevolezza, un momento di grande tranquillità, soddisfazione ed equilibrio sia a livello personale che lavorativo, quella particolare congiunzione di situazioni che favorisce anche il raggiungimento di grandi traguardi perché puoi concentrarti esclusivamente su qualcosa in particolare. E poi vi si abbina anche quel pizzico di fortuna indispensabile a fare la scelta migliore nel momento giusto: questo vale non solo nella pesca ma anche nella vita.”

 

 

Dimmi, durante le quattro ore dell’ultima gara, ti rendevi conto di essere in piena corsa per realizzare qualcosa di straordinario per la tua vita?

“Rubens mi ha tenuto informato con precisione della mia posizione durante la gara e ti confesso che mentre speravo che l’antenna del PRO 130 sparisse sott’acqua, alcune volte ho pensato di vincere. Dopo aver preso un bel carassio ed alcune scardole, quando la prima carpa é finita nel guadino dopo un bel combattimento, mi sono detto: ‘secondo me questa volta gira…’. “

 

A chi vuoi dedicare questa vittoria così importante, Marco?

“In primis a Catia, la mia compagna di una vita, che ha accettato i  tanti sacrifici che una vita ed un lavoro come il mio impongono a livello familiare. Alle mie figlie Federica ed Alessandra, che sono cresciute ma si sentono ancora vittoriose quando mi vedono arrivare a casa…

Domenica sera, al mio rientro, una mi ha rubato la maglia azzurra e l’altra la medaglia! Una gioia immensa. Ti faccio partecipe di una mia sensazione: lo scorso anno, a fine luglio, ho perso mio padre; lui non era mai stato pescatore, non aveva questa passione ma sin da bambino mi ha sempre assecondato portandomi a pescare nei laghetti o nel fiume vicino a casa. A sei/sette anni mi regalò la mia prima canna da pesca, perché sino a quel momento me le avevano prestate,  in seguito non venne mai con me su di un campo di gara; sono sicuro, però, che ieri lui mi ha guardato e mi ha accompagnato ancora una volta portandomi ancora una carpa decisiva…”

 

 

E vero, Marco, quest’anno le carpe ti hanno accompagnato…

“Come per i cinesi c’è l’anno del cane o della scimmia, per me questo é l’anno della carpa! Una carpa molto importante mi ha aiutato a vincere il settore nella prima gara di Ostellato, sul Brian ne ho trovate due giuste sia sabato che domenica. Ecco, quindi, che un po’ di questo Titolo lo dedico anche a lui, che non é stato mai un pescatore, che non mi ha mai seguito perché non aveva questa passione ma che é stato tanto presente nella mia vita e al quale penso sempre.”

 

La sera scende veloce su Bazzano bagnata dalla pioggia; si chiude il capitolo Campionato Italiano individuale 2017 per Marco Genovesi ma ne resta aperto un altro, forse ancora più importante, il cui percorso passa dal Fissero…

 

Angelo Borgatti

 

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