60 VOLTE VOLPI!

 

Ennesima conferma di Marco Volpi ai vertici della Canna da Natante e come Personaggio della pesca sportiva italiana, predominanza sancita non solo dai Titoli conseguiti dall’alfiere della Lenza Emiliana Tubertini ma anche dall’attribuzione dell’ennesimo Amo d’Oro, proprio in questi giorni, la speciale onorificenza conferita tenendo conto dei risultati a livello nazionale ed internazionale nel corso dell’annata sportiva.

Il livornese, sulle 14 edizioni di vita di questa speciale graduatoria, con quella del 2018 ne ha messe nella propria bacheca personale ben 11 e questo la dice lunga sulla qualità tecnica di questa icona della pesca agonistica italiana nel mondo.

L’ho  incontrato per una breve chiacchierata…

 

Marco, ancora un riconoscimento a livello assoluto come l’Amo d’Oro. Com’è stato, per te, dal punto di vista sportivo questo 2018 che volge al termine?

“Il 2018 per me é stato un anno particolare, durante il quale ho disputato quasi tutte le competizioni, compresi due Mondiali, uno per Nazioni, concluso con l’argento di squadra ed il sesto posto individuale, e quello fantastico per Club, a Lampedusa, che abbiamo stravinto con pescate da favola, sia come Lenza Emiliana Tubertini che personalmente con l’oro.

Credo che ricorderò quello di Lampedusa come un episodio speciale della mia carriera agonistica per la fantastica prestazione nella seconda prova, l’autentica ‘gara della vita’, conclusa con oltre 31 chili di pagelli, saraghi e tanute catturati su di un fondale da 80 metri con 400 grammi di piombo in canna. Massacrante, al limite delle mie possibilità fisiche ma bellissima. La gara perfetta!

Sempre a livello di Società, abbiamo vinto nuovamente anche il Titolo italiano, ad Albarella. Ho vinto l’argento anche nell’Italiano individuale mentre il Club Azzurro l’ho completato giungendo terzo. “

 

Se ricordo bene, nel Mondiale per Nazioni hai patito un po’ a livello individuale…

“Come squadra abbiamo disputato un bel Mondiale; personalmente potevo giocarmi il Titolo individuale ma la rotazione sulle barche e sui campi gara non é stato dei più favorevoli e il sesto posto assoluto finale ritengo sia stato il massimo che potevo fare.”

 

Marco, una carriera sfavillante, lunga e costellata da una miriade di Titoli e soddisfazioni…

“Non posso che essere contentissimo per quanto sono riuscito a fare in oltre 30 anni di carriera agonistica. Con quelli del 2018 ho raggiunto il bellissimo traguardo di 30 vittorie Mondiali, sia a squadre che individuali tra quelli per Nazioni che per Club e 30 Campionati Italiani vinti, anche qui tra quelli individuali e per Società.”

 

Dove intendi arrivare, Marco? E quanto ti é costato ottenere questi risultati in termini personali?

“Credo che 60 Titoli di questo calibro, all’età di 50 anni, siano un traguardo di cui ritenersi soddisfatti. Ma continuerò a gareggiare ancora!

E’ evidente che tutto questo ha avuto un prezzo, non solo materiale ed economico, ma anche dal punto di vista degli affetti famigliari e del tempo personale, che si sacrificano moltissimo per restare sempre preparati. Questi Titoli sono il frutto di un impegno continuo, di una continua ricerca tecnica, della ricerca di un miglioramento continuo, del voler trovare nuovi stimoli. Negli anni, le gare sono passate dall’essere competizioni contro gli avversari a gare contro me stesso, gare per cercare di migliorarmi e per capire dove posso arrivare con una canna in mano; e queste sono le gare ancora più impegnative, ti assicuro!”

 

Veniamo a questo undicesimo Amo d’Oro…

“Io paragono l’Amo d’Oro al Pallone d’Oro che si attribuisce nel calcio e averne vinti undici é un bel risultato. Mi sarebbe piaciuto vincerne quattordici, naturalmente, ma ci sono anche gli avversari e…

La mia voglia di agonismo mi fa comunque rimpiangere di aver perso quei tre che non ho vinto.

Questo sono io: vorrei sempre tutto!”

 

Ma com’é Marco Volpi agonista? Ti definiresti un istintivo o un metodico?

“Credo di essere entrambi! Il mio istinto, in pesca, mi indirizza sempre ma sono anche molto metodico e minuzioso nella preparazione, direi maniacale. Non posso pensare di affrontare una competizione senza tutto quello che ritengo giusto avere, anche nel minimo dettaglio. Mi sentirei monco di qualcosa e partirei con un handicap psicologico. Do il massimo, sono un perfezionista e voglio in cambio tutto il possibile.

E per fortuna spesso arriva.

Nella pesca la fortuna ha una sua rilevanza, meno di quella che si possa credere ma ci sono elementi imponderabili come la turnazione sulla barca o altro che si tramutano in fortuna o sfortuna a seconda di come interagiscono con noi; le componenti umana e tecnica, comunque sono sempre preponderanti.”

 

La pesca agonistica la definiresti uno sport o altro?

“Per me si parla di sport, sicuramente. Uno sport certamente particolare, tra i più difficili perché ha a che fare con i pesci ed un ambiente particolare, uno sport dove le caratteristiche fisiche non sono determinanti, come ad esempio per un velocista dei 100  metri, ma sono comunque importanti e la preparazione fisica può essere una discriminante. Ti faccio l’esempio della mia specialità, la canna da natante, dove si sta in barca 7/8/9 ore, anche in condizioni di mare agitato, si pesca diverse ore magari con zavorre importanti e con ritmi sostenuti di catture: occorre avere un fisico allenato e tante ore di pratica alle spalle, come in ogni sport. Poi c’é la testa, la capacità di restare concentrati anche dopo ore e dopo eventi avversi; direi che la testa é importante almeno all’ottanta per cento, più delle capacità tecniche. La testa é quella che ti fa fare le scelte razionali giuste nel momento giusto, ti fa capire dove possono essere i pesci in un ambiente immenso come il mare e quali tecniche usare per catturarli, in quel momento. E’ un insieme di nozioni e sensazioni che la testa deve elaborare in continuazione e con precisione per ottenere il risultato; nella canna da natante, purtroppo, manca il pubblico per definizione, visto l’ambiente piccolo in cui si opera ma sarebbe bello poter far vedere cosa sa fare un agonista di alto livello, in competizione: si potrebbero vedere velocità, gesto tecnico, capacità fisiche, quando si pesca anche fino a 100 metri di distanza in sbilancio. La pesca da natante é anche un impegno di tipo fisico ma che ti lascia sempre la possibilità di dar sfogo al tuo estro.”

 

Una riflessione che voglio condividere con te: tanto impegno, tanti sacrifici, tanti Titoli, a parte le grandi ed impagabili soddisfazioni non portano praticamente nessun risultato pratico, di tipo economico, come succede nella maggioranza degli sport…

“Questo é certamente un grosso limite del nostro sport, che é si popolare ma non ti porta nessun tipo di premiazione pratica che ti ripaghi anche materialmente dei sacrifici e degli sforzi; pensa che noi non abbiamo neppure la premiazione di gara come succede nel colpo o altre specialità; questo rappresenta anche un handycap alla crescita del settore, che risulta certamente poco appetibile anche alle eventuali nuove leve, ai ricambi umani.

Personalmente dalla pesca agonistica ho avuto enormi soddisfazioni sportive e personali, sono conosciutissimo nell’ambiente ed ho avuto per i miei meriti la possibilità di collaborare con un grande marchio come Tubertini, che voglio ringraziare anche in quest’occasione per gli enormi sforzi che profonde per mandarci a gareggiare sempre al top; al di là di questo, però, la pesca agonistica resta veramente uno sport dilettantistico, sotto ogni aspetto, anche per Marco Volpi…”

 

E se lo dice un “60 volte campione d’Italia e del Mondo”, ci sarebbe da riflettere per tutti: Federazione, Aziende, agonisti…

Alla prossima, Marco, sono sicuro che ti rileggeremo al vertice di qualche classifica!

 

Angelo Borgatti

 





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