ITALIAN MASTER FEEDER: LA 1° EDIZIONE E’ UN SUCCESSO

Antonello Ercolanelli ed Enrico Mancini del Club Fario, prima coppia

Corbelli e Benvenuti, terzi classificati…..che coppia ragazzi

Fervono i preparativi e…fa freschino

La simpatica coppia del Team LBF Italia Pasquale Vitale e Gianmarco Lombardi

La squadra vincitrice dell’Italian Master Feeder

Michele Moscati con un bel carassio preso fuori tempo massimo. Peccato (per lui).

un menù assortito per le breme di Ostellato

Veruska Zanobini e suo marito Paolo…che piccioncini

Vito Benvenuti amico fraterno e ottimo compagno di pesca

CLASSIFICA ITALIAN MASTER FEEDER

Italian Master Feeder
Per la prima volta anche il Ledgering

Cosa dire cari amici, per quanto mi riguarda è già difficile trovare parole adeguate per commentare l’incredibile sforzo organizzativo necessario per mettere a punto una manifestazione come l’Italian Master e se a questo si aggiunge anche l’impegno, seppur meno gravoso, di un’altra giornata per l’Italian Master Feeder, ecco che viene subito da domandarsi dove lo staff di Match Fishing possa aver trovato l’energia necessaria per fare tutto e bene.

Alessandro Scarponi, il deus ex machina, insieme a Luca Caslini e Antonio Fusconi, dei veri e propri stacanovisti, hanno gestito l’intera manifestazione senza pecca, senza che una sola sbavatura potesse dare adito a contestazioni di alcun genere e questo ritengo sia un successo morale senza precedenti, che trovo riduttivo definire eccellente.

Ma va detto che un altro successo, forse inatteso, è stato l’Italian Master Feeder (gara di pesca a coppie), che ha di fatto sancito ufficialmente “l’ingresso in società” di una tecnica, ancora a torto ritenuta la Cenerentola del settore.

Il merito di questo è in gran parte attribuibile a Stefano Linati, artefice principale di questa iniziativa.. Stefano, insieme con Alessandro Scarponi, hanno pensato a ragione che aggiungere ad un evento come l’Italian Master, anche un secondo giorno dedicato alla pesca con il feeder, non poteva che arricchire l’insieme e così è stato, tanto che non è stato sufficiente lo spazio messo a disposizione e purtroppo una decina di coppie sono dovute rimanere a casa.

Le notizie riguardanti la pescosità del canale di Ostellato erano a dir poco incoraggianti e questo era facilmente intuibile anche dalle temperature miti, più somiglianti a delle “ottobrate” romane, che non alla metà di novembre. Poi, improvvisamente, nella notte di venerdì 11/11/11, le temperature accompagnate da un vento gelido di tramontana. sono letteralmente precipitate e come si può ben capire il pesce, notoriamente molto sensibile agli sbalzi di temperatura, si è quasi totalmente bloccato, rovinando gran parte di quella che sarebbe senz’altro stata un bella festa.

Però si sa, le gare di pesca si vincono e si perdono in qualsiasi circostanza, ma sono proprio le condizioni peggiori che esaltano le note caratteristiche ed ecco che l’inventiva, l’adattabilità e l’eclettismo diventano le doti necessarie per portare ognuno a dare il massimo di se, cercando ogni astuzia utile per presentare al meglio le rispettive lusinghe, nel tentativo di tirar fuori il sangue da una rapa.

Ma veniamo alla cronaca pura, partendo dai punti fermi più o meno comuni a tutti.

Essendo consentito pasturare solo per mezzo del feeder, l’inizio gara è stato caratterizzato da frequenti lanci fatti con pasturatori capienti, nell’intento di creare un “pascolo” quanto più concentrato possibile per poi, secondo la logica del “poco pesce – poco cibo”, ridurre sensibilmente la volumetria dei feeder, per non sfamare quella rara breme di passaggio, più solitaria di un baco della tenia.

Visti gli esiti della gara del giorno precedente (l’Italian Master) dove, nei picchietti bassi delle Vallette, i pochissimi pesci erano stati presi con l’inglese a metà canale, anche con il feeder la linea iniziale di pesca è stata la stessa, comune a tutti, per poi, nella seconda frazione di gara, provare la pesca dall’altra parte del canale, oltre i settanta metri.

Come pastura, si sono visti utilizzare in prevalenza impasti di colore nero o comunque molto scuri, classici da breme, perlopiù integrati con bigattini allungati, ma anche, come nel caso del Campione Italiano in carica, Angelo De Pascalis, senza nessuna aggiunta, proprio per non saziare il pesce, già fin troppo apatico.
Di contro ci sono state coppie, come quella formata dal sottoscritto e dall’amico Vito, che hanno integrato le proprie miscele con pochissimi bigattini allungati, dei mini pellet (3 mm.) alla betaina, del mais e delle boiles finemente triturate, così da far trovare al pesce modestissime particelle dello stesso cibo, utilizzato poi come esca.

Riguardo alle lenze, sono state poche le variazioni sul tema, di norma si sono viste lenze di semplice costruzione, composte da un pasturatore appeso ad un moschettone lasciato scorrere in dieci o venti centimetri di spazio, compreso fra la battuta di collegamento con il finale ed uno stop di gomma o, al posto del gommino, un nodo stretto su di una treccia ricavata brillando la lenza madre, egualmente efficace al fine dell’auto-allamatura del pesce. La lunghezza dei finali, mai troppo corti, era compresa fra i 40 e gli 80 centimetri, con diametri iniziali da 0,16/0,14 per poi scendere fino ad estremi da 0,10/0,9, armati con ami difficilmente più grandi di un 14, per calare di misura, fino a dei n° 20.

Questo è il resoconto di massima basato sulle notizie raccolte nel dopo gara, quello che invece posso riferire, parlando della mia coppia, (Corbelli – Benvenuti) è che abbiamo deciso un po’ come tutti, di partire sulla linea dei trenta metri, utilizzando dei pasturatori da sfarinato, in rete metallica, da trenta grammi a zavorra piatta, per “galleggiare” meglio sulla melma del fondo; come finale abbiamo optato fin ad subito per un buon 0,12, lungo più o meno 70 cm., in fondo al quale, per mezzo di una piccola asola, abbiamo legato un amo del 16 ad occhiello, così da fare in modo che lo stesso potesse muoversi liberamente in fase di abboccata; come innesco abbiamo scelto il bigattino vivo, appuntandone tre penzoloni, alternando due gialli e un rosso a due gialli e un bianco, poiché, dalle lesioni riportate dai bigattini, avevamo visto che il pesce preferiva il giallo.

Certi di una gara difficile e con poco pesce, abbiamo scelto l’impostazione sulla taglia e per questo nei nostri feeder mesh abbiamo sempre mischiato con lo sfarinato, anche degli scodinzolanti bigattini, sia per far meglio sciogliere l’impasto, sia per invitare a pranzo qualche grossa breme o qualche carassione extra large, notoriamente più sensibili a tali lusighe e come disse Giulio Cesare sul Rubicone: alea iacta est…..ovvero sia: o si fuma o si spacca la pipa.

Con questo metodo abbiamo visto almeno una decina di accenni inconcludenti, ma abbiamo anche preso quattro belle breme, una delle quali si è slamata al guadino di Vito, portandosi dietro una sfilza di “moccoli” poi, per quasi due ore tutto si è fermato e a niente sono serviti i vari tentativi, fino a quando abbiamo tentato il tutto per tutto, abbandonando la linea di pesca iniziale, per lanciare vicino alla sponda opposta.

Dopo alcuni lanci intervallati a cinque minuti l’uno dall’altro, vedo il vettino della mia canna flettersi appena, per poi passare ad un più deciso affondo; memore di avere un finale da 0,12, alzo la canna senza ferrare, con una rotazione ampia e sento subito che dall’altra parte del filo c’è qualcosa di robusto, ma non una breme, forse sarà un bel carassio. Recupero con delicatezza a canna bassa, per dar modo al pesce di tenere il fondo, evitando così di farlo innervosire troppo: è grosso, ma per il momento viene abbastanza bene sono sicuro però che da un momento all’altro dovrò vedermela con una reazione ben più decisa e questo avviene come da copione, non appena l’avversario si accorge di essere troppo vicino a riva. Da quel preciso momento inizia una lotta al calor bianco: ho appeso ad un filo da 0,12 ed a un amo del 16 una carpa di oltre due kg. che non ne vuole sapere di farsi tirare fuori e che con tutta probabilità sarà quella che ci porta all’assoluto.

Il braccio di ferro si protrae per alcuni interminabili minuti fino a quando Vito, allungato come un serpe sulla sponda del canale, riesce magistralmente a guadinare al primo colpo il pesce che vale tutta una gara. Se non fosse per un operatore televisivo che stava riprendendo la scena, avrei senz’altro dato un gran bacione sulla zucca pelata del buon Vito.

Ma come tutte le cose troppo belle, non ci viene nemmeno dato il tempo di godersi il magic moment, che la arriva come una secchiata d’acqua fredda la notizia di una carpa da sei o sette kg. presa nei settori a valle; non sto a dirvi i contenuti delle considerazioni e delle locuzioni relative alla dolorosa vicenda.

Il pietoso suono di un clacson mette fine a quattro ore di gara e le operazioni di pesatura vedono me e Vito vincere il settore, seguiti dalla fortissima coppia formata dai fratelli De Pascalis.

I nostri 4920 punti non servono però ad andare oltre la terza posizione in classifica generale, che viene vinta con 6.810 punti da Antonello Ercolanelli ed Enrico Mancini, i due coriacei elementi del Club Fario che è sempre bene evitare; seguono a ruota con 5.510 punti, la simpaticissima coppia formata da Pasquale Vitale e Gianmario Lombardi del Team L.B.F. Italia, mentre 4.920 punti valgono il gradino più basso del podio dove saliamo noi: Vito Benvenuti e Marcello Corbelli della ASD pescatori delle Forze di Polizia, Forze Armate e Vigili del Fuoco.

La classifica a squadre vede primeggiare il Team L.B.F. Italia, scesa in campo con una formazione davvero imbattibile, composta dai fratelli Angelo e Massimiliano De Pascalis, da Gregorio Monego e da Mirko Garzetti che si aggiudicano il titolo con tre penalità (1+2); sulla piazza d’onore salgono i senesi Zoppi Vitantonio, Marcello Mazzarella, Vito Benvenuti e Marcello Corbelli, dell’A.S.D Forze di Polizia, Forze Armate e Vigili del Fuoco, con quattro penalità (1+3); solo per differenza peso, con con 4 penalità (1+3), si classifica terza la squadra B del Team L.B.F. Italia, composta da Francesco Benatti, Daniele Bonali, Maurizio Maggiali e Roberto Bonometti.

Così si conclude la prima edizione dell’Italian Master Feeder e anche se il pesce è stato latitane a causa del repentino calo delle temperature e la gara resa difficile proprio da questa circostanza, ci sono stati comunque dei vincitori ma, per quello che si legge nelle facce soddisfatte di tutti noi, penso proprio che non ci siano i vinti e questo perché in un clima ancora così puro, il vero vincitore è certamente il sano spirito che accomuna questa strampalata accozzaglia di simpatici amici.

Ebbene si, cari amici di Match Fishing, per quest’anno ho proprio finito, ripongo la canne da pesca e prendo quelle del fucile da caccia. Chi mi vuole potrà trovarmi nascosto nella fitta macchia mediterranea dell’alta Maremma, in attesa di qualche irsuto cinghiale. Un consiglio: se mi cercate, chiamate forte …………………….perché sono un po’ duro di orecchi.

Ci vediamo dopo il 31 di gennaio 2012…………..A presto amici.

Marcello Corbelli

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