DUE RAGAZZACCI TERRIBILI: GINO BACCI E LORIS MACCHIAVELLI

Dopo le vittorie prestigiose conseguite con la loro squadra del Gambero Milord’s Maver di Reggio Emilia nel Memorial Van del Eynde ad Ostellato e nella prima gara del Trofeo A3 in Cavo Lama, la coppia Gino Bacci e Loris Macchiavelli aggiunge un’altra perla ad una annata sicuramente da ricordare: il  Titolo italiano a coppie di Pesca al Colpo, conquistato il 28 e 29 luglio scorso sempre sulle sponde del Campo Vecchio di Ostellato. Ho incontrato i neo campioni italiani, a distanza di pochi giorni da questo ennesimo successo, nella sede della Galleggianti Bacci, a S. Giorgio di Piano (Bo).

 

Innanzitutto complimenti ragazzi per questo importante risultato, conseguito su di un campo di gara che rinnova costantemente le sue difficoltà ma anche il suo fascino. Ostellato, ormai da qualche anno a questa parte, si conferma campo che va interpretato di volta in volta in maniera differente prestando la massima attenzione ai particolari.

Volete raccontarmi le vostre due gare? Iniziamo da sabato, Gino…

Le gare si sono svolte nel Campo Vecchio di Ostellato. Sabato eravamo al picchetto 8 del settore L e la nostra impostazione è stata simile a quella delle ultima cinque gare che abbiamo disputato qui nei mesi precedenti, gare in cui abbiamo sempre vinto il settore. Abbiamo pescato sempre a roubaisienne facendo un fondo importante iniziale di pastura con dentro dei bigattini stirati. Abbiamo poi alimentato regolarmente per tutta la gara con la scodella. Abbiamo fatto degli ottimi pesi in entrambe le gare, condizione indispensabile in queste condizioni, trovando una buona taglia media di pesci. Sabato abbiamo vinto il settore con 15660 punti.”

 

La domenica, invece, come è stata Loris?

Nella seconda gara siamo stati sorteggiati nel settore H, al picchetto 6, un picchetto in cui c’era solamente una postazione già fatta tra le canne, arretrata di almeno un paio di metri rispetto alle altre vicine, segno evidente che i componenti della coppia chi ci aveva pescato il sabato si erano sistemati entrambi sulla stessa piazzola. Io mi sono sistemato sulla piazzola già fatta mentre per Gino abbiamo dovuto creare una postazione completamente nuova. Stessa pasturazione del giorno precedente; io ho iniziato quasi subito ad avere un buon ritmo di catture nonostante fossi arretrato rispetto a tutti gli altri, mentre Gino stentava. Dopo circa un ora lui ha cominciato a pasturare a mano ed ha iniziato subito a catturare molto bene; probabilmente il rumore delle palle in acqua ha attirato in zona le breme… Io ho continuato a pasturare con lo scodello ed ho continuato ugualmente a catturare. Alla fine abbiamo realizzato 14850 punti che ci hanno fatto vincere nuovamente il settore e l’Italiano, con oltre 30500 punti complessivi.

 

Gino, voi frequentate i campi gara di Ostellato molto spesso e con ottimi risultati e quindi potete giustamente essere considerati degli esperti di questo canale. Parlando di competizioni standard, quelle numericamente superiori che si svolgono sul Circondariale e in cui non é consentito l’impiego fouillis e ver de vase, esche che presuppongono una impostazione ed una esecuzione di gara di un certo tipo, secondo voi ci sono alcuni accorgimenti o piccoli “segreti” da tenere sempre in considerazione su questi campi?

Hai perfettamente ragione: occorre distinguere l’impostazione a seconda delle esche che si andranno ad usare. Parlando di bigattini, la più comune in mancanza di fouillis e v.d.v, di segreti veri e propri secondo me non ce ne sono; una delle cose che sicuramente cambia al variare delle esche impiegate è l’appoggio di queste sul fondo: con i bigattini, vivi o morti, io credo che si debba partire da un appoggio di almeno 10 cm fino anche a 25/30, dal momento che con queste esche le breme vanno insidiate sostanzialmente ben ferme sul fondo del canale. Forse un piccolo segreto è proprio questo: avere fiducia e restare ben fermi sulla pasturazione fatta. Naturalmente non è una pesca statica di attesa ma è una ricerca continua del movimento giusto da fare con l’esca per invitarle a mangiare. E’ una questione anche di sensazioni, di istinto, perché ci sono sfumature che cambiano da una volta all’altra e che vanno comprese gara per gara, momento per momento. La differenza tra catturare e non catturare spesso è minima, e può essere legata ad un dettaglio. Un’altra cosa fondamentale è la sicurezza e la convinzione nelle cose che si fanno, la fiducia nei materiali che si usano e come si usano. Avendo già conseguito diversi risultati qui è naturale che noi crediamo molto in quello che facciamo e nei materiali che usiamo.”

 

Parliamo un po’ delle vostre lenze, Loris?

Io e Gino peschiamo spessissimo assieme, in ogni campo di gara, ma quasi sempre impieghiamo lenze diverse. Ed Ostellato non sfugge a questa nostra “regola”! Naturalmente non sono differenze sostanziali ma comunque ci sono. Per Ostellato le geometrie sono comunque piuttosto semplici: io uso un bulk a 40 cm. dall’asola ed un pallino del 10 sull’asola del finale, che sono realizzati con 20 cm. di fili di diametro variabile dallo 0 0.08 allo 0.10. Tutto qui. Gino, invece, è più “complicato”: lui di pallini del 10 ne mette tre, in dieci cm, sopra l’asola…

 

In relazione alle lenze, ci sono almeno due scuole di pensiero sulle grammature da impiegare ad Ostellato: il partito dei “sostanzialmente leggeri” e quello dei “meglio qualcosa in più che in meno”. Voi a quale di questi vi iscrivereste, Gino?

“Guarda, io ad Ostellato preparo sostanzialmente tre lenze, realizzate con il mio modello Luna, uno dei più versatili, quando l’acqua è in condizioni di movimento normale: una da 0.30 g, una da 0.50 e una da 1 g. Quella da 0.30 è ancora nuova dopo le ultime sette gare, quella da 0.50 ha pescato in totale venti minuti e per il resto sempre 1 g. Ed abbiamo sempre vinto. Quindi per me, anzi per noi, meglio qualcosa in più che in meno.

Loris invece preferisce il Blue, una serie dello scorso anno, con antenna in fibra di vetro, estremamente sensibile, oppure il nuovo Black, la versione del Luna con deriva in acciaio; anche per lui le lenze montate sono state sostanzialmente con le stesse grammature, forse anche un po’ più pesanti, fino a 1.50.

Certamente ci sono altri agonisti che vincono spesso pescando leggero ed ultraleggero; noi però crediamo in questa impostazione. Torniamo a quanto detto in precedenza: è fondamentale credere in quello che si fa e come lo si fa, naturalmente quando paga.

Una delle cose da curare moltissimo in questa pesca è la taratura del galleggiante, che deve essere fatta allo spasimo e con grande accuratezza, su modelli che mantengano bene la taratura scelta per tutta la gara ed in qualsiasi condizione. Essendo un produttore di galleggianti da oltre 25 anni, so per esperienza che la necessità di tarare sempre perfettamente il galleggiante che uso è una condizione indispensabile ed una delle caratteristiche che decretano il successo di un modello nel tempo, quindi nella realizzazione delle mie serie e di quelle dei miei clienti cerco di curare al massimo questo aspetto.”

 

Altro argomento di confronto tra agonisti che frequentano Ostellato è l’uso della terra ed il suo eventuale quantitativo in relazione sempre al divieto di impiego di fouillis e v.d.v. Voi la impiegate? Quale e in che quantità?

“Se peschiamo solo con i bigattini di terra ne impieghiamo molta meno e privilegiamo la pastura, perché in questo caso secondo noi è solo un additivo per appesantire la pastura, che deve stare ben ferma sul fondo. Deve lavorare, cioè disgregarsi abbastanza in fretta ma senza rilasciare nulla in sospensione e formando un tappeto abbastanza circoscritto sul fondo, dove poi andremo ad esplicare l’azione di pesca. In condizioni normali direi che con la terra non superiamo il 20/25% del peso totale asciutto: 1kg in 3-4 kg. di pastura. Anche se usiamo terra di somma, comunque, quando usiamo solo i bigattini evitiamo di fare qualsiasi tipo di macchia in sospensione, perché crediamo che possa portare uno stravolgimento nel comportamento delle breme, che sono pesci che tendono molto a “giocare” sulla pastura e sono portate ad alzarsi dal fondo, rendendo tutto più complicato.”

 

Quali sono i prodotti che impiegate per la pasturazione?

“Noi preferiamo naturalmente prodotti Maver come la Abramis Breme brown addizionata di Winter Crash, nella medesima proporzione. A questa abbiamo aggiunto 1 chilo di terra di somma classica. Semplice da preparare ed efficace.”

 

Non abbiamo parlato di esche, inneschi ed ami. Cosa volete raccontarmi a questo proposito, partendo dal presupposto che voi frequentate molto anche i carpodromi e quindi siete abbastanza propensi a non lesinarli…

“Il bigattino, sia vivo che morto, è e rimane un’esca ottima anche per le breme. Nella pastura li usiamo sostanzialmente sempre stirati, in proporzione variabile alla pescosità che riteniamo di trovare ma mai troppo pochi… Il bigattino vivo lo preferiamo invece come innesco, su degli ami mai troppo piccoli, anzi. Non scendiamo mai sotto una misura 18 dell’1170 della Maver, il nostro amo per questi pesci, preferendo spesso l’innesco doppio su di un 16 o anche triplo per un 14. Secondo me la misura dell’amo con le breme nostre non è troppo influente e quando non si vedono segnali sul galleggiante è per qualche altro motivo, come un pesce grosso entrato in pastura o l’esca presentata non come la vogliono quel giorno. Al contrario, l’uso di un amo non troppo piccolo ma di filo non grosso, naturalmente, ci aiuta a slamare qualche pesce in meno, eventualità sempre dietro l’angolo con le abramidi. In caso di scarsa pescosità una alternativa che a volte paga è l’innesco di 2/3 pinkerini abbastanza vivaci appena puntati. L’uso dei bigattini vivi, magari dati a fondatine di 8/10 larve, va sempre ponderato bene, anche in relazione ai movimenti dell’acqua. Ci sono state occasioni in cui sono stati determinanti per rovesciare una pescata iniziata male. Mi capitò, ad esempio, all’Italian Master 2011, quando a metà gara le cose non stavano andando bene; iniziai a fiondare regolarmente pochi bigattini per volta e, dopo qualche minuto iniziarono ad entrare dei pesci piuttosto belli con i quali sfiorammo la vittoria di settore! Non è una regola, naturalmente, ma neppure una ipotesi da scartare a priori. Probabilmente dipende anche dal periodo e dalla temperatura dell’acqua…”

 

Loris, in questa stagione avete pescato su tutti e tre i campi del Circondariale: Vecchio, Covato, Cavalli. Ci sono delle differenze, secondo la vostra esperienza, di pesca o impostazione?

“Secondo me no. Può variare un po’ la profondità tra un tratto e l’altro ma sostanzialmente sono simili. Anche il fondo, dopo i lavori di dragaggio degli anni scorsi, si è già assestato nuovamente e le buche che c’erano fino allo scorso inverno oggi sembrano ormai completamente livellate. Il mio preferito, comunque, rimane il Vecchio, più naturale, rustico e del quale ho mille ricordi anche di quando si facevano chili di carassi e le breme le avevo viste solo in fotografia…”.

 

Dopo lo splendido inizio d’anno con i nuovi colori de Il Gambero Milord’s Maver, con i quali avete centrato la fantastica tripletta del Memorial Van den Eynde, del Cavo Lama per l’A3 e dell’Italiano a coppie, quali sono i prossimi obiettivi di questa “coppia terribile”?

“Ci focalizzeremo certamente sull’A3 per tentare di risalire in Eccellenza Nord. Ci aspetta un week end bollente a Pisa, ad inizio settembre, ed uno in Fiuma verso la fine. Sono due campi di gara in cui non dovrebbero esserci problemi di pescosità in quel periodo e quindi cercheremo sicuramente di dire la nostra, assieme ai nostri compagni.”

 

Angelo Borgatti

 I CAMPIONI GINO BACCI E LORIS MACCHIAVELLI

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