JACOPO FALSINI, ANDREA CARUSO E COLMIC………IN “UN GIORNO DA LEDGERING”

Una qualificata uscita di pesca a feeder in compagnia degli uomini COLMIC raccontata dal nostro Marcello Corbelli. Buona lettura.

Alcuni mesi or sono, quando decidemmo di fare un servizio per Match Fishing che mettesse a confronto le due tecniche d’oltremanica: io con le canne da ledgering e Jacopo Falsini con quelle all’inglese; ancora non sapevamo che Andrea Caruso, portacolori Colmic per la pesca a feeder, sarebbe salito sul terzo gradino del podio mondiale.

Naturalmente la notizia del “lieto evento” fece subito cambiare rotta al nostro programma, a favore di una giornata dedicata ad Andrea e alla tecnica che ha messo la medaglia di bronzo al collo di un uomo Colmic, premiando nello stesso tempo anche le scelte di un’azienda leader del settore, capace di scommettere su un ragazzo fino ad oggi sconosciuto, ma del quale sentiremo molto parlare in futuro.

Un breve scambio di telefonate fu sufficiente per individuare Ostellato come location ottimale, sia per la pesca, sia per la sua ubicazione, più o meno equidistante fra noi e Andrea Caruso, che vive a Milano. Inoltre, le breme del noto canale ferrarese sono pesci alquanto smaliziati e questo rende il contesto ancor più adeguato alla stesura di un servizio che racconta una giornata trascorsa a pesca, insieme a due Campioni come Jacopo Falsini e Andrea Caruso.

Stabiliti data e orario dell’appuntamento, alle 5,30 di un caldo mattino di agosto, l’equipaggio Corbelli-Falsini, su furgone ufficiale del Team Colmic, parte in volata (si fa per dire) dal casello di Firenze Nord, con destinazione “Latteria Miky” di Ostellato, luogo designato per il ritrovo con il resto della truppa e per la colazione.

Direi proprio che la giornata incomincia nel migliore dei modi: vado a pesca, invece che a lavoro e questa è già una cosa buona; ci vado con degli amici, il che fa sempre piacere; sono a bordo del furgone di rappresentanza della Colmic, lo stesso utilizzato dal Club Campione del Mondo 2012, e per di più ho come autista personale Jacopo Falsini…….Fate un po’ voi…..E scusate se è poco.

l’armata Brancaleone

….ma che bella gente!

Durante il percorso, fra gli argomenti classici di due pescatori in viaggio, Jacopo ne affronta uno molto stuzzicante, dicendomi che la Colmic ha deciso di investire risorse importanti nello studio e nella progettazione di una nuova linea di canne dedicate al feeder agonistico e per fare questo ha messo in campo notevoli energie aziendali nella ricerca di materiali e di accorgimenti tecnici che portino a un prodotto di altissimo livello che sappia rispondere senza indugio alle richieste specifiche dei più esigenti cultori di questa tecnica.

Quando poi Jacopo aggiunge che “casualmente” ha portato con se alcuni prototipi grezzi da farci provare, accetto subito di rubare un po’ di spazio alla nostra giornata di pesca, per dedicarlo ai test delle canne messe a nostra disposizione dai tecnici Colmic.

È normale che un’azienda attenta alle esigenze del suo mercato, prima di mettere in commercio un articolo di pregio, si avvalga della consulenza di chi ha dimestichezza nell’utilizzo pratico di quel determinato prodotto, ma per me è la prima volta e non vi nascondo che mi fa un certo effetto contribuire alla sua realizzazione.

Jacopo Falsini in sala di attesa

Jacopo prova uno dei fusti grezzi

Niente da dire, tiene benissimo anche al lancio

Oggi però la Colmic ha davvero esagerato, con il materiale umano a sua disposizione poiché, oltre a Jacopo Falsini e Andrea Caruso, sono dei nostri anche Ettore Caruso, padre e maestro di Andrea, e Stefano Linati, il secondo C.T. della Squadra Nazionale di Ledgering……… Credetemi, non è facile trovare di meglio.

A dire dei più accreditati siti meteo, quello di oggi sarà uno dei giorni più caldi dell’anno e il solito venticello non basta a farci sopportare la canicola opprimente. Dobbiamo cercare un posto dove potersi riparare dal sole (facile a dirsi…..).

Nella zona “Cavalli”, percorrendo verso valle l’argine del canale, dopo qualche centinaio di metri, vediamo alcuni alberelli che fanno al caso nostro: non sono molto grandi, ma l’ombra è sufficiente quasi per tutti, tanto che proprio a me tocca la piazzola “quasi” all’ombra….. L’ho sempre detto che sono troppo buono e comunque sia, non sarà certo un po’ di sole a farmi paura……..Ma poi, col mio cappello di paglia……figuriamoci…. Se c’è uno che si deve preoccupare, questo è il sole, non sono certo io…….

Andrea Caruso

Ancora una breme per Andrea

Andrea con uno dei suoi due carassi

Ecco, questa possiamo definirla una breme

Ettore Caruso

Ettore……non sono breme enormi come dici te

Oggi ci divertiremo a pescare mimando gli stessi criteri adottati dalla Squadra Nazionale in occasione del Mondiale belga, anche se non useremo ver de vase e vermi tagliuzzati, che tanto piacciono alle breme, perché non ce li abbiamo e quindi lasceremo ai più umili bigattini stirati, alla canapa e a qualche chicco di mais, il compito di sopperire alla carenza di più nobili esche.

In Belgio i nostri ragazzi hanno usato due tipi di pastura, entrambi molto validi su breme e gardon, ma diversi nella composizione di base: uno alla betaina verde e l’altro, la Colmic Speedo, già molto conosciuta dai pescatori italiani, ma tanto più apprezzata nel resto d’Europa, dove gode di grande fama.

pasture Speedo e Wonder Black

Tuttavia, siccome siamo a Ostellato e non in Belgio, Jacopo ci consiglia caldamente di lasciar perdere strane alchimie, affidandosi una miscela composta dal 70% di Colmic Speedo e da 30% di Colmic Wonder Black, che poi sono le stesse dosi usate dagli uomini dell’Oltrarno Colmic (quelli che “sussurrano alle breme”) per pescare in queste acque, nel periodo caldo. A onor del vero, nella pesca al colpo, questo sfarinato viene integrato con della terra, ma noi non lo faremo, viste le modeste quantità di pastura che riusciamo a veicolare con il solo uso del feeder.

Le odierne geometrie di lenza riproducono le stesse del Mondiale: estremamente semplici, costruite infilando nella lenza madre una girella, oppure un piccolo connettore scorrevole, al quale agganciare il pasturatore, libero di scorrere verso l’alto, ma fermato in basso da uno stopper di gomma. Questa montatura è conosciuta come “Running Rig” mentre l’altra, denominata “Paternoster Running Rig”, è uguale in tutto, ma resa più sensibile dall’aggiunta di un bracciolo di lenza lungo 10/15 cm., a fare da collegamento fra la girella scorrevole e il pasturatore. A completare il tutto, metteremo dei finali da 0,12/0,13 mm, lunghi 50/60 cm., con ami del n° 16/14 o addirittura del n° 12, come quello utilizzato da Ettore, il quale decide di affidare le sorti della giornata all’innesco di un verme e un bigattino bianco.

i prodotti utilizzati

Il calamento Paternoster Running Rig

Il calamento Running Rig

All’inizio è proprio Ettore che prende i primi pesci, anche di taglia, sulla linea dei 25 m., riempiendo il feeder con la miscela di Colmic Speedo e Colmic Wonder Black, aggiungendo anche dei bigattini allungati.

Stefano Linati invece, dopo un’iniziale niente di fatto al centro canale, subito dopo aver accorciato la distanza d’ingaggio sui 17/18 m., incomincia a portare a riva alcune breme, ma di taglia decisamente più piccola rispetto a quella di Ettore e questo, utilizzando la stessa pastura, dipende sicuramente dall’innesco diverso, fatto di soli bigattini.

Io e Andrea invece stiamo annaspando nelle retrovie. Sulla linea dei 35 metri pare proprio che il pesce non voglia saperne di collaborare. La situazione è terribilmente scomoda. Urge trovare una via d’uscita, onde evitare le terribili canzonature del perfido Ettore, il quale non perde occasione per sottolineare ogni sua cattura, chiedendomi ogni volta la foto ricordo….e io, scemo che non sono altro, vado anche a fargliela.

Eppure stiamo pescando tutti con lo stesso sfarinato, tra l’altro di comprovata efficacia; i pasturatori, dei cage feeder in rete metallica da 25 e 30 gr., sono gli stessi per tutti, così come le esche; l’unica differenza potrebbe farla la canapa mista al mais, che io metto nel pasturatore insieme allo sfarinato e ai bigattini morti, ma questo, perlomeno sulla base di esperienze precedenti, dovrebbe essere un valore aggiunto…… Cosa c’è che non va?

Su consiglio di Jacopo, avvicino la la linea di pesca sui 15/16 m. e dopo un paio lanci fatti per scaricare un po’ di pastura, prendo subito una carpetta di circa un kg., per continuare poi a bucare una breme dietro l’altra, anche di buon peso, un paio di carassi e anche alcuni clarius di 150/200 gr………non avevo mai preso dei clarius a Ostellato.

Andrea invece, seguendo le stesse direttive, trova la pesca sui 20 m., un po’ più avanti rispetto a me e anche lui ora sta cucendo in rapida sequenza un bel numero di breme, portando in secco anche due carassi di tutto rispetto.

Finalmente “l’Ettore canterino”, ormai raggiunto dal gruppo dopo un’iniziale e (credetemi) preoccupante fuga, viene ridotto al silenzio a suon di pesci……Meno male. Lasciargli la scena in una simile occasione avrebbe sortito effetti devastanti, sopratutto per suo figlio Andrea, costretto a subirlo per chissà quanto tempo. Fortunatamente però il rischio è scongiurato e mentre noi, nonostante il caldo torrido e la mia ombra che non c’è mai stata, ci stiamo divertendo come matti, Jacopo (all’ombra del suo albero….lui) ha preparato le canne grezze da provare, pronte per essere testate direttamente sul pesce.

Non vedo l’ora di poterle toccare, di sentirle con le mani e anche se, per ovvi motivi commerciali, non posso far vedere qualcosa che è ancora allo studio dei tecnici Colmic, posso però dire che già al primo impatto si ha l’immediata sensazione di avere a che fare con degli oggetti di altissima qualità costruttiva e che, sono sicuro, faranno luccicare gli occhi a molti puristi, appassionati di pesca con il feeder.

I fusti che stiamo per provare sono di lunghezza, azione e potenza diverse fra loro: tre canne (ligth, medium e heavy) che vanno a formare una linea completa con la quale si può affrontare qualsiasi campo gara e qualsiasi tipologia di pesce, compresi i possenti “gattoni” dell’Arno pisano.

Quando parliamo di canne da feeder, sopratutto quelle pensate per l’agonismo, è utile sapere che azione e misura sono elementi strettamente correlati e, salvo rare eccezioni, l’azione “ligth” corrisponde a una misura oscillante fra i 10 e gli 11 ft., l’azione “medium” è compresa fra gli 11½ e 12½ ft., mentre si parla di azione “heavy” nelle misure pari o superiori ai 13 ft., fermo restando che si possono trovare in commercio canne catalogate con criteri diversi.

Ma torniamo ai test. Per i modelli ligth e medium, Jacopo ha montato sia la versione in due sezioni, sia quella in tre sezioni, mentre per la heavy, abbiamo solo il modello in tre pezzi, anche perché costruire canne lunghe oltre 4 m. in due soli pezzi è poco proponibile.

A parte l’aspetto grezzo, comunque accattivante, al primo approccio si ha subito la sensazione di maneggiare delle canne che impressionano per il loro equilibrio e leggerezza, nervose e reattive al minimo impulso, tornano prontamente in se al rilascio senza oscillazioni superflue.

Le azioni light e medium sono state provate con dei quiver (vettini) anonimi, a nostro giudizio di circa 1 oz. (nella versione ligth, forse anche qualcosina meno), mentre la heavy monta per l’occasione un quiver stimato in circa 2 oz.

Sotto la trazione del pesce, ogni fusto reagisce assorbendo alla grande la reazione di breme, anche abbondantemente sopra il chilo, senza mai dare l’impressione di essere a “fine corsa”, disegnando curve armoniose e prive di punti morti; le canne, decisamente pronte in ferrata, si rivelano docili e progressive nella gestione della preda, eccezion fatta per l’azione heavy, necessariamente un po’ più di “virile”, poiché progettata per gestire lanci e pesi maggiori, rispetto alle sorelle più piccole.

Ogni fusto testato ha risposto egregiamente ad ogni tipo di sollecitazione, anche portata all’estremo e possiamo dire senza timore di smentita che non abbiamo trovato un solo difetto funzionale nei blank, perfetti sotto ogni punto di vista e anche la differenza fra le canne in due pezzi e le omologhe in tre pezzi, perlomeno con i pesci di Ostellato, è pressoché irrilevante, sia nella precisione del lancio, sia durante la fase di recupero del pesce.

Volendo proprio cercare il pelo nell’uovo, abbiamo qualcosa da ridire sotto l’aspetto estetico, che vorrebbe una calciatura di maggior pregio, per come si addice a prodotti di tale livello, più elegante e curata, in linea coi criteri tipici dello stile italiano, ma sono sicuro che è un aspetto di facile soluzione, già preso in esame dai designer Colmic.

Concludendo, seppur senza voler profetizzare niente, penso di poter dire che una volta completato l’iter progettuale, la Colmic sarà in grado di mettere sul mercato una linea di canne da ledgering, dedicata al settore agonistico, che sono sicuro farà venire l’acquolina in bocca a tanti.

Ormai sono le 14,00 e il sole sta diventando un vero un problema e anche se è stata un’esperienza entusiasmante, ora è proprio venuto il momento di andare. Il gentilissimo Sig. Claudio della “Latteria” di Ostellato avrà il suo bel daffare per sfamarci e soprattutto dissetarci, dato che stamattina nessuno ha pensato di portarsi dietro l’acqua da bere.

A proposito: Ettore è ancora convinto di aver preso più pesci di noi……. Per cortesia, qualcuno gli dica che non è così……

Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing.

loro sono all’ombra …..loro

i due Campioni si studiano

a tutto sole….roba da uomini veri

In mezzo a tante breme una carpa ci sta bene

Stefani Linati

Stefano con una breme

visto di spalle anch’io sembro un pescatore serio

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