CELESTINO PAGLIARI: PADRONE DEL MONDO NEI MASTER

E’ un omino dai baffi furbi, lo sguardo arguto, uno che ha passato la vita a vedere più ore l’antenna di un galleggiante in pesca che la televisione di casa, Un carrozziere che per amore della pesca un bel giorno decise di cambiare e dedicare il resto della sua vita lavorativa alla pesca come rappresentante prima con Trabucco e poi con Milo.

La parlata è emiliana, infatti ha residenza in provincia di Parma precisamente a Sanguinara di Noceto dove vi abita da 65 anni e proprio da quel paese inizia la storia di questo personaggio che lo ha visto diventare campione del mondo individuale e a squadre con la nazionale Master nei recenti mondiali di Bosnia.

Si può diventare campioni del mondo per fortuna o per esperienza e pratica professionale e guardando il curriculum di Celestino Pagliari ci viene da dire che il titolo di campione del mondo individuale lo abbia ottenuto grazie ad una grande nazionale e alla sua smisurata esperienza.

Ha iniziato a gareggiare a 13 anni pescando prevalentemente nei fiumi e nel corso della sua vita sportiva da agonista ha messo la sua firma in tanti successi, ricordiamone alcuni:

BRONZO nel mondiale per nazioni seniores in Ungheria;

ARGENTO nel mondiale per clubs a Mèrida in Spagna con la Lenza Parmense;

ORO 2 volte nel campionato italiano a squadre con la Rapid Trabucco e con la Longobardi Milo;

ORO nel Trofeo di Eccellenza con la Lenza Parmense Trabucco;

ORO nel campionato italiano individuale master nel 2010;

ORO nel mondiale master a squadre a Firenze nel 2011

ARGENTO nel mondiale master in Portogallo nel 2012;

ORO nel mondiale master a squadre in Bosnia nel 2013;

ORO nel nondiale individuale master in Bosnia 2013;

Questa, in poche righe, è la storia di Celestino Pagliari un uomo che ha vissuto per la pesca.

A Tino abbiamo chiesto di raccontarci questa esperienza in Bosnia che lo ha visto tornare da doppio campione del mondo a squadre e individuale.

tino pagliari

Bentornato Tino una grande prestazione, un grande successo come sempre accade negli sport di squadra è frutto di un grande lavoro del gruppo e di tante qualità individuali, convieni?

Si Alessandro, devo dirti che il gruppo attuale è davvero bello ed eccezionale, un insieme di persone disponibili tra le quali non c’è mai stata una polemica o invidia e nel quale ha regnato sempre l’armonia e il dialogo.

Credo che il segreto di un successo, prima delle qualità tecniche di una agonista, dipenda proprio dal gruppo e dalla coesione dello stesso.

Non a caso negli ultimi anni questo gruppo è riuscito a fare bene con due mondiali vinti a Firenze e in Bosnia, un argento ad un solo punto dalla medaglia d’oro che vinse l’Inghilterra in Portogallo nel 2012 e la mia medaglia d’oro individuale.

Il gruppo è sempre fondamentale ma lo zampino del capitano quanto è determinante per la gestione del gruppo?

Guarda devo dirti che il nostro Capitano Massimo Ardenti è unico, straordinario, un grande capitano, aiuta il gruppo a trovare le soluzioni migliori ascoltando tutti e parlando a tutti. Magari con un altro capitano dal carattere diverso, uno che impone le sue scelte, forse le cose non sarebbero andate in questo modo.

Ma non dimentichiamo la federazione, che mette il gruppo nella condizione di fare sempre bene…

ah si certo, la Federazione in queste circostanze è la numero uno, se poi guardiamo cosa succede in casa d’altri posso dirti che siamo campioni del mondo anche per la capacità organizzativa. Natucci è stato di grande aiuto e lo ringrazio pubblicamente per quanto ha fatto, per la carica giusta che ci ha trasmesso anche quando le cose sembravano compromesse, lui non ha mai smesso di crederci e soprattutto la domenica quando abbiamo girato le cose a nostro favore una parte del merito è anche suo. Quindi come vedi il gruppo è risultato vincente.

Tino adesso parliamo del campo gara?

Si certo, un piccolo paradiso della pesca, straordinario, comodo e bello con acqua cristallina. Un fiume largo dai 25 ai 27 metrti con tanta vegetazione spontanea fatta di ninfee, canne e alberi.

L’avevamo visto solo in foto e quando me lo sono trovato davanti mi è subito piaciuto e sono entrato in sintonia.

Il fiume, che presenta una profondità di circa 5 metri ha l’argine pari all’acqua e sembrava un torrente di montagna.

Quando avete visto il fiume avete avuto le idee giuste da subito o avete dovuto provare diverse tecniche prima di individuare quella giusta?

Alcune informazioni le avevamo avute ma noi siamo abituati a non dare mai nulla per scontato e di provare le strategie migliori, d’altra parte un mondiale va affrontato con tutta la preparazione necessaria e così non ci siamo certo risparmiati in prove nonostante il clima caldo davvero insopportabile con gli oltre 40 gradi.

Quindi dopo le prove quale decisione avete assunto per affrontare la prima manche del sabato?

Abbiamo deciso di partire con la bolognese dall’altra parte a sfiorare la vegetazione sfruttando buchi tra le ninfee o vegetazione nell’acqua. La pesca l’abbiamo impostata sul fondo al termine dello scivolo del primo scalino. Ovviamente c’era molto pesciolame e così le nostre lenze erano fatte con una piombatura abbastanza chiusa con torpille per arrivare subito sul fondo. Terminale dello 0,10 al 0,12, ami del 16 e 18, e galleggianti da 5 a 10 grammi.

Parliamo dei pesci?

C’è di tutto, scardole, triotti, muggini, orologi, rovelle, qualche carassio, carpe, cavedani e pure tinche, insomma una pescheria.

Ma per attrarre il pesce che prodotti avete usato?

Abbiamo fatto una pasturazione da fondo usando una pastura dolce con dentro caster e fouille anzi molto fouille e in alcune situazioni abbiamo messo anche ver de vase per forzare e vedere di prendere qualche pesce di taglia, poi abbiamo visto che la pesca del cefalo la si poteva fare buttando solo terra con dentro fouille.

E così arriviamo alle gare ufficiali con quale formazioni avete pescato?

Dunque al sabato in gara 1 il CT Ardenti ha fatto pescare la seguente formazione:

settore A Riccardo Galigani, settore B Roberto Torri, setore C Natale Bagarello, settore D Celestin Pagliari, in panchina Luciano Bazza.

Mentre nella seconda manche in gara 2 alla domenica hanno pescato:

settore A Luciano Bazza, settore B Riccardo Galigani, settore C Natale Bagarello e settore D Celestino Pagliari, in panchina Roberto Torri.

Come avete affrontato la gara del sabato visto l’ottavo posto ottenuto al termine delle quattro ore?

Si nella prima prova non siamo andati bene perché abbiamo creduto nella pesca con la bolognese quando invece occorreva considerare di più le canne fisse tra 4,5 e 6 metri per insidiare triotti, scardolette e alborelle.

Avete avuto quindi delle difficoltà ad essere competitivi..

Si, non è facile quando un campo gara non lo conosci a fondo. Comunque le difficoltà le abbiamo avute in alcuni settori dove il pesce non ci è entrato. Riccardo Galigani però è riuscito a prendere pesci con la canna fissa, stessa cosa ha fatto Torri che ha ripiegato sulle fisse mentre Bagarello e il sottoscritto solo bolognese per quattro ore.

Purtroppo le difficoltà le abbiamo pagate e abbiamo chiuso all’ottavo posto.

Poi il miracolo ma cosa avete cambiato per la seconda manche?

Detto del cambio Torri con Bazza abbiamo pescato con la convinzione di avere perso il podio. Abbiamo deciso di rifare la strategia di gara tutti insieme così nei primi tre settori A-B-C dove pescavano Bazza, Galigani e Bagarello si è fatta la peschetta con le canne fisse da 4 a 7 metri. Io invece ho pescato nel settore D ed ho avuto la libertà di pescare come volevo in base al posto che avevo e siccome al sabato avevo vinto pescando a bolognese così in gara 2 ho deciso di fare un’ora con la bolo e le restanti tre ore con la fissa di 6 metri.

Il sabato hai vinto a bolo con quanto?

Ho fatto 76 pesci per un peso di 2710 grammi con dentro anche una bella tinca di una chilata.

E la domenica?

Nella prima ora a bolo ho fatto 11 scardolette da 60 a 100 grammi mentre con la fissa ho fatto 368 pesci tra scardolette e triotti che mi hanno fatto fare un peso di 3800 grammi.

Quando avete maturato la convinzione di avercela fatta?

L’abbiamo capito dall’atteggiamento di Maurizio Natucci, dalla sua esaltazione, dalla contentezza che traspariva sul suo volto…. tanto che mi si avvicina e mi dice ” Tino hai vinto due medaglie d’oro”  e li l’emozione e la commozione mi ha assalito e come a me anche agli altri perché non capita tutti i giorni di fare un mondiale uscire spacciati dopo la prima manche e poi vincere l’oro, incredibile, una vittoria tanto più bella quanto inaspettata.

Ma durante la gara non c’era la consapevolezza del miracolo?

Si arrivavano notizie incoraggianti attraverso radio gara, sapevamo tutto di tutti, l’unico in difficoltà era Galigani il quale ha fatto 250 pesci per 400 grammi di peso in un settore difficile, mentre Bagarello con 668 pesci chiude con 7,5 kg. di peso. Bazza invece, ci ha riferito Roberto Torri che gli stava dietro, con le canne fisse corte andava come un treno chiudendo con un grande terzo pescando nel picchetto n° 8 in un settore dove per fortuna non sono usciti pesci grossi altrimenti sarebbe stata dura.

Alla fine è stata festa grande…

E già quando abbiamo avuto la notizia ufficiale della vittoria del mondiale siamo esplosi in una grande euforia collettiva con Natucci che sembrava felice come un matto, Matteoli che faceva salti di gioia con lavoro assicurato per il fisioterapista, insomma una festa incredibile.

Immagino le scene ma così a botta calda mi viene da dire che la nostra vecchia cara scuola italica dopo tanti anni ha avuto ragione sul resto del mondo, giusto Tino?

Si è vero la scuola della pesca italiana con le canne fisse e la bolognese ha vinto il mondiale in Bosnia e  i nostri fiumi di una volta come il Brenta, il Lemene, ci hanno insegnato tanto.

Bene Tino allora un altro trofeo nella tua bacheca e in quella della Federazione ma il viaggio di ritorno com’è stato?

All’andata una sfacchinata, ma il ritorno dolce come un viaggio in aereo.

Bene Tino a sentirti parlare mi sono emozionato anch’io, grazie a nome nostro e di tutti i pescatori sportivi italiani.

GRANDI!!!

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