LE MIE RICETTE….

Dopo l’articolo pubblicato dove proponevo “spunti di riflessione” ho letto con piacere tutti gli interventi dei lettori e la cosa che mi ha fatto più piacere è stata notare la passione verace e l’amore per la pesca che traspariva da ogni lettera digitata sulla tastiera.

La stessa passione che nutro anche io per questo sport e che mi ha portato a rimuginare su quanto scritto e ho partorito questa “ricetta”, sicuramente migliorabile, ma credo che possa avere una valenza di fondo.

La ricetta prevede una partenza dalla base, dal pescatore comune/amatoriale, vera linfa di tutto il movimento.

Se prendiamo le persone nate dal dopoguerra fino agli anni 60, quanti di loro hanno provato a pescare almeno una volta nella loro vita? Credo il 90%, forse qualcuno di più. Di questi molti abbandonavano, alcuni si appassionavano e diventavano prima pescatori e poi (forse) agonisti.

I risultati li abbiamo visti tutti con i grandi numeri degli anni 80 e 90 ma poi il lento declino fino ai numeri odierni.

Esiste un modo per invertire la rotta? Immediatamente no, in queste cose i risultati si vedono solo dopo anni, per questo occorre un progetto ad ampio raggio e lungo termine, partendo dai giovani.

Oggi i giovani hanno a disposizione mille alternative diverse tra cui scegliere, la pesca non ha perso fascino poichè vedo che piace ancora molto, il problema è che se prendiamo in esame i ventenni di oggi e li paragoniamo con quelli del dopoguerra le percentuali di chi ha provato almeno una volta ad andare a pesca sono invertite.

In quest’ottica ben vengano tutti i progetti che coinvolgono bambini e ragazzi per avvicinarli al nostro sport, ma meglio aggiustare il tiro con interventi mirati.

Provo a spiegarmi meglio.

Le risorse sono poche, se organizziamo una gara dedicata ai ragazzi su 50 partecipanti almeno 45 avranno già provato a pescare ed avremo “sciupato” il 90% delle risorse visto che la maggior parte dei partecipanti conoscevano già il nostro sport. Il germe della pesca era già nato in loro, forse ne avremmo accentuato la crescita, ma forse meglio dedicarsi a chi la pesca non l’ha mai provata.

L’ideale sarebbe riuscire ad arrivare nelle scuole, nel mio piccolo io ci sono riuscito e so che anche altri hanno avuto successo in questo senso.

Il mio progetto prevedeva una lezione teorica nelle classi al mattino, un regalo delle attrezzature necessarie ad ogni bambino, e lezione pratica nel pomeriggio. Su 45 bambini ben 39 non avevano mai pescato e di questi 39 so per certo che almeno una decina stanno rompendo le scatole ai genitori di portarli a pesca.

L’ideale sarebbe provare a battere cassa nei comuni e da qualche genitore più “brillante” e chiedere alle aziende il materiale con scontistiche particolari così da non gravarle dei costi dell’operazione.

Bisogna, secondo me, operare “a tappeto”, coinvolgendo tanti bambini e spendendo poco. Inutile investire 20 euro a bambino calcolando che poi più della metà “non attaccheranno”.

Così facendo forse creeremo nuovi pescatori. Forse un giorno diventeranno agonisti, ma i risultati li vedremo tra vent’anni. Soluzioni ad effetto immediato non ho in mente nessuna, anche se l’agonismo attuale avrebbe bisogno secondo me di una piccola rivoluzione… quale?

Ve lo dirò nella prossima ricetta.

Luca Caslini

luca

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