CARASSI… CAVEDANOSI!

 

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Dopo le festività pasquali dedicate, come giusto, alla famiglia (ci mancherebbe), non vedevo l’ora di ritornare a pesca.

La mia sopportazione all’astinenza alieutica ha un’autonomia brevissima e tutti i miei “sensori” indicavano già da tempo “allarme rosso !“

In una scala di valori da 1 a 5 il mio era sicuramente prossimo al… 7 !!!

La scelta del posto dove finalmente dedicare una giornata (quasi) intera alla mia mai sopita passione è ricaduta sul lago 1 SAPABA, da sempre gestito dalla Sezione Provinciale FIPSAS di Bologna.

Di questo luogo ho ricordi che si perdono nel tempo: ho partecipato a decine di gare che qui si svolgevano annualmente dal finire degli anni 60 fin ai primi anni 80. Gare provinciali, regionali ed anche di livello nazionale, ricordo infatti anche una prova di un lontano Trofeo di Eccellenza…La pesca in quegli anni era basata quasi esclusivamente sul pesce bianco: alborelle in primis, cavedani, savette, triotti, scardole, lasche e minuscoli persici sole nel sottoriva. Ovviamente la canna fissa la faceva da padrone e solo i pescatori più “aggressivi” usavano la mitica bolognese in cerca del jolli vincente.

Da quei tempi ne è passata di acqua sotto i ponti e per tantissimi anni non ho più frequentato quest’ambiente. Chiamarlo laghetto non mi sembra appropriato perché mi ricorda troppo i carpodromi (tipo l’attiguo lago 2), men che meno “cava”… Gli inglesi, pragmatici come sono, lo chiamerebbero “fisheries” e, ad onor del vero, un pochino ricorda gli ambienti anglosassoni (basterebbero un pò più di canne palustri sulle sponde); io, forse un po’ romanticamente, preferisco paragonarlo alle nostre “valli”, quelle della bassa pianura Emiliano-Romagnola, con le loro sponde di canne, l’acqua non troppo profonda, le nebbie mattutine ed il vapore che con il salire del sole si materializza sulla superfice dell’acqua e abitate oltre che dai pesci anche da anitre, germani e folaghe. Il fatto poi che a pochi metri scorra il fiume Reno e che non di rado con le sue impetuose piene abbia mescolato le sue acque con la valle portando al suo interno barbi e cavedani, conferisce al posto un maggior grado di naturalezza che non guasta.

Il fatto che questa ”valle“ per me sia sempre esistita, e di primavere io ne ho tante, mi fa provare per lei un senso di rispetto… siamo come invecchiati insieme ed anche se le nostre storie si sono per tanti anni allontanate adesso sento forte il desiderio di reincontrarci, di stare nuovamente insieme.

Con questo spirito ho fatto rotta verso Sasso Marconi, che dista circa 20 minuti di auto da casa mia, scavalcando le colline che dividono la valle del Savena da quella del Reno.

La tecnica da me scelta è stata, ovviamente, quella che prevede l’utilizzo del feeder per vedere di insidiare al meglio carassi, breme e, perché no? qualche carpa degna di questo nome.

Ho montato una canna da 12.2 piedi in due pezzi, molto leggera, morbida e dall’azione parabolica, in grado di farti sentire il pesce in un modo unico, con un tip da 0,5 once per avvertire anche le tocche più insignificanti: quando hai a che fare con certi carassi la leggerezza non è mai troppa. Come feeder ho optato per un Nisa da 40 gr con clip a 40 mt.

I carassi si sono subito presentati e, come immaginavo, molto, molto diffidenti; le prime tocche, anche un po’ ruvide, si sono risolte con diverse “padelle” da parte mia, al che ho capito il messaggio ed ho abbassato subito le misure: amo 22, terminale dello 0.11 innescando due “parigini” (un tipo di pinkerino molto colorato di rosso). Così ho cominciato subito a ristabilire i ruoli: io pesco e voi vi fate prendere, cribbio!!!

Questi carassi mi sembravano cavedani (il famoso carassio “cavedanoso”), uguali nel modo di mangiare: delicatissimi, velocissimi nel risputare l’esca e molte volte dei pinkerini rimaneva solo la pelle. Quando fanno così i “ghignosi” il divertimento è assicurato, anche perché sapevo che la mia 12 piedi aveva comunque una riserva di “nerbo” tale da domare eventuali pesci importanti che avessero abboccato.

Cosa che puntualmente è successa, infatti dopo due terminali strappati di brutto, una meravigliosa carpa regina ha iniziato con me un combattimento interminabile trasformando il divertimento in libidine pura.

Con un pesce di quella forza il tuo assetto di pesca subisce un collaudo severissimo, con un amo microscopico ed un filo esiguo ti procura una mezz’oretta di adrenalina a mille.

Il tempo di fotografarla, approfittando della gentilezza di un genitore che con il suo bimbo passava di li e che si era fermato ad assistere alla cattura, e poi di nuovo libera nel suo ambiente.

Successivamente, mentre il sole scendeva inesorabile verso le cime delle colline, mi sono venute a trovare altre carpotte, due barbetti ed bel bass, anche loro ingolositi dai due microscopici pinkerini.

Un meraviglioso tramonto mi ha ricordato che era ora di tornare a casa non prima di aver rilasciato con cura gli amici pinnuti. Grazie cara vecchia amica SAPABA, valle di altri tempi, per la bella giornata che mi hai riservato. Un grazie di tutto cuore agli amici della Cannisti Sasso Marconi che con il loro volontariato mantengono in perfetta forma questa oasi, con il Sig.Rosa in primis. Grazie naturalmente anche alla Sezione Provinciale Fipsas di Bologna ed al suo Presidente Avv. Alberto Rossi ed al Consiglio tutto, che tanto fanno per questa invidiabile struttura.

 

Roberto Generali

 

 

 

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