Campionato Italiano Individuale Feeder zona Centro: Un Tevere catatonico caratterizza la Selettiva di Umbertide

Che il tutto sia dovuto a questo precoce anticipo d’estate, oppure alla troppa attesa di un inizio stagione agonistica che pareva non arrivare mai, sta però di fatto che per questo 2017, se mai esistesse uno strumento capace di misurare la mole di libidine che anticipava la prima gara di Campionato, l’asticella del livello batterebbe sicuramente in testa a l’ultima tacca, tanta era la smania che saliva esponenzialmente, mano a mano che ci avvicinavamo al fatidico 4 giugno, il primo vero giorno di gara, in quel d’Umbertide: uno dei campi di gara più amati da l’intero circuito agonistico nazionale.

Poi, come sempre quando tutto è troppo bello per essere vero, ci siamo visti evaporare fra le mani le pescate di cavedani da sogno e di quei possenti barbi capaci di aggiungere alla gara quel pizzico di pepe che non guasta mai.

Passate le preoccupazioni della nota “onda rossa” e liberate le acque dal soffocante mantello della lana di pioppo, pareva che la strada fosse ormai sgombra da ostacoli e invece, eccoci costretti ad affrontare una gara che già dal venerdì antecedente l’importante appuntamento, in occasione del Trofeo Regionale Umbro a box di pesca al colpo, si manifestava in tutta la sua drammatica realtà.

Il sabato della vigilia, lungo l’intero tratto compreso fra la zona di Carpina Bassa e fino al Campo Sportivo, pochissimi sono stati quelli che hanno preso più di tre o quattro pesci, mentre molti sono stati coloro i quali non hanno preso un bel niente e come se non bastasse, a complicare ancor più le cose ci si sono messi anche i fiori di acacia e la lana di pioppo, che quest’anno pare non vogliano dar tregua.

Ed è finita qui? Certo che no, perché quando prendi dei cavedani che perdono quello che viene chiamato impropriamente “latte”, è segno evidente che siamo ancora in pieno periodo di frega; di quella stessa frega anomala, molto anticipata dallo stimolo di un aprile troppo caldo e poi stoppata dal crollo improvviso delle temperature, scese di colpo fino a dei minimi sotto lo zero termico.

Ecco qua, questo è il contesto con quale ieri (domenica 4 giugno), tutti i 74 concorrenti del Campionato Italiano Feeder, zona Centro, si sono trovati a dover fare i conti,  tristemente consapevoli di cosa li stava aspettando.

Al classico colpo di “cannone” che a Umbertide annuncia l’inizio gara, già dal primo lancio, non appena i pasturatori hanno toccato l’acqua, sono stati in molti quelli che hanno visto la canna piegarsi paurosamente sotto le testate scomposte dei cavedani più grossi, lasciando pensare per un attimo che la gara potesse avere un corso diverso da quello annunciato con le prove del sabato.

Nella prima mezzora, sebbene molto a “macchia di leopardo”, già si parlava di concorrenti che potevano contare su un bonus di tre o quattro “pezzi” in nassa: un numero che si è poi rilevato superiore alla media, visto che ci sono stati anche molti cappotti.

Ovviamente, tanto per farmi stare sereno, il concorrente accanto a me, nel primo quarto d’ora di gara ne aveva guadinati tre mentre io, come moltissimi altri, non avevo visto nemmeno un flebile accenno.

Parlare di strategie di pesca in circostanze del genere è davvero difficile, perché se è vero, come è vero, che sono stati presi pesci con una qualsiasi esca e forma di pasturazione, è altrettanto vero che con gli stessi metodi sono stati fatti dei cappotti o dei pessimi risultati.

Bigattini sfusi? Bigattini incollati? Tanta canapa? Pasturazione abbondante? Pasturazione parca? Ogni domanda pareva avesse una risposta, ma con esiti diametralmente opposti e non solo da zona a zona, ma anche da picchetto a picchetto.

Pochissime catture, gran parte delle quali portate a compimento durante la prima ora di gara, sono state la caratteristica di questa snervante gara, tanto che quasi ogni settore ha potuto registrare uno o più cappotti, mentre pochi sono stati quei concorrenti che hanno preso più di due o tre pesci.

Tuttavia però, come sempre accade, chi conosce bene il Tevere e chi ha saputo dipanare al meglio una matassa davvero molto intrigata, è emerso sugli altri, mentre chi ha sbagliato anche una sola mangiata o anche solo gestito male un recupero un po’ più complesso, è tristemente precipitato nel buio delle retrovie.

Quando si è agonisti dentro, brucia sempre un po’ ammetterlo, ma lo sport è soprattutto il saper accettare i propri errori e riconoscere i meriti di chi è stato più bravo e sono proprio i casi come questo che esaltano i migliori e niente più della disamina delle classifiche evidenzia chi ha saputo far tesoro delle proprie esperienze, come quell’eccellente, vecchia volpe di Antonello Ercolanelli, della Quintana San Marco ASD (Tubertini-Sagip), che occupa il gradino più alto dell’assoluto di giornata, seguito sulla seconda e terza piazza del podio da Michele Prioretti e Paolo Pierucci i quali (tanto di cappello) si sono presentati al raduno come gli unici due rappresentanti dell’Alto Chiascio Spinning Division ASD, facendo subito intendere di che pasta sono fatti.

Altrettanto importante invece quello che si può imparare guardando i risultati delle varie Società, fra le quali spicca la superba prestazione della Lomcer Montecatinese (Colmic), capace di piazzare ben sette dei suoi, nelle prime tre posizioni dei loro rispettivi settori, rendendo eloquente la grande intesa tecnica che c’è in questa neonata compagine di “feederisti”, la cui percentuale di rendimento è di poco superiore a quella altrettanto pregevole di un’altra bella realtà di pesca a feeder, data dalla Fishing Club Free Fishing ASD, che occupa le prime tre posizioni dei loro settori di pertinenza, con quattro dei suoi sette rappresentanti in gara.

A questo punto che dire: “una gara disgraziata, il cui esito è stato influenzato dalla frega del pesce; oppure una gara molto difficile, dove hanno prevalso le migliori qualità?”; la risposta è una sola e quanto mai ovvia: “chi perde un’ cogliona”; perché anche se nella pesca un po’ di fortuna non guasta, alla fine vince sempre chi sa meglio amministrare le cinque ore di gara.

Tuttavia per inciso, nel caso specifico, oltre a recriminare su un elemento assolutamente imprevedibile come la scarsa attività del pesce, mi chiedo quanto sia stato opportuno organizzare per il 2 giugno (un giorno prima delle prove ufficiali di un Campionato Italiano a feeder) una gara di pesca al colpo con 116 concorrenti, nello stesso tratto dove due giorni dopo (4 giugno) si sarebbe svolta una gara di un Campionato Italiano di feeder.

Sia ben chiaro, assolutamente tutto nel pieno delle regole, perché il campo di gara era libero da vincoli, ma mi domando ancora e lo chiedo anche a voi lettori: se nelle stesse circostanze, a fattori invertiti, si fosse trattato di un Campionato Italiano di Pesca al Colpo, due giorni prima la gara sarebbe stato concesso lo stesso campo gara per una manifestazione di pesca a feeder?………

Nello scusarmi per lo scarsissimo corredo fotografico (ma mi giravano troppo le scatole per pensare alle foto) e ringraziando tutti gli amici di Umbertide per la consueta, squisita ospitalità, porgo un caro saluto ai lettori di Match Fishing.

Marcello Corbelli

 

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