“Beach Ledgering invernale”

Il momento scelto per scendere in spiaggia è a dir poco magico: il “calasole”. L’azione di pesca si svolgerà a mare calmo; si inizieranno a posizionare le esche in acqua nelle ultime due ore che precedono il buio, per poi continuare fino a notte fonda.

Il fondale che affronteremo è sostanzialmente sabbioso, a lento degrado, caratterizzato da due “canaloni” orizzontali nei quali si depositano enormi quantità di sostanze nutritive, che offrono un “banchetto” per tutti i grufolatori. L’arenile scelto è quello di Baia Domizia (CE), splendido tratto di costa posto al confine tra il litorale campano e quello laziale.


Il beach ledgering nasce come variante più “leggera” del surfcasting e si pratica laddove il mare risulta essere più calmo per conformazione geografica. Non è necessario raggiungere distanze elevate, soprattutto alle porte di un periodo come l’inverno in cui la fauna ittica si avvicina notevolmente alle prime fasce d’acqua.


Le prede tipiche del beach ledgering sono pesci che stazionano sul fondo, a poca distanza da noi, come mormore, ombrine, grugnitori e piccoli sparidi.


Le attrezzature, a differenza di quelle adoperate nel surfcasting, dovranno essere particolarmente “leggere”: si parla di canne con un casting che non superi i 100 g; mulinelli taglia 4000/5000; filo in bobina dello 0.16/0.18 ( nel caso in cui venga utilizzato uno shock leader) o un più comodo filo diretto dello 0.24/0.26; terminali piuttosto lunghi (con una lunghezza compresa tra 1,20 m e 2 m), rigorosamente in fluorocarbon, con un diametro non superiore allo 0.18; ami di taglia medio-piccola ad occhiello o modello Aberdeen. Se si pesca con diverse canne, queste ultime vanno posizionate a diversa distanza, con lo scopo di sondare le diverse fasce d’acqua alla ricerca di qualche grufolatore.


Per quanto riguarda le esche, gli anellidi che meglio si prestano alle condizioni sopra descritte sono sicuramente l’arenicola e il coreano rosso (o saltarello). La prima, dal fortissimo potere attirante a causa del sangue che fuoriesce lentamente una volta innescata, è molto gradita da mormore (che abbondano nel sottocosta), saraghi e orate; il coreano rosso, esca “universale”, è da preferire anche per la sua ottima tenuta all’amo e, perché no, per il suo prezzo contenuto (è sempre bene strizzare un occhio al risparmio!). Una scelta vincente potrebbe essere quella di abbinare agli anellidi di comune utilizzo un’esca più selettiva; in questo caso la scelta è ricaduta sul bibi nostrano, nella speranza di insidiare qualche orata di buona taglia sulla media distanza.


I calamenti nel dettaglio”

I calamenti da beach ledgering sono molto simili a quelli che vengono utilizzati nel surfcasting; tuttavia la caratteristica principale che li distingue dai secondi è un diametro notevolmente inferiore. Entrambi costruiti con del fluorocarbon ( che assicura una rigidità maggiore in acqua del calamento, una volta messo in tensione), quelli da “beach” presentano un diametro che va dallo 0,25 mm allo 0,40 mm; possono presentare da uno a tre snodi, distribuiti uniformemente lungo tutta la lunghezza del calamento stesso, che in genere non supera i 2 mt. Si collegano per mezzo di un asola e di un piccolo moschettone alla lenza madre, o ad un eventuale shock leader; gli snodi vengono costruiti con due perline incollate, che racchiudono fra loro una microgirella, alla quale va legato il bracciolo; nella preparazione degli snodi, trovano largo uso anche le tecnosfere (che con un solo “elemento” sostituiscono perline e microgirella).

In “coda” troviamo uno sgancio rapido, all’interno del quale va inserita la zavorra, che non supera quasi mai gli 80-90 gr di peso. A proteggere tutti i punti di giunzione troviamo dei pratici tubicini di silicone o di guaina termorestringente, che hanno anche il compito di limitare l’accumulo di eventuali alghe su tutta la montatura.

Arrivare ancora con la luce sulla spiaggia ci permetterà di organizzare al meglio la nostra attrezzatura e, provando ad effettuare qualche lancio, potremo scegliere la distanza corretta a cui posizionare i nostri calamenti.
Nulla è dato per scontato, ma saranno perlopiù mormore, grugnitori, saraghi e piccole orate che, nell’immediato sottoriva, faranno tremare i cimini delle nostre canne.

Per Match Fishing

Francesco Delli Paoli

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