SONO MARCO SOLFANELLI, PESCATORE AGONISTA DELUSO E INCAZZATO!

Lettera aperta di Marco Solfanelli.

Sono Marco Solfanelli, molti già mi conoscono per avermi incontrato sui vari campi gara italiani, altri, probabilmente, non sanno chi sono. Io sono un pescatore.

Un pescatore agonista. Un agonista appassionato. Un appassionato della pesca. La pesca, questa mia amica, l’ho conosciuta da bambino, sette, otto, nove anni, non ricordo e poco importa, perché nella mia testa c’è da sempre.

La pesca oltre che una passione è stata per me un lavoro, a vari livelli ho collaborato con le più prestigiose aziende del settore, portando competenza e abnegazione.

La pesca oltre che un lavoro è uno sport e come sport di soddisfazioni me ne ha date tante. Dieci anni club Azzurro, le Superselezioni, l’Eccellenza, le classifiche di Rendimento, ho vinto un campionato italiano società con il PC Bastia partendo dall’Umbria e sempre partendo dall’Umbria ho vestito la maglia Azzurra arrivando secondo il Club Azzurro.

Se poi mi guardo indietro la soddisfazione maggiore è arrivata nel 2016 quando, per fortuna, per capacità, per quel qualcosa che da sempre mi accompagna, ho vinto il campionato Italiano individuale seniores.

Il 2016 è stato anche l’anno di una nuova vittoria di squadra nello zonale, della vetta della classifica di rendimento, della vittoria nella prima serie individuale, della classifica individuale dello zonale. Il 2017 è iniziato per me come un anno tinto di azzurro, ma questo azzurro già dai primi mesi si è sbiadito.

A febbraio vengo convocato con tutta la Nazionale a Vicenza, percorro 500 km ed arrivo alla riunione, non pieno di speranze, ma sicuramente con entusiasmo.

Dopo nemmeno 10 minuti diramano le convocazioni per Mondiale ed Europeo, il mio nome non c’è, ma non mi stupisco, mi viene detto che potrei partecipare ad un Belgio-Italia e, probabilmente se verrà organizzato, ad un Italia-Francia.

Altri 5 minuti e chi non era stato convocato per Mondiale ed Europeo viene invitato a lasciare la riunione, questo proprio non me lo aspettavo. Esco risalgo in macchina e via a sciropparsi altri 500 km, rimborsati dalla federazione, un gran bell’investimento.

Il viaggio di ritorno è costellato di pensieri e riflessioni, penso a quanti km ho fatto nella vita per vedere quel galleggiante affondare, penso a quanto mi sono sacrificato per arrivare a quei titoli, penso che quella maglia io l’ho conquistata sul campo.

Tento di fare qualche telefonata, ma non ottengo risposta. Torno ai miei pensieri, l’europeo 2017 era ad Adria, per imparare qualcosa in più avrei portato anche i secchi agli altri agonisti.

PERCHE’ UN CAMPIONE ITALIANO NON PESCA AL MONDIALE? PERCHE’UN CAMPIONE ITALIANO NON PESCA ALL’EUROPEO? PERCHE’ UN CAMPIONE ITALIANO NON PUO’ FARE NEMMENO LA SPONDA? PERCHE’ UN CAMPIONE ITALIANO NON PUO’ NEMMENO ASCOLTARE COSA SI DICE AD UNA RIUNIONE DELLA NAZIONALE?

Amici miei tutti questi perché non hanno avuto una risposta. Telefonate, chiacchierate, richieste, tutto nullo.

Mi è arrivato un bel pacco con l’abbigliamento, quello si, un migliaio di euro di roba estiva, da esibire in un ipotetico Belgio-Italia fatto col freddo di Ottobre.

Alla fine la sfida coi Transalpini nemmeno l’ho fatta, la convocazione per tale manifestazione è arrivata con una telefonata 15 giorni prima dell’evento, un preavviso striminzito per chi ha un lavoro e delle responsabilità.

Alla fine il 2017, che doveva essere l’anno in cui mi sarei goduto i frutti di una vita di sport, si conclude con la delusione di non aver nemmeno avuto la sensazione di far parte della Nazionale.

Concludendo mi domando a cosa serve, che senso può avere partire dai provinciali, superare le selezioni, fare l’Italiano, vincerlo, diventare Campione?

 

Perché affrontare le spese chilometriche e tecniche? Perché forzare con esche di importazione costosissime? Forse il futuro di molti agonisti, seppur validi, è quello di giocarsi un prosciutto al laghetto come vecchi affumicati al tavolo di un bar.

Anche nei campionati a squadre si vuole creare un percorso ad ostacoli che virtualmente relega la maggior parte delle squadre al ruolo di comprimari. Il C.I.S. è un campionato inavvicinabile, gli zonali vengono gestiti a forza con delle trasferte importanti e week end come se la pesca fosse uno sport professionistico.

In tutto questo la Federazione come si pone? Non è così difficile vedere che la base si sta assottigliando e che non esiste un ricambio generazionale. In Nazionale pescano persone per scelta tecnica, e può stare anche bene, ma allora gli altri canali di ingresso vanno eliminati.

La pesca è uno sport che non ha mai dato gloria, ma almeno dava soddisfazione, oggi non da più nemmeno quella.

Secondo me la federazione dovrebbe rivedere un po’ i suoi programmi rimettendo al centro del progetto L’ATLETA PESCATORE e basta, altrimenti si rischia di farlo diventare un giocattolo per pochi.

Spero vivamente che queste mie considerazioni vengano prese come stimolo costruttivo.

Oggi io sono un uomo di 53 anni, la scorza ce l’ho dura, ma quel bambino che tanti anni fa iniziò a fare le gare sperando, un giorno, di salire sul tetto del mondo è deluso e incazzato.

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