Con una canna da pesca in mano non ci batte (quasi) nessuno

Ai mondiali di pesca sportiva fioccano le medaglie per l’Italia. Cos’è, dove si pratica, le specialità e le curiosità di uno sport costosissimo e che genera un indotto di 3.5 miliardi di euro l’anno.

Il cinguettìo twitter dal Sud Africa annuncia un oro, quattro argenti e due bronzi italiani ai Mondiali in quattro specialità: long casting, pesca al colpo, pesca con feeder e surf casting a coppie!

I riflettori si accendono così sulla pesca sportiva azzurra, che è abituata a primeggiare, contro i tradizionali rivali inglesi, e quindi contro spagnoli, romeni, bulgari e statunitensi a dispetto di un calo dei praticanti, oggi circa 190 mila, contro i 500 mila di dieci anni fa mentre i pescatori generici sono sempre tantissimi, oltre due milioni, nella grande famiglia europea di venti milioni.

Parliamo di grandi cifre e di un indotto mostruoso: 3,5 miliardi di euro l’anno soltanto nel nostro paese, fra attrezzatura, spostamenti, hotel, pasti e carburante.

Del resto, la passione trasforma davvero la realtà: un pesce che al mercato costerebbe al massimo 50 euro ne costa anche 1500 a questi specialisti che devono rigorosamente rilasciare nelle proprie acque gli animali che hanno catturato.

E quindi utilizzano solo ami ed esche di origine controllata da tutte le organizzazioni mondiali per la tutela della flora e della fauna tanto che la pesca in apnea in acque dolci è stata anche bandita dal Consiglio FIPSAS, e quindi dal suo presidente illuminato, Ugo Claudio Matteoli.

Con l’Italia all’avanguardia anche nella salvaguardia del depopolamento ittico e di qualsiasi discorso di sostenibilità ambientale cui si prodiga l’ottimo Sergio Schiavone.

Uno sport dove non si uccide il pesce, non si mangia

Il fine non è uccidere il pesce per mangiarlo ma giocarci d’astuzia, lottare contro la sua selvatica imprevedibilità, catturarne il più possibile, i più grandi possibile, mantenerlo in vita, curarlo pure se si è ferito, e quindi restituirlo al suo preciso habitat, dopo che i giudici l’hanno misurato e pesato. Le specialità della pesca sportiva sono addirittura 33, divise in due grandi categorie.

Quella in acque interne (laghi, canali e fiumi), e quindi, pesca al colpo Feeder, con la Mosca, alla trota con esche naturali in torrente, alla trota con esche naturali in lago, predatori con esche artificiali da riva, predatori con esche artificiali da barca, Bass Fishing, Carp Fishing, in fiume e con Bilancella.

E quella in mare, con Surf Casting, Big Game, con Canna da Natante, con Canna da Riva, Long Casting, Bolentino e Kayak fishing.

È un mondo affascinante che abbraccia tutta la Penisola, col nord più votato alle acque dolci e il sud al mare. La specialità più diffusa è il Big Game, in mare, con la canna e la barca, con un amo (biodegradabile), circle e senza ardiglione, che così non ferisce il pesce, e tutela la regola del “Catch and release”, cattura e rilascia.  Il nostro atleta più rappresentativo e Marco Volpi, campione con Canna da Natante.

Le competizioni in mare, in altura, nei laghi

In mare, fuori dalle competizioni ufficiali, ci sono anche le competizioni d’altura  con anche un milione di premi. Anche se il pescatore sportivo dilettante si accontenta generalmente della soddisfazione, della medaglia, di qualche sponsorizzazione e magari di un posto di lavoro in una azienda del settore.

In acque dolci, spesso sui canali, c’è la gara “al colpo” , con un galleggiante, per segnalare l’abboccata del pesce -, talmente frequentata, che i Mondiali di specialità non si sono tenute in Sud Africa, ma saranno a settembre in Croazia, con oltre 40 nazioni, con premi sia a squadre che individuali. Il nostro atleta più rappresentativo è Giuliano Prandi (foto), nel Feeder eccelle Mirko Govi.

Sul lago si effettua il Bass, che nasce dalla specie di pesce più pescata, il Black Bass americano, con motoscafi rigorosamente elettrici che, allo start, raggiungono uno spot al centro del lago, dal quale i pescatori scelgono il posto per loro migliore, magari dopo qualche sopralluogo precedente: possono allontanarsi anche cinque chilometri, gareggiano in due manche di due giorni, alla ricerca del pesce più grosso e del peso di pesci. Sui torrenti, in ambienti spesso affascinanti,  eccelle la pesca alla trota, la più amata dai puristi che, da quindici anni, è di assoluto dominio italiano.

Nella pesca sportiva c’è bisogno di tanta pazienza, intelligenza e anche fisico (per esempio nel Big Game). Esiste l’antidoping, ma le poche positività sono state registrate negli sport associati, come l’apnea, dove brilla Alessia Zecchini (foto) mentre nel nuoto pinnato primeggia Stefano Figgini.

Bisogna anche investire parecchi quattrini: una canna da pesca costa anche 4000 euro, e un pescatore ne ha 7/8, un mulinello 500, più gli annessi e connessi, ecco che si arriva anche a circa 3000 euro di spesa per una gara di altura.

di VINCENZO MARTUCCI
fonte www.agi.it

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