AMARCORD: UN AMO AL GIORNO…E LA STORIA CONTINUA.

Con questo articolo siamo giunti alla quarta puntata della rubrica AMARCORD: UN AMO AL GIORNO curata dall’amico Roberto Generali.

 

Quando arrivammo a Monterau fummo ospiti a casa Rifaut grande pescatore e dirigente della Nazionale transalpina.

L’ospitalità riservataci fu unica. Una famiglia molto unita che comprendeva anche i vecchi (per me che avevo 25 anni) genitori oltre al giovane figlio.

Ricordo le cene nella loro casa preparate da madame Jasmine che si concludevano sempre con un tagliere enorme di formaggi di ogni genere e sapore.

Al termine delle quali Rifaut con carta e matita mi insegnava con dovizia di particolari come fare le lenze, che galleggianti montare, come disporre i microscopici pallini di piombo e gli ami da usare.

Di quelle lezioni memorabili ricordo alcune cose che non dimenticai mai.

Il corpo della lenza mai superiore allo 0,08 (solo nella prova nel fiume Seine dovevo usare lo 0,12), i terminali con gli ami da VDV dal 26al22 con fili 0,05 al massimo 0,07  ( in Italia fili così sottili non si trovavano). Pallini del 14/12 o Styl 7/8/9.

Solo nel fiume le cose cambiavano un po’ perché si potevano all’amare pesci di taglia tipo bremes da 1 kg o più e anche carpe ….quindi linea dello 0, 12 con l’amo (un 20 massimo un 18) legato direttamente.

Capite? Per loro il 18 era la misura di ami per le carpe !! Ma non fini’ li ….il top delle meraviglie fu quando mi fece vedere come rendere più invisibile possibile il terminale.

Allora non esisteva ovviamente il fluoro carbon che abbiamo adesso …e cosa facevano quindi?

Strofinavano lo spezzone di filo prima di legargli l’amo su una pietra pomice molto fine in modo che la leggera abrasione togliesse lucentezza al nailon rendendolo opaco.

Chiaro che si indeboliva perché in acqua un nailon così trattato assorbiva acqua e perdeva tenuta ma se c’era da prendere anche un solo pesce loro lo prendevano.

Ricordo che mi segnò anche in un disegno la distanza esatta a cui dovevo far lavorare l’esca …rigorosamente a 2 cm dal fondo per i gardons e appoggiato altrettanto per le bremes e per i goujons (piccolissimo pescetto che serviva per non prendere cappotto) anche 10cm.

Mi insegnò anche che in gara quando si è in cappotto, dopo averle provate tutte innescando anche un filo di fuillis, loro ricorrevano all’innesco di un chicco minuscolo di canapa bollita.

Come potete immaginare io quelle notti che precedettero le gare non dormii ripensando a dove ero e che cosa stavo scoprendo.

Poi arrivarono le gare …ma questa è un’altra storia …alla prossima.

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