ITINERARI DI PESCA: LA DIGA DI OCCHITO

Costruita tra il 1958 ed il 1966 sul corso del fiume Fortore, la diga di Occhito è tra le più grandi d’Italia e la seconda d’Europa. Con i suoi 333 milioni di metri cubi di portata d’acqua ed una superficie di 1200 ettari, costituisce il più esteso lago artificiale della Puglia. L’invaso provvede al fabbisogno idrico della provincia di Foggia, sia per uso civile che agricolo ed anche a quello del Molise, estendendosi pure nella regione confinante. Per la sua notevole rilevanza naturalistica e conservazionistica, l’Invaso Diga di Occhito è stato riconosciuto sia come Sito di Importanza Comunitaria, sia come Zona di Protezione Speciale.

Raggiungendo la vicina Carlantino, è possibile raggiungere il Monte San Giovanni, ove è situato l’omonimo parco archeologico, sede di importanti scavi che hanno riportato alla luce reperti del neolitico, di età romana e del medioevo. Nel 2008, infatti, è stata rinvenuta una chiesa di età medievale, dedicata a San Giovanni. Secondo alcuni, proprio in queste zone si sarebbe svolta la famosa battaglia di Canne, tra Annibale, risultato poi vincitore, ed i Romani. Attualmente, comunque, il sito è sommerso dalle acque.

Per chi volesse cimentarsi, oltre che nella pesca, anche in percorsi, sia a piedi che, preferibilmente, in mountain bike, i 3 percorsi disponibili, di oltre 6 ore l’uno, consentiranno di godere di uno spettacolo incantevole, tra pinete, prati e sponde del lago, oltre a beneficiare del meraviglioso panorama che si gode dalle cittadine di Carlantino e Celenza Val Fortore che si affacciano direttamente sulla diga e godono di uno spettacolo senza pari.

Per raggiungere la diga di Occhito, basta percorrere la SS 17 che da Lucera (FG) conduce a Campobasso e svoltare per Celenza Val Fortore. Superato il Ponte dei 13 Archi, così nominato per ovvi motivi, si gira a sinistra costeggiando l’intero lago. A quel punto, basta scegliere il luogo preferito, possibilmente quello più comodo, e si potrà iniziare a pescare.

I reduci di quella che fu una gloriosa società di agonismo, la Lenza Fortore, hanno creato un piccolo campo gara, ad una manciata di chilometri da Celenza Val Fortore, con l’intento di ricreare quell’agonismo che, negli anni 80 e 90, vide nascere e crescere ottimi pescatori.

Io stesso ricordo, tra le mie prime competizioni, alcune gare disputatesi sulla diga di Occhito, allorquando i cavedani la facevano da padrone. Parliamo di metà anni 80 e da allora ne è passata di acqua sotto il Ponte dei 13 Archi, da dove il Fortore riparte per la sua corsa verso il mare.

La diga si fa apprezzare per la sua bellezza, sin da subito, essendo costeggiata da una bellissima pineta, da un lato e dai monti della Dauni dall’altro. Lo spettacolo che si gode dai belvedere delle cittadine che si affacciano su di essa, specialmente al tramonto, unito al silenzio di queste piccole realtà locali, è davvero eccellente.

Tecniche di pesca

Chi si reca alla diga di Occhito può praticare un’infinità di tecniche di pesca: dal colpo, al ledgering, dal carp fishing, allo spinning e, dove consentito, anche la pesca con il belly boat. La presenza, infatti, di svariate specie ittiche, rende possibile qualsiasi attività alieutica.

Gli amanti del carp fishing avranno da divertirsi con le meravigliose regine che qui abboccano agli ami innescati con i ceci, profusi a volontà dai pescatori locali, ma  anche con le boiles, per quelli più raffinati.

Lenze e tecnica per roubasienne.

Non essendo un esperto di carp fishing, né di spinning, focalizzerò l’attenzione sulla pesca al colpo, in particolare roubasienne ed inglese. All’inizio della primavera, le prede insidiabili sono quasi esclusivamente i cavedani, cosa molto gradita a tutti coloro che amano il ciprinide dalla bocca larga e gli occhi gialli, notoriamente ghiotto di bigattini. La diga presenta alcune insenature che, specialmente se l’inverno è stato ricco di pioggia, consentono di pescare al riparo dal vento e con la macchina praticamente dietro la schiena, parcheggiata nelle radure della pineta che costeggia quasi tutto lo specchio d’acqua. In questo caso occorrerà munirci di almeno un chilo di bigattini, parte dei quali potrà anche essere incollata, da elargire sul galleggiante in attesa che i cavedani entrino in pastura. Ho potuto constatare personalmente che gli esemplari che ci vivono sono di tutto rispetto e decisamente smaliziati, complice anche la limpidezza delle acque. La lenza sarà quella classica da cavedani, quindi costituita da un’ampia spallinata di circa un metro montata su galleggianti adeguati alla profondità dell’acqua. Tuttavia, galleggianti da 0,50 a 1 grammo riescono a soddisfare quasi tutte le situazioni.

Con l’arrivo del caldo, i cavedani lasciano il posto alle carpe, anche di buone dimensioni ed ai carassi, numerosissimi ma di taglia media. Chiaramente la lunga spallinata da cavedani dovrà essere abbandonata in favore di lenze decisamente più raccolte, diciamo in circa 35/40 cm e composte, nella maggior parte dei casi, da un bulk e 3 palini su una lenza madre dello 0,14 o anche dello 0,16 se intendiamo rivolgere le nostre attenzioni alle carpe. A mio avviso non è fondamentale la geometria della lenza, ma capire il tipo di appoggio e la presentazione dell’esca. Non è raro, infatti, che i pesci preferiscano un’esca a sfiorare il fondo, anziché appoggiata anche di 30 cm e viceversa. Un’abbondante pasturazione iniziale sarà necessaria per attirare i ciprinidi in zona, alimentando con qualche pallina a seconda della risposta dei pesci. Solitamente 3 chili di pastura sono sufficienti per una sessione di pesca.

Pesca all’inglese.

Sono sempre convinto che nelle dighe la pesca all’inglese la faccia da padrona e, sempre a mio avviso, la diga di Occhito non fa eccezione, specialmente quando l’inverno è stato poco piovoso e la profondità dell’acqua, a 13 metri, è scarsa. Tuttavia, se optiamo per uno spot vicino al muraglione della diga, troveremo buone profondità anche a 13 metri.

In questo caso potremo optare per la classica pesca all’inglese con canne capaci di lanciare anche galleggianti di 25 grammi, senza dover optare per le no limits. Potremo armare le nostre inglesi con un galleggiante da 18 a 25 grammi per pescare da un minimo di 25 metri fino a 40/50 metri. Non è necessario arrivare a coprire distanze siderali, perché il pesce, attirato dalle nostre palle di pastura, non tarderà ad arrivare a anche a breve distanza e, soprattutto, una volta in pastura, difficilmente abbandonerà la zona.

Quest’anno, nelle mie pescate, ho trovato un fondo abbastanza regolare che non superava i 5 metri alla distanza di 40 metri dalla riva, per cui potremo usare delle lenze piuttosto semplici, ma sempre con galleggianti scorrevoli. Personalmente utilizzo una lenza costruita con un pallettone di 5 o 6 grammi, sotto il quale pongo la classica treccia ed un metro e mezzo di filo dello 0,16. La girella congiunge il finale con la lenza madre, sulla quale avremo posto 4 pallini dell’8 equidistanti tra loro.

In definitiva, una lenza volta alla semplicità più assoluta per evitare qualsiasi garbuglio.

Quanto alla pasturazione, ritengo opportuno impastare almeno 4 chili di pastura da carpe e carassi e, se volete dirigere la vostra attenzione alle carpe, anche un chilo di bigattini incollati con 2 chili di ghiaia.

Altre tecniche di pesca.

Molti pescatori preferiscono usare la tecnica della bolognese, decisamente più pratica e veloce in grado, comunque, di consentire il recupero di prede importanti che qui, ad Occhito, di certo non mancano. Basterà replicare una lenza di quelle da roubaIsienne, chiaramente di peso superiore, onde consentire un lancio comodo e preciso.

Occhito è famosa anche per la pesca al persico trota che i pescatori locali, ma non solo, insidiano con gli artificiali. Spesso, infatti, si vedono pescatori che, a piedi, percorrono buona parte della diga lanciando senza sosta i loro minnow o cucchiaini e, spesso, li ho visti tornare con boccaloni di tutto rispetto ma anche con bellissimi esemplari di cavedani e, addirittura, di trote!

In definitiva, la diga di Occhito si presta ad una moltitudine di tecniche di pesca, tutte molto redditizie, in base alla stagione ed al livello dell’acqua ed in grado di soddisfare tutti coloro che decideranno di immergervi le loro lenze.

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