INTERVISTA ALL’ ANTENATO PIU’ ANTICO
Z: Ciao Pietro so che parli e scrivi solo in latino, così mi sono premunito portandomi dietro un traduttore vocale , te non puoi comprendere il suo meccanismo ma ne apprezzerai la resa.
P: Sento e ti comprendo.
Z: Te sei l’antenato italiano più antico che abbia lasciato scritti sulla pesca con la canna, visto che ne hai pubblicato un manoscritto composto fra il 1304 e il 1309 e sei bolognese, cosa che non mi meraviglia, visto che i tuoi posteri sono ancora dei grandi affezionati di questa tecnica di pesca, ma dimmi un pò, quando hai iniziato?
P: Ho iniziato poco dopo la metà del 1200 , non ricordo l’anno preciso, anche perchè inizialmente da bambini si pescava tutti con le mani, specie quei giorni che i signori delle ville di campagna invitavano le nostre famiglie a “pescare”i pesci nelle gore delle piscine, o nelle peschiere che venivano momentaneamente messe all’asciutto.
Z: Lo sai Pietro che l’ho fatto anch’io, nel torrente ma l’ho fatto!
P: Pratica divertente che non poteva tramontare…
Z: Bè in realtà, è tramontata da tanto, perchè proibita nelle acque libere, ed è anche giusto così, ma non pretendo che tu comprenda..
La meraviglia è che questa pratica si sia tramandata per quasi 10 secoli…
P:Zaccaria, era il passatempo più dilettevole che si sia mai conosciuto, partecipavano tutti, non era solo per i bambini, ma anche per gli adulti,i giovani, gli anziani e anche per le nostre madonne sia donne che giovinette, non c’era nessuno che poteva resistergli, ricordo bene quando eravamo invitati da Cornelio nella sua villa presso il lago Sebino (Iseo); a ricordarlo, mi vengono ancora i brividi, si entrava tutti scalzi nell’acqua bassa ognuno con quello che si aveva, chi una zappa chi un badile, o una vanga, chi con cesta, chi zucche, secchie, conche, itambucchine ( imbuti), era un fuggi fuggi di pesci che guizzavano, di anguille che fuggivano, di lambrede che si interravano, e ognuno rideva dell’incapacità dell’altro, perchè finché l’acqua non calava molto, pochi riuscivano a prendere qualche pesce.
Mi sembra di rivederli…chi salta, chi ride, chi canta, chi cade, chi lena, chi piglia; rane che saltano, bozzie che si nascondono., gambari che si intombano.
Non esiste uomo malinconico che non resista al ridere a vedere più gente insieme affrettata dietro a un pesce, scivolare e cader sotto sopra mescolarsi con l’acqua e col fango, e poi rialzarsi tutta bagnata con gli altri che ridono e battono le vanghe nell’acqua.
C’era chi si ritrovava in mano una biscia invece dell’Anguilla o una Cagna invece di una Lambreda e con quelle bestie schifose in mano correva incontro a chi ne aveva paura…
Poi ovviamente c’erano pesci e gambari presi in gran quantità, che spesso si regalavano agli amici, o i proprietari della peschiera vendevano ad altri con poca spesa, e quelli che si mangiavano cotti sulla ripa, che , ancora vivi e freschi, sono molto più buoni di quelli che si compra già morti.
Z: Tutto molto bello e campestre, ma tramontato, oggi ai pesci di fiume una volta presi con la canna , riconosciamo dignità e libertà, almeno la maggioranza dei pescatori lo fa, anche se, legge permettendo, c’è sempre qualcuno che non avrebbe sfigurato alle vostre feste… ma te hai mai pensato al pesce come ad una creatura che comprende?
P: Ora che mi fai ricordare, Cornelio aveva in piscina un grosso pesce che chiamava Delfino da quanto era grosso, in realtà era un “carpenotto” di 50 libbre ( Carpa approssimabile ai 16/17 kg) , a cui era molto affezionato e a cui alla stessa ora tutte le sere fischiava perchè venisse al bordo della piscina a prendersi il pane..!
Oltretutto quel pesce amava gli uomini e ancora di più le madonne, che andando in gita con la barca in piscina, trainavano una fune con un pezzo di pane legato al quale il carpenotto abboccava e teneva il filo teso per farsi rimorchiare, finché stanco del gioco, mollava la presa e con un gran balzo for dell’acque salutava e schizzava tutta la compagnia
Z: Sai che il tuo scritto è stato tradotto in Italiano volgare dal 1561 in poi, più e più volte?
P: Posteri saggi…
Z: Io Pietro avrei tante domande da farti in particolare sulla tecnica con la canna e l’amo; te ho letto che la conoscevi bene…
P: Certo altrimenti non ne avrei scritto, e al mio tempo bisognava anche che il manoscritto passasse l’approvazione della santa inquisizione… bisognava essere accorti, ma io di famiglia son sempre stato Guelfo, non avevo problemi. Chiedi pure.
Z: Come sei arrivato a comprendere che esche usare? Osservando la natura immagino, magari ore e ore a spiare i pesci…
P: No Zaccaria ci sarebbe voluto troppo tempo, se non avevi qualcuno che ti insegnava, bastava chiedere a quelli che fendono le viscere dei pesci prima di venderli e guardano quale “esca” essi mangiano più comunemente in quel periodo dell’anno.
Z: Ecco fatto prima lezione di pratica…il fatto è che ora il pesce si rilascia e non si guarda più nel loro stomaco o intestino, almeno da qualche decennio; in compenso abbiamo i vostri scritti, che sono stati copiati, e ricopiati di secolo in secolo, spesso senza menzionare chi erano gli autori originali , e magari pure riportati da qualcuno che con la pesca aveva poco da spartire, ed è per colpa di questo andazzo mai scomparso, che oggi quasi tutti pensano di essere da subito già molto bravi, e pronti per insegnare.
I vostri testi originali non sono nè più letti nè più ricercati, tranne da qualche curiosone come me e pochi altri, o da qualche storico che magari ha altro come mira.
P: Non ho scritto per i posteri Zaccaria, ho scritto per i miei contemporanei, dedicai come si soleva al tempo, la mia opera ad un grande signore per ingraziarmelo, era Carlo II D’Angiò
Z: Ecco…siamo al cartellino arancione…
Comprendo, comunque è anche vero che molte delle tue esche ora non ci sono più e altre sono proibite, come è vero che ce ne sono delle “nuove” anzi “nuovissime” che ti farebbero sorridere perchè te già le usavi.
P:Quali? Mi incuriosisci…
Z: I vermi della carne imputridita si usano moltissimo, anzi quasi esclusivamente, sia all’amo che come pastura!
P: Immagino impastati con l’argilla o creta, ne fate delle palle belle grosse come una mela e le gettate, poi tornate a pescare in quel punto il giorno dopo e li trovate i pesci pronti ad essere presi all’amo…
Z: Non proprio così, ma il principio è quello…noi ne teniamo dei chili in un sacchetto al collo e li gettiamo via via presso la piva o il sovero ( galleggiante) che galleggiano e scendono la corrente , I pesci arrivano e prendono quello che sta sull’amo scambiandolo per gli altri che gettiamo.
P: capito, ci devono essere pesci meno vitiosi che al mio tempo
Z: No Pietro, vedi è comunque la stessa cosa, solo che la pasturazione è diciamo “istantanea” e I pesci non si spaventano più alla nostra vista come accadeva al tuo tempo, ma sono assai più vitiosi dei tuoi nei confronti dell’esca; primo perchè sono trascorsi altri 8 secoli di sfide, e poi perchè rilasciandoli imparano prima e meglio.
P: Ma non mangiate più il pesce che pescate?
Z: l’ho detto,a volte si a volte no…non ne abbiamo necessità, la pesca oggi è uno sport, ma la sfida non è cambiata crea la stessa eccitazione; ma ti ho fatto divagare, e visto che parli di pesci vitiosi, cioè molto accorti, ti chiedo come ti comportavi te quando ne trovavi di così diffidenti?
P: C’è un modo semplice Zaccaria, quando arrivi e vedi che anche stando nascosto i pesci si sono accorti della tua presenza e specie i grandi si allontanano dal luogo, devi levare l’amo dalla lenza, e battere la lenza così senza nè amo nè esca sull’acqua, vedrai così i pesci più piccoli e meno diffidenti accorrere e mordicchiarti la lenza ( ovviamente parla del crine di cavallo , all’epoca unico terminale possibile) senza subire conseguenze, la cosa alla lunga non genera più allarme nemmeno nei grossi, che anzi incuriositi ritornano sul luogo per vedere che accade, a quel punto metti l’amo con l’esca e li prendi.
Z: Ora non funzionerebbe, o perlomeno non servirebbe, ma comprendo l’astuzia…ti volevo chiedere, ma per scrivere di pesca a livello Italia essendo di Bologna, come hai fatto, hai raccolto notizie da altri pescatori, di altre regioni ?
Oggi abbiamo una macchina che ci trasporta veloci e in breve tempo in molti fiumi d’Italia ed è così che possiamo farci personalmente un’idea più generale, insomma più d’insieme…
P: I pesci son sempre pesci Zaccaria, quello che cambia sono i volumi d’acqua, ma visto che mi dici che sono di Bologna, e non posso avere una vasta conoscienza, ti dico che forse voi girate meno di quello che abbia fatto io…Bologna,Ravenna, Senigallia, Asti, Imola,Ferrara, Pisa, Brescia, Piacenza,Ancona, Bergamo, Chioggia, Cortona, Cremona,Cesena,Forlì, Mantova, Milano, Modena, Padova, Pistoia e Verona ti bastano?La canna l’ho usata in quasi tutti i fiumi nei pressi di quelle città, dove andavo per lavoro a seguito dei potenti.
Z: Si bastano…
Z: E’ stato bello parlare con te Pietro, sei stato un grande antenato, peccato che ti conoscano in pochi, mi piace come ascolti, non ti metti su di un piedistallo, ma mantieni sempre la porta della curiosità aperta…
P: Ho sempre il dubbio di non conoscere… coloro che hanno la certezza ( superbia) di conoscere, hanno sempre pensieri netti e sicuri , così indubbiamente semplificano la loro vita, ma finiscono per complicare terribilmente quella degli altri.
Z: Come darti torto…lo sai che ormai non si scrive più su carta?
P: E dove?
Z: E’ troppo lunga da spiegarti Pietro, ti marcherebbero le basi per comprendere, si scrive in altro modo, in compenso scrivono tutti, ognuno suona la sua sinfonia sul suo pentagramma, ed è un buon metodo per generare una confusione che fa perdere passione per le cose che veramente affascinano ,chi volesse iniziare la loro pratica senza un maestro accanto.
P: Peccato è una brutta cosa.
Z: Già.
Z.A.
Grazie Zaccaria
Fantastico!
Bravo! Questa è vera passione, dedizione, cultura e … intelletto.