DESAPARECIDOS
Vi chiederete il perché di questo titolo e, soprattutto, a chi o a cosa si riferisce, chi è scomparso?
Mi riferisco alla scomparsa di tanti campi di gara dove svolgevamo la nostra amata pesca agonistica.
In questi giorni, preso dalla nostalgia, mi ero messo a sfogliare alcune vecchie riviste, e quando dico vecchie intendo proprio molto datate, dei tempi in cui anch’io gareggiavo con l’amata divisa della “Cannisti Castel Maggiore”, cosa che ho fatto per oltre trent’anni.
E sfogliando queste riviste mi sono imbattuto in competizioni fatte su campi di gara che da molto tempo non compaiono più nel calendario delle gare di oggi.
Mi sono chiesto il perché di questa scomparsa. Erano campi gara molto frequentati, che hanno ospitato anche competizioni di alto livello…. allora perché ora sono stati abbandonati?
Certamente di motivi ce ne saranno diversi e di varia natura, non sono in grado di elencare le cause complete che hanno portato a questo abbandono, ma è un vero peccato aver perso tanti campi gara perché avrebbero potuto, ancor oggi, essere di grande aiuto per la crescita del movimento agonistico, che è sempre più in difficoltà.
Campi che erano dislocati in varie regioni dal nord al centro-sud, che avrebbero potuto favorire la partecipazione di molti agonisti a livello locale e non solo.
Quali sono questi campi di gara? Proverò a farne un (triste) elenco, basandomi esclusivamente sulla mia esperienza di agonista.
La mia prima gara risale alla primavera del 1968 e la feci nel Canale Circondariale Bando Valle Lepri di Ostellato, (questo è il suo vero nome), ora comunemente detto Ostellato vecchio.
Quindi questo campo di gara resite da quasi 60 anni ed è ancora uno dei più frequentati.
Quel mio primo anno di attività mi portò a gareggiare nel Canale Lorgana in località Marmorta di Molinella (BO), dove ci facevano anche prove del Trofeo D’Eccellenza, anch’io ve ne feci una e coincise con la mia prima vittoria in una prova dell’Eccellenza in squadra con Giulio Girotti, Luciano Morisi e Luciano Casadio.
Apro una parentesi per ricordare quei due grandi campioni che furono Casadio e Morisi, quest’ultimo mio grande amico, che purtroppo ora non ci sono più.
Questo campo gara rimase in auge fino al 1975/76, dopo di che fu abbandonato. La ragione certamente risiede nel fatto che non era accessibile con le auto, si doveva lasciare il mezzo nei parcheggi nei pressi dei due ponti che delimitavano il campo gara e poi andare a piedi sul proprio posto gara.
Allora l’attrezzatura era ancora piuttosto spartana per cui si usava un carrello e si accedeva abbastanza agevolmente. Ma con il tempo le attrezzature si facevano sempre più corpose e quindi non bastava più il carrello.
Ecco perché tanti campi sono stati abbandonati in tempi più o meno recenti. Provate a pensare che nel mio primo anno di gare andavamo a fare gare in Po da Polesella a Taglio di Po fino a Porto Tolle (RO) in quattro in macchina, io allora avevo una Simca 1000, e riuscivamo a caricare tutta l’attrezzatura (!!) a bordo e le canne sul portapacchi.

Erano gare da 1000/1200 concorrenti come la famosa “Trofeo dell’Unità”, alla quale dovevi iscriverti un anno per l’altro, altrimenti rimanevi fuori.
Numeri da capogiro se rapportati a quelli attuali. Anche questo campo di gara fu abbandonato, come pure il Canale delle Pilastresi, più conosciuto come Cavalletta a Bondeno (FE), il Canale Sud-Est di Anita (FE), il Diversivo di Burana a Finale Emilia (MO), il Canale Parmigiana Moglia (PR), il Destra Reno (RA), canale Napoleonico Bondeno, per ricordarne alcuni emiliani.
Tra i campi di gara più famosi negli anni che vanno dalla fine degli anni 60 agli anni 90, ricordo il Po a Torino, il Canale Scaricatore del Mincio a Pozzolo (MN), in questo campo gara ho visto il mio primo mondiale nel 1971; ll canale Navigabile di Spinadesco (CR), Il Naviglio Brenta (VE), Canale delle Regate a Padova, il Fiume Arno a Firenze (quante gare ci ho fatto), l’Arno Pisano a Calcinaia e Fornacette, la sponda bresciana del Mincio a Peschiera del Garda, per scendere lungo lo stivale ricordo il Tevere ad Umbertide, il Lago Trasimeno a Passignano (PG), il Bacino del Turano, il Bacino di Campotosto, il Volturno a Capua, il Bacino del Pertusillo a Villa d’Agri in provincia di Potenza.
In questo campo gara ci ho fatto due gare che ricordo con grande gioia per i due primi assoluti che feci. Ho citato solamente quelli che conoscevo per avervi gareggiato, ma sicuramente ce ne saranno altri ancora che sono stati cancellati dal circuito nazionale.
Magari sono utilizzati per gare locali, provinciali o regionali, ma le grandi competizioni da quelle parti non passano più. E pensare che in diversi dei campi di gara sopra citati ci hanno fatto dei Mondiali, degli Europei, dei Campionati Italiani, di varie categorie.
Prima parlavo di varie cause, una sicuramente è dovuta a scelte delle Amministrazioni locali che, in alcuni casi, ne hanno vietato l’accessibilità, in altri hanno istituito dei parchi per cui la pesca è vietata, o altre cose del genere.
E pensare che la presenza di centinaia di agonisti in una località porta tante presenze negli alberghi, nei B&B, negli Agriturismi, nei ristoranti, nei bar, con relativo vantaggio economico, per quei locali e per tutto l’indotto.
Porto come esempio Ostellato, attorno a questo paese della bassa ferrarese sono nate tante strutture ricettive, grazie proprio alla presenza costante di tanti pescatori. Sicuramente un altro grande limite all’utilizzo di certi campi gara è dovuto al volume dell’attrezzatura dell’agonista dei giorni nostri.
Se non vi è la possibilità di arrivare sul picchetto in macchina, nessuno si sognerebbe di organizzare una gara importante in quel posto. Purtroppo è così. Per rendersene conto è sufficiente fare un giro lungo la sponda di un campo gara dove si disputa una competizione, non è importante che sia di livello superiore, basta una gara qualsiasi.
Vedrai macchine, con a bordo un solo agonista, strapiene di attrezzatura, che mai potrebbero essere trasportate a mano a centinaia di metri di distanza, a meno di fare 5/6 giri dalla macchina al picchetto.
L’evoluzione dell’agonismo, se da un lato ha elevato lo spessore tecnico dei partecipanti, da un altro ha complicato di molto la scelta dei campi gara, decretandone per molti la scomparsa, appunto come recita il titolo: “desaparecidos”!
Da qualche parte si cerca di rimediare cercando di creare nuovi campi gara. Sono stato recentemente, per la prima volta, ad Avezzano nel canale 8000.
Questo campo gara, relativamente nuovo, che le società locali unitamente alle autorità del posto cercano di rendere agibile, costituisce un esempio da imitare.
Se Di Pirro e soci riusciranno a vincere le intemperanze del contadino frontaliero al canale, ed allungare il tratto adibito a campo gara, sicuramente avranno la possibilità di ospitare, oltre alle competizioni locali o regionali, anche importanti competizioni a livello nazionale.
Come dicevo questo è un esempio di come il mondo dell’agonismo non si arrende alle difficoltà che al giorno d’oggi gli agonisti devono affrontare.
Ultima nota riguarda i tanti campi gara che ho sopra citato, a cui auguro di ritrovare quella visibilità e quella presenza nel circuito delle gare nazionali, magari adeguandoli alle nuove esigenze di chi si dedica all’agonismo.
Questo è un augurio fatto da un nostalgico come il sottoscritto, a cui piacerebbe rifrequentare, anche se ora solo in veste di spettatore, alcuni dei campi di gara che hanno fatto la storia del nostro agonismo.
di Umberto Tarterini








Al nord ci sono.migliaia di canali che potrebbero essere usati x campi gara ma sembra che è meglio fare uno stadio che preparare un argine di un canale e adibirlo a campo gara mille carte burocratiche
E fanno bene