CAMPIONATO MONDIALE DI PESCA A LEDGERING 2012: SI TIRANO LE SOMME

Diciamocelo chiaramente: se Golia avesse ucciso Davide, se Polifemo avesse schiacciato Ulisse, oppure se Firenze avesse vinto la guerra con Siena nella battaglia di Montaperti, la cosa non avrebbe fatto notizia, vista la supremazia del vincitore nei confronti del vinto.

Quando però l’esito è il contrario del previsto, ecco che l’evento si trasforma in leggenda e i protagonisti in eroi. È la metafora della vita; la rivincita degli ultimi. Sono queste le storie che ci piace sentirci raccontare, dove il debole si ribella e soverchia il forte, come appunto nel caso di Davide contro Golia, di Ulisse contro Polifemo…………oppure come nel caso della Nazionale Italiana di Ledgering contro……..il resto del mondo.

Però, mentre nel caso di Davide e Ulisse si parla di leggende, quella della Nazionale Italiana di Ledgering è la storia vera di un’ultima, cresciuta al punto di conquistare un bronzo individuale e arrivare come squadra a un passo dal podio, facendo sognare tutti quegli appassionati che fanno di questa tecnica di pesca una filosofia sportiva che antepone ai risultati altri valori sociali…………..da conservare gelosamente.

Io sono orgoglioso di questo e non vi nascondo che mi sono perfino emozionato quando Ettore, il padre di Andrea Caruso, ancor prima che la notizia fosse ufficiale, mi ha chiamato al telefono dal Belgio per dirmi che Andrea aveva vinto la medaglia di bronzo. Hanno voluto dirmelo in diretta, prima che lo sapessi da altri.

Andrea ha l’età di mia figlia e l’ho visto crescere, prima come uomo, poi come pescatore e devo dire che quella telefonata piena di un sentimento sempre più raro mi ha lasciato senza parole, tanto che sono riuscito solo a balbettare qualcosa che nemmeno ricordo.

Ora però, bando ai sentimentalismi. In questo servizio non tratterò la cronaca del Mondiale di Ledgering, già egregiamente proposta ai lettori di Match Fishing giorno per giorno, con cura certosina, da Giuseppe Trani, un’eccellente reporter che ha riferito gli eventi come meglio non avrebbe saputo fare nemmeno qualche firma di grido del giornalismo sportivo.

Voglio invece occuparmi dell’aspetto tecnico, per come ognuno dei protagonisti ha detto di aver interpretato il suo Mondiale, nel canale Watersportbaan di Gand, in Belgio. …….Un’impresa per niente semplice.

Nel corso delle prove antecedenti le due gare, lo Staf Tecnico composto dal C.T. Mario Molinari, dal suo Vice Stefano Linati e dai due consulenti Verter Bergonzoni e Fulvio Forni, aveva chiaramente decodificato il campo gara e quindi realizzato che il pesce era poco e non regolarmente distribuito su tutto il campo gara e per questo l’impostazione comune è stata quella di creare tre linee di pesca, partendo a 15 m. per prendere subito qualche persico o qualche gardon e nel frattempo pasturare regolarmente anche a 40 m., dove cercare breme e carassi di taglia, lasciando invece la linea dei 55 m., a filo della vegetazione galleggiante, come zona di riserva. Due gli sfarinati individuati come i più adatti e cioè una pastura a base di pesce e betaina verde e una classica da breme di colore nocciola.

Per Match Fishing Marcello Corbelli

Vediamo ora come hanno pescato i ”ragazzi del Mondiale”.

Maurizio Maggiali in gara uno pesca in B21 e questo è già un pessimo inizio, visto che i posti migliori sono già stati chiaramente individuati fra i due canali secondari che si immettono in quello principale, nel tratto che va dal picchetto 1 al picchetto 10.

Durante le verifiche del fondale, Maurizio capisce che una folta serie di incagli gli impediscono ogni possibilità di pesca sulla lunga e media distanza (65 e 40 m.), limitando il suo raggio d’azione a due sole linee di pesca: 15 e 35 m.

Dopo aver pasturato la linea dei 35 m., Maurizio inizia a pescare a 15 m., utilizzando una lenza running rig, con un cage feeder da 20 gr., un finale da 0,13 mm. e un amo del n° 14. Al primo lancio prende un persico reale e poi, nonostante le ricerche sulla seconda distanza e i vari cambiamenti in corso d’opera, più niente fino a quando, a poche decine di minuti dal fine gara, il sottile vettino segnala la mangiata di una breme, bella quanto inutile al fine della classifica. Purtroppo nemmeno l’esperienza di un pezzo da novanta come Maurizio Maggiali è riuscita a salvare una gara morta ancor prima di nascere, in un picchetto davvero pessimo. Il Mondiale di Maurizio finisce con un 21° di settore.

Massimiliano De Pascalis subentra a Maggiali in gara 2, al B12. Massimiliano ha fatto tesoro di quanto rilevato nei giorni di prova e questo gli consente di impostare una gara priva di incertezze. Pastura due sole linee di pesca, a 13 e a 35 m., cercando gardon e persici, sulla linea corta e breme e carassi al centro canale, sulla linea dei 35 m.

Per il pesce piccolo, da ricercare ai 13 m., la sua lenza è costruita con un open end feeder da 20 gr., montato libero sul trave (running rig), un finale da 50 cm. da 0,09/0,10 mm. e un amo del n° 20/22, alternando l’innesco di ver de vase, bigattini e caster.

Per il pesce di taglia, invece Massimiliano ha preparato la linea dei 35 m. dove pesca con una lenza armata di un pasturatore a rete da 30 gr. montato come paternoster running rig, un finale da 0,11 mm. lungo 80 cm. e un amo del n° 14/16, sul quale innescare dei fiocchi di ver de vase, vermi e bigattini. Tutto questo aggiunto ad una corretta pasturazione a base di sfarinato farcito con caster, vermi tagliati e ver de vase ha permesso a Massimiliano di portare solo 8 penalità alla squadra

Stefano Mariotti in gara uno è al picchetto D3 e seguendo le direttive del C.T., dopo aver pasturato con una decina di lanci la distanza dei 35 m., inizia a pescare come gli altri compagni di squadra, sulla linea dei 15 m., cercando subito di scappottare, per poi allungarsi sulla pasturazione ai 35 m. non appena iniziano a muoversi le breme.

Stefano affida la sua gara a una montatura paternoster running rig, con un pasturatore a rete da 30 gr. Anche per lui un finale da 0,12mm. di 50 cm. ed un amo del n°14 come lenza di partenza da modificare in corso d’opera. Il picchetto non prodigo di catture, ma sapientemente sfruttato, porterà a Stefano 3.417 punti, validi per un buon il 10° piazzamento, utilissimo per la squadra.

Purtroppo in gara due il Mariotti viene destinato al picchetto C7, in condizioni di pesca proibitive esattamente analoghe a quelle capitate il giorno precedente all’amico Maggiali e questo lo porterà a chiudere la sua con 20 penalità.

Manuel Marchese in gara uno pesca all’E12, in un picchetto anonimo, dal quale strappa l’impossibile. Mette in nassa ben 14 pesci, partendo prima sulla linea dei 15 m., in attesa che la pasturazione faccia effetto sulle due linee, a 42 m. e 65 m.

Con la lenza costruita per la pesca corta: un piccolo feeder open end da 20 gr. su una montatura running rig, un finale da 0,09 mm., lungo 50 cm. e un amo del n° 20, innescando alternativamente bigattini, caster e ver de vase, Manuel prende alcuni gardon, ma nel frattempo, ogni 15 minuti, alimenta la linea dei 42 m., dove cercare poi il pesce di taglia.

Dopo circa un’ora, in un momento di stanca, dopo aver aumentato le misure di amo (n° 16) e finale (0,128 mm.), innescando ben 4 fili di ver de vase e un piccolo verme, Manuel esce ai 42 m. che gli frutteranno tre breme di taglia discreta le quali, insieme agli altri pescetti presi, gli varranno solo 8 penalità.

Ma è in gara due, all’E19, che Manuel da il meglio di se. Consapevole di essere in un buon picchetto, inizia le operazioni di pasturazione preventiva, caricando molto il feeder con caster, vermi tagliati e ver de vase, sia sulla linea dei 41 m., che su quella dei 22 m. e visto che si prevede una pesca più ricca rispetto al giorno precedente, anche le lenze sono meno sofisticate, con pasturatori medi, finali più consistenti e ami del n° 16/18.

Dopo una partenza in sordina, la pasturazione inizia a dare i suoi frutti e dalla linea dei 41 m. giunge in nassa un carassio niente male, seguito in rapida successione da altri due più piccoli e da una bella breme. La pesca però non è costante e quindi Manuel prova la linea corta, ma il pesce non risponde, costringendolo a tornare sulla metà canale, ma con un finale più sottile (0,104 mm.) e un amo del n° 22, sul quale innescare un verme piccolissimo e tre o quattro fili di ver del vase. Questa sarà la condotta di tutta la gara che porterà a Manuel Marchese 10.419 punti e un piazzamento secondo solo a quello di Attila Erdei, neo Campione del Mondo.

Angelo De Pascalis. Con lui entriamo nel gotha del Mondiale poiché, anche se classificato quarto, il suo pescato complessivo è il più alto del Mondiale e quindi merita comunque tutta la nostra ammirazione.

In gara uno pesca al n° 8 del settore iniziale e per di più anche con 100 metri di stacco finale, nonostante questo, forte di quanto rilevato in prova, segue le nozioni acquisite e dopo aver alimentato la linea di pesca ai 35 m., parte sui 13 m., prendendo tutto quello che viene, compresi dei gardon difficilissimi da ferrare, avvalendosi di un open end feeder da 20 gr., montato “runnin rig” direttamente sul trave, corredato di un finale da 0,09 mm., lungo 50 cm. fissato a una breve treccia ricavata dal trave e un amo del n° 22 a completamento.

Nel momento in cui il pesce rallenta, Angelo esce a 35 m., alternando con questo metodo le due zone di pesca per l’intera durata della gara e questa strategia paga fino a conquistare uno sfortunato quinto di settore e dico “sfortunato” perché al segnale di fine gara, una breme sui 700 gr. già nel guadino, ma non ancora interamente in secco, deve essere rilasciata senza poterla pesare………Quel pesce gli sarebbe valso due posizioni e l’Argento individuale.

In gara due la Dea Bendata restituisce ad Angelo il maltolto, assegnandogli il picchetto A1, il primo di zona, ma la fortuna si sa, è femmina e come tutte le femmine è un po’ capricciosa e vuole essere coccolata, ma sopratutto vuole essere aiutata, altrimenti ti lascia solo. Angelo però sa bene come ci si comporta in simili circostanze e non perde l’occasione per mortificare i suoi avversari, rimasi a guardare da dietro chi non è ormai più raggiungibile.

Andrea Caruso è un figlio d’arte, cresciuto da suo padre Ettore a pane e pesca. Era inevitabile che prima o poi le sue conoscenze avrebbero dato i suoi frutti. Quando pesca è metodico e scrupoloso, ma anche molto intuitivo e credo che ce ne farà vedere delle belle.

Andrea mi racconta che in gara uno ha fedelmente seguito il disegno dello Staf Tecnico, con la stessa lenza degli altri compagni di squadra, diversa solo nel tipo di amo, a filo molto fino e quindi particolarmente leggero, innescando quasi esclusivamente il verme, partendo da subito a 15 m., per prendere qualche gardon e poi, dopo un’oretta di stanca, uscire sul centro canale, preventivamente pasturato, dove prende ancora una bella breme, mentre gli altri del settore sono immobili.

Andrea sapeva che 3^ e la 4^ ora sarebbe stato un periodo morto, ma sapeva anche che nella 5^ ora il pesce si sarebbe mosso di nuovo e per questo ha insistito nella sua strategia di gara, chiudendo quarto.

Il secondo giorno seduto sul panchetto non c’è Andrea, c’è un rottweiler da combattimento. Forte delle sue due “sponde”: il padre Ettore e Stefano Linati, Caruso Junior parte subito come un treno e poco dopo inizia a cucire con sistematica regolarità delle breme a metà canale, a quel punto e con quella determinazione, non lo ferma più nessuno e Andrea va a vincere il suo settore ed è Bronzo Iridato.

La Nazionale Italiana di Pesca a Ledgering, il “brutto anatroccolo” che ha rotto il guscio del suo uovo nel 2011 con il deludente esordio al Mondiale casalingo di Montemolino, oggi sta assumendo le forme del cigno, passando da un ultimo posto in classifica, all’entusiasmate prestazione di questa edizione mondiale, a due passi dalla gloria.

Al Mondiale di Gand, in Belgio, la “piccola” Italia del feeder si è fatta largo sgomitando e senza nessuna sudditanza nei confronti di ben più conclamati blasoni è salita d’imperio sul carro delle grandi, incorniciando una prestazione superiore ad ogni più ottimistica previsione. È questo è l’aspetto esaltante: vedere “quelli del ledgering” finora snobbati e derisi, uscire dalla Corte dei Miracoli e far sentire la loro voce……al mondo.

Prima di chiudere questo servizio, per la verità un po’ prolisso, ho chiesto anche al C.T. Mario Molinari le sue impressioni su questa bella storia e lui gentilmente ha collaborato, ma anche se per me scrivere è un piacere, non posso certo mettere la mia penna sulle righe di Super Mario e per questo vi lascio leggere quello che lui stesso ha scritto in merito.

Mario Molinari
Forse era proprio scritto nel libro del destino che la giovane disciplina agonistica del Feeder Fishing dovesse partire con l’umiliante ultimo posto all’esordio iridato, perché i nostri Azzurri trovassero le motivazioni necessarie a un convincente riscatto.

E’ passato quasi un anno dalla debacle, per certi versi inspiegabile, di Montemolino, e devo ammettere che non è stato facile trovare la lucidità necessaria per cercare le giuste coordinate e rimettere le cose a posto.

La Federazione ha avuto il merito di riflettere con calma sull’accaduto, e la pazienza di aspettarci; il resto l’hanno fatto i ragazzi, che con serenità e impegno, non hanno lasciato nulla al caso, preparandosi con attenzione, seguendo con umiltà le indicazioni tecniche, e dando il meglio delle loro possibilità.

Fin dal week end di metà Aprile per la ricognizione al campo gara, e durante lo stage di Maggio a Ostellato, al quale invitai gli Azzurri del 2011, perché condividessero ansie e speranze dei compagni qualificati per il Mondiale di Gand, ebbi subito delle sensazioni positive. Non chiedetemi perché e quali. Ci sono cose che le senti nell’aria. Spero solo che in occasione dei prossimi impegni della nostra Nazionale le possa nuovamente percepire chiare e forti.

Il nostro movimento è giovane, forse troppo giovane per competere ai massimi livelli con la certezza di far sempre risultato, ma con alle spalle l’aiuto di una Federazione organizzata come la nostra, nulla può essere precluso a priori, e di ciò dobbiamo essere consci e responsabili.

Sotto l’aspetto agonistico, i decenni di podi della Pesca al Colpo, sono un patrimonio di esperienze che non può non contare. Il Feeder Fishing fa parte della Pesca al Colpo, e gli aiuti che possiamo trarne sono di un valore inestimabile. Basta chiederli nei modi dovuti, e con l’equilibrio di chi sa d’aver tanta strada ancora da percorrere.

Il buon risultato di Gand mi auguro possa fare da ulteriore polo d’attrazione verso la nostra specialità. Forse, pian piano, riusciremo ad ottenere una graduale migrazione dei “Colpisti” verso il Feeder Fishing, e questo non potrà che migliorare la qualità del campo dei partecipanti agli Italiani della specialità, da cui trarre di anno in anno gli Azzurrabili da invitare a stage competitivi per la selezione dei migliori a cui affidare il compito di difendere i nostri colori ai Mondiali. Questo è l’intendimento federale, e so già che in molti storceranno il naso, poiché in un certo senso ciò significa la fine del “sogno” d’ottenere la maglia azzurra da parte di chi ha priorità familiari ed economiche tali, da non consentirgli un costante impegno agonistico.

Il Mondiale di Feeder Fishing è diventato una cosa seria e con oltre venti Paesi partecipanti, e la percezione che da qui a poco potrebbero essere anche di più di quelli che prendono solitamente parte agli Europei del Colpo, ogni decisione di scelta dovrà attenersi ad uno stretto realismo.

Il costo di presenza al Mondiale è una somma importante, e la Federazione non può permettersi a cuor leggero di spenderla senza ambire a un risultato di prestigio. Per conseguirlo, non si può lasciare nulla al caso, e la maglia Azzurra dovrà rappresentare il giusto premio per chi riuscirà a dimostrare di esserne all’altezza. Nella mia qualità di selezionatore e responsabile dell’area tecnica della Nazionale di Feeder Fishing, se riconfermato insieme al mio staff, dovrò in futuro prendere decisioni che mi auguro siano accettate da parte dell’intero movimento con un atteggiamento maturo e consapevole della mia buona fede.

Se potessi, ridarei subito una chance ai ragazzi che fecero l’ultimo posto a Montemolino, e quindi spero che i loro futuri risultati mi diano l’opportunità di richiamarli a una nuova avventura azzurra.

Ora non mi resta che ringraziare tutti, e guardare al prossimo Mondiale in Sud Africa con rinnovato ottimismo.

Dalla Squadra Nazionale di Pesca a Ledgering un saluto a tutti gli amici di Match Fishing.

Si ringrazia Angelo De Pascalis per la cortese collaborazione.

Marcello Corbelli

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