Campionato Italiano di pesca a ledgering: Il Campione Italiano 2011 è Angelo De Pascalis

Bentrovati amici di Match Fishing, ci eravamo lasciati a metà del mese di giugno, in quel di Ostellato, con la cronaca delle prime due prove del Campionato Italiano a Ledgering e come promesso ci ritroviamo immersi nello stesso argomento, ma in una posizione geografica diversa, infatti sono appena tornato (un po’ con le pive nel sacco) dal Tevere a Montemolino, dove si sono da poco concluse le due prove finali.

Prima però di parlare della finale facciamo un passo indietro, tornando con la mente alle due prove di Ostellato in un momento davvero triste per il noto canale ferrarese.
In quei giorni ogni discussione riguardante la pesca sportiva cadeva inevitabilmente sul degrado del più bel campo di gara italiano. Le voci più disparate si rincorrevano e già allora c’era chi parlava di un terribile virus che stava uccidendo tutto, chi imputava la moria dei pesci alle opere di dragaggio del canale, chi incolpava i cormorani e chi invece se la prendeva con la pesca professionale (pare) di frodo; difficile stabilire l’esatta causa, mentre certo era che durante le gare svolte in quel periodo, erano più le nasse vuote che quelle con qualche pesce.

Proprio in quel periodo di lugubri congetture, un flebile barlume di speranza si intravide proprio in occasione delle due prove a ledgering, poiché i sottili quiver dettero modo di portate alla pesa nasse improponibili per quel periodo, nemmeno paragonabili ad altre tecniche. Se la memoria non mi inganna, da un veloce calcolo, venne fuori una media di oltre due chilogrammi pro-capite ed anche i meno fortunati presero del pesce, contrariamente a quanto di norma fino a quel momento.

Tutto sommato Ostellato, seppur lontano anni luce da quello che fu, ci lasciò in dote due giorni di gara con un pescato modesto, ma distribuito in modo uniforme, dal primo all’ultimo picchetto e questo, ne sono certo, tutti i concorrenti presenti alle prove finali di Montemolino lo hanno potuto apprezzare meglio, dopo aver pescato nelle acque Tiberine, in picchetti così difformi tra loro da compromettere la gara di molti.

Tanto per dare un senso compiuto a quanto stiamo dicendo, chi non conosce ancora Montemolino sappia che perfino nei giorni di prova sono stati presi dei cappotti, anche pescando solo in cinque o sei nell’intero canale; io stesso nella settimana precedente la gara, in sei ore di pesca sono riuscito a prendere due (dico due) pesci, in quell’occasione nel Tevere a Montemolino eravamo soltanto in due: io e l’amico Marcello Mazzarella.

Poi, fortunatamente, i temporali dei giorni immediatamente a ridosso dell’appuntamento sportivo hanno alzato il livello del Tevere e l’acqua, anche se torbida, si è ossigenata e questo ha permesso al pesce di aumentare un po’ la sua scarsa attività, fermo restando che comunque parliamo ancora di pescate nell’ordine delle tre o quattro “mangiate” nelle cinque ore di prova e per di più a ranghi ridotti.

Mi spiace parlare così di questo campo gara, perché l’impianto sportivo di Montemolino è di comodissimo accesso, con caratteristiche ambientali molto interessanti e, particolare non secondario, è davvero bello, immerso com’è nel suggestivo paesaggio della campagna Umbra, ma potrà avere un futuro interessante se solo qualcuno deciderà di prendersi a cuore il suo sviluppo partendo da quello che è, sommato ad un prelievo privo di controlli, uno dei problemi più incisivi e cioè una popolazione di siluri certamente sproporzionata rispetto alle potenzialità del tratto in questione.

Ora però torniamo alla due giorni di Montemolino, passando alla cronaca delle gare.

La prima giornata, sabato 30 luglio, alle ore 9,20 suona il segnale della pasturazione pesante ma, vista la scarsa “mangianza”, sono molti quelli che agiscono con parsimonia, ritenendo che l’abbondanza possa solo recare danno. Salvo rare eccezioni, sono molti quelli che fanno il fondo su due linee: a 15/20 metri da riva e dall’altra parte del canale, oltre i tre quarti.

Al segnale d’inizio volano in acqua i feeder mentre ognuno di noi, memore delle prove svolte, sa bene che se qualche pesce mangia, lo fa primi minuti di gara e per questo l’attenzione è ai massimi livelli, non si sente volare una mosca……………..ma nemmeno si vedono muovere i segnalatori. Ci vorrà oltre mezz’ora per avere notizia delle prime catture e nel mio settore, nonostante sia quello terminale, nessuno ha preso niente, nemmeno l’ultimo di zona.

La sorte mi ha assegnato il picchetto numero due del settore terminale, alla mia sinistra ho il mitico Verter Bergonzoni ed alla mia destra c’è il capo classifica provvisorio, Manuel Marchese; il nostro è il settore di fuoco, in dieci picchetti ci sono non solo i primi tre della classifica generale, ma c’è anche il fortissimo Michele Moscati, padrone di casa e Campione Italiano in carica, c’è anche Angelo De Pascalis, che non sa ancora di essere il nuovo Campione Italiano e poi c’è Maurizio Maggiali, che non sa ancora di essere il futuro Vice-Campione Italiano…………..mi sento come un nano in mezzo a dei giocatori di basket.

Verso lo scadere della prima ora giunge notizia che il picchetto terminale ha messo in nassa una carpa sui tre chili, mentre gli altri guardano e tacciono, o per meglio dire quasi tutti guardano e tacciono, dato che io e Verter anziché tacere imprechiamo come dannati a causa dei numerosi pasturatori lasciati fra le ramaglie subacquee che abbracciano interamente i nostri due picchetti.

Ad onor del vero bisogna dire che Verter, che ne ha strappati più di me, credo almeno sei o sette ed ha dato modesti segni di intemperanza, solo dopo i primi quattro feeder lasciati nel Tevere mentre io, un po’ meno signorilmente di lui, ho reso massimo onore alle mie origini toscane, lasciandomi andare a variopinte locuzioni di carattere non propriamente clericale, già dal primo pasturatore rimasto fra i rami sommersi.

Per gran parte delle cinque ore di gara, dopo averle provate di tutte, rimaniamo guardare impotenti le punte paralitiche delle nostre canne, attenti ad un qualsiasi segnale che dimostri l’esistenza di una qualsivoglia forma di vita acquatica. Nell’infruttifera attesa c’è chi cerca riparo in una improbabile pesca di piccoli pescetti; ogni tanto si sente vociferare di qualche cattura e quando le voci si trasformano in epiteti poco eleganti, si capisce subito che il “fortunello” di turno ha preso il pesce che sarà la soluzione della sua gara.

Stessa sorte è toccata a me quando, dopo aver pescato per tutta la gara nell’unico metro quadrato disponibile, a meno di mezz’ora dalla fine (non ho capito perché non prima) ho infilato tre dei miei quattro carassi, che mi hanno portato un dignitoso terzo di settore.

La seconda giornata, domenica 31 luglio, sfatando i tristi presagi delle varie cassandre, il pesce risponde fin da subito, ma solo in certi picchetti, confermando con ciò l’assoluta disomogeneità del campo gara, mentre sono ancora in tanti quelli costretti a rivedere un film già visto il giorno precedente.

Nel mio settore, questa volta centrale, ho visto chiaramente cosa significa trovarsi in picchetti sterili, come quelli avuti in sorte dai tre concorrenti alla mia sinistra e dai due alla mia destra: io, che avevo un picchetto con dei tronchi secchi vicino alla sponda opposta dove poterci pescare intorno, ho preso del pesce, anche se quelli più belli li ho lasciati proprio fra quei legni, mentre gli altri, che avevano davanti a loro solo un tristissimo “liscione”, si sono trovati costretti a perdere la loro gara ancor prima di mettere le lenze in acqua.

Tuttavia sono questi i casi in cui emergono i campioni e posso dire di essere rimasto colpito dalla prestazione di un grande Mario Molinari il quale, pur trovandosi proprio in uno di quei picchetti, è riuscito a cavare il sangue da una rapa, strappando dall’acqua più pesce di quanto un picchetto simile poteva offrire.

Un colpo di mortaretto decreta il fine gara e nemmeno è finito l’eco del botto che già circolano frenetiche le prime voci sul probabile vincitore, voci alle quali ho francamente prestato poca attenzione, ancora turbato per quei quattro pesci persi, insieme ai quali ho perso anche il primo di settore. Poi lentamente la rabbia passa e quelle che prima erano solo voci assumono una veste sempre più ufficiale e sono davvero contento quando vengo a sapere con certezza che il nuovo Campione Italiano è Angelo De Pascalis.

Il suo è certamente un titolo meritato dato che non esagero nel definirlo uno dei più forti pescatori a ledgering italiani ed ora, perlomeno fino all’anno prossimo è ufficialmente il più forte

Non è da molto che frequento il circuito agonistico italiano di ledgering, ma ho avuto tempo a sufficienza per trovare Angelo sempre, sistematicamente nelle prime posizioni di qualsiasi gara alla quale abbia partecipato e questo non è un caso: le meteore si illuminano per il breve tempo di un rapido passaggio, le stelle invece continuano a brillare e se l’istinto non mi tradisce credo proprio che vedremo questa stella brillare a lungo.

Bravo Angelo, una medaglia d’oro meritata come poche altre lo sono state, ma io che sono un inguaribile sentimentale voglio aggiungere ancora un “bravo” solo mio, perché ho visto i tuoi occhi lucidi nei momenti della premiazione e questo è a parer mio uno dei più grandi doni che un campione può fare soprattutto a se stesso poiché credo fermamente che solo gli “uomini” possono commuoversi, gli altri sono solo persone.

L’essere senese e quindi fortemente influenzato da una cultura paliesca, mi porta troppo facilmente ad acclamare un solo vincitore, relegando tutti gli altri nello spazio riservato agli sconfitti, ma nonostante ciò capisco che questa impostazione è derivante solo da una forma mentis, difficilmente riscontrabile altrove e pertanto trovo, non solo corretto, ma doveroso tributare gli onori del podio anche al secondo classificato, Maurizio Maggiali dell’LBF di Brescia ed al terzo classificato, Stefano Mariotti, della Lenza Mantovana Tubertini, superfluo dire che non si possono raggiungere tali livelli basandosi solo sul fattore fortuna ed è quindi ovvio che sono anch’essi due punte di diamante che faranno parlare di loro a lungo ma torno a dire……il Campione è solo uno, gli altri attendono il loro turno nelle retrovie.

Tuttavia, a proposito di retrovie, mi preme spendere una parola per un ragazzo che dalle retrovie ha guardato con la necessaria umiltà i suoi “fratelli maggiori” ma che ora inizia ad essere lui uno da guardare con rispetto e parlo di Andrea Caruso, un bambino conosciuto più di vent’anni fa, che ha iniziato seguendo le orme del padre Ettore e che oggi è rimasto fuori dal podio solo di misura ed aggiungo io, anche per una maledetta sfortuna, comunque il suo quarto piazzamento, è un risultato di grande rilievo che dimostra di che pasta è fatto Andrea e spero che questa sua grande passione prenda colore, quello della maglia azzurra……….quale più bel regalo?

Cari amici di Match Fishing, la cronaca del Campionato Italiano di Ledgering 2011 termina qui, ma prima di chiudere sento di dovermi scusare con i lettori per non aver nemmeno sfiorato l’argomento riguardante le varie strategie adottate dai concorrenti vittoriosi.

Ovviamente è una mancanza spiacevole, ma frutto di una scelta precisa adottata per un semplice motivo: il Tevere a Montemolino fra meno di un mese, sarà teatro dei Campionati Mondiali di Ledgering e qualche squadra ha già messo le tende sulle sponde del fiume da diversi giorni, guardando con attenzione ogni nostra mossa durante le gare di sabato e domenica, figuriamoci se voglio mettermi anche a rendere pubblici altri elementi.……….Per questa volta il dovere di cronaca passa in secondo piano.

Un saluto a tutti gli amici di Match Fishing ed un grande “in bocca al lupo” ai Nostri Azzurri.

Marcello Corbelli

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