I SEGRETI DEL BRIAN SVELATI DA MASSIMO VEZZALINI

Cari amici di Match Fishing,

ci stiamo avvicinando alla conclusione del trofeo di serie A2 con la prova che si disputerà domenica prossima sul canale Brian in Veneto.

Questa prova sarà determinante per stabilire le squadre che saliranno in Eccellenza Nord e quelle che retrocederanno nei regionali, cioè quelle squadre che terminando nelle prime 6 posizioni della classifica saliranno in Eccellenza nord e le ultime 20 retrocederanno nei sottostanti gironi dei regionali.

Il canale veneto è bello da vedere e divertente quando si pesca per diletto ma difficile da gestire durante una gara e a dimostrazione parlano le nasse spesso piene quando si prova un pò meno durante le competizioni.

Per capire e conoscere meglio questo Brian abbiamo avvicinato un campione della pesca al colpo nazionale, un azzurro  campione del mondo che abita a poca distanza dal Brian, stiamo parlando di Massimo Vezzalini, uno che ha passato tutta la vita  con la canna in mano.

Massimo Vezzalini attualmente lavora per ditta spagnola Yuki e la sua perfetta conoscenza del canale la mettiamo a disposizione degli amici di Match Fishing con l’intento di scoprire alcuni segreti di questo canale.

MASSIMO VEZZALINI

Massimo Vezzalini, per conoscerlo meglio vi presentiamo il suo curriculum sportivo:

1991  1 classificato campionato italiano per società

1992  3 classificato campionato del mondo per clubs

1993  3 classificato rendimento trofeo ecellenza

1994  2 classificato memorial Pasinetti trofeo pescare DAIWA

1996  4 classificato trofeo d’eccellenza a squadre

1997  2 classificato trofeo d’eccellenza a squadre

1997  2 classificato campionato italiano per società

1999  2 classificato trofeo d’ecellenza a squadre

2001  3 classificato club azzurro

2002  componente della nazionale italiana

2002  1 classificato  coppa latina

2003  2 classificato trofeo d’eccellenza a squadre

2004 componente nazionale italiana

2004  1 classificato coppa latina

2004  1 classificato memorial Pasinetti pescare DAIWA

2006  1 classificato campionato regionale a squadre

2010   1 classificato club azzurro di pesca al colpo

2011 componente nazionale italiana campione del mondo

COMPONENTE DEL CLUB AZZURRO DA 14 ANNI

IL BRIAN

E adesso conosciamolo da vicino questo Brian:

Tra i canali italiani riservati alla pesca al colpo sicuramente il Brian è quello che offre maggiori opportunità in fatto di tecniche e di pesci da insidiare.

Dallo spinning, al black bass, al carp-fishing, dalla pesca all’anguilla a quella dei cefali, dall’inglese alla roubaisienne, solo per citare le più praticate.

La FIPSAS da diversi anni ha scelto questo canale dove disputare le più più importanti manifestazioni di pesca al colpo come nel caso del 2011 con le gare del Trofeo di Eccellenza nord e quelle di serie A2, oltre ai vari regionali e provinciali.

Il Brian è un canale di bonifica immerso nella pianura veneta al confine con la provincia di Venezia e di Treviso, largo 40 m, profondo oltre cinque, offre la possibilità di praticare pressoché tutte le tecniche di pesca.

Per coloro che amano cimentarsi nella cattura dei ciprinidi, il tratto migliore è senz’altro quello compreso tra l’idrovora di Staffolo e la località di Bocca Fossa.

Circa 4 km che durante i fine settimana sono interessati dallo svolgersi di competizione ad ogni livello, una zona in cui il pesce è da sempre abituato a trovarvi cibo.

Per arrivarci programmate il navigatore in direzione Torre di Mosto e poi chiedete, non è difficile individuarlo.

Il canale si trova lontano da strade trafficate e la via di accesso che corre sopra l’argine è stretta pertanto l’auto va disposta cercando di occupare meno carreggiata possibile.

Le sponde sono comode, erbose e ben curate e permettono di maneggiare una roubaisienne alla massima lunghezza di 13 metri senza disagi.

Il canneto è presente su entrambe le rive, ma è più fitto su quella opposta ai box di pesca.

Il fondale è generalmente pulito, uniforme e privo di piante acquatiche, fatta eccezione per alcuni tratti in quarta zona dove sulla sponda opposta sono presenti banchi di ninfee galleggianti che ostacolano la pesca.

Sul fondale occorre fare una premessa.

Esso è abbastanza pulito e presenta una particolare morfologia a gradoni, più o meno accentuati.

Si va dal metro e mezzo a ridosso del canneto per passare a i tre 3,5 m alla distanza di 58 m dalla sponda.

A centro canale vi sono oltre 5 m di profondità.

Le condizioni dell’acqua hanno una notevole importanza.

Se il livello più basso di mezzo metro, come durante il periodo invernale, il pesce troverà difficoltà a rifugiarsi nel canneto per tale ragione potremo pasturare a distanza di sicurezza.

Sia chiaro che ci stiamo riferendo alla pesca delle scardole.

Con un livello normale, invece, i pesci faranno fatica ad abbandonare la sicurezza offerta loro dalle piante, pertanto andranno cercati a filo.

Questo è il motivo che ha fatto cadere in disuso l’impiego dello shock leader: lanciando pochi centimetri dal canneto, per quanto uno possa essere bravo, la probabilità che l’amo possa finire su qualche fusto è alta.

 

 

Un canale a “corrente” alterna

Poiché la costa è molto vicina, la corrente dovrebbe in linea di massima seguire quello che è l’andamento delle maree, tuttavia non è sempre così.

Un’opera di sbarramento posta a circa 2 km dal mare ne regola il flusso, per tale motivo quando le paratie sono chiuse, l’unico movimento possibile è quello dovuto all’azione del vento che sposta gli strati di acqua in superficie.

In estate risalgono i cefali, che non sono facili da ingannare e di solito la roubaisienne è l’attrezzo più impiegato.

Vanno richiamati con sfarinati idonei e tremolina, una pesca che comunque consigliamo di lasciar fare ai pescatori locali.

Le competizioni

Le acque nel tratto riservato a campo di gara sono ricche di pesce, anche se non sempre in gara è facile catturarlo come durante le prove.

Quest’anno sul canale veneto sono state organizzate gare dell’Eccellenza nord e della serie A2 oltre a regionali e provinciali.

Il meglio dell’agonismo nazionale ha potuto cimentarsi con le più sofisticate tecniche di pesca con l’inglese decisamente a farla da padrone.

A PESCA CON IL MULINELLO

Con Massimo Vezzalini, abbiamo fatto una pescata con le canne a mulinello intendendo per tali la bolognese e la canna inglese per scoprire i segreti per pescare in questo canale.

Massimo ha scelto di preparare una bolognese da 7 metri (con una profondità da 5 mt è la canna giusta) e tre match road: la prima per pescare con galleggiante fisso vicino alle cannelle sulla sponda opposta, la seconda per pescare con galleggiante scorrevole in acqua corrente e la terza con scorrevole in acqua ferma.

INGLESE

Come detto, la tecnica anglosassone è quella che meglio di tutte permette di ottenere il massimo risultato in queste acque, sia con galleggianti scorrevoli che fissi.

Vezzalini monta in bobina un filo del 0,20 mentre il terminale uno 0,12.

Mulinelli di qualità nonché aventi un elevato rapporto di recupero, sono più che giustificati dalla distanza di pesca e dalla taglia dei pesci che a volte si fa molto interessante.

Per raggiungere il canneto sono sufficienti galleggianti da 18 a 22 grammi condizionati delle situazioni del vento.

In genere vengono usati galleggianti fissi, un po’ più pesanti rispetto a quando si opera a mezz’acqua, diciamo sui 18 – 20 g se non vi è Bora.

Con acqua che si muove, o in presenza di forte vento, molti arrivano ad impiegare galleggianti scorrevoli anche di 30 g, con metà della zavorra concentrata nella sfera.

Non è il massimo della raffinatezza, ma in casi estremi funziona.

Sia che venga impiegata pastura oppure larve incollate, va prestata la massima attenzione a come si maneggia la fionda: se una o più palline di richiamo dovessero finire dentro il canneto, allora il pesce farà molta fatica a muoversi e perderemmo del tempo inutilmente.

Gli ami da pesca devono essere a pancia larga tipo serie 21 e devono essere non troppo grossi dal 12 al 18.

L’unica cosa ad essere suscettibile di variazione e l’amo.

Quando il pesce si mostra in attività, un numero 13 della serie 21 ben si presta all’innesco di una coppia di orsetti.

Se invece vogliamo fare selezione, o abbiamo minutaglia che disturba, allora meglio un amo dell’11 serie 11 dotato di un gambo più lungo e che meglio regge il verme o la camola.

LE ESCHE

Oltre al bigattino, all’orsetto, ai vari tipi di vermi e al mais, in queste acque vengono impiegati con successo anche camole del miele e tebo, esche che appartengono al mondo della pesca alla trota.

Sembra strano, ma funzionano.

Riescono a selezionare la taglia di quanto non farebbe il lombrico o un chicco di mais.

PASTURAZIONE

La pasturazione è molto importante.

Per quanto riguarda lo sfarinato, esso dovrà avere una base color nocciola, dolce ed una grana medio grossa, ovvero la tipica miscela che porta la dicitura scardole carassi sulle confezioni delle varie ditte.

Quella impiegata dal Vezz è una pastura specifica da carassi commercializzata dalla YUKI.

La consistenza delle palline deve essere di durezza sufficiente per resistere alle sollecitazioni meccaniche derivate dal lancio con una fionda.

È stato aggiunto del tortato di mais, additivo che non va ad incidere sulla consistenza dell’impasto, ma che gli permette di disgregarsi in minor tempo una volta raggiunto il fondo.

La quantità idonea è di 200 – 300 g per chilo di pastura ed è vivamente consigliabile in acque lente e profonde, proprio come quelle del Brian.

Se invece stiamo insidiando scardole a filo di canneto, allora il bigattino potrebbe invogliare il pesce ad uscire con maggiore efficacia rispetto ad un richiamo di origine vegetale.

Il discorso cambia nel periodo freddo: anche se lo sfarinato continua a mantenere una certa efficacia, il maggior apporto calorico offerto dalla esche animali le fa di gran lunga preferire.

Inoltre aumenta la probabilità di attirare i cavedani che, come tutti noi sappiamo, sono estremamente sensibili ai bigattini.

IL FILM FOTOGRAFICO

il Vez la pastura la farcisce così, con bigattini stirati in mezzo e mais in abbondanza

pastura speciale Yuki da Brian

bigattini e ghiaia incollati

ecco la dimensione giusta dei bigattini incollati da lanciare sul primo scalino

inizia la pasturazione: da non imitare!

riproviamo!

questa va bene

palla di pastura in arrivo

palla perfetta vicino al galleggiante

in bobina, su tutte le canne inglesi, il Vez usa il filo del 0,20 (Maxima)

la treccia è importante per non grovigliare la lenza in fase di lancio

galleggiante DINO inglese per attacco scorrevole (da notare il gambo lungo rigido antigroviglio)

pallettone sull’inglese

galleggiante inglese per attacco fisso

girelle Yuki del n° 18

con la tre pezzi si carica e si lancia con forza

il filo viene segnato per determinare sempre l’esatta distanza di pesca

galleggiante tipico da bolognese

la giusta piombatura da bolognese; tra la girella e la sfera 60 cm

nel Brian spesso c’è vento, ecco come assicurare le canne sulla rastrelliera

caricare e lanciare a bolognese

concentrazione con la bolo in mano

la sfera e i pallini. perchè non scorrano sul filo basta un pò di colore con un semplice pennarello

due pallini del 5 sulla girella nella lenza da bolognese e sopra a 60 cm la sfera

carassio del Brian

un bel carassio catturato a bolo

la nuova nassa Yuki che asciuga subito

tre bigattini innescati nel modo giusto

occhio al verme catturante del Vez

innesco segreto ….non ditelo a nessuno!

subito preso, bravo Vez ne sai una più del diavolo

due bigattini stirati sono un ottimo innesco diversivo

la pescata di due ore, bravo Vez, e grazie dei consigli!

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