LA PESCA SUL RENO ALTO

Collega di battuta sempre lui Parisini Davide. Ritrovo ore 9.00 solito bar a Pian di Venola . Prima pero’ passo dalla bottega alimentare di Paolino a fare 4 filoncini con la mortadella perchè la giornata si prospetta lunga.Solita colazione e poi via spediti sul fiume.

Lo troviamo magnifico in tutto il suo splendore. Il giorno prima non hanno aperto le paratoie del bacino di Suviana  di conseguenza le acque sono cristalline e i cavedani diventano ancora più furbi e sospettosi. I giochi di luce esaltano la bellezza del fondale della buca.

Non fa caldo e il sole per lo più è coperto dalle nuvole. Prima di entrare in acqua Davide mi mostra gli ami che non sono più legati e i rocchetti di filo dal 0.09 a scalare fino allo 0.06. Gli manca solo di trovare i galleggianti giusti poi è in regola per la pesca sul Reno alto.

Dalle prime passate evinco che catturare pesci di taglia notevole oggi non è semplice.

Il profumo che emanano i panini lasciati sulla sponda è tale che ci obbliga a fare una piccola pausa.

Tra un morso e una chiacchera la nostra complicità aumenta.

Riprendiamo la pesca , ci sono molti pesci piccoli in attività, tantè cheDavide fa una serie di vaironi che se li avesse tenuti si faceva una frittura per due.Tra Barbetti e Cavedanelli da qualche etto arriva la prima vera cattura.

Quale canna si piega? La vecchia 1010 Daiwa. Pochi istanti un’ altra ferrata ma stavolta il terminale cede perchè oggi siamo costretti a pescare con lenze dello 0.07 e galleggi 4×10 massimo 4×12.

Tra una passata e l’altra Davide esclama:” finalmente stavolta è un patanone”.

La frizione inizia a cantare e il filo ad uscire velocemente. È un pesce di peso che purtroppo a causa del finale sottilissimo si prende la libertà  senza neppure farsi vedere.

Anche se la delusione è tanta rimane la soddisfazione di avere sentito tale potenza trasmessa dal piegarsi della canna.

Decidiamo di cambiare posto ma prima ci sbaffiamo gli ultimi panini.

Percorrendo una strada bianca che costeggia il fiume, oltrepassiamo la zona no kill fino ad arrivare alla vecchia chiusa dove ,fin quando era operativa,prendeva l’acqua la cartiera di Marzabotto.

Lì il fiume forma una serie di correntine il cui fondale è una lastra continua di tufo levigato dall’acqua e caratterizzato da insenature dove trovano il giusto habitat colonie numerose di barbi nostrani di medie dimensioni.

Il corso poi rallenta e da origine ad una piana lunga circa 200 mt.

È la prima volta che quest’anno ci vado, gli anni passati ho fatto catture memorabili.

La velocità dell’acqua è quella giusta, il fondale è a ridosso della riva opposta e come ho detto prima non è trasparente ma di più .

” Saremo obbligati a pescare a vista ! “Dico a Davide. Entriamo in acqua , due , tre, quattro manciate di bigatti che purtroppo si depositano sul fondo senza esser raccolti.

Trascorrono 4/5 minuti e appare il primo cavedano seguito da una coppia di gobbe nostrane. Anche se è enorme rimango molto deluso perchè questo tratto di fiume è sempre stato il paradiso dei cavedani.

Mi ricordo che da ragazzino si doveva fare delle levatacce per riuscire a prender il posto tanto era frequentato e ambito. Non mi resta che provare a prendere l’unico cavedano che avidamente sta raccogliendo i pizzichi di bigatti che gli lancio.

Due/tre passate per sistemare la lenza in modo che il bigatto sull’amo del 24 scenda alla stessa velocità di quelli lanciati e il bestione rimane fregato.

La trasparenza ti permette di vedere tutti i movimenti del pesce che all’istante rintronato dall’illamata sembra non reagire. Bastano però pochi attimi e parte come una furia facendo cantare la frizione. 7-8 minuti passano prima che riesca a inguadinarlo .

È veramente enorme la bilancia confermerà , 1.850 kg!!!! Purtroppo sarà anche l’unico. Delusione totale per entrambi . Foto di rito poi ci avviamo verso le auto commentando sul come e sul perché è sparito il pesce.

Io colpevolizzo subito i cormorani che a centinaia vengono a svernare lungo il fiume. DAVIDE corregge il tiro dicendo che sono cormorani a due gambe .

Sicuramente ha ragione lui visto che sono spariti gli esemplari di grossa taglia. Una domanda ; possibile che nessuno faccia nulla?

Chi deve vigilare e fare rispettare le leggi ha percaso paura di agire? Tutto questo sta impoverendo i corsi d’acqua, dalla collina alla pianura .

Prima o poi si dovrà trovare una soluzione o le belle pescate rimarranno solo un ricordo.
Ciao a tutti.

Schiliro’ Alessandro

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