UN C.T. E LA SUA LINEA…

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A 48 ore di distanza dalla debacle croata, nella quale la nostra Rappresentativa Seniores di pesca al colpo ha incasellato la peggior performance della sua storia sessantennale, il CT Rudy Frigieri si é sottoposto alle domande di questa intervista che aveva l’intento di portare alla conoscenza degli appassionati italiani le opinioni e le motivazioni di colui che, assieme agli atleti, ha vissuto maggiormente dall’interno tutte le fasi di questa trasferta, iniziata sotto buoni se non ottimi auspici e finita…

Che ognuno ne tragga le proprie conclusioni, come é giusto, tenendo conto anche di osservazioni fatte da un altro punto di vista.

 

“Prima di sottopormi alle tue domande, Angelo, vorrei che mi lasciassi fare una premessa che ritengo importante.”

 

Ci mancherebbe, Rudy, questa non vuole essere certo una inquisizione ma solo una opportunità di dialogo e di chiarimento verso la gran parte dei tifosi della Nazionale che, è inutile negarlo, é rimasta profondamente delusa da quanto accaduto in Croazia, sabato e domenica.

“Sono alla testa della Nazionale Seniores da 5 anni e, in questi anni, ho scelto ed avuto a disposizione quelli che io ritengo i migliori agonisti italiani, buona parte dei quali sono con me per scelta tecnica; lo stesso staff tecnico che collabora con me lo ritengo molto qualificato e molto valido. E’ vero che nelle ultime tre edizioni del Campionato del Mondo la Nazionale é andata male ed é rimasta fuori dal podio e dopo potremo anche analizzare le motivazioni per cui abbiamo conseguito quei risultati. A livello di Mondiale abbiamo conseguito un argento in Spagna ed un oro in Italia, evento che tutti davano e danno per facile e scontato ma posso assicurarti che non é stato affatto così. A livello individuale abbiamo vinto un oro ed un bronzo. Abbiamo disputato anche cinque Campionati Europei con la conquista di un oro, un argento e due bronzi a squadre, un oro, un argento ed un bronzo individuali. ci tengo a ribadire che la differenza tra le due competizioni é puramente formale, dal momento che le formazioni più forti, e sono sempre numericamente più numerose, ci sono tutte in entrambi i casi. Come bilancio di questi cinque anni credo possa essere valutato positivamente. Se i risultati fossero stati invertiti tra le due competizioni, probabilmente oggi non saremmo qui o, perlomeno, non mi dovrei confrontare con le critiche di questi due giorni. Purtroppo, é ironico naturalmente, ho, anzi abbiamo, vinto le gare sbagliate.”

 

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Prima di parlare di quest’ultimo Mondiale, accenniamo velocemente ai motivi dei risultati del 2012 e del 2013. Ti faccio notare che non ho volutamente parlato di risultati negativi ma solo di nessun podio…

“Lo scorso anno, in Polonia, per me è stato un bel Mondiale anche se non abbiamo centrato il podio. Siamo arrivati sesti in una manifestazione con delle caratteristiche tecniche particolarissime per noi e dietro a delle formazioni che, in quello specifico, molto difficilmente o probabilmente mai avremmo potuto battere. In quell’occasione sono uscite delle tipologie di pesca a noi pressoché sconosciute, in un campo gara e con dei pesci che altri conoscevano perfettamente. Ma quella è stata una esperienza che ci é comunque servita. In Rep. Ceca, e quest’anno in Croazia, sono stati i peggiori in assoluto. In entrambe le occasioni abbiamo pescato in due fiumi, con le peculiarità che questo comporta; in entrambe le occasioni, nei primi giorni di prova avevamo dato l’impressione di essere in pesca ed in entrambe le occasioni le condizioni meteo hanno modificato anche pesantemente le condizioni del campo gara, annullando o quasi le convinzioni che avevamo maturato nelle prove. Quest’anno, ad esempio, degli eventi atmosferici straordinari hanno fatto innalzare il livello dell’acqua di almeno due metri rispetto ai primi giorni di prove, facendo arretrare la linea di posizionamento dei pescatori e, di conseguenza, le linee di pesca e le impostazioni di pasturazione che ci avevano dato ragione fino al mercoledì. Improvvisamente ci siamo trovati ad affrontare un fiume nuovo, diverso, e i nostri 4 giorni di prove precedenti sono diventati inutili. Ci siamo trovati a pescare almeno tre metri più indietro della linea sulla quale avevamo trovato degli assetti molto buoni, con almeno due metri d’acqua in più di profondità ed una corrente molto più vorticosa ed anomala. Questa non vuole essere una scusante, bada bene, é solo una analisi che vuole indicare che confrontarsi con un fiume che non conosci, in condizioni eccezionali, con pesci che conosci relativamente e che non sai come reagiscono a queste condizioni, rappresenta un grosso handicap. Soprattutto in Croazia, questo dell’innalzamento del livello è stato l’elemento che mi ha tratto in inganno e che mi ha fatto sbagliare l’impostazione generale delle gare. Parlo al singolare perché mi assumo in toto, naturalmente, la responsabilità di questo risultato negativo. La responsabilità delle scelte tecniche e strategiche é totalmente mia.”

 

Non posso che apprezzare la tua assunzione di responsabilità…

“Lo voglio ribadire e ci terrei che lo riportassi testualmente perché é un aspetto a cui tengo particolarmente: le responsabilità degli insuccessi di questi ultimi Mondiali é solamente la mia. Visto il rapporto di fiducia che c’é nei miei confronti da parte dei ragazzi e la disponibilità totale che mi danno durante le prove ed in ogni momento della settimana, non posso non assumermi tutte le responsabilità delle scelte tecniche, poiché durante i brifieng in cui ci si scambiano idee ed impressioni io ascolto e valuto le idee e le opinioni di tutti ma al termine le scelte le faccio io e quindi le responsabilità sono le mie.

Vorrei concludere dicendo che alcune delle cose che ho letto o sentito in questi due giorni su come doveva essere la pescata sul campo di gara croato o su come avrebbero pescato altri che hanno fatto meglio di noi non sono vere.”

 

A cosa ti riferisci, Rudy?

“Ho letto di terminali da 1,5 metri, di vele enormi oltre i 50 grammi e di qualcuno che avrebbe pescato in modo irregolare, appoggiando il piombo sul fondo ecc: non sono cose vere. Anche noi sfregavamo sul fondo in certi momenti, é naturale in certe condizioni, ma questo non significa pescare scorrettamente. Pensa che Giuliano, al termine di uno dei giorni di prove, mi ha fatto vedere come la sua sfera, che da nuova era colorata di nero, al termine della pescata fosse tornata di colore grigio piombo, nonostante la sua lenza non fosse sovratarata e non fosse bloccata sul fondo! Ho avuto l’opportunità di osservare Goran, il serbo che ha vinto l’individuale, e posso assicurarti che la sua lenza andava via liscia, perfetta, senza impuntarsi sul fondo con la biglia. Correttissimo. Ripeto: quelli che hanno vinto o hanno fatto bene, hanno fatto le cose come andavano fatte, correttamente, mettendo a frutto le loro conoscenze del fiume e di quella tipologia di pesca estrema, conoscenze sicuramente superiori alle nostre nello specifico. Questo deve essere chiaro: abbiamo sbagliato noi nella comprensione dell’evoluzione del fiume e nella impostazione della gara.”

 

E’ onesto, da parte tua, non rincorrere spiegazioni “esterne” per giustificare il risultato azzurro…

“E’ solamente la verità, quella che io ho visto essendo sul posto. Ne ho letto e sentito di tutti i colori in questi due giorni. Chi non era presente e non ha visto come erano le condizioni e come e cosa hanno fatto gli altri, non può fare certi commenti o dare certi particolari. Molti degli altri concorrenti sapevano come si sarebbero comportati i pesci del fiume in quelle condizioni ed hanno saputo fare quello che serviva; io non lo sapevo ed ho fatto delle scelte sbagliate, soprattutto ed innanzitutto nell’identificazione della linea di pasturazione corretta in quelle condizioni. Questo mio errore ha compromesso le nostre due gare, mi assumo, ripeto, le responsabilità di questo e chiedo scusa agli italiani che si sono sentiti delusi dal nostro Mondiale e se ne sono vergognati; accetto le critiche e sono pronto a discuterne, purché queste siano costruttive. Ci tengo anche a dire, però, che quando perdo, perdiamo, ricevo molte più critiche di quanti elogi abbiamo ricevuto quando abbiamo vinto. Comunque andiamo avanti.”

 

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Torniamo al tuo commento sul Mondiale croato. Possiamo dire che, soprattutto per le condizioni del fiume, non é stato un Mondiale all’insegna di tante catture…

“Assolutamente no. Sono state due gare spesso all’insegna di due/tre catture e, soprattutto, si poteva catturare un pesce in modi anche differenti, infatti si sono viste sfumature tecniche differenti anche tra le Nazionali che hanno fatto bene. Ha vinto soprattutto chi é riuscito a mettere in nassa pesci determinanti come taglia; noi ne abbiamo anche attaccati e, vuoi per sfortuna, vuoi per incapacità, diversi li abbiamo persi; non voglio appellarmi alla sfortuna perché, lo ripeto, noi abbiamo fatto degli errori probabilmente anche in questo. Perdere o salpare un pesce di quella taglia, spesso ha voluto dire fare dei salti enormi nella classifica di settore.”

 

Rudy, al di là dei tanti commenti e racconti, fammi il “tuo” racconto della settimana mondiale…

“Siamo arrivati sul posto sabato sera e la domenica abbiamo provato fuori campo gara; abbiamo sistemato canne come le bolognesi e le canne da alborella che potevano rappresentare l’alternativa alla roubaisienne, che sapevamo essere la tecnica fondamentale. Dal lunedì al mercoledì ci siamo trovati davanti un corso d’acqua con corrente molto sostenuta ma molto diversa da quello che avremmo poi trovato sabato e domenica. Anche il posizionamento dei panchetti era ad un livello di almeno tre metri più basso lungo il declivio dell’argine, rispetto a quello dei giorni di gara, quando il livello é andato ad aumentare. Pescare da quella posizione ci consentiva di far viaggiare l’esca sul tratto naturale e relativamente in piano del fiume; per questo motivo la tipologia di pasturazione e di lenze che avevamo messo a punto nelle prime prove ci aveva consentito di essere quasi subito “in pesca”, infatti fino al mercoledì abbiamo sempre fatto molto bene rispetto a tanti altri, catturando molti nasi, anche grossi, savette e qualche barbo.”

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Che grammature di vele usavate e che forma di pasturazione avevate individuato come ottimale?

“Le nostre punte avevano montate sopra dei galleggianti da 30 a 50 grammi, grammature idonee a fare una passata rallentata e precisa sulla pastura, che lanciavamo poco più indietro del galleggiante.

Poteva capitare di prendere un pesce anche un po’ più leggeri o magari con due pallini più piccoli nella parte bassa della lenza, ma erano particolari abbastanza occasionali e non determinanti nell’economia della pescata. Le lenze idonee erano di quelle grammature, come del resto avevano anche la maggior parte delle altre squadre. L’aspetto predominante da tenere in considerazione era la linea di pesca su cui operare e la distanza della pasturazione rispetto alla linea di pesca. Secondo noi la linea ottimale era attorno agli 11 metri, con un appoggio sul fondo di circa un cinquantina di centimetri, facendo razzolare uno/due pallini sul fondo e pasturando appena più arretrato e leggermente più a monte con pastura pesante e pochi bigattini in colla con tanta ghiaia. In questo modo nei primi due giorni abbiamo catturato molti nasi, savette, pighi, qualche barbo, degli ibridi. Di tutto. Posso dirti che i capitani inglesi sono venuti a vederci e ci hanno filmato con i loro tablet per vedere cosa e come lo facevamo. I francesi, martedì, ad un’ora dal termine, hanno smesso prima di pescare e tutta la squadra é venuta dietro a noi per vedere cosa facevamo. In quel momento noi stavamo facendo un pesce a giro. Addirittura il loro Capitano mi ha chiesto di dargli una mano a risolvere i loro problemi di incollaggio dei bigattini perché loro non riuscivano a fare come noi. Il loro CT é un amico e gli ho dato le indicazioni di massima per avere un buon risultato da questo punto di vista. E così é stato per i ragazzi della Svezia.

Il martedì sera avevamo inquadrato talmente bene la pescata che ci davano come vincenti.”

 

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Poi da mercoledì cos’è successo?

“Mercoledì ha piovuto tutto il giorno; abbiamo catturato ugualmente qualche pesce ma dopo circa un ora li abbiamo persi. Giovedì la pioggia è continuata ed é successa la stessa cosa: dopo un’ora circa perdevamo il ritmo delle mangiate. Intanto il livello aveva iniziato a crescere e l’acqua a sporcarsi.”

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Ma era una situazione che registravano anche le altre squadre?

“Analizzando la situazione a posteriori, questo a noi succedeva maggiormente. Sul momento questo ci ha lasciato spiazzati perché venivamo da tre giorni di ottimi risultati e non ho inquadrato cosa stesse succedendo. Abbiamo cercato di modificare qualcosa nella pasturazione, sono andato a vedere cosa facevano le altre squadre ma i tempi iniziavano ad essere stretti, la prima gara si avvicinava ed il ricordo dei primi tre giorni di ottime catture era sempre lì a dirci che i pesci li avevamo saputi prendere, soprattutto nell’ultima ora di prove. Ti voglio raccontare un particolare che può rendere meglio l’idea della situazione paradossale. Jacopo durante i primi tre giorni aveva mantenuto un ritmo di catture impressionante, così come Ferruccio e Gigi. La domenica mattina Raison mi ha chiesto come era andata il sabato e quando gli ho detto che Falsini aveva consegnato la busta bianca non ha voluto crederci: “It’s impossible!” da quanto gli sembrava inverosimile che la pescata fosse girata talmente per noi. Questo é il quadro della situazione nelle ultime sessioni di prove: noi iniziavamo piuttosto bene poi andavamo a spegnerci nel prosieguo delle quattro ore. Anche nella prova di venerdì non abbiamo fatto sfracelli ma mediamente tutti i miei ragazzi hanno fatto da 5 a 7 pesci, nonostante il problema che ti ho detto. Non dobbiamo dimenticare che sapevamo che si sarebbe trattato di gare sulla distanza di due/tre catture mediamente e quindi il fatto che noi fossimo tutti bravi, con un ritmo di pasturazione diverso dagli altri, mi ha fatto pensare che in quell’occasione si potessero portare via un po’ i pesci l’uno con l’altro e quindi sono rimasto comunque fiducioso. A posteriori, analizzando mentalmente ogni momento della settimana, gare comprese, capisco che questa analisi non era corretta e che noi abbiamo mantenuto una linea di pasturazione troppo vicina alla linea di pesca nonostante fossero mutate le condizioni: dovendo pescare non più sul letto del fiume ma lungo il declivio dell’argine a causa dell’innalzamento del livello generale, si creava una condizione che portava la pasturazione ed i pesci troppo in fuori rispetto a dove passava la nostra esca.”

 

Prima di continuare nella tua interessante analisi delle prove, vorrei chiederti qualcosa di questi “super barbi”, di come andavano pescati, visto anche che sono stati, alla fine, i pesci maggiormente usciti durante le gare…

“Esatto. Durante la settimana noi prendevamo molti nasi, anche belli, mentre i barbi uscivano dopo almeno un’ora, un’ora e mezza. Questi nasi avevamo visto che mangiavano bene sul ver de vase e sul fouillis in pastura e quindi avevamo deciso di impiegare queste due esche, anche perché avevamo visto che di bigattini ne avevamo più che a sufficienza per i barbi che, da quello che avevamo saputo in loco, non necessitavano di grandi quantità di queste esche per entrare in pastura, quindi usare anche un po’ di fouillis in pastura ci permetteva di avere una buona risposta dei nasi ad inizio gara, pescandoli con il ver de vase e in prova questa impostazione ci pagava. Parliamo di nasi anche da chilo, chilo e mezzo, con i quali coprire la prima parte della gara, 30/40 minuti durante i quali i barbi importanti non rispondevano perché più lenti.”


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Torniamo alle gare, allora…

“Alla luce di questi risultati, avevamo deciso di usare anche del fouillis per la pasturazione ed il ver de vase inizialmente, infatti i nostri primi inneschi erano misti, un bigattino e due fili di ver de vase, o addirittura solo ver de vase. In questo modo alcuni di noi, nella prima gara, qualche piccolo naso l’ha preso, non grossi come in prova ma qualche pesciotto é uscito. I barbi sono entrati dopo ma noi, a quel punto, avevamo fatto una pasturazione iniziale sbagliata, troppo vicina rispetto alla linea su cui transitava il nostro galleggiante, senza tenere conto che stavamo pescando molto più indietro rispetto a dove avevamo provato in settimana a causa dell’innalzamento del livello e su quella linea il fondale non era più omogeneo ma continuava a digradare verso il basso. Noi abbiamo continuato a pasturare vicino al galleggiante, ma in questo modo la nostra pasturazione rotolava verso l’esterno, portando i pesci lontano da noi, troppo lontano ed in balia della corrente molto più vorticosa e veloce. A quel punto raddrizzare la gara era quasi impossibile. Ma questa valutazione ho sbagliato a non farla durante la gara e ci siamo persi.”

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Accennami a come avevate deciso di fare la pasturazione iniziale e quella di mantenimento…

“Pressapoco come tutti gli altri. Abbiamo dato 5/6 palle di pastura e 2/3 palle di bigatti incollati. Poi, durante i dieci minuti iniziali, ci alzavamo in piedi un paio di volte per lanciare una palla di pastura ed una di bigatti, più che altro per tenere il ritmo della pasturazione, ma debbo dire che era poco influente, visto che per almeno 30 minuti non c’erano mangiate quasi per nessuno.”

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Guardando, da casa, le tante fotografie che ritraevano le condizioni del fiume e della corrente e i tonfi delle palle di pastura e bigattini lanciati in acqua, a molti é venuta l’idea che la linea di pesca e di pasturazione fosse lunga, troppo lunga per quella corrente… Possibile che ad agonisti della vostra esperienza e del vostro calibro non sia venuta in mente questa considerazione?

“Voglio fare due distinzioni. Non era tanto un fattore di linea di pesca: noi, come tutti o quasi, pescavamo con 11 metri circa di canna, ma non per pescare ad 11 metri ma perché questa lunghezza di roubaisienne, considerando le lenze molto lunghe che dovevamo usare visto che il livello era aumentato tanto (avevamo circa 5 metri d’acqua davanti) e considerando le modalità di calata dell’esca che bisognava adottare per entrare in pesca correttamente, modalità che obbligava ad iniziare molto a monte la discesa dell’esca, quindi più vicino a riva, per poi allungare la canna verso l’esterno per evitare che l’esca e la piombatura si incagliassero sul fondo; in questo modo occorrevano alcuni secondi di manovra per avere la lenza in posizione corretta e viaggiare a 10 metri da riva con una canna di 11 impiegata inclinata verso monte per rallentare la corsa dell’esca. La linea di pesca che io ho mal valutato é stata quella della pasturazione, che in quelle condizioni andava fatta almeno due/tre metri più corta rispetto alla nostra linea di pesca, considerando anche che i pesci, i barbi, tendevano ad entrare dopo circa un ora. Se in quell’ora i miei bigattini incollati e la mia pastura erano andati troppo fuori, i pesci non sarebbero più entrati. Non era questione di avere lenze più pesanti o più leggere, di appoggiare più o meno piombo sul fondo ne di pescare più corti, come ho letto e sentito in questi giorni, l’unica differenza la poteva fare la linea di pasturazione e la mia valutazione ha sbagliato questo.”

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Direi che il concetto é molto chiaro, Rudy, e semplice. La domanda che sorge spontanea, a questo punto, é: il sabato è stata fatta una valutazione sbagliata da te, condivisa da tutti ed è andata come è andata, cioè una valanga di punti. Ma la domenica? Errare é umano ma perseverare…

“Io il sabato non l’ho capita questa cosa…”

 

Non solo tu ma nessuno dei tuoi atleti, agonisti di quel calibro ed esperienza, ha fatto questa valutazione? Onestamente sembra inverosimile…

“No, questa cosa non é uscita, anche perché a noi sembrava già di pasturare più corto. Noi abbiamo fatto questa analisi, anche in virtù delle prove della settimana. In prova, all’inizio, usavamo due litri di bigattini incollati con 10 litri di ghiaia e prendevamo i pesci. A metà settimana abbiamo iniziato a perdere i pesci nella seconda parte delle quattro ore e davamo la colpa di questo alla pasturazione con troppo incollato ed abbiamo ridotto il quantitativo della ghiaia, passando ad otto litri sempre con i due litri di bigattini ed aumentando il quantitativo della pastura, che secondo il mio giudizio era da preferire ai bigattini incollati. Dopo la prima prova, con i pochi pesci presenti che continuavano a non restare sotto, il ragionamento é stato: forse la riduzione del quantitativo di ghiaia rispetto ai due litri di bigattini ha portato all’apertura troppo precoce delle palle e alla dispersione troppo rapida dei bigattini, portando i pesci ad aspettare lontano le esche senza venire sulla pasturazione. Con questa logica, la domenica abbiamo diminuito ad un litro i bigattini e portato la ghiaia in proporzione a quello che facevamo durante la settimana, anzi aumentandola un po’, visto che ne abbiamo usata 6 litri, ed abbiamo aumentato la pastura, che volevamo perché ci credevamo. Ma non ho considerato di accorciare drasticamente la pasturazione iniziale. Ci siamo detti di stare più arretrati rispetto alla prove ma il metro in meno che mediamente abbiamo tenuto in gara mi sembrava già tanto rispetto a quello che avevamo visto durante le prove, quando davamo le palle 20/30 centimetri appena più indietro ed i pesci rispondevano, nonostante la forza della corrente fosse comunque sempre importante. Purtroppo in quelle condizioni un metro in meno non era sufficiente ma ne occorrevano due o forse tre. Questa è stata la mia valutazione sbagliata fondamentale. Mi sono trovato in condizioni tali che non avevo mai visto ne’ tantomeno provato e quindi non sono riuscito a comprendere cosa e come andasse fatto in quella situazione estrema. Ci siamo trovati ad operare da metà dell’argine del fiume, alcuni metri più indietro rispetto alle condizioni normali del fiume e non ho valutato che in quella situazione bisognava gettare tutta la pasturazione pesante almeno tre metri più indietro di dove passava la lenza, perché la pendenza della sponda e la velocità della corrente portava tutto molto più in fuori. Non ho capito questa cosa e i miei hanno fatto solo quello che ho indicato loro. Se non fosse stato così, se loro avessero agito di propria iniziativa, oggi te lo direi apertamente; invece chi ha pescato ha fatto quello che io e lo staff tecnico avevamo deciso, dopo esserci confrontati naturalmente anche con i pescatori, perché ritenuta la cosa migliore e di questo, mi ripeto, mi assumo tutta la responsabilità.”

 

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La scelta di tenere Andrea Fini come riserva, da cosa è scaturita?

“Premetto che nelle prove i ragazzi erano tutti bene in pesca. Tre erano veramente perfetti, altri tre seguivano molto bene quello che c’era da fare. Andrea aveva un problema fisico ad un gomito ma tutti e sei erano anche tranquilli psicologicamente oltre che a bolla tecnicamente. Andrea, anche a causa del braccio, era quello più in difficoltà, anche se non lo dava a vedere e quindi ho deciso di lasciare in panchina lui.

La domenica ho chiesto ad Andrea se si sentiva pronto, lui mi ha detto di si e l’ho fatto pescare. Questo fa parte della normale logica di avvicendamento.”

 

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Hai sottolineato la vostra scelta di privilegiare l’uso della pastura a quello dei bigattini incollati, riducendo la quantità di quest’ultimi a favore degli sfarinati. Leggendo interventi di agonisti che hanno fatto buoni risultati, sembra che la loro scelta sia stata all’inverso…

“Questo é un altro particolare su cui non sono d’accordo: gli altri hanno fatto più o meno le stesse cose nostre. Una delle poche differenze può consistere nel sistema dell’incollaggio dei bigattini, perchè alcune nazionali hanno una metodica differente, con l’uso massiccio di arabica e lo schiacciamento esasperato del composto, che deve poi essere spezzato con qualche strumento ma non può però essere poi modellato come facevamo noi. Forse questa metodica rallenta maggiormente lo scioglimento del tutto e trattiene sul posto qualche pesce… Ma sul fatto che altri abbiano impostato le gare più sull’uso dei bigatti che della pastura non è vero.”

 

E’ vero che le condizioni erano tali che era assolutamente impossibile stare fermi con la canna in barra?

“Questo si, assolutamente. L’acqua tirava talmente che non sarebbero bastati 100 grammi per stare fermo. Paradossalmente, se riuscivi a pescare più leggero dei 50 grammi, tenendo l’esca vicino al fondo qualche secondo, avevi più possibilità di vedere una tocca che non pescando con una lenza più esasperata e pesante.”

 

Non abbiamo parlato di come le avevate costruite le vostre lenze…

“Su di una madrelenza dello 0.30 mettevamo un bulk realizzato con 2/3 pallettoni a circa 50 centimetri dall’asola del terminale; 30 centimetri sotto 2/3 pallini importanti, del 3 o del 4, e sull’asola un altro più piccolo. Come terminale 30/40 centimetri di fluorcarbon dello 0.25. Ferruccio ha provato anche a realizzare dei terminali con il trecciato ma ugualmente, in prova, li ha troncati a causa delle cozze presenti sul fondo, che sono state un ulteriore problema che ha determinato la perdita di alcuni pesci. Il serbo Goran aveva un finale leggermente più corto ma questo dipendeva dal modo di portare la lenza: noi magari la tenevamo un po’ di più, lui la lasciava un po’ più lenta. Il primo giorno, che lo avevamo di fianco a Premoli, l’ho osservato bene; la prima ora lui aveva già quattro nasi da 5/600 grammi presi pescando a ver de vase con una vela leggera, da 30 grammi, a passare. Ha preso ancora due pesci, poi per due ore non ha più trovato nulla. L’ultima ora, con una vela più importante, innescando tre pinkies, ha preso tre barbi in cinque passate. Questo per dirti che erano pesci che non stavano fermi sulla linea di pasturazione ma entravano ed uscivano senza particolari motivi. Entravano più o meno per tutti e se in quel momento eri a posto con esca e linea di pasturazione potevi vedere qualche mangiata.”

 

Se può servire a nostra parziale discolpa, dobbiamo osservare che anche gli inglesi, che di solito riescono a ribaltare anche delle impostazioni sbagliate, questa volta non sono riusciti nel miracolo. Il loro piazzamento finale è poco meglio del nostro, come i francesi del resto…

“Se é per questo, anche gli stessi ungheresi, abituati a pescare in masse d’acqua in forte movimento e che hanno disputato le loro selezioni proprio lì, non hanno fatto bene; ma io non debbo guardare quello che hanno fatto gli altri, io debbo analizzare gli errori che abbiamo fatto noi per trarne una lezione per il futuro. Comunque credo che anche il sedicesimo degli inglesi non sia un risultato esaltante per loro, se non è il peggiore della loro storia  poco ci manca, eppure anche loro, così eclettici, hanno fallito.

Probabilmente a noi ci ha tratto in inganno anche il fatto che in prova eravamo troppo belli, troppo a posto; in prova, fino a mercoledì, prendevamo i pesci e gli altri molto meno. Li abbiamo presi anche il giovedì e il venerdì ma solo nella prima ora e mezza, poi sono andati a finire. Questa considerazione mi ha rallentato nella analisi della situazione e nel considerare di accorciare in maniera importante quella benedetta linea di pasturazione sabato e domenica.” 

 

Questa domanda la faccio a te e dovrei farla, parallelamente, anche ai tuoi agonisti che stanno con la canna in mano: quanta capacità e possibilità hanno quelli che pescano con la divisa della Nazionale oggi di andare contro le decisioni e le scelte del C.T. Frigieri.

Ti faccio questa domanda perché, leggendo con amici del resoconto di queste due gare, ci é venuta spontanea la domanda: possibile che nessuno di questi campioni si sia reso conto che stavano pasturando troppo lungo? Mi sono chiesto, sabato, leggendo della grande difficoltà di alcuni dei nostri nel trovare una cattura, che cosa avrei fatto io se mi fossi trovato al loro posto? Avrei continuato a fare quanto stabilito in partenza o avrei azzardato qualcosa di diverso, magari anche andando contro le impostazioni decise a tavolino prima?

“Se un agonista non riesce a far partire la sua gara, é in difficoltà; io cerco di intervenire personalmente, prima osservando per qualche secondo cosa e come sta lo facendo, sia come pasturazione che come azione di pesca; poi intervengo cercando di fargli cambiare qualcosa rispetto all’impostazione concordata per tentare di fargli prendere un pesce. E’ successo anche sabato, ad esempio, con Jacopo, che dopo oltre due ore di pesca era ancora a zero. Abbiamo provato ad accorciare la pasturazione, di pasturare più a monte, di alleggerirci per far volare di più l’esca… Dopo tre passate attacca il primo pesce della sua gara. Si slama. – Dai, Jacopo, ce n’é un altro, riproviamoci! – In quelle condizioni bisogna cercare di essere anche positivi e propositivi, perché l’agonista é in difficoltà e devi sostenerlo anche psicologicamente. Altra pasturazione, due passate e altra mangiata. Un barbo enorme che da delle testate furiose. Jacopo è bravo, lo lavora bene, lo tiene, riesce ad accorciare la canna, la cima é piegata all’indietro ed il pesce si avvicina al panchetto. A due metri dal guadino si slama… Ci siamo guardati e se non abbiamo pianto é stato solo perché abbiamo più di quarant’anni! Certe situazioni bisogna viverle per rendersi conto di cosa sono e commentare da sedere è troppo facile. Mentre lo esorto ad insistere così e sto per andare da Stefano che era in difficoltà, ne attacca un altro. Che rompe. Questa la prima gara di Jacopo, come esempio di una situazione; se ne avesse preso anche solo uno, come é successo a tanti altri che hanno terminato con una cattura, magari da chilo o due, il suo Mondiale sarebbe stato anche psicologicamente differente. Situazioni analoghe le abbiamo avute per Premoli o Sorti, con un paio di pesci persi mentre altri li hanno presi e sono stati più bravi. Lo stesso Raison, con un solo pesce da 700/800 grammi, termina all’undicesimo posto e sembra meno scandaloso. Ma è stato un solo pesce, che lui ha messo dentro e noi no. Episodi così hanno condizionato non poco il nostro Mondiale; non voglio farne una scusa, ripeto, ma voglio evidenziare che qualche particolarità positiva avrebbe potuto mitigare l’errore di scelta sulla linea di pasturazione. Non abbiamo avuto neppure questo.”

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Tra i tanti commenti, anche qualcuno che ha cercato una analogia con la situazione che hanno affrontato i nostri Master nel Mondiale vittorioso di Roma di solo un mese fa, con un Tevere velocissimo da affrontare anch’esso con grosse vele. Avevi avuto qualche confronto con il CT Ardenti in proposito?

“Innanzitutto faccio i miei complimenti ai nostri Master che si sono confermati bravissimi. Per quanto riguarda il confronto, non mi ero sentito con Ardenti e non ero a Roma per giudicare il campo di gara, ma credo che ogni paragone sia improponibile, anche per l’eccezionalità della situazione in cui ci siamo trovati noi in Croazia.”

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Credo che la tua disamina tecnica lasci pochi dubbi e quindi ora é il momento per qualche domanda più “politica”.

Nel 2012, in Rep. Ceca, c’é stato il primo stop dell’era Frigieri, che era nata certamente con il buon viatico dell’argento spagnolo e poi dell’oro, in casa ma non facile come hai tenuto a sottolineare all’inizio, e gli echi trionfali del Mondiale di Ostellato. Già in quell’occasione ci furono le critiche sul fatto che eravamo stati battuti nella nostra pesca, quella all’alborella, a causa della presunta incapacità dei nostri di districarsi con altre tecniche che non fosse la roubaisienne; lo scorso anno, alle prese con dei gardon complicatissimi, é andata com’è andata e quest’anno la Croazia, di cui abbiamo ampiamente parlato. Secondo te, in una squadra come la nostra, con la nostra tradizione e formata da tanti campioni che, giustamente, hanno ambizioni di vincere, con quest’ultimi risultati si può essere rotto qualche equilibrio all’interno del gruppo?

“Io non credo, assolutamente. Ovviamente può succedere che quando si vince si possa tendere a rilassarsi un po’, magari trascurando dei particolari che prima, quando avevi più fame di vittorie, tenevi più in considerazione. Ma non credo che la stima e la fiducia reciproci di questo gruppo, che é un bel gruppo e di valore, siano venuti meno. Voglio anche ribadire, però, che se quanto raccolto negli Europei lo avessi raccolto nei Mondiali, il clima attorno alla mia conduzione credo che oggi sarebbe diverso. Voglio farti l’esempio dell’ultimo Europeo, dove abbiamo vinto un bronzo veramente difficile, su di un campo di gara estremamente complicato ma che è rimasto stabile per tutta la settimana e mi ha permesso di valutarne tutti gli aspetti. Questo bronzo per me vale come un oro, vista la difficoltà che il campo di gara ci ha posto. Negli Europei abbiamo sempre trovato delle situazioni da decifrare che rimanevano abbastanza stabili nella settimana che portava alle gare. Anche lo scorso anno a Novi Sad, in un canale che ha avuto degli sbalzi di livello anche importanti nei vari giorni, abbiamo comunque sempre trovato delle condizioni di acqua ferma o molto lenta e quindi le impostazioni che avevamo individuato restavano le medesime. In Croazia abbiamo incontrato un campo di gara interessato da eventi straordinari, con una portata d’acqua di oltre 500 m³ al secondo ed un assetto di pesca notevolmente arretrato rispetto ai giorni precedenti. Ed io non ho saputo interpretare queste modificazioni. La differenza tra vincere o far bene ed un risultato disastroso come quest’ultimo é stata solo questa e di questo non ho remore a chiedere scusa agli italiani, ai nostri tifosi.”

 

Hai parlato dei tanti tifosi della Nazionale e proprio su di loro vorrei un tuo commento…

“So che la Nazionale ha tantissimi tifosi, probabilmente tutti gli agonisti italiani o quasi lo sono. A loro posso dire che noi, in questi cinque anni, abbiamo sempre dato il nostro massimo, nonostante anche le critiche non sempre costruttive nei nostri confronti. Ogni anno la Nazionale ha diversi appuntamenti, due dei quali molto importanti come il Mondiale e l’Europeo, ed in questi cinque anni almeno una medaglia pesante l’abbiamo sempre appesa alla bacheca della Federazione. Certamente non posso assicurare a nessuno dei nostri tifosi ne, tantomeno, a tutti quelli che mi/ci criticano, di poter vincere sempre, come comprensibilmente vorrebbero. Sarebbe assurdo e peccare di presunzione; noi facciamo del nostro meglio ma voglio ricordare a tutti che sempre di più ci sono anche gli altri e la concorrenza é molto forte. A questo proposito ho letto di paragoni con conduzioni del passato, più vincenti. A mio parere quelli sono confronti improponibili, oggi, con un panorama agonistico profondamente mutato, con un lotto di formazioni pretendenti ai Titoli europei e mondiali composto non più solo da due, tre massimo quattro squadre: oggi ci sono almeno 10/12 Nazionali che hanno le possibilità di dire la loro in maniera importante e continuativa. I Paesi dell’ Est Europa non sono più un cuscinetto come prima del 2000, oggi quei Paesi sono in forte crescita sportiva, hanno maturato ed acquisito conoscenze e competenze ed hanno attrezzature di alto livello come noi, l’Inghilterra o la Francia. Oggi partecipano a queste competizioni quasi 40 squadre, tutte o quasi tutte ben preparate e competitive. Oggi andiamo a disputare le competizioni internazionali a casa loro, nei loro fiumi, che loro conoscono meglio e che loro affrontano con le attrezzature che abbiamo noi. Sarebbe interessante vedere le Nazionali e le conduzioni a cui a volte si fa riferimento in questi confronti, disputare dei Mondiali oggi, con queste realtà. Purtroppo non ci può essere riscontro… ed io sono qui a farmi “mettere in croce” da te e dai tifosi.”

 

Questo risultato potrebbe far cambiare idea al CT Frigieri sulle sue scelte tecniche?

“Se resterò C.T. della Nazionale Seniores, e non dipende da me, non intendo cambiare il mio sistema di lavoro. Io ritengo oggi, come lo ritenevo la scorsa settimana, di avere convocato i migliori agonisti presenti in Italia oggi, i più forti, e sfido chiunque a negarlo. Quando sono andato via con la Nazionale io l’ho sempre fatto per cercare di vincere, con la formazione che ritenevo migliore al momento, per l’evento che dovevamo affrontare. E’ logico che ci potranno essere dei rinnovamenti, come ci sono stati in passato, innestando degli elementi nuovi quando l’ho ritenuto giusto ma non posso permettermi di rivoltare la Nazionale come un calzino; cercheremo, come sempre, di fare il meglio possibile ma con questi uomini ho vinto tanto e non credo siano sostituibili, oggi. Certo, oggi fa scalpore parlare di un 26° dell’Italia, ma credo sarebbe cambiato poco, se oggi parlassimo di un decimo, a livello di critiche e commenti. Personalmente e per la mia storia, non credo di essermi meritato questo piazzamento ma, alla fine, quando si è fuori dal podio si è solo un numero e nient’altro, almeno per l’opinione pubblica.”

 

Nell’ambito delle domande “scomode” non può mancare quella sulle presunte “interferenze” esterne da parte degli Sponsor o delle Aziende sulle scelte tecniche fatte dal C.T. La tua risposta?

“Cosa posso dirti oltre al fatto che non hanno nessun fondamento? Nella mia veste di C.T. io non considero se un uomo veste una maglia, un logo, o un altro, non lo posso ma soprattutto non lo voglio fare. Io schiero gli uomini che, nello specifico della competizione che andiamo ad affrontare, reputo siano i più adatti. Quando è stato il momento ho voluto valorizzare un uomo come Andrea Fini lasciando in panchina Gigi Sorti, con rammarico ma l’ho fatto. Ma non perché Andrea aveva addosso un certo marchio ma perché in quel frangente ho ritenuto fosse ancora meglio di Sorti, che era comunque pronto. Pensa solo se la mia scelta si fosse rivelata sbagliata, che valanga di critiche mi sarei tirato addosso per aver lasciato fermo un campione come Sorti! Ancora in quel frangente, ho lasciato fermo un agonista che aveva fatto il terzo per far pescare Sorti, la domenica, per dimostragli la fiducia che avevo in lui. Questa volta è rimasto fermo Andrea perché lo vedevo un pelo più in difficoltà degli altri. Non é un discorso tecnico puro, naturalmente, perché questi sono tutti campioni di altissimo livello e tecnicamente non hanno nulla da imparare; sono spesso delle sfumature anche psicologiche che vanno tenute conto per fare delle scelte. Il medesimo ragionamento si applica anche agli uomini scelti o meno con la scelta tecnica dal Club Azzurro e le convocazioni in Nazionale, che é un traguardo che deve essere meritato non solo per le qualità tecniche ma anche per la maturità e la capacità di fare squadra. Con questa domanda ne approfitto per rispondere ai tanti, anche personaggi importanti di questo sport, che rilasciano commenti in giro ed auspicano una Nazionale fatta solo con i primi qualificati del Club Azzurro ed il Campione italiano: l’idea può essere molto romantica ma al giorno d’oggi, con la concorrenza ed i campi di gara che ti trovi ad affrontare all’estero, non si andrebbe da nessuna parte. Cosa diversa é innestare uno o due elementi in una competizione affiancandoli ad elementi esperti. Poi ho anche avuto la fortuna di vincere un Europeo, nel 2012, con una formazione quasi completamente nuova, dove il compianto Simone Carraro era l’elemento con maggior esperienza internazionale; ma alle spalle c’é stata la disponibilità di alcuni dei componenti la Nazionale maggiore che hanno accettato di stare dietro e fornire tutta la loro esperienza e competenza ad un gruppo di quasi esordienti che mi davano grande sicurezza in quel campo di gara. In quell’occasione ho lasciato a riposo dei grandissimi campioni come Ballabeni e Defendi, proprio per dare una opportunità anche a qualcun altro. Indipendentemente dagli sponsor!”

 

Dopo questa trasferta finita male, credo che avrai un confronto anche con la Federazione per valutare il risultato…

“Innanzi tutto faremo già la prossima settimana un incontro noi della squadra, a mente fredda, per tutte le considerazioni del caso, tecniche e non solo. Sarà quella la sede anche per valutare se questi ultimi eventi possono aver incrinato qualcosa tra di noi. Ad oggi i miei rapporti con la Federazione sono ottimi, io ho fiducia in loro e loro ne hanno in me. Se poi, domani, la Federazione dovesse prendere delle decisioni differenti, io non potrò che ringraziarli per quello che mi hanno permesso di ottenere in questi anni, così come io posso dire di aver sempre dato il massimo per questo compito.”

 

Oggi, hai l’impressione che ci sia qualcuno che “rema contro” al C.T. Frigieri?

“All’esterno sicuramente tanti! I commenti di queste ore anche su MF ne sono la prova evidente. All’interno della squadra ritengo di no, vista la fiducia e la disponibilità che ho sempre riscontrato in questi anni. Siamo tutti adulti e se qualcosa non va dobbiamo guardarci in faccia e dircelo apertamente. Abbiamo impostato il rapporto di questi anni in questo senso e ritengo sia ancora un elemento fondante della squadra. Quando parlo di C.T. intendo, naturalmente, tutto lo staff tecnico dei miei collaboratori, a cui è sempre stata dimostrata la massima fiducia e disponibilità da parte di tutti. Anche in questa occasione, in cui ho sbagliato valutazione, i ragazzi hanno dimostrato fiducia nelle mie scelte e si sono adeguati a quanto avevo stabilito, così come altre volte le hanno seguite ed abbiamo ottenuto dei risultati importanti. No, non credo che internamente ci siano particolari malumori in questo senso.”

 

Possiamo dire, quindi, che oggi, 16 settembre 2014 alle ore 15, il C.T. della Nazionale Seniores non ha intenzione di dimettersi?

“Assolutamente. Io credo ancora nella Federazione, in questa Nazionale ed in questi agonisti, che sceglierei anche domani. Se si intende rimuovere un C.T. per un Mondiale sbagliato si é liberi di farlo, naturalmente, ma credo che nessuno, tantomeno io, possa garantire in ogni occasione di vincere o di andare a podio in nessuna competizione sportiva. Quello che si può e si deve garantire é l’impegno e la serietà nell’affrontare un impegno; tutte le volte che siamo andati a gareggiare non siamo mai andati in vacanza e neppure a spendere i soldi della Federazione a cuor leggero ma abbiamo sempre cercato di dare il massimo per tenere in alto i colori azzurri. A questo proposito voglio ringraziare tutti gli agonisti che hanno pescato con me, in azzurro, in questi anni, perché tutte le critiche che hanno accompagnato la Squadra in varie occasioni le hanno prese anche loro e sempre per colpa delle mie decisioni e delle scelte mie e dello staff tecnico.”

 

Vorrei concludere con un tuo commento alla dichiarazione che il Presidente del Settore, Natucci, ha fatto a caldo, sulla via del ritorno dalla Croazia…

“Capisco benissimo lo stato d’animo di Natucci come quello di Fusconi, il responsabile della Nazionale e di tutti quelli che ci vogliono bene e ci sono vicini, il loro stato d’animo é il mio e i cerotti virtuali per questi tantissimi punti li condividiamo assieme. Accetterò tutte le critiche che mi saranno mosse, da chiunque e a qualsiasi livello, purché abbiano un fondamento e siano costruttive.”

 

Angelo Borgatti

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