MARIO MOLINARI: UN UOMO …UNA LEGGENDA!

Profili e Personaggi: i campioni della pesca al colpo sotto la lente di Natascia Baroni…………MARIO MOLINARI.

Sempre grazie a Match Fishing, ancora una  volta, ho avuto il piacere e l’onore di poter intervistare per voi un’ icona del mondo della pesca sportiva italiana e non, che ha fatto la storia di questo meraviglioso sport.

Credo che un Mario Molinari così non l’avete mai conosciuto prima!!

E’ stato così gentile da rispondere alle mie tante domande (e mi sono anche limitata perche’ veramente qui ce n’è di roba da scrivere!) e mi ha fornito anche delle bellissime foto di tanti anni fa’, stupendi ricordi che sicuramente vi faranno piacere vedere.

Vi lascio leggere l’intervista senza divulgarmi troppo,  pero’ non posso non ringraziarlo per questa bellissima occasione che mi ha concesso e dico solamente: “se una persona è un mito e stimato da tutti, un motivo ci sara’!”

Buona lettura.

Natascia

BARONI 5

D- Mario, quanti anni hai e dove sei nato?

R- Sono nato nel Luglio del 1948 a Lodi, ma solo incidentalmente, in quanto mia madre vi fu ricoverata in ospedale per il parto. La mia famiglia per generazioni ha sempre risieduto a Codogno, dove tuttora ho casa e residenza, e il cui Comune e la locale Pro Loco mi hanno onorato nel Maggio 2014 del titolo di Cittadino Benemerito per meriti professionali e sportivi.  Dal 2005 ho coronato il desiderio di una vita, ossia di vivere in riva al fiume dove da bambino ho iniziato a pescare. Ho trovato la casa dei miei sogni, dove posso “pescare” dalla finestra del mio studio, e svegliarmi e addormentarmi guardando l’Adda scorrere, e osservare il mutare delle stagioni e dei colori dell’ambiente.  Gli amici che volessero venirmi a trovare per una pescata insieme, mi troveranno al civico 62 di Lungo Adda Mazzini a Pizzighettone. Azzurra, la mia barca di legno di sette metri, è sempre pronta  per una gita sul fiume. Ora che sono in pensione, vivo parte dell’anno in riva al mare di Alassio, nella casa dei miei nonni materni. Chiunque desiderasse un contatto con me è libero di farlo tramite Facebook.

D- Che lavoro svolgevi prima di andare in pensione?

R- Dopo aver studiato Ragioneria e Lingue e Letterature Straniere allo IULM di Milano, lavorai fino al 1979 all’Istituto Bancario Italiano di Piazza della Scala a Milano. Poi fui assunto dalla Fassa in qualità di responsabile di prodotto, dove prestai servizio fino ad Agosto del 2013.

D- Ora che hai un po’ piu’ di tempo libero, riesci oltre alla pesca a seguire anche qualche altro sport?

R- La vita della mia famiglia è sempre stata condita dalla dedizione di mio padre Enrico e di suo fratello Gianni, che giocò in Serie A con la Pro Patria, alla gestione, in qualità di Presidente e Allenatore dell’AC Codogno 1908, sodalizio di calcio della mia città. Rilevarono l’ incarico alla scomparsa di mio nonno Ettore che mancò prematuramente all’età di 47 anni e che era il Presidente del Sodalizio fin dal 1934. Io stesso ebbi l’onore di esordire con la maglia azzurra del Club in un campionato di Promozione a metà degli anni sessanta. In occasione del Centenario del Club, mi sono riavvicinato al suo settore giovanile, seguendo l’attività del settore giovanile per alcune stagioni. Spero di poterlo fare ancora in futuro, anche perché lo stadio comunale di Codogno è intitolato ai Fratelli Molinari, ed è un po’ la mia seconda casa. Nel bar sotto la tribuna ci sono tante foto di “famiglia”, e la storia del “Club” che ho scritto per chi si sofferma qualche minuto ad approfondirne il percorso centenario.

D- C’è un personaggio sportivo in generale che ammiri e perchè?

R- Fuori dalla pesca, Omar Sivori è stato il mio idolo del calcio…genio e sregolatezza…lo conobbi quando avevo nove anni ad Alassio, e lo ammirai per tutta la sua carriera. Oggi stimo Roberto Baggio, un grande uomo, prima del grande atleta che è stato.

D- Un tuo pregio ed un tuo difetto?

R- La mia linea guida di uomo è sempre stata orientata a non prostrarmi mai a forme di servilismo per ricavarne vantaggi personali. E’ una scelta che credo la mia famiglia abbia sempre apprezzato. Ritengo il mio peggior difetto quello di concedere sempre la massima buona fede al prossimo, ma continuerò su questa linea a costo di ustioni di sesto grado, perché mi fa sentire bene con me stesso.

D- Visto che hai viaggiato tantissimo qual’ è la citta’ o la regione, che ami in Italia e quella all’estero?

R- Alassio, nella Liguria di Ponente, è la città dove ho trascorso tanti bei periodi della mia vita. Oggi ci vivo alcuni mesi d’ autunno e d’inverno, e mi dedico alla pesca a feeder in mare, che mi regala qualche bella orata, occhiate e mormore. Quando ci torno, mi sento davvero a casa, e  il poter dormire nel letto dove morì mio padre, è sempre una dolcissima sensazione. Spero di finire lì i miei giorni.

D- Il tuo piatto preferito?

R- La pasta al pesto, fatto in casa con il basilico fresco, cresciuto sul balcone di fronte al mare.

D- Con quale vino lo accompagni di solito?

R- Non sono un gran bevitore, ma mi piace gustare un bicchiere di Vermentino o  Pigato.

D- Quando vai in vacanza, preferisci il mare o la montagna?

R- Ora la mia vita è vacanza giornaliera…ma senz’altro mare, per tutti i motivi che ho detto prima.

D- L’auto dei tuoi sogni?

R- Spider MG degli anni cinquanta, con le ruote a raggi.

D- Il tuo film e libro preferito?

R- “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway e  “ A pesca coi Campioni” di Mario Albertarelli.

D- Ascolti la musica, hai un cantante che ami maggiormente?

R- Ho suonato con un complesso ai tempi di calcio e università… Hendrix, Cream, Jethro Tull.

Bene, dopo aver conosciuto un po’ i tuoi gusti personali passerei al Molinari pescatore, e qui ce ne sono di cose di cui scrivere………..!

D- A quanti hai preso in mano una canna da pesca e con chi eri? Ti ricordi cosa catturasti in questa tua prima uscita e l’emozione che provasti? Che attrezzatura possedevi quando muovevi i primi passi in questo mondo?

R- Emilio Pomati, mio concittadino e calciatore della squadra di mio padre, che esordì in serie A a 18 anni nel Palermo contro la Juventus, durante le vacanze mi portava sulla sella del suo scooter Iso, in riva all’Adda. Mi fece innamorare del fiume e dei suoi pesci, e mi fece prendere, o meglio, recuperare, il mio primo cavedano, con la sua canna da spinning ed un cucchiaino rotante fatto in casa. Il contagio nacque lì. Allora possedevo una due pezzi in vetro resina e un mulinello Nettuno P4. Ci facevo di tutto, e ci presi anche la mia prima carpa, con la quale feci per ore il giro dell’Oratorio per mostrala agli amici, finché divenne secca come un pezzo di legno! Purtroppo Emilio mancò prematuramente alla sua famiglia e a me , proprio quando facevamo tanti progetti di serene giornate di pesca da trascorrere insieme.

D- Come ti sei poi avvicinato alle gare? Con quali societa’ sei stato tesserato fino ad oggi?

R- Ho iniziato a pescare a dieci anni con la società “Raia” di Codogno, mio paese d’origine. Ho iniziato l’attività nazionale con la Pescasport Piacenza nel 1968, per passare nel 1974 ai Berretti Rossi sempre di Piacenza, in cui vinsi nel 1978, l’Eccellenza Nord Italia. Ebbi anche il piacere di fondare la squadra di pesca dell’IBI e vincere il titolo italiano dei Bancari nel 1976. Poi ai Garisti Piacentini, con cui vinsi individualmente la Browning Cup Internazionale del 1987 nel canale Brian, ed  il bronzo per Società all’Eccellenza 1990. A seguire, alla Castelmaggiore di Bologna, con il Bronzo agli Italiani per Società del 1991, dal 1997 ai Diavoli di Torino con la vittoria del Campionato d’Eccellenza A1 del 2002, anno in cui chiusi con le gare di pesca al colpo. Sono stato in seguito affiliato al Cral 1° Maggio di Asola, e a LBF Italia. Oggi, sono componente della Lenza Mantovana, sodalizio che si dedica alla divulgazione della tecnica di pesca del Feeder Fishing,  e partecipo agli Italiani Individuali della specialità, in cui ho conseguito due secondi posti nelle edizioni del 2008 e 2009.

D- C’è una persona in particolare con cui hai legato di piu’?

R- Il capitano della nazionale olandese Jan Van Schendel è un caro amico da oltre trent’anni, e abbiamo da sempre un’ampia condivisione delle tematiche del nostro sport. E’ una persona di una correttezza esemplare, e di grande spessore professionale e morale. Nella mia vita di lavoro, devo a lui  la conoscenza del marchio Gamakatsu, ed il conseguente successo dei suoi ami in Italia.

D- Ci racconti la tua prima competizione, dove si svolse e come ando’ a finire?

R- Fu negli anni sessanta al lago del parco Ducale di Parma con la società Raia di Codogno. Avevo 13 anni ed ero talmente emozionato che la concentrazione a fissare il galleggiante mi creò dei problemi di stomaco al punto di dover abbandonare la canna e nascondermi dietro la siepe che circondava la passeggiata a bordo lago, per “scaricare la tensione”. Quando tornai alla mia postazione una carpa si era attaccata alla lenza e mi fece guadagnare il premio di una pergamena con le firme degli organizzatori e il risultato conseguito. La conservo ancora, e per me ha un valore inestimabile! Credo abbia rappresentato l’imprinting di tutto ciò che è venuto dopo.

D- Una gara che ti è rimasta nel cuore?

R- L’ultima della mia carriera, che si svolse nel Mincio a Pozzolo Mantovano, nel  2002. Pescavo con i Diavoli di Torino, e capitai a fianco del figlio del grande Adriano Fumagalli, che è da decenni il mio punto di riferimento sportivo ed un amico sincero. Ci dividemmo primo e secondo di settore, pianificando insieme la strategia di pesca, per uniformare la pasturazione, così importante in quelle acque.Vinsi con poco più di un chilo di cavedanelli. La squadra si aggiudicò la prova ed anche il gradino più alto del podio del campionato di A1. Fu lì che ebbi la percezione che fosse giunto il momento di appendere le canne al chiodo, per chiudere in bellezza. Avevo 52 anni. Non me ne sono mai pentito. L’anno seguente Marco Torreggiani prese il mio posto, e lo aiutai da “spondista”, a vincere la classifica individuale dell’Eccellenza. Purtroppo ci ha lasciati giovanissimo nel Febbraio del 2013. Con lui ho perso un vero amico, che mi voleva bene come fossi un suo secondo padre.

D- Ed invece quella che ti ha deluso di piu’?

R- Sempre nell’estate del 2002, partecipai alla seconda edizione del River Severn Championship organizzata nella cittadina di Bewdley, a un’ora di macchina da Birmingham, insieme ad un buon numero di “specialisti” del fiume inglese, che durante l’estate offre catture di grossa taglia sia di cavedani, ma soprattutto di barbi. Il campionato si svolse in tre prove e dopo aver vinto le prime due con una pescata a canna fissa ed una a feeder, giunsi alla finale con un discreto margine di vantaggio sui miei avversari, grazie all’assoluto con oltre venti chili di barbi della seconda prova. Al sorteggio capitai in una postazione non particolarmente favorevole per la cattura di grossi pesci, e tutti mi consigliarono di pescare alla passata, cercando di mettere in nassa tutto ciò che passava il convento, e così feci. Usai un piccolo stick float e una morbida 13′ piedi, portando alla bilancia circa 5 chili di dace e gardon. Ma il destino mi giocò un brutto scherzo, perché a metà gara attaccai un barbo enorme, e dopo mezz’ora di lotta con il terminale del 12 lo persi a guadino, dopo averlo quasi sfinito. Ironia della sorte, tutti i miei avversari più diretti fecero peggio di me, ma Nigel Bull, con una mattanza di barbi pescati a pellet, risalì dalla sessantesima posizione in classifica al vertice della stessa, superando il peso complessivo dei miei tre giorni di gara per meno di un chilo. Fu una bella delusione, pensando al tempo sprecato per metter a guadino quel grosso barbo, e un altro secondo posto da aggiungere ai tanti “quasi gol” della mia carriera agonistica!

D- Pratichi anche la pesca in acqua salata, quanto pesava il pesce piu’ grande che hai catturato?

R- Ad Alassio ho degli amici che mi portano in barca con loro, in qualità di fotografo “porta fortuna”, e devo dire di non averli mai delusi! Devo però ammettere che non ho mai avuto il coraggio di “giocare” un tonno con una trenta libbre…non ho il fisico…e mi accontento delle orate e dei cefali dalla riva, che sono pesci molto più alla mia portata. Ho il ricordo di una piccola e coloratissima lampuga, un pesce stupendo.

D- E quello in acqua dolce?

R- Nelle acque della “mia” Adda ho catturato con la bolognese “Pelle di Tamburo” diventata famosa per un articolo che gli dedicai dalle pagine di Pianeta Pesca. Una carpa specchio di oltre sette chili con un finale dello 0.107, ma solo grazie all’aiuto di Azzurra, il mio “barcé”  in legno a fondo piatto, che mi accompagna in tutte le uscite a pesca.

D- Qual’ è a tuo paerere il piu’ bel campo di gara attualmente?

R- Il fiume Mincio a Peschiera del Garda è stato sempre il mio campo di gara preferito, e che continuo oggi a praticare pescando per hobby. Agonisticamente, è quello che mi ha dato le maggiori soddisfazioni con il primo posto nella classifica di rendimento ideata da Stefano Bastianacci per la rivista Pescare, nei quinquenni 1991-1995 e 1992-1996. Agonisticamente, considero il Navigabile di Spinadesco, quello più tecnico, e un altro campo gara che mi ha dato tante soddisfazioni, e dove ho conseguito il top della classifica di rendimento nelle gare di Eccellenza disputate nel quinquennio 1990-1994, gli anni nei quali pescare le scardole a ver de vase era la tattica vincente.

D- La tecnica di pesca che preferisci in assoluto?

R- Pescare alla passata con la canna ed il galleggiante inglese, sia fisso che scorrevole, è da sempre la mia preferita. Quando posso metterla in pratica, l’ultima passata è sempre la prossima, e l’ora di smettere non viene mai!!!

D- Cosa non manca mai nel tuo borsone?

R- Non ridere, un flacone di liquido anti-zanzare, proprio non le sopporto!

D- Il tuo innesco preferito?

R- Un fiocco di pane, tutta la vita!

Sei stato uno degli ispiratori dell’evoluzione agonistica in Italia negli anni ‘70/’80, proprio nel momento di massima crescita per questo sport?

R- Ho collaborato con il compianto Fausto Pasinetti, Nazionale Azzurro degli anni settanta, alla organizzazione della Coppa Italia, manifestazione sostenuta da un gruppo di lungimiranti Presidenti delle più famose società di quel tempo. La Coppa Italia fu ideata quale manifestazione nazionale per fornire ai vertici federali di quegli anni un esempio che tenesse conto di tutte le nuove istanze di un mondo che mirava ad una evoluzione, in grado di creare vari gradi di sport, nei quali ogni Sodalizio affiliato alla FIPSAS potesse trovare la sua giusta collocazione. Quella “provocazione” ebbe il merito di generare, negli anni a seguire, l’attuale formula dell’Eccellenza, dei gironi di qualificazione, dei regionali, e dei promozionali, con regole di promozioni e retrocessioni, comuni a tanti altri sport di squadra.

D- In piu’ hai promosso delle importanti manifestazioni sportive, ce ne vuoi parlare? E come ti è venuta l’idea di creare il Master-Junior,dove gareggiavano in coppia maestro ed allievo?

R- Mi è sempre piaciuto mettere un po’ di sale nel nostro sport, ma devo dire un grande grazie a Stefano Bastianacci per la sua fantastica disponibilità ad aiutarmi in ogni occasione. Il Memorial Pasinetti, ad esempio, ebbe vita grazie ai compagni di società di Fausto, prematuramente scomparso a poco più di trent’anni, e la prima edizione si svolse sulla diga del lago di Garda a Desenzano, dove fui invitato e nella quale vincendo il settore di mia competenza, mi aggiudicai uno dei tanti secondi posti della mia carriera agonistica, dietro Roberto Pasotti, che fu poi Azzurro ai Mondiali 1996 vinti dalla nostra nazionale a Peschiera del Garda. L’anno successivo io e Stefano decidemmo di dar continuità a quell’evento, legandolo alle classifiche dell’allora Trofeo Pescare-Daiwa sostenuto dalla Rivista, e ponendolo come “classica”  di apertura di ogni stagione agonistica. Il Memorial Pasinetti continua anche ai giorni nostri, grazie a Stefano,  e le sue classifiche sono pubblicate da Pianeta Pesca. Ma la manifestazione che ho inventato, organizzato e  promosso con il supporto del mio club di allora della Castemaggiore e di “Noi Pescatori”, e che mi fa più piacere ricordare, è il Master-Junior, con la partecipazione di un giovane pescatore in coppia con il suo maestro, e che la Federazione fece sua, dopo un paio delle “mie” edizioni, ufficializzandola come Campionato Italiano. Ancora oggi tengo contatti via Facebook con i ragazzi che vi parteciparono a quel tempo, ed è sempre un piacere risentirli.  Purtroppo non ha avuto un gran seguito, e questo la dice lunga sull’egoismo della maggioranza degli agonisti a non condividere con le future generazioni il loro tempo ed il loro sapere. Una palese sconfitta per il nostro sport, ma non una sorpresa per me! Inoltre, nel 1984, grazie al contributo della Rivista Pescare e del Comitato Regionale Emilia-Romagna, e le sezioni di Parma e Ferrara, organizzai il primo Campionato Italiano di Pesca all’Inglese, che ebbe la sua prova finale nella splendida cornice del lago del Parco Ducale di Parma, e che fu vinto da Roberto Trabucco. Una squadra composta dai vincitori dello stesso torneo, partecipò l’anno successivo ad un incontro amichevole in Inghilterra, prendendosi il lusso di battere la squadra di Barnsley, campione in carica nel Regno Unito, proprio nella tecnica di pesca di loro tradizione. La gara si svolse nel lago di Mallory Park a Leicester, e vi partecipai insieme a Franco e Luigi Galliani, Roberto Trabucco, Maurizio Dall’Oglio e Loris Zurlini. Poi, per oltre un quinquennio (dall’87 al 92), organizzai con i miei compagni della Garisti Piacentini, il “Platil Festival” a Peschiera del Garda,una settimana di gare nel Mincio per cento concorrenti, con un montepremi in denaro che restituiva con gli interessi le iscrizioni (undici milioni contro i dieci), e che a quel tempo mi procurò qualche problema con coloro che intrallazzavano nella vendita di medaglie d’oro. Dire che fu un successo è un eufemismo, tanto che in seguito, continuò per molti anni come Memorial Bazzerla, manifestazione alla quale sono legato da ricordi “agrodolci” per i due secondi posti assoluti nelle edizioni del 1996 e 1997Per il futuro ho in serbo una sorpresa per gli agonisti del Feeder, che spero di poter concretizzare già dal prossimo 2015 e che spero incontri il loro favore.

D- In quegl’ anni la pesca all’alborella era al suo massimo splendore, eri un suo estimatore?

R- Dagli anni ‘50 alla metà degli anni ‘80 le gare di pesca al colpo in Italia erano prioritariamente ad alborelle. Per decenni la pesca di piccoli pesci è stata il pane e burro dell’agonismo italiano. Io ho fatto parte di quella generazione di pescatori, e venendo dalla pesca in fiume, ho dovuto fare un lungo apprendistato per arrivare al mio record di 1029 alborelle in tre ore nel canale Lorgana a Molinella in provincia di Bologna nel 1977. Le pescai con una minuscola canna Cendret prodotta in Italia, e fui battuto da un grande campione Azzurro di quel tempo, il modenese Alberto Alfieri campione del Mondo con la nostra nazionale nel Mondiale del 1971 a Pozzolo. Personalmente me la cavavo, ma tutti pescavano alborelle, e chi non riusciva ad assimilare bene la tecnica di cattura e a migliorarsi, aveva poche possibilità di ben figurare. Entrai per la prima volta nel Club Azzurro vincendo il mio settore alla finale degli Italiani del 1982 in Fiuma, pescando tra Milo Colombo e Aldo Orsucci, i due mostri sacri dell’alborella di quel tempo. Fu una grande emozione. Ricordo anche due assoluti in prove dell’Eccellenza al Bacino del Turano nel Trofeo Lupa Capitolina, e nel Trofeo Coca-Cola a Porto Ceresio, dove le canne che si usavano non erano propriamente le corte “velocette” delle bonifiche.Solo con l’avvento del Club Azzurro, voluto dal Dr. Carlo Chines, ci fu una netta inversione di tendenza, con gare obbligatoriamente a tecnica roubaisienne o all’inglese. Li iniziò la nostra globalizzazione e diventammo “europei” anche nella pesca, con 17 podi consecutivi ai Mondiali dal 1985 al 2001…credo non succederà mai più a nessuna Nazionale! Grazie Dottore per tutto quel che è stato, anche a nome di chi non ha avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla.

D- Anche tu preparavi la pastura in casa?

R- Mai perso tempo con alchimie, quelle commerciali sono sempre state più che buone. La differenza ai miei tempi la faceva il fouillis della Pasquino di Brescello, che grazie ai contatti con formazioni d’Oltralpe instaurati con grande lungimiranza dal mitico Presidente Luberto Friggieri e da sua moglie Luciana Del Bon, che ebbi l’onore di annoverare tra i veri amici del nostro sport, era sempre la squadra da battere, quando si parlava di pesca in canale. Entrambi non sono più con noi, ma il loro ricordo mi riporta ad un periodo magico per la pesca sportiva. Milano, giusto per fare un esempio, aveva un campionato provinciale da oltre mille concorrenti.

D- Purtroppo i campi di gara dove praticarla oggi sono molto pochi, di chi è la colpa?

R- Solo dell’alterazione dell’ambiente e della qualità delle nostre acque…chi avrebbe mai scommesso sulla scomparsa dei cavedani nel Po e in molti suoi affluenti? Molte specie di ciprinidi vivono mediamente una dozzina d’anni…niente figli per un tale periodo ed estinzione assicurata nel volgere di un decennio!                  I pesci, purtroppo per loro, non hanno gli occhi dolci di un orsacchiotto, puzzano e vivono sott’acqua…a chi mai dovrebbero importare…di certo non agli ecologisti d’ultima generazione!  E nemmeno a chi ha il dovere di tutelarli…ne ho avuto personalmente tante prove! L’ultima recentissima, accaduta alla mia Adda l’ho documentata sul mio profilo Facebook.

D- Tra i tanti tuoi hobby, hai iniziato anche a scrivere per la carta stampata alla fine degli anni ’60, com’è nata questa tua passione, e con quali riviste hai collaborato fino ad oggi?

R- Ho iniziato a scrivere del nostro sport alla fine degli anni sessanta per “Caccia e Pesca” di Milano che aveva sede vicino alla darsena dei Navigli ed era diretta di Giuseppe Negri. Poi nel 1975 divenni collaboratore del “Giornale della Pesca” di Firenze, il quindicinale dell’agonismo di quell’epoca diretto da Antonio del Campana, che aveva il formato di un vero e proprio quotidiano, e di cui conservo ancora molte edizioni. Nei primi anni ottanta, iniziai a scrivere mensilmente per “Pescare” la rivista di pesca di maggior divulgazione in Italia, passando poi con il Direttore Galigani  a “Pesca In” nel Novembre 1994, fino alla nascita di “Pianeta Pesca”, cui tutt’ora collaboro e che è sempre condotta dallo stesso Galigani che presenta per Sky il programma di pesca sportiva, a cui partecipo di tanto in tanto. Ho lavorato altresì con De Agostini, realizzando video e testi per due cicli dell’Enciclopedia della Pesca, e per la collana di video intitolata “l’Arte della Pesca”. Per alcuni anni ho collaborato con la casa di produzione “Take One” di Milano alla realizzazione della trasmissione televisiva “Fish Eye”, la prima di pesca in TV, che andò in onda con un buon successo per cinque anni sui canali di Mediaset Italia Uno e Rete 4.

D- Hai dato tanto a questo sport, ma hai anche ricevuto molte soddisfazioni personali: sei stato insignito del premio di ”Pioniere della pesca sportiva” nel 2004 e di “Miglior Giornalista di pesca” nel 2006?

R- Senza dubbio ricevere al Salone Nautico di Genova il premio “Pioniere della Pesca” mi ha riempito d’orgoglio. Si tratta di un premio istituito dal mondo imprenditoriale rappresentato dalla FIPO che raccoglie l’adesione ed il sostegno delle più importanti aziende del settore, e la motivazione “per l’opera di divulgazione fra i giovani dello sport della pesca” mi ha ripagato di tanti sacrifici e di qualche delusione incontrata nel lungo percorso della mia carriera sportiva e di lavoro. Un attestato certamente importante e che è stato negli anni attribuito a personaggi famosi quali il CT azzurro Marcello Lippi e il presentatore TV Carlo Conti, appassionati pescatori, sempre disponibili a promuovere in modo positivo l’immagine del nostro sport. Ma se proprio devo essere sincero, il premio assegnatomi nel 2006 quale “Miglior  Giornalista di Pesca” in base ai voti di un sondaggio online della Rivista Pescare tra le migliaia di suoi lettori, è stato il riconoscimento più gradito per gli oltre trent’anni di scritti a favore di un mondo al quale spero in futuro di poter dare ancora un utile contributo per favorirne il consolidamento d’immagine quale sport pulito e sensibile ai temi ambientalisti che vanno pari passo con la sua pratica.

D- Nel ’79 iniziasti a lavorare con Fassa, prestigiosa ditta che a quel tempo importava in Italia grandi marchi come Daiwa, Platil, Mustad e Mepps ed altri ancora. Da qui cominciasti a frequentare i campioni inglesi. Cosa ti ha attratto in particolare della tecnica anglosassone, di cui poi sei stato uno dei “pionieri” nel portarla nel nostro Paese, e dove l’hai vista praticare per la prima volta, e qual’ è stato il primo forte agonista britannico che hai visto pescare?

R- Lavorando per lo sviluppo dei prodotti per il mercato italiano con Daiwa, e grazie alla disponibilità dei colleghi della fabbrica sorta in Scozia alla fine degli anni settanta, ebbi modo di arricchire di tante esperienze il mio bagaglio tecnico di pescatore, in particolare, partecipando a competizioni nelle acque inglesi e irlandesi. In quel periodo, Daiwa aveva un rapporto di consulenza con il team di Barnsley, capitanato da Dick Clegg, il CT inglese nell’era Chines, e nel quale pescavano campioni del calibro di Tom Pickering, Denis White, Ivan Marks che avevano posto fisso nella nazionale albionica. Il contatto con questi personaggi di prim’ordine, mi permise di accedere a tutto il loro sapere, e conseguentemente di poter trasmettere ai pescatori italiani quanto da loro imparato…soprattutto di essere pescatori, prima che agonisti. La prima esperienza di pesca con loro fu nel Trent a valle di Nottingham. Ricordo lo shock nel vederli riempire le nasse con il Feeder, ma anche con lo Stick Float, che da noi era un oggetto misterioso, anche se in pratica riproduceva la nostra tecnica di pesca alla passata dei prim’ordi con la penna d’istrice. La lenza, con i piombi disposti in uno schema “a bottoni di camicia, imbarazzante per la semplicità, era devastante per l’efficacia catturante, specie a seguire una pasturazione ritmata, fatta a mano con caster e bigattini ad ogni corsa del galleggiante. Ivan Marks era un vero maestro, ed un personaggio definibile un campione in tutti i sensi, come sportivo e come uomo. Pescava in gara spiegando a chi lo stava ad osservare cosa stesse facendo e perché, e spesso anticipava, annunciandolo, il momento in cui avrebbe avuto un’abboccata. In pochi lo ricordano, ma nel Mondiale 1976, stravinto dall’Italia e da Dino Bassi ad alborelle in quel di Varna in Bulgaria, Ivan si aggiudicò l’argento individuale pescando con una canna inglese ed un mini waggler a due canne di distanza dalla sponda, in pratica facendo l’alborella con una canna a mulinello! La sua lenza era un mozzicone di penna di pavone con un pallino di piombo a 20 cm dall’amo. Pasturò tutto il tempo a spizzichi di bigattini! Per me è stato un onore essere stato considerato da lui e dalla sua famiglia come “l’amico italiano”, e da quando ho partecipato al suo “memorial” nel lago di Mallory Park, tengo contatti con suo figlio Chris che conobbi bambino a Parma quando Barnsley disputò il Mondiale per Club del 1983, vinto da Tom Pickering individualmente e dai Longobardi per team. Credo non vi siano molti pescatori al mondo a cui sia stato dedicato un cippo a perenne ricordo sulle sponde del fiume che vide per anni le loro gesta sportive! Ivan lo ha avuto, e questo è un altro segnale della cultura che nutre il mondo della pesca inglese. Mai dimenticare i propri eroi e le proprie radici!

D- Negli anni ’80 la mentalita’ degli agonisti d’oltre manica, era molto differente dalla nostra? Ad oggi è rimasta cosi’? Qual’è la differenza tra il pescatore italiano e quello straniero agonisticamente parlando?

R- La mia prima impressione all’impatto con l’agonismo inglese fu esattamente quello che loro definiscono “pleasure fishing in a match”, ossia di gente che pescasse in gara, esattamente come se fosse li per una battuta di pesca per diletto. A parte un ristretto numero di agonisti, a quel tempo, la maggior parte dei concorrenti viveva la gara come un evento socializzante, e questo fu la sorpresa più gradevole che provai alle prime esperienze oltre manica. Oggi credo che l’aspetto agonistico prevalga, ma il fatto stesso che vi siano decine di competizioni che si svolgono nell’arco di una settimana, con prove giornaliere, la dice lunga sulla particolarità dei loro eventi, che hanno sempre il sapore della vacanza di pesca. Io adoro questa scelta, e apprezzo e condivido lo spirito con cui si svolgono  gli innumerevoli Festival della stagione sportiva del Regno Unito. Come pescatori agonista avrei voluto nascere lì!  Agonisticamente parlando, il livello medio dei pescatori italiani è generalmente assai più elevato di quelli stranieri, ma purtroppo, negli ultimi decenni, dobbiamo registrare una certa mancanza dei fondamentali di base nei nostri giovani agonisti. Molti di loro, purtroppo, non provengono dalla pesca negli ambienti naturali, ma da una formazione iniziale in laghi di pesca sportiva, e con la prevalenza d’uso della roubaisienne,  confrontandosi con un limitato numero di specie ittiche. Tecnicamente corriamo un grande rischio, soprattutto nei confronti delle nazioni emergenti del nostro sport, in particolare quelle dell’est. Dobbiamo riprenderci in fretta fiumi, laghi e canali, e ritrovare le nostre identità tecniche perdute. A livello internazionale, anche il Feeder potrebbe incontrare presto gli stessi problemi…con le esperienze di pesca nei laghetti, pellet, pastelle e quant’altro, si può vincere solo in Sudafrica, anche se poi neppure l’Inghilterra che ne ha cinquecento sparsi su tutto il suo territorio nazionale, ci è riuscita!

D- Hai avuto la possibilita’ di fare molte esperienze di pesca all’estero, in molti Paesi europei, qual è stata quella piu’ bella?

R- L’ultima, in Irlanda nel Mondiale 2014 di Feeder Fishing. Un campo di gara creato dal nulla in pochi mesi, in un ambiente fantastico, e a sole due ore di volo da Bergamo. Segno che lì nella pesca si investe. Il calendario gare open per il 2015 è gia stato stilato quando mancano tre mesi alla fine dell’anno. Mi sono ripromesso di tornarci quanto prima. L’ Irlanda, fin dalla prima volta che la visitai, la sento come il mio secondo Paese. Ha un ambiente naturale che mi riporta indietro all’Italia degli anni sessanta!

D- Pesca all’inglese, e poi feeder fishing, hai contribuito a promuoverle, incontrando per la seconda qualche difficoltà, cosa ti ha spinto a non mollare mai? Dopo tanti anni di pesca al colpo, ti stai dedicando completamente al feeder, che finalmente anche da noi,  sta ricavando il giusto spazio che merita: secondo te puo’ essere una soluzione per avvicinare i giovani alla pesca sportiva?

R- Per me la divulgazione della pesca, e di tutto ciò che mi è stato insegnato, è un piacere innato ed è diventato col tempo un po’ come una “missione”. Pertanto non ho dovuto fare alcun sacrificio a sopportare la contrarietà di chi vedeva nel mio interesse a spiegare il Feeder Fishing la promozione della pesca che a molti piaceva definire la “pesca del nonno”, perché sapevo che il tempo sarebbe stato galantuomo, e ciò è accaduto quando a livello internazionale più Paesi richiesero alla Fipsas Ed l’istituzione di un campionato mondiale della specialità. In Irlanda eravamo già 25, e penso che in futuro sia più che probabile l’aggregazione alla manifestazione iridata di un’altra decina di nazioni. Oggi pesco in gara solo a Feeder per vivere dal di dentro l’ambiente, e percepire i desideri di chi lo pratica (fino a quando mio nipote Gregorio mi farà da autista!!!)  Ogni occasione è buona per verificare nuove tendenze tecniche, e per mettere in pratica le nuove soluzioni. Il tutto senza che la preparazione ad una competizione obblighi ai carichi di lavoro insopportabili della pesca al colpo. Tre canne e via!  Chissà che prima di smettere, non capiti l’opportunità di un Mondiale Feeder per i Master, sarebbe un sogno parteciparvi!  Oggi, per me è importante che vi siano tanti giovani che si avvicinano alla pesca sia in acque dolci che in mare grazie al Feeder, anche se non saranno mai agonisti.

D- Sei stato anche CT della nazionale di questa disciplina, partecipando a 4 mondiali, come giudichi queste esperienze?

R – Il principale lato positivo di questa esperienza è stato quello di permettermi di prendere coscienza della stima di molti amici delle nazionali avversarie, forse a merito di quanto seminato nella mia carriera di sportivo. Il resto non sta a me giudicarlo, ma posso dire, con onestà, di averci messo il massimo impegno. 

D- Qual’ è stata quella piu’ bella a livello personale?

R- La mia gioia più grande è stata quella di vedere Andrea Caruso sul podio individuale del Mondiale in Belgio, a tutt’oggi la prima ed unica medaglia del Feeder italiano. Grazie Andrea, non la dimenticherò mai.

D- Perche’ questa tecnica ci ha messo tanto per svilupparsi in Italia, visto che all’estero sono quasi 50 anni che la praticano.

R- Credo che tutto sia riconducibile solo a condizionamenti di alcune aziende che vendono prodotti da pesca. Negli anni ottanta pescammo a Feeder in Eccellenza, lo ricordo bene perché lo usai in Arno a Firenze, e nel Po a Torino, poi fu vietato, e non se ne parlò più. In Inghilterra la pesca a Feeder è ammessa da sempre nelle gare al colpo, e la loro nazionale è comunque ai vertici Mondiali di pesca al colpo, e nel Feeder è la squadra da battere. Dire cosa è bene e cosa è male, non spetta a me, sono solo felice che oggi questa disciplina abbia una sua dignità a livello internazionale, e l’Italia partecipi alle manifestazioni iridate.

D- Il piu’ forte agonista italiano e straniero oggi?

R- Le classifiche di rendimento di Stefano Bastianacci sono lì a parlare per me nel contesto italiano; a livello internazionale credo che Steve Gardener, che ha chiuso quest’anno con la sua nazionale, abbia rappresentato per trent’anni un esempio inarrivabile. Alan Schotthorne, con i suoi cinque titoli iridati, credo non lo prenderà mai più nessuno. Steve Ringer nel Feeder è di un altro pianeta.

D- Hai vissuto il mondo della pesca a 360°, ma cosa rappresenta per te?

R- Dopo la mia famiglia, la mia vita.

D- Non ti sei mai tirato indietro, mettendo sempre la faccia ed esponendo i tuoi pensieri, vista la situazione di crisi che stiamo vivendo in Italia, cosa consiglieresti alla nostra federazione per aumentare i praticanti di questo hobby?

La Fipsas, come tutte le Federazioni affiliate al CONI, è fatta di uomini, e delle loro decisioni. Ovvio che tutto dipenda dal loro profilo, umano e professionale. Chiunque può candidarsi ad avere un ruolo in essa, ma ben pochi affiliati considerano questa opportunità, e la stragrande maggioranza degli stessi neppure conosce i meccanismi elettivi. Personalmente, sono stato gratificato dall’incarico di CT della nazionale di Feeder Fishing, e ho provato a dare il mio contributo per far crescere questo comparto, sperando che restasse una branchia di sport senza nocive esasperazioni, e aperta a chi volesse avvicinarsi ad una forma di agonismo possibile. Mi sono ispirato a promuovere l”idea di un agonismo di base a livello locale, che interessi e avvicini agonisti di una o più province, residenti nel raggio di pochi chilometri, così che la voce trasferte, che è quella che più incide in negativo sul bilancio del nostro sport agonistico, possa risultare accettabile alla maggioranza dei praticanti. La mia idea è di offrire loro, una competizione mirata al conseguimento di un titolo, ma una volta al mese, in modo che gli altri tre week end possano essere dedicati alla famiglia. Il libro dei divorzi nella pesca agonistica è grande come le Pagine Gialle di una metropoli, e senza fare moralismi, bisognerebbe porre le basi per uno sport accettabile anche dalle famiglie. Credo si debba dimenticare quello di vertice per un certo numero di anni, e concretizzare la crescita della base con proposte fortemente promosse, investendo in comunicazione per le discipline che mostrano una concreta prospettiva futura.

D – Ed in particolare quale consiglio dai ai giovani di oggi che vogliono prendere in mano una canna da pesca?

R- Di avvicinarsi al Feeder, in quel contesto che ho sopra auspicato, spendendosi almeno una volta al mese per la partecipazione ad una competizione provinciale. Se poi l’attività agonistica farà per loro, avranno sempre il tempo per esplorare altri orizzonti tecnici più complessi.

D- Fuori dall’Italia, hanno una mentalita’ molto piu’ aperta riguardo la salvaguardia dell’ambiente ed addirittura la pesca sportiva è entrata nelle scuole, perché da noi non si riesce a fare questo?

R- E’ una domanda troppo complessa alla quale non so risponderti, specie quella relativa alla pesca nelle scuole. La salvaguardia dell’ambiente va a pari passo con la cultura dei popoli, ed in questo una nazione come l’Italia, che dovrebbe vivere di turismo, agricoltura e pesca, e che non riesce nemmeno a preservare beni che sono patrimonio dell’umanità, dimostra di essere indegna della sue millenarie radici. Guardando in casa nostra, ossia nel mondo della pesca sportiva, una Federazione vecchia di oltre sessant’anni che, nonostante l’affiliazione al Coni, non sia mai riuscita a trovare, in un periodo di vita così lungo, l’applicazione delle regole di salvaguardia delle sue acque, penso abbia davvero poche prospettive da offrire a futuri cittadini-pescatori. Per quattro quadrienni olimpici si è avuto anche il coinvolgimento di un Presidente politico, come l’onorevole Colucci, ma dell’epoca dei suoi mandati, non è rimasta traccia  tangibile di un progetto degno di tal nome. Non ho altro da  aggiungere, se non che con gli amici di LBF Basso Adda, quando una scolaresca ci chiede di portarli al battesimo della pesca, sono sempre disponibile a farli divertire, così come è accaduto anche quest’estate sulle sponde del nostro fiume, con un nutrito gruppo di bambini del 2006, accompagnati dai loro insegnanti, ai quali abbiamo fatto prendere due barbi a testa, uno prima ed uno dopo il picnic…mica carpe senza bocca e squame, in uno di quelli che in Inghilterra chiamano “holes in the ground”  (buchi nella terra!!!).

 D- In campo agonistico, vorresti togliere o aggiungere qualche regola?

R- E’ da sempre che mi chiedo se i regolamenti siano varati in accordo ad una loro concreta applicabilità. Penso che se un commissario di gara si sacrifica al pari degli agonisti per preparargli il gioco e dirigerlo, la sua figura dovrebbe meritare rispetto. Oggi, se egli ha una coscienza, può solo definire il sorteggio dei posti gara, e aspettare che la stessa finisca. E’ come dare all’arbitro il regolamento, ma non il fischietto. Non riesco a capire chi abbia interessi alla continuazione di questa situazione, che ritengo irrispettosa nei confronti degli agonisti che vorrebbe tutelare, e imbarazzante per gli arbitri che non sono messi in condizioni di gestire le loro responsabilità.

D- Ora cosa sogna Mario Molinari?

R- Principalmente di disporre di più impianti che diano spazio alla passione ed alla pratica delle migliaia di federati, e in seconda istanza di creare un nuovo modo di fare sport a squadre. Nel primo caso, basta osservare cosa può produrre in positivo la gestione ottimale del canale di Ostellato,  ed in negativo la non gestione del “Navigabile” di  Cremona, dopo il grosso investimento fatto da Provincia e Federazione per il Mondiale 2008 e le tante promesse non mantenute.  Parchi e politica, purtroppo, in molti casi, si sono impossessati dei nostri ambienti naturali, e senza alcun progetto degno di un vero valore popolare e di fruizione, se non di privilegiare lobby di potere, come quelle dei proprietari terrieri e degli agricoltori, sempre pronti a sbarrare gli accessi ai corsi d’acqua, pur di tenere lontani gli occhi, talvolta indiscreti e “pericolosi”, dei pescatori. Temo che il  nostro sport non possa avere futuro, senza un buon numero di impianti Federali, quanto più possibile situati in ambienti naturali. Oggigiorno vedo troppe manifestazioni sportive organizzate in laghetti di pesca sportiva, che in gran parte non sono neppure acque federali, e a mio parere si tratta di un pericoloso segnale per il futuro del nostro sport.  Inoltre, di investire sui giovani per produrre nuovi quadri dirigenziali FIPSAS, con una cultura adeguata ai tempi nostri, e che sappiano dialogare con le istituzioni per portarle dalla nostra parte, e far loro capire i vantaggi innegabili della pratica e della diffusione di uno sport pulito quale è la pesca sportiva, da sempre legata al massimo rispetto dell’ambiente, sia nella sua salvaguardia sia nella fruizione. Per il secondo aspetto, bisogna ripensare a come attuare le competizioni a squadre, poiché i campi gara in grado di sostenere l’impatto di centinaia di persone sono sempre meno, e ormai si contano sulle dita delle mani. Io un’idea ce l’ho, e se ci riesco, proverò nel mio piccolo a metterla in pratica, a livello sperimentale.  

Non mi resta che ringraziarti per la tua gentilezza e disponibilita’. Ti ringrazio anche a nome dei tanti appassionati di questo sport, che ti stimano profondamente e ti considerano un’icona della pesca sportiva italiana.

PALMARES:

1978  –  1° class. ECCELLENZA NORD con i Berretti Rossi

1985 –  2° class. Eccellenza Individuale

1990  – 1° class. BROWNING CUP INTERNAZIONALE  in Brian

1990 –  3° class. ECCELLENZA NORD con i Garisti Piacentini

1991 –  3° class. ITALIANI per Societa’ con la Castelmaggiore di Bologna

1996 – 2° class. MEMORIAL BAZZERLA

1997-  2° class. MEMORIAL BAZZERLA

2002 – 1° class. Campionato  A1 con i Diavoli di Torino

2003 – 2° class. al River Severn Championship in Inghilterra

2008 –  2° class. Campionato Italiano Individuale Feeder

2009 – 2° class. Campionato Italiano Individuale Feeder                                                                        

2013 –  3° class. Coppa Italia per Club con la Lenza Mantovana Team Feeder Mario ha detenuto la leadership della classifica di rendimento delle gare svolte in Mincio a Peschiera nei quinquenni 1991/1995, 1992/1996 e nel canale Navigabile di Spinadesco nelle prove dell’Eccellenza disputate dal 1900 al 1994.

GALLERIA FOTOGRAFICA DI MARIO MOLINARI

1 Maggio 1981 Peschiera D.G. C.It.per Soc
1 Maggio 1981 Peschiera D.G. C.It.per Soc

4.3.2008 Pelle di Tamburo Kg.7,600
4.3.2008 Pelle di Tamburo Kg.7,600

4.3.2008 Pelle di Tamburo
4.3.2008 Pelle di Tamburo

560 alborelle con una cinque metri al Memorial Bazzerla 94 in Mincio
560 alborelle con una cinque metri al Memorial Bazzerla 94  in Mincio

Alan Schotthorne ai laghi di Mantova
Alan Schotthorne ai laghi di Mantova - Copia

Alassio Agosto 1957 con il grande Omar Sivori
Alassio Agosto 1957 con il grande Omar Sivori

Ale e Mario
Ale & Mario

Andrea Caruso bronzo indiv. mondiale Feeder 2012 in Belgio
Andrea Caruso bronzo indiv. mondiale Feeder 2012 in Belgio

Assoluto a Porto Ceresio Eccellenza 1987
Assoluto a Porto Ceresio Eccellenza 1987

Azzurra mi riporta a casa dopo un pomeriggio di pesca invernale sull’Adda
Azzurra mi riporta a casa dopo un pomeriggio di pesca invernale sull'Adda

C.It. di Pesca all’Inglese 1984 Ostellato
C.It. di Pesca all'Inglese 1984 Ostellato

C.It.Soc.1981 Peschiera
C.It.Soc.1981 Peschiera

Campionato Italiano Individuale 1982
Campionato Italiano Individuale 1982

da sin. Molinari, Zurlini,Luigi Galliani,Archiani,Dall’Oglio, Trabucco
da sin. Molinari, Zurlini,Luigi Galliani,Archiani,Dall'Oglio, Trabucco

Emilio Pomati, il mio primo maestro di pesca
Emilio Pomati, il mio primo maestro di pesca

Fausto Pasinetti con la sua bolognese
Fausto Pasinetti con la sua bolognese

Feeder Fishing in Adda
Feeder Fishing in Adda

Foto e Classifica del primo Mem. Pasinetti, con la moglie di Fausto
Foto e Classifica del primo Mem.Pasinetti, con la moglie di Fausto

I Berretti Rossi vincitori del TE Nord Italia 78
I Berretti Rossi vincitori del TE Nord Italia 78

Il campo gara a Desenzano del Memorial Pasinetti dell’85
Il campo gara a Desenzano del Memorial Pasinetti dell'85

Il cippo a ricordo di Ivan Marks sulle rive del fiume Welland
Il cippo a ricordo di Ivan Marks sulle rive del fiume Welland

Il mio record di catture in una gara di pesca al colpo, lago di Skandeborg in Danimarca, 53kg di gardon con canna fissa di 9m e galleggiante da 6gr
Il mio record di catture in una gara di pesca al colpo, lago di Skandeborg in Danimarca, 53kg di gardon con canna fissa di 9m e galleggiante da 6gr.

Il piacere di un suggerimento a Bob Nudd, grande campione ed amico
Il piacere di un suggerimento a Bob Nudd,  grande campione ed amico.

inquinamento dell’Adda – Agosto 2014 Pizzighettone
inquinamento dell'Adda - Agosto 2014 Pizzighettone

Irlanda del Nord Enniskillen – Settore di Ely Forest
irlanda del Nord Enniskillen - Settore di Ely Forest

Italia batte Inghilterra: Mallory Park 1985 il secondo da destra seduto Ivan Marks
Italia batte Inghilterra    Mallory Park 1985 il secondo  da destra seduto +-+ Ivan Marks

Italia batte Inghilterra in Irlanda – 1984
Italia batte Inghilterra in Irlanda - 1984

La nazionale Feeder 2014
La nazionale Feeder 2014

La Pasquino in Francia con il Presidente Friggeri (primo da destra
La Pasquino in Francia con il Presidente Friggeri (primo da destra)

L’Adda invernale dalla finestra di casa
L'Adda invernale dalla finestra di casa

Marco Torreggiani Pozzolo
Marco Torreggiani Pozzolo

Mario e Steve Ringer
Mario e Steve Ringer

Mario Molinari e Jan Van Schendel
Mario Molinari e Jan Van Schendel

Orate a Feeder
Orate a Feeder

Orate di Alassio a Feeder
Orate di Alassio a Feeder

Partita del Centenario AC Codogno 1908 vs FC Inter 1908
Partita del Centenario AC Codogno 1908 vs FC Inter 1908

People in concerto al Royal Dicembre 1970
People in concerto al Royal  Dicembre 1970

Per Ale Scarponi: AC Codogno 1958 (la mascotte con la maglia del Cesena ero io!!
Per Ale Scarponi    AC Codogno 1958 (la mascotte con la maglia del Cesena ero io!!)

pesca alla passata in Adda con l’inglese
pesca alla passata in Adda con l'inglese

Picchetto vincente al settore di Cornagrade, Enniskillen Irlanda del Nord 1984
Picchetto vincente al settore di Cornagrade, Enniskillen Irlanda del Nord 1984

Premiazione Pescare Online Miglior Giornalista di Pesca 2006
Premiazione Pescare Online Miglior Giornalista di Pesca 2006

savetta dell’Adda
savetta dell'Adda

Scuola di pesca a Evesham – Inghilterra
Scuola di pesca a Evesham - Inghilterra

Steve Gardener
Steve Gardener

Un barbo dell’Adda
Un barbo dell'Adda

un grosso barbo del fiume Trent a Nottingham
un grosso barbo del fiume Trent  a Nottingham

Una lampuga nel mare di Alassio
Una lampuga nel mare di Alassio

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