S.O.S.: ANITA ALLA DERIVA

Fino a poco tempo fa il canale di Anita era considerato uno tra i più bei campi di gara della penisola e infatti ci venivano a pescare da tutta Italia.
Prima di tutto è comodo, e poi la tecnica di pesca che si può applicare in questo canale varia dall’inglese, alla roubasienne, alle canne fisse, alla bolognese.
In passato con ogni tecnica il divertimento era comunque e in ogni caso assicurato.
Su questo canale si sono svolte gare importanti dai campionati provinciali ai campionati nazionali e negli anni aveva sostituito Ostellato caduto in disgrazia anche a causa della totale indifferenza degli addetti del mondo della pesca e delle istituzioni locali.
Le gare del sabato ad Anita erano sempre affollate di persone ben disposte ad ingrassare gli organizzatori ed i commercianti del luogo.
Non era importante pagare, l’importante era divertirsi, e questo accadeva sempre anche a chi la medaglia non riusciva a vincerla.
Io sono sempre stato un accanito frequentatore di Anita, e anche nel mio tempo libero le ore di pesca le trascorrevo là nella valle a salpare carassi e carpe.
Sono trenta anni che calpesto le rive di quei canali; da bambino mi ci portavano alcuni garisti della Cannisti Val Marecchia e vi garantisco che ancora oggi, nonostante tutto, riesco a provare emozioni per quel posto.
Ma negli ultimi tempi la tristezza ha preso il sopravvento e così sono stato costretto ad emigrare verso altri luoghi di pesca: il motivo è semplice anche ad Anita non si prende più pesce.
E come il sottoscritto anche altri pescatori pian piano hanno “mollato”.
Il sabato si ritrovano oramai solo pochi irriducibili e nelle gare dei campionati FIPSAS della provincia di Forlì Cesena, Rimini e Ravenna non si va oltre a 3 o 4 settori. Nell’ultimo box canale della provincia di Forlì hanno partecipato in 15 e la metà non ha visto un pesce.
Ostellato è morto da tempo e così anche Anita sta per morire.
Non ci sono più campi di gara che facciano divertire i pescatori e alla gente, ormai, è rimasto solo il laghetto sotto casa a carpe o per i più malati, come me, il Tevere ad Umbertide o l’Arno ad Arezzo.
Ma non si può ogni domenica fare 300 km per vedere il “tappo” affondare!
Io credo che la causa dei mali della pesca sia proprio questa.
I giovani non si avvicinano più alla pesca e i vecchi garisti smettono di pescare perché nessuno è disposto a spendere soldi senza divertirsi.
Infatti alcuni amici garisti hanno venduto tutto e si sono dati alla bicicletta.
E’ il sistema che è andato in crisi; la miglior pubblicità positiva del passato, che alimentava entusiasmo e voglia di provare a frequentare posti pescosi, si è trasformata in pubblicità negativa e così gli stessi pescatori le stesse società di pesca hanno rallentato e poi fermato i motori di quel sistema.
Provate ad andare una domenica mattina ad Anita per vedere la desolazione.
Non ci sono più nemmeno le zanzare di una volta, ma sono da capire, non trovando più carne umana da “forare” sono emigrate altrove.
La Federazione, pur assistendo a questo declino, sembra incapace di mettere in piedi una seria politica di valorizzazione dei campi di gara, di intavolare trattative attive e positive con le Amministrazioni locali e regionali, le Istituzioni nazionali o con i Consorzi di Bonifica la dove questi Enti hanno in gestione le acque dei canali come Anita.
Sarebbe opportuno dedicarsi con estrema urgenza ad una politica di rilancio degli ambienti di pesca innanzi tutto attraverso la ricerca di una sinergia con altre Federazioni di pesca (ARCI) perché l’unione fa la forza, costituendo una Commissione nazionale per il “rilancio dei campi di pesca” e poi con la presentazione di progetti sostenibili coinvolgendo aziende del settore e pescatori.
La Commissione dovrebbe individuare campi di pesca strategici, almeno un paio per ogni regione, e lavorare per obiettivi sostenibili e realizzabili.
Dopo anni di indifferenza generale credo sia arrivato il momento di fare veramente qualcosa e d’altra parte le poche esperienze positive, come ad Umbertide hanno fatto capire che il sistema può essere rimesso in piedi e con esso l’entusiasmo perduto.
Questa è la vera emergenza da affrontare se vogliamo mantenere in piedi la pesca e l’agonismo.
In più di una occasione ho sentito voci su presunte risorse finanziarie a disposizione di Amministrazioni locali per la sistemazione di questo o quel canale ma poi, chissà il perché, non si è mai speso una lira e non si è mai fatto nulla.
Per esempio ad Ostellato sono anni che si dice che i lavori devono iniziare, che si è riunita una presunta Commissione, che sono state fatte riunioni, che tutti sono d’accordo, ma alla fine i lavori non partono mai.
In tanti anni di frequentazione di questo canale l’unico intervento che ho notato è stata la realizzazione, anni fa, della strada bianca dal km 5 al km 8 oramai divenuta impercorribile per via delle tante buche presenti.
Ma evidentemente la dragatura del fondale una volta, la riprofilatura degli argini un’altra volta, la sistemazione della strada un’altra volta ancora, erano chiacchere sempre e solo chiacchere.
Per queste ragioni mi auguro che qualcuno raccolga il mio “grido di dolore” e rifletta seriamente sul da farsi.
In fondo chi sta nella stanza dei bottoni credo abbia piacere ricevere “imput” dalla base sui vari problemi.
Migliorare le cose non significa solo riformare i format agonistici o i regolamenti ma soprattutto creare le condizioni ottimali per rilanciare gli ambienti di pesca e con essi la pesca sportiva.


VEDUTA PANORAMICA DEL CANALE CAMPO DI GARA
Alessandro Scarponi

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