PRIMAVERA, TEMPO DI “FREGA”

Questo è il periodo migliore per fare grossi bottini!

Guardando la data sul ca¬lendario è evidentemente già primavera inoltrata, mentre osservando dalla finestra e so¬prattutto ripensando alle set¬timane appena trascorse sem¬brerebbe piuttosto un autun¬no preannunciante un precoce inverno.
Dovremmo comun¬que essere ormai abituati ai capricci ed alle sorprese del tempo che in questi ultimi anni, basta guardare i trascor¬si inverni secchi e anomali, non segue certamente più quelli che erano gli andamenti classici.
Per cui andare a pe¬scare sul fiume è diventato ormai possibile per un arco di tempo una volta non ipotizza¬bile.
Naturalmente i pesci, an¬che se condizionati in parte, non seguono molto le vicende climatiche per cui fanno il massimo sforzo per compor¬tarsi come hanno sempre fat¬to: seguono cioè il loro istin¬to.
L’orologio biologico che hanno in dotazione non com¬mette errori, può sicuramente ritardare o anticipare a secon¬da della temperatura del¬l’acqua, ma quando arriverà l’ora della riproduzione suo¬nerà per tutti il risveglio dei sensi.
Riprodursi è lo scopo principale degli animali, che lottano, a volte fino alla mor¬te, per adempiere a questa funzione la quale implica no¬tevole dispendio di energie per integrare le quali i pesci neces¬sitano obbligatoriamente di un’abbondante alimentazio¬ne.
Il periodo, quindi, che precede (per rafforzarsi) o che segue (per rifarsi) la frega, è certamente quello che vede il pesce nella massima attività.
Anche perchè, non dimenti¬chiamolo, è reduce dalla dieta stretta che l’inverno trascorso lo ha obbligato a fare.
Tutti i pesci quindi sono in movimento progressivo ricer¬cando ed inghiottendo vora¬cemente tutto quello che tro¬vano senza tanti complimenti, naturalmente esche ed ami compresi.
In questa stagione diventa, ovviamente, facile per tutti divertirsi anche pe¬scando grossolonamente soprat¬tutto perchè, ed è giusto dirlo, i nostri fiumi (Savio e Ronco) sono realmente riccamente popolati anche di soggetti di notevole taglia che però, pas¬sata la primavera, poi sembra¬no sparire. La dottrina del «catch and release» ha ormai molti adepti e sta dando in¬dubbiamente i frutti sperati.
La mentalità giusta ha certa¬mente preso piede e anche se qualcuno ancora si permette di prelevare del pesce (per far¬ne chissà che cosa) non è una percentuale molto influente e sicuramente presto si adegue¬rà al giusto andamento comu¬ne.
La pesca classica esercita¬ta dalla maggioranza in que¬sta stagione è sicuramente quella della passata con i bi¬gattini, che a seconda dei gusti personali può essere mirata a tre specie principali: cavedano, barbo o carpa.
Gli attrezzi usati, anche qui molto soggettivamente, sono essenzial¬mente tre: canna fissa, barba¬ra oppure canna con mulinel¬lo.
Tre tecniche estremamente diverse e sicuramente egual¬mente valide, ma indubbia¬mente la più sportiva quella cioè che da una possibilità in più al pesce di fuggire e rende perciò tutto più emozionante, è senza dubbio la canna fissa.
Molti si sono orientati sulle altre due che sono sicuramen¬te più micidiali, come poten¬ziale catturante, in quanto danno poche possibilità di scampo al pesce, ma si allon¬tanano realmente un pò dalla vera ricerca della sportività.
Un pesce che fila via sgranan¬do metri e metri di filo non è che un pallido paragone se si considera quello che è il con¬tatto diretto che si ottiene con una fissa.
Le veloci corse sulle rive e molte volte nell’acqua all’inseguimento del pesce che fugge verso valle, l’abilità del «sopramanico» che diventa veramente essenziale, sono indubbiamente fonti di emozio¬ni che si placano solo quando tutta l’azione è finita.
Non ha poi molta importanza se il pesce si perde o si cattura; ciò che conta è la volontà di pro¬vare a misurarsi con armi il più possibile equilibrate, dove abilità, esperienza e conoscen¬za delle possibili reazioni della controparte dà enorme soddi¬sfazione quando vinci, ma so¬prattutto tiene in apprensione fino alla fine del gioco.
Basi¬lare per concentrare il pesce nel raggio di azione della can¬na è la pasturazione che neces¬sita senza dubbio dell’uso del¬la fionda e di una giusta valu¬tazione della velocità della corrente per non disperdere, magari sotto la canna di un altro, i pesci.
La pesca alla passata e durata soprattutto alla ricerca di cavedani, barbi e lasche (strese) che in questa stagione offrono divertimento sicuro.
Ma anche le carpe ven¬gono spesso ad attaccarsi al¬l’amo e costringono quasi sempre a rifare la montatura nuova.
Naturalmente il bigat¬tino, l’esca principalmente usata durante tutto l’anno, di¬venta proprio in questo perio¬do la fonte principale di cibo per i pesci poichè distribuita capillarmente in ogni tratto di fiume dalla massa di pescatori che lo frequentano.
Altre es¬che alternative come lombri¬co, pane, ecc., passano tutte in secondo piano e vengono usate solo in particolari condi¬zioni soprattutto per la ricerca di grossi esemplari.
In mezzo a questi «bigattinari» che in¬seminano di larve il fiume, permangono comunque, an¬che se il numero non molto ri¬levante, gli amanti della pesca a fondo i quali pazientemente attendono che si pieghi la punta di una delle due o tre canne che generalmente usa¬no.
Sono comunque gli unici che possono, vista la notevole calibratura dei fili che usano, portare sulla riva una di quelle carpe da fotografia che sem¬bra non esistano nei nostri fiumi, ma che sia la logica che le rotture, rare ma reali, fan¬no intuire presenti anche se in numero non abbondante.
La polenta è tradizionalmente l’esca più usata nelle nostre zone; è prodotta artigianal¬mente seguendo ricette perso¬nali delle quali è meglio non parlarne in quanto ognuna è superiore sicuramente a un’al¬tra.
E’ una pesca di sicuro divertimento, vista l’alta con¬centrazione di questo pesce nei nostri fiumi, specialmente se si ha la voglia e l’accortezza di prepararsi preventivamente il posto di pesca pasturando per alcuni giorni prima del¬l’uscita.
La tecnica del piom¬bo in deriva ha reso certamen¬te più micidiale questo tipo di pesca poichè, se applicata cor¬rettamente, permette di avere una sensibilità di lenza molto maggiore della tradizionale.

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