I PIRANHA NEL RIO SAVIO

Sabato pomeriggio 13 settembre in un’ansa del fiume Savio in località Sorbano di Mercato saraceno un pescatore di Cesena, Sauro Sersale, ha realizzato con la canna e lenza una cattura davvero insolita.
In questo tratto di fiume convivono da secoli cavedani, barbi e carpe e così quando il galleggiante è affondato e la preda è stata portata a guadino Sauro non avrebbe mai pensato che all’amo avesse abboccato un pesce tipico del sud America.
Uno strano pesce, tozzo nella corporatura, dalla livrea scura tendente al nero con macchie colorate di arancio; la dentatura ben sviluppata è la conferma che trattasi di specie carnivora simile ai Phyrana del Rio delle Amazzoni.
Dopo essersi ripreso dallo stupore Sauro Sersale ha immortalato il pesce con alcune foto rilasciandolo in acqua .
Appena ricevute le foto tramite mail mi sono interessato per cercare di capire l’identità di questo pesce.
Ho così scoperto che l’alloctono in questione è un Astronotus Ocellatus, ciclide sud americano diffuso soprattutto in Brasile e conosciuto dal punto di vista della tassonomia anche con il nome di Acara ocellatus, Acara crassipinnis, Cychla rubroocellata, Hygrogonus ocellatus, Lobotes ocellatus, o come viene volgarmente chiamato (soprattutto in USA) Marble Cichlid (Ciclide di marmo) o Velvet Cichlid (Ciclide di velluto).

La sua forte personalità gli ha anche fruttato un simpatico nomignolo riconosciuto ufficialmente a carattere internazionale: “Oscar”.
L’Oscar è un gigante degli acquari. Supera facilmente i 30cm di lunghezza e il chilo di peso (con esemplari record che arrivano anche a 2kg).
Come la stazza porta a pensare è un vero “toro”, ma reputarlo “indistruttibile” è l’unico errore che l’oscarofilo esperto sa di non poter/dover commettere.
L’astronotus è infatti soggetto a numerose patologie, tra cui alcune tipiche dei ciclidi come la famigerata “malattia del buco”.
L’astronotus è un pesce onnivoro, ma prevalentemente carnivoro. In natura è un predatore e come tale ama cibo vivo. Inghiotte la preda senza masticarla quando le dimensioni lo consentono, ma in caso di necessità attacca anche prede di misure generose grazie ai possenti muscoli della masticazione che gli consentono (da adulto) con un morso di spezzare in due pesci di 8/10 cm di lunghezza.
Gli Oscar in cattività, tranne alcune eccezioni perdono però parecchie delle loro velleità “predatorie” e si limitano a cacciare cibo vivo di piccole dimensioni; come pesci rossi, guppy ed altri pesci.
Cosa ci fa dunque un pesce tropicale in un fiume romagnolo?
Probabilmente è stato importato a scopo ornamentale per popolare acquari di medie e grandi dimensioni, e quando la crescita ha raggiunto dimensioni eccessive il suo proprietario ha pensato di liberare il pesce “extracomunitario” nel fiume.
Purtroppo anche le tartarughe d’acqua dolce, dal nome scientifico (Trachemys scripta elegans), spesso fanno la stessa fine.
Quando diventano grandi e la vaschetta di casa troppo piccola vengono illecitamente liberate/abbandonate.
In un lago sperduto situato nella valle del Marecchia due anni fa mi è capitato di catturarne una
di quasi mezzo chilo di peso.
Il numero di tartarughe d’acqua abbandonate ogni anno negli stagni, nelle fontane e nei laghetti dei parchi pubblici è di tre volte superiore a quello dei cani, e il doppio dei gatti abbandonati.
A denunciarlo è l’Aidaa che sottolinea come oltre 16.500 tartarughe d’acqua vengano abbandonate nei mesi estivi.

Purtroppo si tratta di un fenomeno di cui si parla poco, in quanto le tartarughe vengono abbandonate nei corsi d’acqua o nei laghetti da coloro che in vista del periodo delle vacanze non vedono meglio che disfarsi di questi animali creando enormi problemi all’eco sistema dei corsi d’acqua ma anche dei laghetti dei parchi pubblici essendo le tartarughe animali estremamente aggressivi nei confronti delle altre specie ittiche spesso arrivano a provocarne la scomparsa.
Le tartarughe quando vengono acquistate sono estremamente piccole e di colore verde, ma pochi sanno che con il passare dei mesi le stesse crescono notevolmente e spesso la loro gestione diventa difficile per questo motivo sono tantissimi coloro che se ne disfano liberandole nei posti più impensati comprese le fontane pubbliche o i corsi d’acqua. E la stessa fine la fanno i pesci che finiscono ogni estate nei torrenti e nei canali.
Lo scorso anno da una stima in difetto (fonte Aidaa) si presume che siano stati almeno 60.000 i pesci tropicali e di acquario finiti nei corsi d’acqua e nei torrenti con il rischio anche in questo caso di creare notevoli difficoltà all’ ecosistema.
Aidaa anche quest’anno ha lanciato una campagna contro gli abbandoni di pesci e tartarughe, mettendo a disposizione un proprio telefono amico e un’indirizzo internet a cui rivolgersi per ottenere informazioni.
Servirebbe una maggiore sensibilizzazione per evitare che il grave fenomeno degli abbandoni, che non interessa solo i cani ed i gatti e i roditori, riguardi anche decine di migliaia di pesci di varie dimensioni e di tartarughe d’acqua.
I primi ad agire dovrebbero essere i venditori di questi animali informando gli acquirenti prima di vendere tartarughe o pesci.
E probabilmente il pesce catturato sul Savio da Sauro Sersale, l’Astronotus Ocellatus, è senza dubbio un’altra vittima di questo mal costume.

UN’INASPETTATA BATTUTA DI PESCA CARAIBICA PER SAURO SERSALE

UN ESEMPLARE DI ASTRONOTUS OCELLATUS

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