Vorrei parlare un po di ledgering, che ne dite ?

Vorrei parlare un po di ledgering, che ne dite ?

di Marcello Corbelli
Ogni volta che rientro da una gara internazionale della mia categoria (Forze di Polizia), è sempre lo stesso il pensiero che mi rode: “Se non imparo a pescare a ledgering come si deve, posso anche fare a meno di andare a queste gare; risparmio e quantomeno evito di fare brutte figure”. Verissimo, saggia riflessione, perchè gareggiare contro avversari che fanno del ledgering la tecnica più praticata, senza avere le capacità di contrastarli, è come andare a fare a cazzotti con Mike Tyson. Tradotto in termini pratici significa che è necessario acquisire esperienza e per fare questo, il metodo migliore è pescare, ma in gara, altrimenti non è la stessa cosa, noi tutti lo sappiamo bene. Allora perchè non farlo? La risposta è semplice: perchè i garisti italiani non vogliono il ledgering in gara; e tutte le volte che mi sono provato a portare avanti quest’idea, i pescatoroni, quelli che sanno solo loro da che parte si leva il sole, mi sono sempre saltati addosso, dicendomi che non è pesca ma solo fortuna.
Ho tentato più volte di portare la discussione su posizioni meno rigide, ma non c’è mai stato niente da fare, non c’è proprio spazio per il dialogo, non si fa e basta. Guai ad insistere, si rischierebbe l’incidente diplomatico, visto che anche molti Dirigenti del settore la pensano così.
Pazienza, vuol dire che se non posso parlare a chi non vuol sentire, parlerò con chi è disposto a farlo e spero di trovare le persone giuste fra le pagine del nostro sito.
Iniziamo subito con il dire che basta traversare il confine per capire subito che gare senza questa tecnica non sarebbero concepibili, il motivo è di una semplicità disarmante: si pesca per prendere pesci. Parlando di questo con gli anglers inglesi otteniamo una risposta addirittura elementare: il ledgering è la pesca, le altre sono solo tecniche alternative. Il pesce si trova naturalmente sul fondo e la cosa più logica è quella di andare a pescarlo dov’è. Farlo nel modo più redditizio possibile è solo una questione d’intelligenza. Farlo bene distingue un “pescatore”, da uno che……va a pescare.
Vedere l’attenzione che questi pescatori prestano ai particolari, nel prepararsi alla gara, fa subito capire che niente è lasciato al caso e quella che per i nostri benpensanti è una pesca da trogloditi, si rivela invece un concentrato di tecnica e di conoscenza, difficilmente riscontrabile in altri metodi. Vedere in azione chi pesca come si deve è poi ancor più eloquente: l’importanza della posizione della canna, quella del pescatore, la scelta del vettino giusto, la scelta del pasturatore adatto, la precisione dei lanci, il metodo dell’affondamento della zavorre, la consistenza della pastura da mettere nel feeder; guardare chi sa il fatto suo con quelle “stupide” cannine è direttamente proporzionale al capire di quanto c’è da imparare.
Nonostante l’evidenza, ci ostiniamo a definire ”non pesca” tutto ciò che non prevede l’uso del galleggiante e oltretutto, con quali ridicole motivazioni.
Quante volte, parlando dell’argomento, abbiamo sentito dire: “Ti diranno bravo. Troppo comodo portare la pastura direttamente dove pesca il finale. Non è da pescatori”; ma perchè, è molto diverso usare un pasturatore, rispetto a posarla con la coppetta nel punto esatto dove viene fatta calare la lenza?
“È una pesca grossolana, con quei fili e con quegli ami che non danno possibilità al pesce di liberarsi. Non è sportivo”;…..avete presente come si pesca nell’Arno pisano? Che fili vengono usati e con quali ami?
Sono ancora tante obiezioni elencabili nello “stupidario”, ma non credo serva a molto, penso invece sia davvero necessario prendere coscienza che non è obbligatorio accettare silenziosamente l’imposizioni di chi fa, come diciamo da noi in Toscana, “il cane che guarda l’aglio…non lo manga e non lo fa mangiare nemmeno agli altri”.
Sono fermamente convinto che coloro i quali continuano ad opporsi alla tecnica in questione, lo fanno perchè a loro non piace, di conseguenza non sono capaci e per questo non vogliono correre il rischio che altri facciano qualcosa che potrebbe compromettere la loro potenziale leadership. È un classico: impedire agli altri di fare ciò che potrebbero saper fare meglio di noi.
Eppure una pesca del genere è alla portata di tutti e potrebbe avvicinare molti all’attività agonistica, dato che con poche decine di euro possiamo comprare una canna, altrettanti per un buon mulinello; con un sacchetto di pastura ed una manciata di bigattini possiamo fare la gara……………Oppure anche questo è uno dei motivi?
Comunque vada io, nel 2010, voglio iscrivermi al Campionato Italiano di ledgering. Al contrario della tendenza comune a molti garisti, voglio mettermi in discussione, confrontandomi con personaggi sicuramente molto più preparati di me, ma vi garantisco che questo non mi demotiva minimamente anzi, l’idea di presentarmi ai box di partenza con l’umiltà di chi ha tutto da imparare mi stimola. Intanto incomincio, poi si vedrà.
E voi…….come la pensate?
Ed ora è il momento dei ringraziamenti, ringraziamenti assolutamente doverosi verso chi ha permesso tutto questo e mi preme iniziare da quello che è stato il motore della macchina organizzativa, un motore a tre cilindri: Pino Ercolani, Serafino Iezzi e Maurizio Guglielman, tre colonne portanti senza le quali niente sarebbe stato possibile.
Un ringraziamento particolare al Presidente del G.S. Polizia Municipale di Roma, Sig. Mauro Savina per l’importante sostegno economico messo a disposizione del Team Italia e del Team G.S. Roma
Grazie ai “ragazzi” che si sono occupati della cucina, del picchettaggio e della direzione di gara, preziosa opera meritevole di maggior gratitudine.
Grazie al Sindaco del Comune di Ponzano Romano Dott. Enzo De Santis, per la squisita ospitalità e per l’impianto logistico messo a disposizione.
Grazie alle Ditte Colmic e Stonfo, sempre presenti con notevole impegno sponsoristico e, per lo stesso motivo, grazie all’amico Maurizio del ristorante Felice a Testaccio di Roma.
Grazie alla Direzione dell’Hotel Palace Hinn e sopratutto alle graziose Anna e Sara, ad Augusto e Stefano, persone dotate di grande professionalità e “pazienza”.
Concludo ringraziando l’Associazione ANSEA, al suo Presidente, Alessandro Londi ed all’intero staff dirigenziale, per l’insostituibile supporto propagandistico ed organizzativo.

corbelli marcello
MARCELLO CORBELLI

Un saluto agli amici di Match Fishing

Marcello Corbelli

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