L’EMOZIONE DELLA PRIMA VOLTA

Dall’Inferno al Paradiso. Cronaca di una gara da ricordare.

E’ giunta l’ora tanto attesa ed io non sto più nella pelle.

Per uno come me agonista di lungo corso ma con poca esperienza ad alti livelli potrebbe essere una delle ultime volte che competo per guadagnarmi il Club Azzurro.

Ma non devo pensare a queste cose. Quando si pensa troppo solitamente le emozioni riescono a prevalere sull’aspetto tecnico e dopo appena mezz’ora di gara va tutto a ramengo.

I dettagli lungamente studiati e catalogati nella testa diventano materia fumosa. Il fouilles, la terra, il finale di venticinque, l’S2 del 14, il ver de vase in fondo al maggibox bianco, la punta della rouba del concorrente vicino. Un casino insomma. Di quelli dove ci si impantana in un batterd’occhio. Di quelli che stordiscono.

Ripasso mentalmente la gara di ieri. Sole alto nel cielo. Picchetto fortunato. Pesce che mangia. Una gara scivolata via senza scossoni. Terzo di settore per più di sei chili di pesce. 38 bremette con 4 gr…..che spasso. Il galleggiante che entra in pesca, si stabilizza e quell’ultimo benedetto pallino del 9 che porta l’asta in vetroresina quasi a scomparire.

10 cm. anche meno e ……. staratina di 2 mm. La canna che si alza e l’elastico che si allunga. Che goduria. Un’altra pallina di terra seguita da una seconda e……vai con un altro pesciotto.

“Daniele come vado?” …….silenzio di tre secondi che paiono un’eternità. “Allora come vado?”.

“Non c’è problemi sei nei tre”.

Un fremito lungo la schiena. Ma che diavolo ….. stai calmo manca ancora un’ora. Benedetto figliolo non mi tradire questa volta. Ormai lo sai che sei messo bene. Non incasinarti proprio ora. Continua con calma.

Forse quell’affermazione di Daniele non l’ho davvero sentita, forse la sua faccia sorridente era solo un miraggio, forse parlava del concorrente a fianco.

Bene così. Dimenticato tutto….. Boing! Altra breme…..questa è più grossa. Canna bassa mi raccomando. Il pesce non deve sguazzare. Col tremolio della testa a fior d’acqua potrebbe slamarsi. Deve uscire molto vicino al guadino. Che ciabatta! Che diamine ma è grossa!

All’improvviso il pezzo si sfila e……va dietro alla breme. Manco fossero i gattoni di Fornacette. Accidenti si ferma a 5 metri da me. Prendo l’altra punta e riesco con l’amo ad agganciare l’elastico. Il pesce c’è ancora. Lo guadino e……sarà meglio chiamare il Commissario e metterla momentaneamente nel secchio. Ogni secondo me la guardo……che peccato il pesce più grosso che ho preso. Mezzo chilo in 30 cm. quadri.

“Sei tu quello che ha preso la breme con l’altra punta?”. “Si sono io”. “Mi dispiace, la devi ributtare”.

Sigh. Che peccato. Splash e la vedo ritornare giù, fra le sue compagne.

Un’altra pallina ora mi raccomando. La sirena dei cinque minuti tanto agognata. Il galleggiante si stara et voilà, un’altra breme. Fine gara e l’abbraccio di Daniele. Sembrava facile e ieri forse lo è stato davvero. Ma oggi è una gara da duri ed io, già qui al raduno, mi sento morbido come il burro tiepido.

Tanti volti, intravisti solo nelle riviste specializzate, mi passano accanto. Come in un album di figurine la carrellata è qualificata e completa e ad un occhio attento non manca proprio nessuno. Settore centrale picchetto tre…… anonimo. Meglio così. Si vedrà davvero quanto valgo.

La strada che porta al campo gara è spazzata dal vento e la pioggerellina comincia a farsi intensa. A ridosso del picchetto ci sono già Daniele e Cesare, che mi faranno da sponda anche oggi. A.P.O. Amici-Pescatori-Oltrarno  (visto il tempo da lupi sono davvero Amici con la A maiuscola).

Appena apro lo sportello della macchina la micidiale mistura di acqua e vento mi taglia la faccia ed in quel preciso istante scatta la molla. Non c’è pioggia che tenga e non c’è nemmeno il vento……oggi è una giornata meravigliosa.

I due tipi di terra che ho preparato sono ben al coperto. Controllo esche. Tutto OK. Ma che cavolo ci faccio con tutto ‘sto fouilles? Me ne basta appena un quarto di litro, forse meno. La terra di riviere la separo in due parti. La prima la mischio con la Turbo Black, la seconda la lascio la sola. Il grado di umidificazione è ottimo ma devo stare attento all’acqua che Giove Pluvio continua inesorabilmente a far cadere. La pastura è OK. Un pizzico di bigatto bianco piccolo allungato, una noce di fouilles ed in un batter d’occhio 12 palle ben pressate sono pronte ad essere lanciate. Con la restante terra de riviere confeziono 6 palline strette-strette con un discreto quantitativo di larvette rosse che, al segnale della pasturazione pesante, depositerò, con la coppetta, sotto la punta della roubaisienne.

Ed eccomi ad operare sulla terra di somma. Bentonite quanto basta e un poco di fouilles per alimentare durante la competizione. Mi giro verso il paniere. La rastrelliera con le punte della roubaisienne è a posto e ne contiene già sei. 3/4/5/6 grammi galleggiante normale, 6/8 grammi vela Casini. Misuro il fondo e provo la passata. Come ieri i galleggianti filano in pesca che è una meraviglia.

Mi giro verso Cesare, affaccendato a tenere a bada il suo ombrellone, per ringraziarlo ancora una volta. “Sei troppo bravo Cesare, le lenze che mi hai fatto sono perfette”.

In fondo ho ribadito una certezza. Le sue montature sono sempre così. Al via della pasturazione pesante mi vengono in mente le parole di Checco. “Mi raccomando Stefano non le tirare precise”. Una un po’ a sinistra, una un po’ a destra, una un po’ più sotto, una precisa, una un po’ più lunga per poi ripetere la serie. E poi il cupping kit. L’argine, alle mie spalle, è un po’ meno ripido di ieri e la pedana mi fa stare più alto permettendomi di essere più veloce e più preciso.

Una, due, tre, quattro, cinque e …….”Quanto manca Cesare?”. “Un minuto”. Anche la sesta pallina di terra di fiume la deposito la proprio sotto la punta. Sull’acqua il riflesso di un rametto, che proprio davanti a me si staglia solitario sulla linea dell’orizzonte, mi aiuta non poco. Potrò sbagliare di 10 cm. Siamo al via. La pioggia non esiste, il vento non esiste, la pioggia non esiste, il vento………Cinque minuti e blink, starata. Ferro deciso e c’è. Uno a zero e via. Rilancio. Un’altra starata e bingo. Altro pesce ma si slama.

“Stefano con più calma la gara non dura 10 minuti”. Cesare ha ragione. Porca miseria se ha ragione. Rilancio. Il 4 gr. pesca in completa sospensione. La vetta della canna lo accompagna nel suo incedere. Ancora una volta il mitico pallino del 9 fa il suo dovere. Blink. Si alza appena. Boing. Questa volta il movimento è meno brusco e abbasso la canna lentamente verso l’acqua. Un altro pesce. Cenno d’intesa con Cesare “Così si fa. Bravo”.

I minuti diventano ore. Il flusso di corrente aumenta ed urge un cambio in corsa. Il mio vela taglia in due la corrente restando stabile e perfettamente in pesca. Il centimetro di asta fuori basta ed avanza a vedere le impercettibili tocche. Come sempre i pesci sembrano sempre pochi. L’acqua però continua a non esistere ed il vento nemmeno. La sirena dei cinque minuti suona. “Un altro pesce, un altro pesce” si lascia sfuggire Daniele finora rimasto in silenzio. “Quanto manca?”…….Boing. L’elastico si allunga e si porta via l’ultimo briciolo di calma fino ad allora trattenuta. La canna vola all’indietro. E’ l’ultimo dei 16 pesciotti che alla pesa valgono il prezioso 2° di settore.

Fine gara. Ecco la pioggia ed ecco anche il vento. Solo ora mi rendo conto della stagione infernale e del pantano appiccicato dappertutto.

Ma per una volta il girone dantesco si è trasformato in paradiso. Ed io so di chi è stato il merito. Grazie Amico mio.

Stefano Falciani

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Grazie Stefano!

Ho conosciuto Stefano Falciani di Firenze grazie alla collaborazione con Pesca In e devo dire che mi è stato subito simpatico. Una persona dai modi gentili e sempre delicati che sa mettere a proprio agio chiunque lo affronti.
Ho avuto modo di seguirlo a Medelana sul Po di Volano, in occasione delle finali del campionato italiano individuale, e mi ha stupito la sua tenacia e la competenza tecnica con cui ha affrontato le due gare.
Dice “non ci ho mai pescato qui”, alla fine ha fatto un 3° e un 2° di settore.
Gli ho chiesto di scrivere un articolo sulla prestazione, che gli è valsa l’ingresso nel club azzurro, perchè avevo intituito che mi avrebbe raccontato a modo suo l’approccio alla gara.
La sera prima in pizzeria gli ho fatto compagnia e in quella occasione ho avuto modo di ascoltare la storia della sua vita di pescatore ed agonista e devo dire che un pò è riuscito ad emozionarmi.
Per certi versi mi sono riconosciuto in lui perchè come me ha consumato tante energie per la passione della pesca .
Devo dire che l’articolo di Stefano mi è piaciuto molto perchè leggendolo mi è sembrato che sulla riva del Po di Volano a pescare ci fossi io.
Grazie Stefano del bel racconto che hai regalato a me e agli amici di Match Fishing.
Alessandro

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