INTERVISTE E PERSONAGGI: Giovanni Bottazzi, una vita in riva al fiume aspettando carpe e carassi

Azzurro della pesca al colpo, si racconta. Come è passato dall’amputazione del braccio destro per infortunio sul lavoro, alla perdita dell’occhio in una tragica notte di capodanno, alle sue glorie sportive. Ultima, il bronzo con la sua squadra agli ultimi Mondiali di Boretto, grazie ad un pescato di 35 kg

Giovanni Bottazzi

ROMA – Giovanni ha 45 anni, ma la sua vita, così come è oggi, segnata dalla disabilità, è cominciata a 15. Parmense di Sorbolo, ma ormai connaturato nella provincia di Reggio Emilia, non può scordarsi del suo primo lavoro, in un’età, appunto i 15 anni, di norma destinata a ben altre occupazioni. Lavorava in un’azienda metalmeccanica, quando un macchinario l’ha tradito, portandosi via il suo braccio destro. Da lì in poi, ha dovuto re imparare tutto da capo. Come a scrivere, lui destro e ora obbligato a fare con la sinistra. O lavarsi. O pescare.

Da quando era ragazzino, la pesca è sempre stata uno dei suoi passatempi preferiti. Ci andava con gli amici, nei pomeriggi vuoti della provincia. Poi è cresciuto, i capelli si sono imbiancati, e la vita è tornato a tradirlo, una seconda volta: è successo una fatidica sera di capodanno, quando le scintille di un botto entrano dritte nel suo occhio destro, rendendolo cieco.

Giovanni allora cerca di prendersi una rivincita, lo fa nello sport, anzi facendo della sua passione il suo sport, ed il suo più grande successo, dopo una bella famiglia, e una figlia. A parte il lavoro, oggi più tranquillo, come certificatore della qualità in una azienda elettronica, Giovanni nel tempo libero gareggia con canne e lenze, in giro per il mondo. “Questo di Boretto era il mio 9° mondiale con i disabili, – dice – ma di norma gareggio anche a livello regionale con i normodotati. Questo sport permette una fantastica integrazione, sempre di più i campi di gara sono accessibili. Lo devono sapere, tutte le persone con disabilità che leggono. C’è un gran bisogno di ricambio generazionale.

Ne hai fatte di gare
Ho cominciato perché volevo sentirmi indipendente e capace in tutto. Volevo fare tutto quello che facevo prima degli incidenti

Porti la protesi al braccio, quando gareggi?
In fase di riabilitazione, portavo una protesi elettrica, ma non avevo alcun giovamento, anzi mi infastidiva. Oggi, invece, ne porto una estetica, che però in gara tolgo. Preferisco senza

Questo bronzo ai Mondiali di Boretto (Re) era inaspettato o ampiamente previsto?
Beh, posso dire che è il 4° bronzo a squadra che prendo con la nazionale. E, come livello tecnico, penso che l’Italia non sia seconda a nessuno. Poi il risultato dipende sempre da più fattori. La bravura umana da sola non determina il successo. C’è il vento che incide, il pesce che abbocca e poi si libera. Le caratteristiche delle acque

Con quali pesci hai contribuito alla medaglia di bronzo?
“A Boretto, che per me è il campo di allenamento quotidiano, abitando qui vicino, ho pescato soprattutto carassi. Sono ghiotti di pasture dolci. Ho fatto 4 mila e 300 grammi il primo giorno con meno pesci ma più grossi, e 4 mila e 800 il giorno dopo, con più pesci ma più piccoli”

Poi vengono rilasciati per regolamento, vero?
Certo, i regolamenti tutelano in tutti i modi la fauna acquatica. Nelle competizioni è prevista la presenza di uno slamatore, per togliere l’amo dalla bocca del pesce senza causargli la minima ferita all’apparato dentale

Cosa differenzia il regolamento delle gare dei disabili da quello per i normodotati?

Essenzialmente il fatto che per noi è previsto un accompagnatore di ausilio, che compensa gli handicap. Io ho 5, in una scala che va da 1 a 6, e ho diritto a diversi aiuti, ma preferisco fare senza

Cosa determina il punteggio a fine gara? C’è molta rivalità fra voi concorrenti?

Solo il peso del pescato, non il tipo di pesce. Quanto alla rivalità, con molti colleghi mi incontro spesso. Siamo vicini di picchetto, ci distanziano 8-10mt. E’ frequente scambiarsi una battuta, farsi un incoraggiamento. Molti sono miei amici

Quale è la tua preda rimasta leggendaria?

Nel Po, 3 o 4 anni fa, ho preso un siluro da 60 kg, di quasi due metri di lunghezza (è una specie alloctona, che, introdotta da oltre mezzo secolo nelle acque interne italiane, nel Po è diventato il maggiore predatore, sia in termini di voracità, di diffusione che di dimensioni, ndr)

La tua dieta è ricca di pesce, o è una banalità pensarlo?

Tutt’altro. Non ne mangio quasi. Soprattutto quello di acqua dolce. Qualche volta quello di mare. Ho un grandissimo rispetto per i pesci, non ho mai mangiato quel che avevo pescato. Ho un rapporto affettivo con i pesci, cerco di usare sempre ami molto piccoli, elastici delicati, preparo per loro le pasture che più gli piacciono. Con loro, ogni volta,ingaggio una sfida, ma anche un gioco molto divertente. (a cura del Cip)

(8 settembre 2011)

(fonte: http://www.superabile.it)

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