IL SETALE: L’ORIGINE DEI TERMINALI DA PESCA

Così si chiamava generalmente prima dell’arrivo del nylon il terminale di lenza, ma anche PELO, oppure BAVA!

Alla fine dell’800 il crine di cavallo maschio bianco e giovane, era il più usato, per comporre il terminale, probabilmente “trattato” e intrecciato con una sua procedura, non son riuscito a leggerne la tecnica da nessuna parte,( una lacuna che dovrò colmare) finiva per essere legato all’amo.

Ai primi del ‘900 lo si trovava in vendita di colore sia bianco che nero in matasse anche da 35 mt.: “Tortiglia di crino di cavallo” ma a quell’epoca erano già in voga altri fili sia animali che vegetali e c’era un’ampia scelta, si andava principalmente dalla seta bianca (da cui setale) ma anche al Lino e alla Canapa e Cotone di queste “lenze” c’era già un commercio a livello sia europeo, che extra/continentale, tanto che se ne trovavano di Francesi, Spagnole, Greche, Inglesi (che andavano per la maggiore, perchè gli Inglesi erano considerati i maestri dell’epoca) ma pure di Giapponesi, ovviamente anche di nostrane, anzi a dirla tutta, nel commercio pare ( non so la data esatta, sicuramente prima del ’30) esistevano già la “triangolazioni”… pare che le migliori “bave” ( vedremo poi nel dettaglio di cosa si tratta) venissero prodotte a Firenze e poi fatte raffinare e confezionare in Inghilterra per tornare da noi in bustine con su scritto un accattivante “made in England”.

Dovete però tenere presente che almeno fino agli anni 30 del secolo scorso,quando si parlava di setale si indicavano tratti di “filo” che difficilmente erano sotto uno 0,20 di diametro e solitamente si trattava di 0,30/0,40 il pesce con cui si usavano i setali più fini (ad esempio nella pesca a mosca) erano i Temoli a cui appunto si dedicava per la presentazione uno 0,20/0,22

Il Crine (non di cavallo, aveva solo mantenuto il nome…) o Bava negli anni ’30 era disponibile anche “trafilato” è una volta terminata l’operazione prendeva il nome di “Racines Inglesi” la trafilatura serviva a fargli assumere una perfetta forma cilindrica uniforme su tutta la sua lunghezza, ma c’era chi sosteneva che si sfilacciassero velocemente e gli preferiva i non trafilati, selezionati però con cura, che prendevano il nome di “Refinuca” e sembra che la materia prima provenisse dai bachi da seta spagnoli confezionati in bustine di 10 o 12 crini ciascuna …già ma stranamente si chiamavano: “Crins de Florence à la barre rouge” oppure “Crins de Florence uniques” perciò che fossero Spagnoli del dubbio rimane…metterci un po di lingua straniera nella dicitura del prodotto poi, era sempre accattivante, il “pelo” iniziava già da subito a fare abboccare…

Alla fine degli anni’30 il cosiddetto “Crine di Firenze” cominciava a cedere il passo ai “Setali artificiali” ma andiamo per gradi, di cosa si componeva il “Crine di Firenze”

Questo setale proveniva dal “filugello” : il baco da seta; si selezionavano dei grossi bachi da seta, di quelli ben maturi che prendevano il nome di “dormiglioni” o “vacche” perchè erano quelli in ritardo nel confezionarsi il bozzolo definitivo, e si ponevano in un bagno di aceto forte, il tempo che serviva a farne macerare l’involucro, una volta tolti, si prendevano fra le dita e si tiravano con tatto, con una leggera trazione, fino a che non ne usciva un filo cristallino che al contatto con l’aria diventava rigido, al fine di non rischiare che si sfioccasse si metteva subito il filo ottenuto in acqua ben calda e ci si lasciava anche oltre al suo raffreddamento totale.

Successivamente essiccato all’aria il “crine” riprendeva la sua origianria forma rigida, ma conservava così una impermeabilità assoluta, ribagnato prima dell’uso era estremamente malleabile e permetteva di eseguire tutti I nodi che si voleva, l’unico limite era la sua lunghezza che difficilmente oltrepassava i 40 cm il risultato prendeva anche il nome di “Budello del baco da seta”.

Negli anni ‘40 si assiste all’arrivo in commercio dei “setali artificiali” su cui si impianta una vera e propria industria.

Le Bave artificiali

Le Bave “artificiali”, erano ottenute da un cascame di Seta, che messo in uno speciale bagno (vattelo a pesca come era composto…magari era segreto industriale), che ne cementava l’involucro donandoli una buona robustezza, invisibilità, elasticità e impermeabilità…in pratica un elisir!

Il risultato veniva poi confezionato in bustine da 5 mt. e messo in commercio.

Se il “Setale artificiale” aveva l’indubbio vantaggio della maggiore lunghezza totale, aveva però il difetto che dopo un più o meno lungo contatto con l’acqua tendeva a perdere la cementificazione non rimanendo più inpermeabile e finendo anche per sfilacciarsi, specie se si pescava a fondo e magari sopra ci scorreva il piombo.

Anche per questi “setali artificiali” era comunque consigliata l’immersione in acqua prima di prendere a far su nodi, perchè anche se era vero che era impermeabile, la cementatura andava comunque idratata, per non rischiare screpolature.

Ma oramai siamo alla storia moderna perchè il 28 febbraio del 1935 Wallace Hume Carothers (Burlington, 27 aprile 1896 – Wilmington, 29 aprile 1937) chimico statunitense nel 28 febbraio del 1935 negli stabilimenti della fabbrica DuPoint inventava il nylon, la resina sintetica che dal dopoguerra in poi ebbe una enorme diffusione e molteplici impieghi, in particolare sotto forma di fibra tessile.

Così dal 1940 in poi si assisterà alla prima disponibilità di naylon anche per la pesca, ad esempio in Giappone la Toray ne iniziò per prima la produzione nel 1941.

Zaccaria Australi

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