LE FARIO SELVAGGE DEL TORRENTE BORELLINO

La recente apertura della pesca alla trota ha portato lungo tutti torrenti dell’apennino tosco-romagnolo e romagnol-marchigiano centinaia di pescatori con l’obiettivo di incontrare la regina dei torrenti: la trota fario.
Le buche, gli strisci o le gorghe che si formano sotto le cascatelle sono sempre ottimi ambienti dove insidiare le trote ma… non sempre quest’ultime sono disponibili ad accontentarci.
Vermi succulenti e camole deliziose a volte non bastano per invogliarle ad abboccare perchè nella giornata dell’apertura la trota aumenta notevolmente il rumore e quindi il livello di diffidenza tanto da costringerci ad una continua migrazione da una buca all’altra.
Però la trota, che il giorno dell’apertura si era nascosta sotto un grosso sasso sommerso, pian piano prenderà coraggio e, spinta dalla fame, nei giorni successivi uscirà dalla sua tana per cacciare tutto ciò che le servirà per placare la sua fame.
Muso rivolto verso monte, coda possente per sferrare la spinta e occhi sempre attenti a qualsiasi insetto o verme che discenda lungo la corrente, queste sono le caratteristiche delle trote di torrente.

Ma può capitare che proprio uno di questi vermi venga offerto dalla lenza di un pescatore ancora più furbo  determinando vinti e vincitori di una antica sfida.
Gilberto, Graziano e Gualtiero, sono tre amici di Cesena, appassionati di pesca, amanti della natura quella incontaminata, dove l’ambiente è abbondantemente dipinto di selvaggio.
Siamo a pochi chilometri da Cesena, dopo avere percorso la super strada E45 direzione Roma, usciamo a Borello per prendere la strada provinciale che costeggia il torrente Borellino, piccolo rio quasi insignificante come portata d’acqua ma che nella sua parte collinare offre angoli naturali e buche stupende poco conosciute dal grande pubblico trotaiolo.
Li ancora si nascondono sicure le fario selvagge scampate dall’assalto dell’opening day ma non ai cacciatori di trote e infatti Gualtiero, Gilberto e Graziano, che conoscono alla perfezione i luoghi migliori del torrente Borellino, sanno che nelle profondità di ogni buca si nascondono le regine del torrente.
Ranchio è un paesino arrampicato sulle prime colline cesenati e nelle vicinanze scorre il nostro torrente fatto di strisci e buche e non mancano pure cascate che tanti pescatori romagnoli non immaginano nemmeno.
Le uniche forme di vita che si possono incontrare da quelle parti sono semplici caprioli, istrici, volpi, tassi e scoiattoli, ma non mancano anche colonie numerose di cinghiali e volattili di diverse specie.
L’acqua che si sono trovati di fronte, il giorno dell’uscita non era particolarmente trasparente a causa di giorni di pioggia che avevano interessato la zona, niente di meglio per insidiare le fario senza il rischio di essere notati.
Un’acqua più trasparente, come peraltro possiamo trovare nove volte su dieci, aumenterebbe notevolmente il livello delle difficoltà.
Le esche utilizzate dai tre “moschettieri” di trote sono state le classiche camole e i vermi che in certe condizioni di acqua velata non tradiscono mai.
La giornata nuvolosa evita anche il proiettare delle ombre in acqua e anche questo è un particolare che in giornate soleggiate occorrerebbe tenere in considerazione.
La trota ha una vista formidabile grazie alla quale, ferma nelle profondità del torrente nascosta tra i sassi, noterebbe anche un filo d’erba muoversi sul bordo del fiume.
La tecnica che rende maggiormente in questi posti è il classico tocco utilizzando una canna teleregolabile, attrezzo indispensabile che permette di sfruttare ogni situazione ambientale.
Se serve una canna lunga fino a 10 metri si allunga alla massima estensione ma se dobbiamo rintanarci in spazi angusti e coperti da folta vegetazione allora la accorceremo fino a trovare l’estensione giusta.
Per esercitare questo tipo di pesca è sempre necessario avere le seguenti avvertenze:
La prima cosa da fare quindi è quella di non portarsi dietro attrezzatura in eccesso a quella che serve perchè la pesca che dovrete praticare sui torrentelli di montagna vi obbligherà a camminare anche per ore su rocce e terreni impervi e per questo è bene avere dimestichezza con la montagna per evitare rischi inutili.
E’ importante andarci sempre in compagnia di un amico per ricevere, in caso di bisogno un aiuto, oltretutto i cellulari non sempre hanno il segnale di ricezione.

Per pescare sul torrente Borellino dovrete preparare una canna come detto teleregolabile oppure una bolognese lunga cinque o sei metri e un’altra canna lunga circa due metri con mulinello imbobinato con filo dello 0,20 / 0,18.
Dovrete avere sempre stivali alti alla coscia, marsupio con tasche per conservare gli accessori necessari, e le esche per innescare sull’amo.

Approfittando della bellezza di questi posti di montagna vi consiglio di prendere dietro la macchina fotografica per immortalare la natura selvaggia e le vostre catture che certamente non mancheranno se seguirete i nostri consigli.
Le trote di montagna una volta pescate non si possono liberare in acqua perché andrebbero incontro a morte certa per cui vi consiglio vivamente di portarle a casa e cucinarle.
E credete …. le trote sono straordinarie.
Chiedete a Gualtiero, Graziano e Gilberto.

Alcuni consigli:

Se siete in possesso di una bolognese tosta (con azione di punta), sui 5 metri (meglio 6 col blocco a 5), oppure una classica 3,60 in fibra (più tecnica ma divertentissima), potete praticare la pesca al “tocco”.

La tecnica e le montature in sè sono molto semplici, ovvero:
-Montatura: lenza madre dello 0.20 (0.18 se lo spot non è troppo infrascato), sulla quale monteremo, a seconda dei casi, o una serie di 2-3 spaccatine da montagna (quelle da 3.5 mm), o una sfera di piombo il cui peso può andare dai 2 agli 8 grammi, o (il mio preferito) un piombo intercambiabile (sempre dai 2 agli 8 grammi, poi una girellina e un finale dello 0.18-0.16 lungo dai 25 ai 40 cm.

Come si pesca – Tecnica:
E’ piuttosto semplice. Si fa lavorare la lenza SEMPRE in tensione nelle correntine, buche e ovunque si pensi possa esserci la trota.

La mangiata è avvertibile attraverso tocchi molto netti e distinti sul vettino.

Se mangia, si aspettano 2-3 secondi poi si ferra con forza.

Se l’acqua che scorre nel torrente è abbondante preparerete una montatura con piombo da fondo, il finale dello 0,16 e un amo del n° 12, su cui innescherete delle camole.
Lanciate nella gorga ai piedi della cascata, dove le trote di solito stazionano per aspettare il cibo che la corrente gli trasporta da monte verso valle.
Negli spostamenti da una gorga ad un’altra cercate di avere cautela facendo molto silenzio per evitare di farvi sentire dalle trote che sono molto sospettose.
Cercate sempre di risalire da valle verso monte il torrente perchè la trota ha lo sguardo sempre rivolto verso monte per aggredire ogni forma di cibo che gli si presenta nella corrente.

Arrivati sul posto dovrete scegliere un riparo per non farvi vedere dalle trote, innescherete le camole per poi lanciare l’esca in acqua.
Se non ci sono grossi sassi o alberi adatti per nascondere la vostra presenza arriverete vicino al ruscello anche strisciando per terra un pò come fanno i marines americani in guerra.
La trota che si trova nei paraggi, se non vi avrà visto, attaccherà subito l’esca e darà dei forti strattoni alla lenza da farvi provare emozioni uniche.

Alessandro Scarponi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *