LA DIGA DEL LISCIONE

Nota anche con il nome di Lago di Guardialfiera, la diga del Liscione è stata costruita, negli anni sessanta e settanta, mediante l’innalzamento di una diga sul fiume Biferno, in provincia di Campobasso a pochi chilometri da Termoli, la nota cittadina che si affaccia sull’Adriatico e che è meta, tutti gli anni, di migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

Nata al fine di fornire acqua potabile ai paesi circostanti, sia per uso domestico che agricolo e industriale, presenta una superficie massima di 7,45 km² con una profondità che varia da 2-3 metri fino ad oltre 20 metri, con un fondo prevalentemente sabbioso e ciottoloso. Interessante, dal punto di vista storico-archeologico, la presenza, sommersa dalle acque, di un antico ponte, presumibilmente romano, cioè il Ponte di S. Antonio o Ponte di Annibale, visibile nei periodi
estivi di siccità nelle vicinanze del Monte Peloso.

Facilmente accessibile, grazie alla S.S. 647 di Fondo Valle del Biferno, nota a tutti con l’appellativo di Bifernina, che la sovrasta quasi interamente, anche grazie ad una lunga serie di ponti, è possibile accedere agevolmente alle sue sponde per potervi pescare e cimentarsi con carpe, carassi, cavedani ed alborelle che da sempre popolano, in gran numero, questo invaso. Non mancano anche i predatori, in primis, il luccio, preda ambita di molti appassionati locali.

Fino a una quindicina di anni fa, la specie prevalente era proprio la carpa, sia regina che specchio, per cui era semplice, anche con il solo ausilio di qualche scatola di mais, fare buone catture, sebbene di pezzatura media, rimanendo nell’ordine di 1 o 2 chili.

Purtroppo, una grave moria ne ha ridotto significativamente il numero, sebbene, da qualche anno, le combattive carpe abbiano ripreso a popolare le acque limpide e ben ossigenate della diga, per cui non è difficile, specialmente nel periodo estivo, fare buone catture. D’inverno, invece, se l’acqua non è troppo fredda, si potranno insidiare i cavedani, spesso di dimensioni davvero notevoli, a patto che non si stiano sciogliendo le nevi del Matese che finiscono nella diga rendendo gelida l’acqua.

Volendo rivolgere la nostra attenzione alle carpe ed ai carassi, le tecniche di pesca al colpo maggiormente impiegate per questo tipo di pesca sono essenzialmente due: la roubasienne e l’inglese sebbene molti pescatori amatoriali amino cimentarsi nella pesca di carpe e carassi con la bolognese.
In entrambi i casi, comunque, l’impostazione di pesca dipenderà dalla profondità del fondale in cui andremo ad immergere le nostre lenze. In prevalenza, i luoghi maggiormente frequentati sono 2, il Pontile e la Pineta.

Costituiscono, entrambi, un campo gara, ma con notevoli differenze di profondità. Il lato Pontile, o “imbarcadero”, come citato da molti, presenta una sponda rettilinea abbasta uniforme, ma caratterizzata da fondali poco profondi, specialmente quando la diga comincia a scendere di livello a causa del massiccio prelievo dovuto alle richieste di acqua delle città affollate di turisti. In questi casi l’inglese sarà quasi d’obbligo, per cercare le nostre prede in fondali maggiori.

La pesca all’inglese.

Per insidiare carpe e carassi con l’inglese, sarà sufficiente montare un galleggiante di 20/25 grammi su uno shock leader dello 0.20. A questo punto le scelte saranno 2: se l’acqua supera i 5 metri, come accadrà se andremo a pescare sul lato Pineta, dovremo montare un pallettone di almeno 6 grammi, al di sotto del quale metteremo la solita treccia per poi congiungere uno spezzone di filo dello 0,16, di circa 150 centimetri che terminerà con una girellina tripla per la congiunzione del finale. Su questo spezzone potremo disporre i piombi, della misura che riterremo opportuna in base alla corrente, senza superare il numero di 3/4 che potranno essere equidistanti tra loro o raggruppati, in una specie di bulk, a circa 50 cm dalla girella.

Quanto al finale, non inferiore allo 0,12, perché qui le carpe sono decisamente in forma, non dovrà essere più corto di 40 cm che, secondo me, è la misura ideale, al quale sarà legato un amo del 14 o del 16, del tipo a becco d’aquila, che è la forma che prediligo.

Una volta scelto il punto dove pescare, dovremo cercare di lanciare la pastura sempre nello stesso punto, cercando di pescarci sopra. Non sarà semplice, perché al Liscione ci sono sempre vento e correnti. Io dico sempre che nelle gare dove si pesca all’inglese, si vince con la fionda, nel senso che quanto più si è precisi nella pasturazione, tante più mangiate avremo. Anche al Liscione vale questa regola, per cui bisognerà munirsi di un paio di fionde perfettamente uguali e, magari, calibrate per ottenere sempre la medesima distanza di lancio. Raccomando di appoggiare almeno tutto il finale e disporre i piombi in base alla corrente della giornata.

La pesca con la roubasienne.

Qualora dovessi impostare una sessione di pesca con la roubasienne, non avrei dubbi su quale zona scegliere: la Pineta, possibilmente nelle parti più vicine alla diga, dove l’acqua è maggiormente profonda.

Chiaramente sceglieremo il galleggiante in base alla profondità dell’acqua, ma un grammo andrà bene in quasi tutte le situazioni. Solitamente costruisco una lenza su 30/40 centimetri, magari una spallinata a decrescere verso l’alto, utilizzando un nylon dello 0,15 o 0,16 ed un terminale del 12 o, in caso di arrivo di carpe di buona taglia, anche dello 0.14. Non uso mai un diametro inferiore allo 0,14 per la costruzione della lenza, non solo perché così facendo fosse utilizzare un terminale anche superiore allo 0.12, ma anche perché ritengo che per le carpe non occorra una lenza troppo fluttuante, anzi!

Anche pescando a roubasienne, la pasturazione riveste un’importanza fondamentale, per cui dovrà essere quanto più precisa possibile. Con l’arrivo dell’estate, sarà opportuno evitare di utilizzare bigattini, sia sfiondati che incollati, per eludere l’arrivo delle alborelle che impedirebbero di pescare con la larva di mosca. Comunque, il mais costituisce sempre un’ottima alternativa al bigattino, anche perché qui sono abituate a cibarsene per via dell’uso massiccio che ne fanno i pescatori locali. In definitiva, un paio di scatole occorrono sempre, non dimenticando di pasturare senza tanta parsimonia.

La pesca dell’alborella.

La diga del Liscione, tuttavia, è famosa, specialmente nell’ambiente dell’agonismo, essendo teatro di numerose competizioni, da ultimo la seconda prova del Trofeo di Serie A7, per la pesca dell’alborella, ormai scomparsa in molte zone della Penisola.

Negli anni scorsi, le competizioni erano praticamente a senso unico, con tutti gli agonisti impegnati nella ricerca dei piccoli ciprinidi che, in questa diga, tanto piccoli non sono, per cui l’obiettivo era quello di cercare le alborelle di maggiori dimensioni, cercando di evitare quelle più piccole, anche se in numero superiore.

Questo lago presenta, quasi sempre, una buona ventilazione, sempre abbastanza decisa al mattino presto, per poi fermarsi completamente e riprendere verso mezzogiorno. E’ evidente, pertanto, che il galleggiante da impiegare non sia il classico Tesse, se non nei momenti di calma piatta, ma uno più corto e, soprattutto, più robusto, in modo da resistere ai continui lanci ed entrare in pesca con una buona velocità. Forma sempre allungata, quindi, ma non troppo, e, possibilmente, con il colletto, in grado di segnalare le starate e resistere meglio alla corrente.

Data la dimensione delle alborelle, di cui andremo alla ricerca, che spesso arrivano a superare i 10 grammi di media, non sarà necessario utilizzare ami e fili microscopici, ma basterà optare per uno 0,12 o, addirittura, uno 0,14 come madre lenza ed uno 0,10 o 0,12 per terminale. Non sono pesci che fanno molta attenzione al diametro del nylon, perché non sono oggetto di pesca frenetica durante tutto l’anno, divenendo prede ambite solo nel corso delle competizioni, per cui anche un amo del 18, rigorosamente a gambo lungo, sarà perfetto.

Quello che realmente conta, in questo tipo di pesca, è il ritmo di pasturazione unito alla qualità dell’innesco, in grado di resistere per quante più alborelle possibile.

In definitiva, la diga del Liscione, sia per la facilità di accesso o per l’ottima pescosità, sia, infine, per la bellezza del panorama, costituisce una meravigliosa meta di pesca, in grado di attirare, nel periodo estivo, pescatori da ogni parte d’Italia.

di Michele Lozupone

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